XXII. Incrollabile
Il dolore che Aegon portava nel petto diventò un fardello troppo pesante, giorno dopo giorno. Per questo motivo iniziò a evitare in ogni modo Heleana e a passare quanto più tempo possibile fuori dalla Fortezza Rossa.
Amava i suoi figli.
Gli piaceva guardare Jaehaeris che giocava con i suoi draghetti in legno e Jaehaera, più introversa, proprio come sua madre. E Maelor poi, un fagottino tutto urli e strepiti gioiosi. Loro non avevano colpe.
Ma nonostante questa consapevolezza, cercava di evitarli il più possibile.
Una parte di lui era convinta che sarebbe stato pessimo come padre e che in fin dei conti loro avevano già le balie ed Heleana al loro seguito. Perché dovevano sentire la mancanza di un uomo come lui?
Myra gli ricordava quella vita felice che non avrebbe mai avuto. Aveva smesso di guardarla con desiderio perché nei suoi occhi imperscrutabili non vedeva più quei sentimenti che gli aveva dichiarato anni addietro. E che senso aveva correre dietro una serva a quel punto?
La situazione peggiorò una mattina, quando intravide la servitù vociferare nei corridoi.
- Il re è morto... - mormorò qualcuno.
Fu allora che Aegon capì di dover tagliare la corda.
- Dov'è il principe Aegon? - chiese qualcun altro.
Bastarono quelle poche parole a metterlo in crisi. Si ritrovò senza respiro, con un nodo stretto a serrargli la gola, con un peso indescrivibile a pesargli sul petto. Non aveva mai provato un simile terrore.
Suo padre Viserys I era morto. E adesso stavano cercando lui.
Lui, Re.
Doveva essere uno scherzo. Non poteva essere reale. Nulla di tutto questo aveva senso nella sua testa. Continuava a pensare alla sua sorellastra Rhaenyra, l'erede designata, colei che suo padre voleva sul trono di spade.
Viserys non aveva mai chiesto di Aegon. Non l'aveva mai abbracciato, non si era mai interessato a lui.
Era uno scherzo, non c'era altra soluzione.
Si aggirò nei corridoi della Fortezza Rossa come un'ombra, schivando i servi e i nobili che sembravano accorgersi appena della sua presenza. Con il cuore in gola raggiunse la sua stanza a fatica e si spogliò in fretta, si mise addosso i vestiti più umili che aveva con l'intento di nascondersi a Fondo delle Pulci il più velocemente possibile.
D'un tratto un fruscio lo riscosse dai suoi pensieri e vide Myra in piedi sulla porta, con uno sguardo spaventato.
- Devo andare. - comunicò lui prendendo il minimo necessario da portare con sé.
La serva rimase immobile, bloccandogli il passaggio.
- Devo andare, Myra. - ringhiò lui, spingendola su un lato ma questa non si mosse.
Scosse la testa, dicendogli che non poteva andare.
- Myra... - mormorò socchiudendo le labbra. La spinse con più forza, continuando a camminare e in poco tempo fu fuori. Libero. O almeno così era all'apparenza.
Passò del tempo e la notizia che il principe fosse irreperibile turbò il primo cavaliere del re e la regina reggente. D'un tratto, Approdo del Re fu invasa da guardie reali sotto copertura pronte a ispezionare ogni taverna e bordello alla ricerca del principe fuggitivo.
Aegon si trovava immerso in un torpore confuso all'interno di uno dei bordelli più squallidi di Approdo del Re. L'aria era satura di fumo e odori dolciastri, mentre risate e gemiti riempivano l'ambiente. Ma niente di tutto questo riusciva a distrarlo dal vuoto che sentiva dentro di sé. Stava cercando, invano, di dimenticare la realtà che lo aspettava fuori da quelle mura.
Era steso su un morbido pagliericcio mentre una giovane prostituta era intenta a succhiargli il cazzo. Posò un mano sulla testa della ragazza spronandola a dare il meglio di sé, ma proprio in quel momento le porte del bordello si aprirono con un colpo secco, facendo voltare di scatto Aegon e gli altri presenti. Aemond, con lo sguardo glaciale e la mascella serrata, entrò seguito da Ser Criston Cole, che aveva un'aria altrettanto determinata. Aegon sospirò, già immaginando cosa lo aspettava.
La ragazza che lo sollazzava si alzò timidamente, lasciando i tre soli.
- Dov'è la Larva Bianca? - domandò il principe contrariato, coprendosi e guardandoli con odio. Aegon aveva contrattato con quella donna per restare nell'anonimato e continuare a nascondersi.
- Ti ha venduto al suo prezzo. - rispose Ser Criston Cole prendendolo sotto braccio. Il principe era ubriaco, ma si reggeva in piedi e aveva tutta l'aria di poter lottare e resistere.
- E perché l'avete pagato? - ringhiò stizzito. - I want my-ra... My mother. - [1] si corresse lui, guardando i due negli occhi.
- Tuo nonno, il Primo Cavaliere del Re, ti sta aspettando alle porte della città. - ribatté Ser Criston, con una punta di risentimento nella voce.
Il principe spintonò il cavaliere, per poi iniziare a correre in modo forsennato verso l'uscita del bordello. Scavalcò un gruppo orgiastico e la padrona del bordello e in un attimo fu in strada.
Fu suo fratello, Aemond il guercio, a riafferrarlo. O meglio, ad atterrarlo.
- Scappi da ciò per cui altri darebbero la vita. Vieni con noi. Adesso. - disse senza preamboli, la voce tagliente come una lama.
Aegon sollevò lo sguardo lentamente, gli occhi annebbiati dall'alcool. - Lasciami in pace, Aemond. - ringhiò ancora cercando di dileguarsi ancora una volta, ma il fratello fisicamente più forte lo schiacciò impedendogli un'altra fuga.
- Nostro padre è morto davvero? - domandò Aegon, la voce rotta dal dolore per quei colpi.
- Sì. E intendono fare di te il Re. -
La notizia della morte di suo padre non gli provocò alcuna reazione. Erano anni che per lui era morto. Non avrebbe pianto, non avrebbe emesso un solo gemito per lui.
- Lasciami andare! Aemond! - urlò ancora lui, mentre il fratello lo aveva intrappolato tra le sue braccia. - Non voglio regnare! Non ho senso del dovere. Non sono adatto! -
- Non avrai obiezioni da parte mia. - sospirò Aemond, spintonandolo verso la Fortezza Rossa.
- Lasciami andare. Troverò una nave e me ne andrò via. Non mi troveranno... - piagnucolò il giovane Targaryen e il guercio lo fissò intensamente. Forse il pensiero gli aggradava in fin dei conti.
- Dobbiamo andare. - li riprese Ser Criston Cole e quel discorso non fu più ripreso.
E così mentre in tutto il regno venivano innalzati i vessilli, le campane suonavano a lutto e le strade erano colme di gente che si chiedeva cosa stesse succedendo tra le mura del castello, Aegon venne un'altra volta ridotto a un manichino. Fu Myra a vestirlo.
Gli venne messo addosso un vestito nuovo, di un verde scuro con lo stemma Targaryen (con il drago a tre teste) sul suo petto. Una catena dorata venne messa al suo collo e i suoi capelli biondi furono acconciati per bene. Myra gli medicò la ferita che aveva sul volto, quella che gli era stata causata da Aemond.
- Grazie, Myra. - mormorò lui, guardandosi allo specchio. La serva non sorrise, ma gli mise una mano sulla spalla e lo massaggiò con lentezza.
Fu un momento intimo. La giovane serva non lo toccava mai se non per aiutarlo a vestirsi o a lavarsi. Erano anni che non faceva qualcosa verso di lui per sua volontà.
Poi, quell'istante di dolcezza fu interrotto e per Aegon tornò l'inferno.
La sua incoronazione doveva avvenire nella Fossa dei draghi, dove tutto il popolo si stava riunendo. Aegon e sua madre, Alicent, viaggiavano su una carrozza. Erano seduti distanti e il principe guardava fuori dalla finestra, senza un reale interesse per ciò c'è avveniva fuori.
- Prova almeno a mostrarti grato. Lo sai cosa è stato fatto per te? - incominciò Alicent. I suoi capelli rossi erano stati sistemati in un elegante acconciatura tenuta ferma da molteplici fermagli. Il viso era freddo, austero come sempre.
- E mio padre non l'avrebbe mai voluto. -
- Non è vero. - disse immediatamente lei.
- Ha avuto vent'anni per nominarmi erede e non l'ha mai fatto. Ha sempre appoggiato la pretesa di Rhaenyra. - ribatté Aegon senza guardarla negli occhi.
- Ha cambiato opinione. -
Il principe rise a quelle parole, con un'amarezza nella voce.
- Non gli sono mai piaciuto. -
Alicent si avvicinò a suo figlio e alzò di poco il tono di voce. - Tuttavia prima di esalare il suo ultimo respiro mi ha detto che tu avresti dovuto avere il trono. -
- Non prenderti gioco di me, madre. - ringhiò lui ferito.
- Il primo cavaliere del re cercherà di convincerti che la cosa giusta da fare sia uccidere Rhaenyra, ma noi non dobbiamo governare con crudeltà. Cercheremo un altro modo... - e mentre Alicent diceva questo, Aegon giocherellava con la daga appartenuta a suo padre.
- Tu mi ami? - domandò con voce rotta guardandola.
- Sei un imbecille. -
Quelle parole bastarono ad accendere la miccia nel cuore di Aegon.
- Io avevo una persona che mi amava. E tu l'hai distrutta... - sussurrò lui senza guardarla negli occhi.
- Di chi stai parlando? -
- Di Myra, madre. Di colei che mi ha amato dal primo istante, dell'unica persona che si prende cura di me ormai da quattro anni. - ribatté serio, digrignando la mascella.
- Cosa volevi che facessi? È solo una serva, Aegon. E non è la prima a cui tu rovini la vita. La volevi al tuo fianco? Io l'ho fatta restare. -
- Le hai fatto tagliare la lingua. - ringhiò stringendo la daga tra le sue mani.
- Per il tuo bene. Per la tua sicurezza. -
- Vuoi dire che l'hai fatto per me, ora? -
Gli occhi di Aegon si riempirono di lacrime.
- Per chi altro sennò? Io vi proteggerò sempre. - Le parole di sua madre risuonavano ancora nella sua mente, amplificate dal dolore e dalla rabbia.
La carrozza si fermò con un sussulto davanti alla Fossa dei Draghi. Le campane suonavano a lutto, ma il ruggito lontano della folla anticipava la cerimonia imminente. Aegon si passò una mano sul volto, asciugandosi le lacrime e cercando di dominare il tumulto interiore.
Quando le porte della carrozza si aprirono, Aegon si irrigidì, sentendo il peso della responsabilità schiacciargli le spalle. Uscì, incamminandosi verso l'ingresso della Fossa dei Draghi, dove il popolo lo attendeva. Alicent gli camminava accanto, fredda e composta, mentre i nobili e le guardie reali formavano un corridoio umano.
Quella sfilata prima di giungere dall'Alto Septon lo terrorizzava. L'idea che la corona di Aegon il Conquistatore fosse messa sul suo capo era un vero incubo.
Si fermò per un istante, respirando profondamente. Le urla della folla si fecero più forti, un misto di esultanza e aspettativa. Aegon sollevò lo sguardo, fissando l'enorme struttura davanti a sé.
Con un ultimo, deciso passo, si diresse verso il futuro che non aveva mai desiderato.
[1] I want My-ra. Il gioco di parole purtroppo funziona solo in inglese. Aegon si corregge dicendo Mother perché sa di non poter amare Myra.
Spazio autrice
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SignorJingles
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