XVI. Incosciente
Myra e Aegon avevano passato la notte insieme nel Fortino di Maegor, un luogo intriso di storia e segreti. Il loro amore era stato consumato sotto il cielo stellato, circondati dalle mura antiche che sembravano custodire la loro passione. Quando l’alba si avvicinò, Myra si distaccò a malincuore dalle braccia di Aegon, i suoi occhi scuri incontrarono quelli violacei del principe.
Amava quelle iridi così intense, tipiche dei Targaryen. Le sembrava che Aegon potesse capirla, studiare il suo animo. Avevano ancora impressi sul corpo i segni di quella notte, le orme dei morsi e dei succhiotti, la pelle bagnata dalla saliva.
Aegon afferrò il polso della ragazza, trattenendola nel letto. Myra sorrise.
Non era affatto pentita di ciò che avevano fatto, anzi. Non riusciva a pensare ad altro se non a ciò che aveva fatto con il principe.
- Devo andare... - sussurrò, le labbra ancora calde dei baci appena dati. - Ma tornerò stanotte. Te lo prometto. -
Aegon la baciò di nuovo, più intensamente, come se volesse imprigionare quel momento per sempre nei suoi ricordi. - Ti aspetterò... - rispose, il suo respiro mescolandosi con quello di lei.
Si rivestì in fretta, controllando ogni tanto Aegon che la guardava dal suo letto. Era ancora nudo, assonnato e triste per quella separazione.
Myra lasciò il Fortino di Maegor con il cuore leggero e un sorriso segreto sulle labbra. Fece tutto il tragitto correndo, consapevole che fosse un po' tardi e incosciente del pericolo che correva. Il suo sorriso si spense rapidamente quando tornò nella Fortezza Rossa. Appena varcata la soglia delle cucine, si trovò di fronte Alicent Hightower e Larys Strong. Il viso di Alicent era una maschera di freddo disprezzo, mentre Larys la fissava con un sorriso enigmatico, quasi compiaciuto.
Myra rabbrividì nel trovarseli difronte. Sapevano. E lei come una stupida c'era cascata con tutte le scarpe in quella trappola creata ad arte dal maestro dei sussurri.
La regina reggente vestiva di verde anche quel giorno e con una voce gelida come il ferro si rivolse alla serva.
- Vieni con noi. -
Il cuore di Myra cominciò a battere furiosamente nel petto, ma cercò di mantenere un'espressione di calma.
- Che succede, Vostra Altezza? -
Il suo sguardo tradiva le sue parole.
- Sappiamo dove sei stata, - rispose Larys, la sua voce bassa e insinuante. - E con chi. -
Come l'avevano scoperto? Erano bastati quei pochi sguardi a tradirla?
Prima che Myra potesse reagire, due guardie le afferrarono le braccia, immobilizzandola. Alicent si avvicinò, il suo viso a pochi centimetri da quello di Myra.
- Non posso permettere che Aegon abbia altri figli bastardi. - sibilò. - E presto si sposerà. La tua lealtà nei suoi riguardi mi stupisce, nessun'altra lo avrebbe fatto. Sei come un cane fedele, no? - e così dicendo le alzò il mento con un dito e la scrutò.
Myra cercò di divincolarsi, ma la presa delle guardie era troppo forte.
- Aegon mi ama. E non avrei mai potuto lasciarlo da solo. - ringhiò lei, ormai consapevole che ciò che l'aspettava era più temibile della morte.
- Aegon ama molte cose,- replicò Alicent con un sorriso crudele. - Ma tu non sarai una di queste per molto. -
Con un cenno, Alicent ordinò alle guardie di portare via Myra. Mentre veniva trascinata lungo i corridoi della Fortezza Rossa, Myra sentì il mondo crollarle addosso. Le segrete erano fredde e oscure, un luogo di desolazione e disperazione. Le porte di ferro si chiusero dietro di lei con un suono cupo e definitivo, lasciandola sola nell'oscurità. Il puzzo era insostenibile e c'era gente che urlava a squarciagola a causa delle torture effettuate.
Il tempo sembrava fermarsi nelle segrete, ogni minuto un'eternità. Myra si rannicchiò in un angolo, abbracciando le ginocchia al petto.
Le parole di Alicent le risuonavano nelle orecchie, un eco doloroso di un futuro infranto. Aegon si sposerà, pensò, le lacrime scendendo silenziose lungo le guance. E io sarò dimenticata.
Riconobbe Larys Strong dal passo lento e cadente e non si stupì di vederlo arrivare difronte alla sua prigione.
- La regina vuole che tu beva questo. - sibilò lui, passandole una boccetta scura dal contenuto discutibile.
- Cos'è? - domandò guardandolo con diffidenza.
- Ti impedirà di dare alla luce un figlio bastardo. Farà male per un po', vomiterai forse ma è sempre meglio della decapitazione. Non trovi? - domandò appoggiandosi al suo bastone e guardando la ragazza con occhi furbi.
Myra annuì. Pensò ad Aegon. Sapeva che non sarebbero mai diventati una famiglia, sapeva bene che niente nella sua vita sarebbe mai cambiato. Eppure provò molta amarezza nel bere quel thè.
- Domani il Gran Maestro ti visiterà, poi potrai tornare a servizio del principe Aegon. - mormorò Larys girandosi per andarsene.
Myra sgranò gli occhi.
- Mi permetterete di servirlo ancora? -
Larys si bloccò e rifletté qualche secondo prima di rispondere.
- La tua lealtà va ricompensata. Ma il tuo comportamento indegno è meritevole di una severa punizione. Farà male, ne sono sicuro. Ma tornerai a servizio di Aegon in tempo per le sue nozze. - e così dicendo andò via lasciando Myra in preda ai dolori del the.
Myra si accasciò sul freddo pavimento della sua cella, stringendo la boccetta vuota con mani tremanti. Il contenuto amaro le bruciava ancora in gola, e già sentiva i primi crampi attorcigliarle il ventre. Cercò di trattenere i gemiti di dolore che minacciavano di sfuggirle dalle labbra, si morse la lingua pur di non urlare.
Il tempo sembrava scorrere in modo irregolare, dilatandosi e contraendosi insieme ai suoi spasmi. Il sudore le colava dalla fronte mentre l’angoscia cresceva, ma la promessa di rivedere Aegon le dava una parvenza di sollievo. "La tua lealtà va ricompensata." Le parole di Larys risuonavano nella sua mente, l'unico sollievo a quello strazio.
All'improvviso, un'ondata di nausea travolgente la costrinse a chinarsi in avanti, vomitando. Sentì un sapore acre in bocca mentre tutto il suo corpo si contraeva in spasmi incontrollabili. Si accasciò su un lato, le lacrime mescolate al sudore sul viso pallido. Ogni fibra del suo essere urlava di dolore, era come morire.
Poi, il dolore al ventre diventò insopportabile, una morsa feroce che le strappò un grido soffocato. Sentì il sangue colare lungo le cosce, un segnale inequivocabile di ciò che stava accadendo. La vista le si offuscò per un momento, e si ritrovò a fissare il soffitto umido e grigio della cella.
Pensò al volto di Aegon, alla sua voce e alla possibilità di servirlo ancora. Era tutto ciò che le rimaneva, e si aggrappò a quella speranza con tutta la forza che le restava.
Il dolore sembrava interminabile, un ciclo di agonia che la lasciava esausta e svuotata. La sua determinazione, alimentata dalla speranza di rivedere Aegon, era l'unica cosa che la manteneva lucida. Quando il dolore diminuì lei rimase immobile sul pavimento, stremata.
Sdraiata sul pavimento freddo e umido, Myra chiuse gli occhi, pensando a quanto era stata bene solo poche ore prima. No, non era pentita. Si addormentò sognando Aegon. Erano entrambi prigionieri.
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