XXXVI. Dimostrare
La ripresa di Aegon fu lenta mentre nel resto del continente occidentale la guerra imperversava funesta. Le casate fedeli ai verdi e ai neri si facevano la guerra, Aemond si dimostrò un leader feroce e privo di pietà assai simile a suo zio. E Alicent Hightower si rese ben presto conto di quanto fosse difficile gestire quel figlio.
Aegon era sempre stato facile da manipolare. Lo aveva sempre usato per i suoi giochi come una pedina su una scacchiera, mandandolo a sacrificarsi per fare mosse più audaci.
Aemond non accettava consigli. Non ammetteva errori o ordini altrui e sembrava aver la situazione sotto controllo o almeno quella era l'impressione.
Aegon d'altro canto riceveva solo due persone a suo cospetto. Larys Strong che continuava a fargli visita incitandolo e facendogli discorsi motivazionali e poi Myra, che ogni sera si addormentava sul tappeto vicino al suo letto. Non lo lasciava da solo.
Aveva finalmente elaborato il fatto che lei fosse lì, che parlasse dinuovo ma non aveva capito granché approposito dello strano rito che lei aveva accennato.
D'un tratto, era Aegon quello che faticava a parlare. E si rese conto di quanto fosse stato stupido e avventato. Provava una rabbia incontrollata verso sé stesso e una frustrazione per tutto ciò che aveva subito.
Il suo corpo era stato dilaniato dalle fiamme e adesso delle cicatrici vivide segnavano la sua pelle. Una parte dei suoi capelli era andata a fuoco e lui non era affatto sicuro che sarebbero ricresciuti.
- Non dovresti dormire qui. - mormorò il Re aprendo di poco l'occhio sano e osservando la figura accucciata ai suoi piedi.
- Vuoi provare a impedirmelo? - domandò sarcastica Myra, sistemandosi più vicina a lui.
- La tua impertinenza mi farà esaurire. - rispose sospirando Aegon.
Aegon si abbandonò al silenzio per un momento, sentendo il peso delle coperte che coprivano il suo corpo martoriato. Il dolore era costante, una presenza ossessionante che non gli permetteva di dimenticare neppure per un attimo il suo fallimento. Ogni respiro era un atto di volontà, ogni movimento un promemoria della sua debolezza. Le cicatrici, come mappe incise a fuoco sulla sua pelle, pulsavano con un calore che sembrava quasi vivo, un retaggio delle fiamme che avevano tentato di reclamare la sua vita.
Ma era il dolore interiore, quello nascosto nei recessi della sua mente, a tormentarlo di più.
L'immagine di sé stesso prima della guerra, un uomo sano ma sempre in bilico tra l'essere un sovrano e un burattino manipolato, lo affliggeva come un'ombra oscura. Aegon era furioso con sé stesso, con la sua debolezza, con l'incapacità di essere l'uomo che aveva sempre desiderato essere, l'uomo che gli altri si aspettavano che fosse.
Aveva ceduto alla sua superbia ed era stato tradito da colui a cui avrebbe affidato la sua stessa vita. E oltre a quel dolore, per il tradimento tanto infame, continuava a pensare a Sunfyre. Sentiva ancora nella sua testa i rantoli della bestia, il modo in cui aveva ruggito e gemeva mentre cadevano entrambi nel vuoto. Il pensiero che fosse morto lo lacerava.
Meglio morire insieme che vivere in quel modo.
Poi scosse la testa, guardando Myra. Sunfyre l'aveva protetto proprio per permettergli di riabbracciare la sua serva. Myra lo fissava con i suoi occhioni scuri, il viso morbido ma affaticato dal lavoro.
La presenza di Myra, accanto a lui, era un balsamo per quelle ferite invisibili. Anche se il suo corpo urlava di dolore, la sua anima trovava un po' di pace nella sua vicinanza. Sentiva il calore della sua pelle, il suono del suo respiro che si univa al suo, e per un attimo, riusciva a dimenticare.
Myra si mosse avvicinandosi di più a lui, e il cuore di Aegon fece un sussulto. Ogni gesto di lei era come un antidoto contro la disperazione che lo consumava. Si sentiva innamorato di lei, un sentimento che lo spaventava quasi quanto lo confortava. La sua presenza era l'unica cosa che gli dava sollievo, che spegneva quel fuoco che continuava a divorarlo da quel maledetto giorno.
Dopo un lungo silenzio, Myra parlò, la sua voce decisa, quasi dura.
- Non me ne starò mai più in silenzio. - iniziò, e le sue parole furono come una frustata, costringendolo a prestarle attenzione.
- Sei stato un buon re, Aegon. Ho visto il tuo impegno, ho visto la dedizione verso i tuoi sudditi. Ma sei stato fragile. Sei stato debole. - affermò lei.
- E adesso non lo sono? - rispose sarcastico lui.
- Adesso sei diverso. Vedo in te la rabbia, la delusione che avevi prima, questo sì. Ma sei consapevole ora. Sei il primo uomo a sopravvivere al fuoco di drago. Entrarai nella leggenda. Adesso, non puoi fare altro se non migliorare. -
Aegon si sentì trafitto da quelle parole. Nessuno gli aveva mai parlato così, con una tale crudezza, eppure, al tempo stesso, con una tale sincerità. Si era sempre circondato di persone che lo adulavano o che cercavano di manipolarlo, ma Myra non era come loro. Lei vedeva la sua debolezza, ma non lo disprezzava per questo. In qualche modo, le sue parole, invece di ferirlo, lo confortavano. Lei non si aspettava che fosse perfetto, non lo giudicava per ciò che era stato. Lo accettava, lo comprendeva, e questo lo colpiva più di quanto volesse ammettere.
- Alzati, per favore. -
Myra aggrottò le sopracciglia, ma eseguì quell'ordine un po' titubante.
- Apri il primo mobile sulla sinistra, troverai un cofanetto. Prendilo. - disse lui. Myra, stranita, eseguì ancora quel compito. Il cofanetto di cui Aegon parlava era un portagioielli in legno, colmo di anelli e collane che il re indossava.
- C'è un sacchetto di seta verde, lì dentro. - continuò Aegon e subito Myra lo trovò. Estrasse il piccolo sacchetto e lo porse al re che scosse la testa.
- No, è tuo. Aprilo. -
Myra annuì curiosa e quando le sue dita sciolsero il piccolo nodo, aprì il sacchetto e riversò il contenuto sul palmo della sua mano: una collanina con un piccolo medaglione in bronzo.
D'un tratto ricordò di quando aveva litigato con Aegon per quel medaglione che aveva perso e che il principe all'epoca aveva rifiutato di restituire. La serva lo strinse tra le dita con le lacrime agli occhi. La catenina era stata riparata e il medaglione era stato arricchito con una piccola incisione, un drago a tre teste. L'incisione era poi stata colmata con un po' d'oro e rifinita alla perfezione.
Aegon sorrise nel vedere la sua reazione. L'aveva fatta aggiustare anni prima, appena era uscito dalla sua prigionia nel fortino di Maegor. Non aveva avuto il fegato di restituirgliela ma adesso sentiva il bisogno di farlo.
- L'hai conservata per tutto questo tempo? - chiese Myra osservandolo a bocca aperta.
- Sì. È tuo. Se vuoi andare, io te lo lascerò fare. Qualsiasi cosa tu voglia, io lo accetterò. - rispose lui a bassa voce, abbassando le iridi violacee.
- Non andrò via. Non mi manderai via. Il mio posto è accanto a te. Credo di averti dimostrato quanto ti amo. - ribatté acidamenre lei, ferita nell'animo da quelle parole.
- Stai dicendo che mi ami? Ancora? -
Myra rise amaramente.
- Starei qui se non ti ammassi? Ti avrei visto sposarti e fare figli in silenzio se non ti ammassi? Ti starei ancora accanto se non ti ammassi? - ribatté lei digrignando i denti.
Era uno stupido. Ancora metteva in dubbio i sentimenti di Myra per lui. Le afferrò la mano con dolcezza, deglutendo e mandando giù quelle parole che non avrebbe mai più detto. Non avrebbe mai più messo in discussione il suo amore.
- Perdonami. - sussurrò, la sua voce rotta dall'emozione. Era la prima volta che le chiedeva scusa in quel modo. - Devo ancora farci l'abitudine. Ti prego, dimmi qualcosa di te. Qualsiasi cosa. - mormorò lui.
Myra lo guardò per un momento, i suoi occhi pieni di una comprensione che sembrava andare oltre le parole. Pensò a cosa dire. Non aveva molto di cui parlare circa la sua infanzia, ma le venne in mente un episodio in particolare e decise di raccontarlo.
- Una volta, - iniziò, la sua voce calma e morbida, - quando ero piccola, visitai il castello di Harrenhal. È un luogo strano, pieno di ombre e di sussurri. Ricordo di aver avuto delle visioni, strane e inquietanti. Ma la cosa più strana è che, appena le ebbi, le dimenticai. Tutto ciò che mi rimase fu un senso di nero, come un vuoto senza fondo che mi inghiottiva. -
Aegon chiuse l'occhio sano, concentrandosi solo sulla voce di Myra. Il dolore, per un attimo, sembrava allontanarsi, sostituito da quella sensazione di calma che solo lei poteva dargli. Sentiva la sua presenza come una luce che dissipava le tenebre, un faro in mezzo alla tempesta. Il nero di cui parlava non lo spaventava, non più. Finché lei era lì, al suo fianco, poteva affrontare qualsiasi cosa.
E mentre la voce di Myra continuava a raccontare la sua storia, Aegon si accorse di quanto profondamente fosse innamorato di lei. Non era solo gratitudine per il sollievo che gli dava, ma qualcosa di più profondo, qualcosa che lo faceva sentire di nuovo umano, vivo. Sotto il peso del dolore e delle cicatrici, si nascondeva un cuore che batteva ancora, che sperava ancora. E tutto questo grazie a lei.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top