Capitolo 1 Le due pollastrelle

California, correva l'anno 1879.

«Siamo arrivate, Nat» Rafflesia fermò la sua puledra White Star al limitare del villaggio.

«Mi fa male il sedere» Natasha si lamentò, massaggiandosi le reni sopra il vestito blu notte pieno di trine. Gli stivaletti di pelle nera col tacco le avevano causato dolorose vesciche; ma no, proprio non poteva rinunciare ad abiti signorili, nemmeno per una lunga cavalcata.

«Dovevi indossare un abbigliamento più comodo» erano in viaggio da un giorno intero e Rafflesia stessa aveva optato per pantaloni maschili infilati negli stivali di cuoio, sopra una camicia bianca. Uno zaino marrone, un foulard di cotone al collo e un tipico cappello beige a falda, modello cowboy, completavano la mise da cavallerizza. Era sudata, sporca, stanca ma determinata nello scopo che l'aveva condotta fin lì.

«Dove ci dirigiamo?» sistemati i capelli rossi tenuti da due mollette ai lati del capo sotto un variopinto fazzoletto, l'amica la interpellò.

Lei non fece in tempo a risponderle che White Star si diresse spontaneamente sulla via principale del paesino, ai cui lati erano disposti esercizi commerciali e abitazioni.

Gli zoccoli alzavano la polvere del terreno secco delle scarse piogge, la calma apparente era rotta da qualche grido e risata proveniente dall'unico saloon. Pochi abitanti passeggiavano svogliati; un paio di cavalieri attraversarono la loro strada, fissandole, incuriositi dalla presenza di due ragazze non del luogo.

«La tua cavalla è mille volte più sveglia di te, ha già trovato un amichetto con cui spassarsela» Natasha osservò l'animale montato da Rafflesia avvicinarsi al palo posto innanzi all'entrata dell'unico saloon del villaggio, dove un mustang pezzato dal mantello nocciola e bianco sembrava aspettarla.

Romanoff, spesso, prendeva in giro l'amica, per la somiglianza del colore dei suoi lunghi capelli scuri al mantello della cavallina. La purosangue, infatti, era completamente nera, tranne per una macchiolina sulla fronte, proprio una stella stilizzata a cui il suo nome era ispirato.

Il mustang mosse il muso verso quello di White Star, della sua medesima razza, che contraccambiò di buon grado mentre Rafflesia scendeva, provvedendo a legarla al palo di legno e a rimproverarla «Non cedere subito, fatti corteggiare, mi raccomando. In amor vince chi fugge».

Sistemò lo zaino in spalla, tolse il cappello che restò legato al collo da un cordino di cuoio, e accomodò i capelli, notando l'incisione di un rapace sulla sella del cavallo.

«Lascia stare, sei già bella così» la rossa si stiracchiò, accodandosi. Aveva anche lei con sé una piccola borsa; mancava, invece, dell'accessorio a sorpresa posseduto dall'amica.

La loro presenza non era di certo passata inosservata, ovviamente.

«Clint, ci sono due forestiere, delle vere pollastrelle» Loki Laufeyson, entrato al bar dalla porta sul retro, sedette, spostando la sedia al contrario. I gomiti posati sulla spalliera, tirò verso il basso la falda del proprio cappello sopra i capelli corvini portati lunghi, sfiorando i pugnali alla vita, in un gesto automatico. Erano a malapena nascosti dal gilet di pelle nera, abbinato allo spolverino, ai calzoni e all'immancabile cappello. Tutto in tinta.

«E allora?» Barton detestava essere disturbato al tavolo verde. Giocare a carte contro Tony Stark, il baro più noto dello stato, era già molto complesso; ci si metteva pure il giovane dagli occhi smeraldo, appassionato del genere femminile, a distrarlo!

«Allora, Falco?» il soprannome di Clint Barton era Occhio di Falco per l'eccellente mira con fucile e pistola. Tony, per comodità, l'aveva ribattezzato Falco, più breve. Lui aveva in mano un punto per chiudere la partita di poker e aspettava che Clint si decidesse se vederlo o ritirarsi. Premette il pulsante sul suo orologio da taschino in oro zecchino e lo aprì, per guardare l'ora sul quadrante, esprimendosi in modo scocciato «Così facciamo notte!». Aggrottò il sopracciglio nerissimo con aria intimidatoria, ad aggiungere un po' di pathos.

«Disse il damerino annoiato. Sei ridicolo con la camicia assurda che ti sei fatto spedire dall'Europa» un gigante biondo e muscoloso, alto quasi due metri, si accomodò al fianco di Loki, in una posizione più tradizionale sulla seggiola, a braccia conserte «Mio cugino ha ragione, sono belle davvero. Femmine così si vedono raramente da queste parti» Thor Odinson ordinò da bere al barista «Whisky liscio per me, oste, e doppio».

«Per due, ti pagherà il vincitore della mano di carte» Loki segnò il numero due con l'indice e il medio.

La blusa di Tony era molto strana, in effetti, a differenza dell'abbigliamento più semplice usato da loro tre. Bianca, a righe viola, aveva delle rouches sul torace. L'abito rosso scuro attillato alla moda francese faceva risaltare gli occhi scuri e vispi e il pizzetto curato quotidianamente dal barbiere del villaggio. Stark aveva un alone di fascino indiscutibile, nonostante il gusto estroso.

«Pezzenti che non siete altro» Tony sbuffò verso Clint il fumo del sigaro che teneva fra le dita «Ti arrendi al mago delle carte?».

«Va bene, la vostra confusione mi ha seccato e deconcentrato. Passo, Stark, hai vinto» le mani impetuose spinsero il piatto composto da banconote e monete verso l'avversario, soffiando via la nuvola scura e puzzolente.

Non lo avrebbe ammesso con gli altri tre, ma era stata l'immagine delle forestiere, riflessa nello specchio alle spalle del balcone del saloon, a distrarlo. Loki aveva ragione da vendere: le nuove arrivate erano davvero attraenti.

La rossa, procace e con una vistosa scollatura, era rimasta un passo indietro all'altra.

La donna entrata per prima era più alta della sua amica di una decina di centimetri. Gli occhi, pezzi di pura ametista, richiamavano il ciondolo a forma di goccia portato al collo in una catenina d'oro a maglia martellata. Gli abiti di foggia maschile non nascondevano un'innata finezza né un fisico flessuoso. Il volto gli ricordò le bambole di porcellana regalate a Natale alle bambine buone e meritevoli.

Stonavano solo le canne di metallo di un fucile, che facevano capolino dai capelli corvini. Ed era un fucile di tutto rispetto: un Winchester 1873, l'arma che, a detta di molti aveva conquistato il west, e che recava in spalla con indifferenza.

«Signora, è scomodo bere con quel pezzo di ferro che si porta dietro. Vuole posarlo?» Tony abbozzò un sorrisetto idiota, infilando il sigaro acceso nel posacenere a forma di ferro di cavallo. La mano destra era andata subito alla vita e la sua pistola dall'impugnatura d'avorio, una Colt Navy destinata alla Marina vinta al tavolo verde, calibro quarantaquattro, aveva effettuato due giri fra pollice e indice, evidenziati dal luccichio dell'arma nella velocità del movimento. Una vera e propria magia! Era un asso e non solo nel poker!

Loki sollevò il gilet sullo spolverino già aperto, esponendo la coppia di pugnali, identici e intarsiati nell'impugnatura, sulla cui sommità erano incastonate due pietre verdi. Disponeva di una pistola, rimasta nella sua fondina, una piccola Sharps Pepperbox a quattro canne; la lasciò lì, perché le ragazze non sembravano una reale minaccia e aveva voluto solo dar loro un indizio della sua abilità, giusto per allinearsi al giocatore d'azzardo e non essergli da meno, in una continua e scherzosa rivalità.

Thor sospirò, ritenendo che i compagni avessero esagerato. In fondo erano donne carine, e lui avrebbe gradito un po' di sana conversazione. La pistola che possedeva prodotta da LeMat, particolarissima con un diametro più grande poteva accogliere pallottole di calibro sessanta usati per i fucili da caccia, restò debitamente nascosta.

Gli altri ospiti del bar, seppur incuriositi dalla presenza delle due, non avevano partecipato al benvenuto, restando ai loro posti e proseguendo a bere, fumare o giocare a carte.

Così come l'oste, che si presentò, muto, al tavolo, lasciando i due bicchierini di liquore ordinati dai mercenari. Non si era scomposto: erano in molti a cercarli, di solito per vendetta di loro azioni passate e, da quando risiedevano in città, era stato spettatore di almeno tre sparatorie nel suo saloon, i cui proiettili erano rimasti conficcati nel legno che ricopriva i muri.

«Vedremo, magari più avanti. Sto cercando Clint Barton» la mora domandò del Falco, certa che fosse l'uomo dai capelli castani seduto di spalle, di cui vedeva la nuca. Lo aveva riconosciuto dalle fondine di cuoio su cui era impressa la testa di un falco, contenenti le pistole più famose e resistenti del mondo, modello Colt Peacemaker. Che lui non aveva minimamente toccato.

Alzò gli occhi sullo specchio e incrociò quelli del pistolero, grigiazzurri, intensi e profondi, contornati da una ragnatela di rughe d'espressione che non attribuì a sorrisi elargiti.

Conosceva le sue doti leggendarie ed era lì per lui. Non ne aveva paura e sperò che almeno l'ascoltasse. Lo sguardo torvo, accentuato dai capi d'abbigliamento che indossava, un completo con gilet scuro su una camicia a quadretti grigia antracite, non le fece presagire nulla di buono.

«Chi vuole saperlo?» Clint lo proferì in tono gelido. Gli occhi viola erano strabilianti, ma la nuova arrivata portava guai, ne fu consapevole.

«Signor Barton, mi chiamo Rafflesia Tyler, la mia amica Natasha Romanoff, veniamo da Rose Creek, un paese distante un giorno a cavallo da qui» camminando lentamente sugli stivali, Rafflesia circumnavigò il tavolo rotondo e si pose davanti al Falco, sfilando il fucile prima e lo zaino poi. Adagio, poggiò l'arma sul tavolo, con le canne verso di sé e l'impugnatura verso di lui, la borsa a terra.

«Thor, cugino, alzati, fai accomodare le signore» Loki, pigro, spronò Odinson che si attivò per recuperare due seggiole.

«Non le ho invitate a bere con noi, Loki. Perdi sempre l'occasione per tenere la bocca chiusa» Clint rimproverò Laufeyson della troppa iniziativa.

«Per piacere, siamo stanche morte» Natasha sentì una sedia dietro di sé e si ritrovò seduta in un secondo, tra un uomo abbigliato in modo colorato e originale e il ragazzo che aveva mostrato loro i pugnali al posto del bel sorriso sfoggiato dando ordini al parente. E che le passò il bicchierino di whisky, colmo fino all'orlo, ricevuto dall'oste.

«Grazie» bofonchiò, in attesa del borioso e supponente Occhio di Falco. Lo aveva detto a Rafflesia che cercarlo era una scemenza, che un tipo del genere, amorale, interessato solo al denaro, non le avrebbe aiutate, ma lei si era intestardita e aveva insistito per avere il meglio dei mercenari disponibili sulla piazza. E il Falco lo era. Ugualmente la sua strampalata truppa.

«Suvvia, Clint, un po' di buone maniere. Sono Anthony Edward Stark, belle signore, per servirvi» Tony cercò di recuperare i modi sgarbati dell'altro. Una banconota strusciata fra le dita e mostrata all'oste e sul tavolo si materializzò una bottiglia intera di liquore con bicchieri per tutti.

«Cosa vuole da me, signora Tyler? E perché non è venuto suo marito e ha mandato lei?» Barton versò il whisky nel bicchierino della mora, omettendo di bere a propria volta. Preferì restare sobrio, notando che non indossasse alcuna fede nuziale all'anulare.

Lei, invece, prese solo un sorsetto di liquore con una smorfia di disgusto. Non gradiva i superalcolici, e aveva bevuto per educazione, cercando un gancio col suo interlocutore.

«Signorina Tyler, non sono sposata» specificò la circostanza, andando al nocciolo della questione «Rose Creek, il paese dove risiediamo, è perseguitato dai sicari agli ordini del barone Helmut Zemo, un nobile austriaco ricco di denaro e risorse; Zemo è un affarista spietato e senza scrupoli, vuole cacciare gli abitanti della nostra cittadina per poterne sfruttare la vicina miniera d'oro» scandì le parole d'un fiato. Si era preparata un discorsetto con cui affrontare Barton e ora che se lo trovava davanti in carne e ossa dovette tirare fuori ogni briciola di grinta nascosta dietro l'innata posatezza.

«Io cosa c'entro?» il Falco, passate le mani sul viso dai tratti regolari, iniziò a capire cosa volesse.

Era piuttosto nervosa, pallida e con la fronte sudata. Tormentava fra le dita il ciondolo in ametista, in un ritmo frenetico «Non sarei qui se la situazione non fosse precipitata. Zemo ha fatto incendiare la chiesa e ha massacrato alcuni coloni, minacciando di trucidare tutti gli altri a meno che non gli vendano le loro terre a un prezzo irrisorio» un tremolio di rabbia connotò la frase. Gli occhi violetti non smisero di fissare il volto di Occhio di Falco, rimasto immobile e granitico come una statua di marmo da ammirare in un museo.

La sua indifferenza e la mancanza di qualsiasi reazione la colpì più dell'espressione. La strada per il suo obiettivo, pensò, diventava sempre più in salita.

«È un vero farabutto!» Loki finse di tirare un pugno alla faccia invisibile dell'oggetto della conversazione.

«Mi sfugge ancora il motivo dell'incontro, signorina» Clint strizzò gli occhi, il cui azzurro virò al grigio più profondo, sintomo del prossimo diniego e della scarsa disponibilità nei confronti della ragazza.

«So che la assoldano per compiti vari di protezione» lei la prese alla lontana e le folte sopracciglia nere ad ali di gabbiano si arcuarono in modo impercettibile.

«Sono un mercenario, signorina, non si vergogni di utilizzare il termine esatto, perché io non mi vergogno di esserlo. Zemo è un osso duro, un uomo malvagio e potente. Torni da dove è venuta, gli venda la terra e si trovi un marito perbene, non le sarà difficile» volle dissuaderla e farle un mezzo complimento: notizie del barone erano giunte fin lì e non sarebbero bastati cinquanta pistoleri per affrontare i suoi scagnozzi.

Rafflesia provò a mantenere la calma «So che ha dei validi collaboratori, vorrei assumervi a protezione dei coloni, che rappresento» svelò in modo diretto il motivo per cui si trovava nel saloon, oramai evidente a tutti.

«Perché quelli a cui si è rivolta in precedenza hanno fallito nel compito affidato loro? Se la sono data a gambe, dicono, con tutti i vostri dollari» le notizie giravano, i colleghi di mestiere erano fuggiti a fronte delle efferatezze degli uomini di Zemo.

Rafflesia sospirò e rispose con sincerità «È così». Aveva speso molto denaro per una prima difesa della città, unendo i propri risparmi con quelli di altri mezzadri e adesso i dollari per la proposta al Falco scarseggiavano. Senza contare che era indebitata con la banca del proprio villaggio per i prestiti ottenuti per il versamento degli stipendi dei suoi dipendenti.

Non seppe quantificare l'importo che avrebbe potuto chiederle per il servizio e provò ad appurarlo «Gli affari sono affari, quanto mi costerebbe?» si morse le labbra carnose, agitata.

«Non insista, non potrebbe pagarci» Clint segnalò se stesso e gli altri tre uomini al tavolo e non dichiarò la somma, per non umiliarla.

Tony, più esplicito, le scandì la cifra, già esorbitante, aggiungendo «Da moltiplicare per quattro, signorina Tyler». La richiesta era del genere ci lascio le penne, e Stark aveva sparato alto, come deterrente all'assunzione. Anche se l'importo non era troppo lontano dagli abituali compensi percepiti, direttamente proporzionali alla pericolosità degli incarichi.

«Non abbiamo tutti questi soldi» Natasha giunse le mani a preghiera, confermando l'ovvio, schiettamente «Uno sconticino? Bello grosso?».

«Il Falco non concede sconti, lascia perdere, non siamo all'emporio dove compri i nastri per i capelli e i corsetti» Loki le versò un secondo bicchiere di liquore, dandole del tu. L'innocenza e la stupidità insita nella sua questua lo avevano intenerito: le due ragazze sedute al loro tavolo non erano scaltre o smaliziate, tutt'altro.

«Natasha ha detto la verità, signor Barton. Ho finito il denaro; in cambio del suo aiuto avrebbe la mia eterna riconoscenza, per ciò che vale, ogni centesimo che potrò raggranellare per lei e questo, l'ultimo gioiello che mi resta» Rafflesia tolse dal collo la catenina con il ciondolo a goccia in ametista e gliela mostrò «È molto prezioso, il laccio è in oro zecchino» precisò. Aveva venduto ogni altro monile di famiglia per la sua guerra contro Zemo, non possedeva più nulla.

«Rafflesia, no, non farlo era di tua mamma» Romanoff bloccò la mano dell'amica, sapendo cosa rappresentasse per lei. Gli occhi verdi guizzarono per la collera: non era giusto che ci rimettesse anche l'ametista della madre, glielo avrebbe impedito.

«Non importa, Nat» lei scosse la testa e i folti capelli ne seguirono il movimento, la mano rimase ferma a pugno, sopra il tavolo, con il gioiello che scendeva.

«Coprirebbe a malapena le spese, sarebbe una remissione e non sono portato per la beneficenza. Sono spiacente, no, la sua offerta non mi interessa. Accetti un altro consiglio da un saggio mercenario che ha visto molte più nefandezze di lei. Prenda un stanza per la notte con la sua amica Natasha, nella pensione accanto al saloon, e dimentichi di avermi conosciuto» il Falco si alzò, lanciando un implicito comando ai compagni che fecero altrettanto. Aveva impietrito la bruna, rimasta seduta con gli occhi bassi e addolorati e il ciondolo ancora in mano.

Bene, si incensò Barton, avrebbe smesso di cercare di convincerlo ad aiutarla e sarebbe uscita dalla sua vita più velocemente di come ci era entrata.

«Con permesso» Thor si accomiatò, toccando la falda del cappello, in lieve imbarazzo. Si considerava il più magnanimo del gruppo; i soldi erano un corollario del tempo speso coi suoi amici, probabilmente per le ricchezze della famiglia d'origine che gli avevano sempre consentito un'esistenza più che dignitosa.

Loki altrettanto «È stato comunque un piacere incontrarvi, anche se per poco» strizzò l'occhiolino a Rafflesia, in un mezzo inchino terminato in un baciamano galante.

«Potete bere finché volete, signore, a mie spese» Stark toccò la bottiglia di whisky e si abbassò a sua volta verso la signorina Tyler, sussurrandole qualcosa all'orecchio e fingendo di recuperare il sigaro dal posacenere.

«Muoviti, Tony, razza di perditempo» Clint, stizzito, uscì sbattendo la porta basculante del saloon.

Sfiorò le pistole e si trovò davanti la scenetta del proprio stallone che corteggiava una giovane mustang dal mantello completamente nero con una stella bianca sulla fronte «Ci mancava solo questo, mi boicotta anche il cavallo» sbraitò, compreso con facilità a chi apparteneva la puledrina.

💘

Ecco a voi il primo capitolo della nuova ff a tema Avengers! 

Buona lettura e buona vita! 

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