XXXIX. Danneggiato

Aegon scese dalla carrozza con lo stomaco in subbuglio. Tornare in quel posto, dove aveva perso tutto meno di un mese prima, non era stata una grande idea. Il vento di Riposo del Corvo sferzava la sua pelle, carico dei profumi di bosco e di salsedine.

Ogni passo sul terreno sassoso risuonava come un eco lontano nella sua mente, riportando a galla un trauma che mai avrebbe superato nella sua vita. Quegli stessi ricordi lo affliggevano come una piaga, un tormento incessante che lo consumava dall'interno.

Ogni angolo sembrava immutato, come se il tempo stesso si fosse fermato per ricordargli ogni singola ombra di quel passato tormentato. D'un tratto gli tornò in mente la sua dissennatezza quando aveva guidato il suo drago in una guerra dove non aveva alcuna probabilità di vittoria. Ricordò le fauci di Meleys che si abbattevano su Sunfyre e poi, l'arrivo di Vaghar. Pensò a quanto era stato stupido nel credere che suo fratello fosse lì per salvarlo.

La consapevolezza che era stato tradito dal suo stesso sangue era il dolore più atroce. Era stato tradito da sua madre, da sua sorella e persino da colui a cui avrebbe affidato la sua vita ad occhi chiusi. Non aveva mai pensato che Aemond avesse potuto reagire in quel modo. Mentre era ad Approdo del Re, disteso nel suo letto, a piangere e a lamentarsi per il dolore, aveva elaborato quel tradimento e realizzato quanto suo fratello lo odiasse. Non gli importava del loro legame, lui voleva il trono e l'avrebbe ottenuto ad ogni costo.

Aegon non l'avrebbe mai fatto. La sua famiglia veniva prima di ogni cosa. Jaehaeris, Jaehaera e Maelor venivano prima di tutti gli altri, poi c'erano sua madre, sua sorella Heleana e i suoi due fratelli. Aveva pensato più volte a Jaehaera e Maelor, a come sarebbero cresciuti senza di lui. Poi aveva constatato che era un bene che nessuno li aveva portati al suo capezzale, mostrandogli che mostro era diventato il loro padre.

Giurò che la vendetta sarebbe arrivata all'improvviso, come il fuoco di drago aveva sorpreso lui.

Nonostante il dolore che gli stringeva il cuore, Aegon si ritrovò a chiamare a gran voce Sunfyre, il suo drago dorato, sperando che almeno lui rispondesse al suo richiamo. Ogni richiamo, svaniva nel vento, senza risposta. La paura gli attanagliava lo stomaco e la gola, rendendo ogni parola più difficile da pronunciare della precedente. Forse Ser Criston Cole lo aveva preso in giro. Forse lo aveva tradito. E se fosse stata una trappola?

Ogni passo verso quel luogo lo riportava indietro nel tempo, a quei giorni in cui la guerra lo aveva toccato da vicino. Sentiva ancora nell'aria l'odore dei cadaveri putrefatti e bruciati, il suono dei draghi che si scannavano nell'aria e le grida di terrore dei superstiti.

- Sunfyre! - chiamò lui con la voce tesa, quasi soffocata dal vento. Ma non ricevette alcuna risposta.

Sentì il respiro farsi affannoso, il cuore battere forte al ricordo di quando suo fratello lo aveva quasi ucciso. Lo immaginò con la spada pronta nella mano, pronto a decapitare il sangue del suo sangue in nome di un trono che non gli apparteneva. Quella ferita non si sarebbe mai richiusa. Le ustioni e le ferite fisiche sul suo corpo si sarebbero rimarginate lasciando profonde cicatrici, ma quel dolore niente l'avrebbe cancellato.
- Sunfyre! - ripeté, con più forza, ma ancora una volta il silenzio rispose al suo grido.

Myra gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla.
- Aegon, forse... forse abbiamo capito male. O magari... è semplicemente troppo tardi. - sussurrò appena furono abbastanza distanti dal terzo viaggiatore, il suo tono dolce ma carico di preoccupazione. Il dolore nella sua voce era evidente, ma Aegon non poteva, non voleva accettarlo.

- No... Non può essere. - rispose Aegon, scuotendo la testa, gli occhi che vagavano nel cielo grigio alla ricerca di un segno. Più volte aveva sognato il suo drago, aveva anelato un volo lungo e pieno di acrobazie assieme al suo amico.
- Sunfyre è qui, da qualche parte. Deve esserci. -

Myra scosse la testa, demoralizzata. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderlo felice ma difronte a quella scena si ritrovava impotente. Lei non poteva fare nulla a riguardo. Cercò anche lei con lo sguardo qualsiasi segnale che potesse ricondurla a Sunfyre, ma dentro di sé aveva paura.

Ser Larys si fece avanti, appoggiato al suo bastone, con un’espressione di sufficienza.
- Vostra Altezza, il viaggio è ancora lungo. Dobbiamo proseguire. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo. -

Aegon lo fissò per un momento, il viso contratto dal dolore e dalla frustrazione.
- Se tu vuoi andartene, fallo. - disse con un tono più duro di quanto avesse previsto.
- Io resto qui. Non me ne vado senza di lui. -

- Vostra Altezza, so cosa pensate. Ma dovete accettare la realtà dei fatti: il vostro drago è morto. Sunfyre vi ha protetto fino alla fine. - borbottò il maestro dei sussurri, con voce melensa.

Myra lo guardò con rabbia. Anche lei lo sapeva, ma non avrebbe mai detto in quei toni ciò che pensava. Non avrebbe distrutto i suoi sogni in quel modo.

Nonostante le parole di Larys, Aegon continuò a chiamare, il nome del suo drago risuonava tra gli alberi della foresta.
- Sunfyre! Sunfyre, vieni da me! - la sua voce si incrinò, colma di disperazione, e Myra gli strinse la mano, cercando di infondergli forza.

- Non posso accettarlo. Dovevo morire io quel giorno. - sussurrò appoggiandosi alle spalle di Myra, mentre le lacrime bagnarono le sue guance. La serva non poteva parlare perché Ser Larys era troppo vicino e osservava quella scena con un'espressione indecifrabile.

- Sunfyre! - urlò ancora, il suo lamento spezzato dalle lacrime e dai singhiozzi.

Poi, quando la speranza sembrava ormai svanita, un lamento debole si levò dall'oscurità del bosco.
Aegon sobbalzò, gli occhi che si spalancarono.
- Hai sentito anche tu? - chiese a Myra, con un filo di speranza nella voce.

Lei annuì vistosamente, prima di prendere sotto braccio il suo Re che sembrava animato da una forza nuova.

Sostenuto da Myra, Aegon si addentrò nel bosco, ogni passo doloroso a causa della sua gamba malferma. La sofferenza fisica era nulla rispetto all’ansia che provava, ma la presenza di Myra lo aiutava a non cedere. Si appoggiava a lei e avanzava più velocemente che poteva.

Alla fine, tra le ombre degli alberi, lo vide.

- Sunfyre…-

Il nome gli sfuggì in un sussurro quando vide il suo drago. Era lì, ma non era più la creatura dorata magnifica che ricordava. Un’ala era spezzata e piegata innaturalmente su sé stessa, la pelle coperta di ferite e bruciature. Gli occhi gialli della belva si soffermarono sul suo padrone e tentò di procedere verso di lui, aiutandosi con l'ala ancora sana.

Il duo si ricongiunse in una corsa forsennata e malferma, entrambi ridotti all'ombra di sé stessi.

Aegon cadde in ginocchio accanto a lui, le lacrime che gli rigavano il viso mentre accarezzava il muso del drago.

- Mi dispiace, amico mio… Sono qui adesso. Ti prometto che non ti lascerò più. È stata tutta colpa mia... tutta colpa mia. - sussurrò, stringendo la testa di Sunfyre contro il petto.

Myra lo osservava in silenzio, un sorriso dolce e malinconico che le illuminava il viso. - È ancora vivo grazie a te, Aegon. E anche grazie a chi non ha smesso di crederci a quanto pare... - mormorò lei pensosa.

Aegon annuì, i suoi occhi si posarono sui resti di agnellini bruciati che circondavano Sunfyre. Qualcuno aveva nutrito il drago in assenza del suo cavaliere, per ben un mese.
- Ser Criston… -  mormorò, realizzando il suo operato. Un’ondata di gratitudine e sollievo lo travolse, iniziò a ridere e piangere allo stesso tempo.

- Lo porteremo con noi? - domandò Myra.

- Sì. Ovunque io sarò, lui sarà con me. - annunciò lui e il drago spinse il muso contro di lui, facendosi accarezzare docilmente.

La gioia per quel momento però durò poco, perché il cielo si oscurò all'improvviso facendo accapponare la pelle a Myra e ad Aegon.
Sunfyre alzò la testa dirigendo il suo sguardo verso l'altro drago che li sorvolava, fissandoli come un aquila fissa un serpente.

Sunfyre si agitò a quella vista e emise un verso simile a un grido mentre quella bestia iniziò a volare in picchiata, proprio contro di loro. Era enorme, con delle ali così grandi da oscurare l'intera foresta.

- È Aemond! - urlò Aegon in preda al terrore.

Myra iniziò un conto alla rovescia, cercando di capire in quanto tempo i tre sarebbero morti.

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