XXVI. Imbestialito
- Li ucciderò! Li ucciderò tutti! - gridò Aegon tenendo la spada stretta tra le mani, cominciando a distruggere ogni lascito di suo padre.
- Questa è guerra! Io dichiaro guerra! - urlò ancora a più non posso, tirando un altro fendente contro il modellino in pietra che Re Viserys I aveva costruito nel corso degli anni.
Le guardie reali lo guardavano impietrite.
Non gli era mai importato nulla del trono di spade, del potere o di Rhaenyra. Aveva fatto battute sulla discendenza incerta dei suoi nipoti, ma non aveva mai fatto del male né a loro né alla sua sorellastra. Era già stato rimproverato aspramente quando era piccolo da suo padre proprio il giorno in cui Aemond aveva reclamato Vaghar e Lucerys gli aveva cavato un occhio.
Non aveva mai pensato che qualcuno sarebbe mai arrivato a tanto.
Capì l'importanza di quella guerra solo allora. Solo quando si rese conto che suo figlio era stato brutalmente decapitato e la sua testa non era stata neppure trovata.
Rhaenyra gli parve tutto d'un tratto un mostro. Era stata capace di uccidere un bambino in quel modo, così senza troppi ripensamenti. Del resto la morte di suo nipote Lucerys non gli era neppure importata, non aveva rimproverato suo fratello per ciò che aveva fatto.
Tutto d'un tratto le certezze che vivevano nella sua testa erano morte, così come una parte di lui.
Jaehaeris era il suo primogenito, il figlio che non aveva voluto ma che aveva amato.
Aegon non aveva seguito l'esempio di Re Viserys. Lui non sarebbe stato solo un re per i suoi figli. Lui era un padre, un buon padre.
Quando varcò la soglia del concilio ristretto era imbestialito, pieno di rabbia che a stento riusciva a controllare.
- Si sono introdotti nel castello... Come hanno fatto? Siamo dei deboli ai loro occhi! - ringhiò senza sedersi, continuando a camminare su e giù per la stanza.
- Mio figlio è la mia eredità! - sbraitò senza dare il tempo a nessuno di rispondere.
- Mio figlio è l'erede al trono di spade! -
Nessuno osò correggere il re, dicendogli che doveva ormai usare il passato.
- E tu dov'eri? Il comandante della mia guardia reale... - ringhiò ancora rivolgendosi verso Ser Criston Cole che lo guardava imbarazzato, un po' a disagio per lo sguardo penetrante e riflessivo di Aegon.
- Ero a letto, Vostra Altezza. Avevo concluso la mia guardia. -
- A letto... A letto! - urlò ancora prima di gettare un calice di vino a terra.
- La puttana di Roccia del drago! Lei siede dall'altra parte della baia, sulla sua roccia ridendo di me... Lei ride di me, cazzo! - dopo quello sfogo, il re si sedette al suo posto con le mani a sorreggersi la testa. Aveva pianto tutta la notte, senza darsi pace.
Otto Hightower prese parola.
- Questo è il momento giusto per ingraziarci il popolo, vostra altezza. Mostriamo al regno cosa ha fatto Rhaenyra, mostriamogli qual è la parte giusta. -
Aegon tacque e fu il Gran Maestro a chiedere cosa volesse fare.
- Un corteo funebre. Con la regina e la regina reggente. Il popolo deve vedere l'opera di quell'infanticida. -
Alicent parve contrariata da quell'affermazione ma rimase in silenzio, pensierosa.
- No. Non permetterò che mio figlio venga trascinato come un cane morto sotto lo sguardo di tutti. -
- Vostra Altezza, è la cosa migliore da fare. Le guerre non si combattono solo con i draghi o con l'esercito. Ci serve un seguito. Ovviamente vi risparmio questo dolore... Ma la regina Heleana e vostra madre dovranno fare questo sacrificio per il bene comune. -
Aegon annuì e proprio allora fece il suo ingresso Larys Strong, con la sua solita andatura claudicante.
- Vostra Altezza... Abbiamo scoperto che i due assassini si sono introdotti e celati sotto i ruoli di ammazzatopi. Uno dei due è stato preso mentre fuggiva dalla città, con la testa del principe in un sacco. - comunicò lui.
- Adesso dov'è? -
- Nei sotterranei. -
Aegon non volle sentire altro. Tutti gli ammazzatopi furono dapprima catturati e poi impiccati alle mura della città. Il re invece si diresse nelle segrete, pronto a farsi giustizia da solo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top