XXV. Ingiusto

Vigeva il silenzio assoluto quella notte. L'ora del lupo era scattata da poco e tutta la Fortezza Rossa dormiva.

Myra però non riusciva a chiudere occhio. Era strano. Si solito appena sfiorava il pagliericcio si addormentava profondamente, senza fare sogni né incubi. Erano anni che la giovane serva aveva smesso di sognare.

C'era qualcosa che le impediva di dormire. Aveva la tachicardia, sentiva qualcosa opprimerle il petto. Perché aveva così tanta paura? Cosa c'era a spaventarla così?

Ripensò alla giornata che aveva avuto. Aegon era stato molto tranquillo con i suoi sudditi, ascoltando le loro richieste e cercando di accontentarli. Myra non riuscì a sorridere al pensiero: si stava impegnando davvero, stava cercando di cambiare per essere degno del ruolo che ora gravava sulle sue spalle. Heleana invece, sembrava preoccupata: continuava a ripetere che aveva paura dei ratti.

Myra aggrottò le sopracciglia, riflettendo su quelle parole. Poi si voltò sull'altro fianco, coprendosi quasi metà volto con la coperta.

Myra si svegliò di colpo, la gola secca e bruciante. Sembrava a corto di saliva. Aveva spesso il bisogno di bere da quando le era stata mozzata la lingua. Si alzò dal letto con cautela, cercando di non fare rumore per non svegliare le altre serve. La notte era avvolta in un silenzio irreale, rotto solo dal leggero scricchiolio del pavimento di legno sotto i suoi piedi nudi.

Sentiva il bisogno di bere, ma il pensiero di attraversare la fortezza deserta le metteva i brividi. Si sforzò di ignorare la paura e uscì dal suo alloggio, percorrendo i corridoi illuminati dalla luce fioca delle torce appese alle pareti. Mentre camminava, la mente tornò alle parole di Heleana: "Ho paura dei ratti." Non riusciva a togliersela dalla testa.

Arrivò nelle cucine, dove una brocca d'acqua fresca attendeva sui tavoli massicci. Riempì un bicchiere e bevve avidamente, sentendo il sollievo immediato dell'acqua fresca. Bevve ancora, bagnandosi un po' le labbra e il mento. Si passò una mano sulla fronte sudata, cercando di scacciare i pensieri inquietanti che la tormentavano.

Voleva tornare a letto ma sapeva che non avrebbe proprio chiuso occhio quella notte e proprio per questo motivo pensò che avrebbe potuto fare un giro di controllo nelle stanze dei reali, per assicurarsi che tutto fosse in ordine.

Decise di cominciare dalla stanza del re Aegon.

Re e regina dormivano separati, praticamente da sempre.

Attraversò la fortezza con passo rapido, fino ad arrivare davanti alla porta della camera del re. Bussò piano e attese qualche istante. Non ricevendo risposta, bussò ancora ma anche questa volta senza esito. E così aprì la porta con cautela e sbirciò all'interno. La stanza era vuota, il letto intatto. Il cuore le batté forte nel petto.

Dov'è Aegon? Si domandò preoccupata, guardandosi intorno.

Ripensando a dove avrebbe potuto trovarlo, si diresse verso la sala del trono. Sentiva provenire dei suoni lontani, risate e il tintinnio di bicchieri. Quando aprì la porta della sala, lo vide lì, con i suoi amici, che chiacchierava  e beveva vino. Era seduto sul trono in modo scomposto, come farebbe un ragazzino viziato. Un senso di fastidio la colse. Nonostante gli sforzi di migliorarsi, Aegon sembrava ancora troppo affezionato ai suoi vecchi vizi. Non usciva più spesso, ma invitava direttamente i suoi amici a corte e gozzovigliava con loro.

Chiuse la porta senza farsi notare e decise di controllare la regina Heleana. Percorse i corridoi in penombra, arrivando infine alla stanza della regina. Bussò lievemente, ma anche questa volta non ricevette risposta.

Intravide una luce alla fine del corridoio e non fece in tempo a svoltare l'angolo. Si ritrovò difronte un uomo alto e robusto, con una torcia in una mano e delle trappole per topi in un'altra.

Indietreggiò di un passo dallo spavento.

- Per i ratti. - asserì l'uomo, facendo riferimento alle trappole e così dicendo si voltò e ne posizionò una per terra azionando il meccanismo.

Era solo un ammazzatopi. Non c'era nulla di cui preoccuparsi.

Myra non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che un pensiero si introdusse forzatamente nella sua testa.

"Ho paura. Non dei draghi, dei ratti".

Tutti i puntini nella sua testa si ricollegarono e crearono un filo chiaro. Senza dare il tempo all'uomo di voltarsi girò sui tacchi e sgattaiolò in un corridoio alla sua destra. Fece perdere le sue tracce e corse a perdifiato sperando di incontrare una guardia o qualcuno che potesse aiutarla.

Nessuno era sveglio.

Così corse nella sala del trono dove Aegon e i suoi amici erano ancora intenti a scegliere un soprannome adatto al nuovo re.

Myra voleva urlare, gridare a più non posso di seguirla ma neppure una parola poteva uscire dalla sua bocca.
- e..u...i...e...! - tentò.
Ma nessuno fece caso a lei.

Myra si guardò intorno, furiosa. Prese la ricorsa e colpì con forza un'armatura che era lì in piedi, come decorazione. Solo allora tutti voltarono il capo verso di lei.

- Myra? Sei impazzita? - domandò Aegon aggrottando le sopracciglia.

Lei aprì le braccia e poi aprì la bocca, provò a spiegare mentre gli amici del re ridevano.
- La tua serva non ha un minimo di cervello... Non capisco perché continui a tenerla qui con te. - commentò uno di loro.

- Fate silenzio. - ordinò il re aggrottando le sopracciglia. Si alzò e guardò Myra che senza dargli modo di dire o fare niente lo afferrò per un polso e lo trascinò per qualche metro.

Solo allora Aegon capì che doveva seguirla.

Non ci volle molto a raggiungere la stanza di Heleana. Lei entrò prima del re, che barcollava un po' a causa del vino.

Myra non era pronta alla scena che le si sarebbe parata dinanzi. Le urla le morirono in gola mentre le lacrime iniziarono a bagnarle il volto, senza sosta.

Jaehaeris, il primogenito di Aegon, era stato decapitato. La veste bianca da notte del principino era sporca del sangue che era evidentemente schizzato dappertutto quando gli avevano tagliato la gola. L'odore di morte pervase Myra e lei non potè fare a meno di piangere. La testa del piccolo principe non c'era.

Si guardò intorno e vide che la culla della piccola Jaehaera era vuota mentre Maelor era ancora nella sua culla, che piangeva. Myra prese il piccolo tra le braccia e lo cullò, senza fargli guardare quello che era stato fatto a suo fratello.

Aegon entrò nella stanza.

Myra non dimenticò mai quella scena. Vide il re inginocchiarsi accanto al corpo senza vita di suo figlio, le mani tremanti che si allungavano verso il piccolo corpo straziato. Le lacrime rigavano il suo viso, il dolore trasformato in urla strazianti che risuonavano per tutta la stanza. La sua disperazione era palpabile, un peso schiacciante che riempiva l'aria.

Ser Criston Cole entrò nella stanza senza armatura, la spada ancora stretta in mano, il volto segnato dalla fatica e dalla preoccupazione. Chi lo aveva chiamato? E perché arrivava solo allora? Non doveva essere di guardia? Non appena vide la scena davanti a sé, il suo sguardo si indurì, ma gli occhi tradivano un profondo senso di tristezza.

- Vostra Altezza... - cominciò, interrotto solo dai singhiozzi di Aegon.

- Chi è stato? Chi è stato?! - urlò Aegon, la voce rotta dal dolore, le mani che stringevano le spalle di Jaehaeris come se potesse riportarlo in vita con la sola forza del suo amore disperato.

- Si sono introdotti nel castello... - tentò lui. - La regina Heleana e la piccola Jaehaera stanno bene. Sono al sicuro negli appartamenti di vostra madre. - comunicò il cavaliere.

Myra annuì, le lacrime che continuavano a scorrere silenziose sul suo volto mentre cercava di calmare Maelor, il cui pianto si mescolava con le urla di suo padre.
Il bambino era troppo piccolo per capire quello che era successo.

Aegon non alzava la testa, il suo corpo scosso dai singhiozzi, incapace di trovare pace. Myra si avvicinò a lui con cautela, con Maelor stretto tra le braccia, gli posò una mano sulla spalla cercando di offrire un conforto che sapeva sarebbe stato insufficiente.

Aegon strinse i pugni fino a farli diventare bianchi.
- Andiamo. - disse con una voce che era poco più di un sussurro, ma carica di una determinazione feroce.

Aegon e Ser Criston Cole uscirono da quella stanza, i singhiozzi del re ancora risuonavano nei corridoi. Myra non fu capace di distogliere lo sguardo dal cadavere del bambino, sentiva che in parte era colpa sua. Se si fosse intromessa forse sarebbe riuscita a salvarlo. Maelor si addormentò tra le sue braccia.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top