XLX. Ammissione

Le notizie che arrivavano da Approdo del Re devastarono sempre di più Aegon che iniziò a rivelarsi ben più inferocito di quanto Myra pensasse. Si rese ben presto conto che la sua ira non era più controllabile.

Aveva dei momenti di vuoto.

Aegon aveva sempre avuto dei momenti di apatia, di insofferenza in cui si bloccava a fissare qualcosa e a pensare. Quei momenti erano sempre più frequenti e torturavano l'uomo dall'interno, non riusciva più a darsi pace. Il suo viso non conosceva più un sorriso, sentiva solo dolore.

Un vuoto lo divorava.

E mentre iniziava a prendere il latte di papavero pure per andare a dormire la notte, le occhiaie sul suo viso diventavano sempre più nere e profonde.

Myra cercava di stargli accanto, di baciarlo e consolarlo. Ma non serviva più a niente. Ciò a cui ambiva era la vendetta. Non esisteva altro capace di soddisfarlo.

Ciò che però incuriosiva Myra era il fatto che nessuno parlasse di lei e del Cannibale. Un drago della squadra dei neri era stato ferito da lei, ma nessuna pergamena parlava del suo enorme dragone nero. Questa cosa la insospettì.

- L'ambizione ti sarà fatale, Myra. - mormorò Larys alzando appena lo sguardo dal suo libro.

- Io non ho ambizione. - ribatté acida la donna lanciandogli uno sguardo rabbioso.

- Ah no? Allora perché continui a controllare ogni pergamena proveniente da Approdo del Re? Sei ansiosa di sapere qual è la prossima mossa di Rhaenyra o forse aspetti solo di sapere se qualcuno sa di te e del Cannibale? - rispose il maestro dei sussurri richiudendo il libro con un tonfo sordo.

- Ammetto che non riesco a capire. Quell'uomo ci ha visti chiaramente! E poi abbiamo ferito Ali D'argento! Forse quel Cavaliere è morto e nessuno sospetta la mia esistenza... Forse incolpano Aegon di questo? - e mentre diceva queste parole la donna faceva avanti e indietro per la stanza, pensierosa.

- Oppure, forse, semplicemente non gli credono. Il cavaliere di Ali D'argento non è nient'altro che un bastardo ubriacone da due soldi di nome Ulf il bianco. - sospirò Larys. - Dovresti essere felice che nessuno parla di voi. Significa che nessuno ti da la caccia. Avresti potuto ammazzarlo già che c'eri. -

- Io non ho mai ucciso. E non sono capace di farlo. - ringhiò Myra stringendo le spalle.

- E fai male. Ucciderlo ci avrebbe dato un grosso vantaggio. Ma d'altronde è meglio che adesso si concentrino su Aemond. Se la colpa fosse ricaduta su di lui adesso sarebbe già in una fossa, invece stiamo aspettando che Daemon o Rhaenyra lo attacchino. -

La donna rifletté per un istante e aprì un libro dove erano ritratti i draghi in vita, iniziò a sfogliare le pagine e guardò l'immagine di Vaghar.

- Quante possibilità avremmo contro Vaghar? -

Ser Larys si accigliò un attimo, prese il suo bastone e lentamente la raggiunse.

- Sunfyre è praticamente inutile nelle condizioni in cui è adesso. Vola a malapena, ma è molto più feroce adesso. Il Cannibale potrebbe fronteggiare Vaghar ma cosa ci resterebbe? Se si scontrassero anche il Cannibale subirebbe gravi danni e poi che cosa ne sarebbe dei sette draghi in possesso di Rhaenyra? Dobbiamo sperare che siano loro ad abbatterlo e che al tempo stesso lui ne uccida almeno uno o due. -

- Quindi io sono inutile ora? - domandò Myra aggrottando le sopracciglia.

- Tu vuoi combattere, vero? Non vedi cosa è successo a Aegon? Sei tanto stupida da volerti far ammazzare senza un vero scopo? -

Myra serrò la mascella e fissò Larys con uno sguardo pieno di determinazione.

- Voglio fare la mia parte. Non posso restare a guardare mentre tutto crolla attorno a noi. Quanto ancora dovremo aspettare per agire? Heleana si è suicidata, la regina Alicent è prigioniera, non abbiamo notizie di Daeron e come se non bastasse dobbiamo preoccuparci di Aemond. - disse con voce ferma.

Larys sollevò le sopracciglia, un'espressione a metà tra la sorpresa e il disappunto.

- Fare la tua parte? - ripeté lentamente, come se stesse cercando di comprendere appieno le sue parole. - E a quale prezzo, Myra? La tua parte sarà la stessa di chi è già morto in questa guerra senza fine? Guarda Aegon, divorato dalle fiamme e dalla vendetta. Spezzato nel fisico e nello spirito! Vuoi davvero finire come lui? -

- Non sono Aegon. Io combatterò questa guerra per lui. - rispose lei, con una punta di rabbia. - E non mi farò consumare dalla vendetta. Ma non posso restare a nascondermi come un fantasma, mentre tutto si decide sopra le nostre teste. Sono legata a uno dei draghi più grandi nel continente occidentale, secondo solo a Vaghar. Mentre io aspetto, persone innocenti muoiono. -

- Le persone innocenti muoiono anche in tempi di pace, Myra. -

Larys la osservò per un lungo istante, stringendo il suo bastone con più forza.
- Tu sei utile viva, non morta. - disse con tono affilato. - Ma se vuoi davvero gettarti in pasto alla morte, non posso fermarti. Solo tu puoi decidere quando e come morirai. Ma ricorda, Myra: questa guerra non è fatta di gloria o onore. È fatta di fuoco e sangue. -

La donna non rispose. Si voltò e uscì dalla stanza, lasciando Larys solo con i suoi pensieri. Sentiva il sangue pulsare nelle vene, una rabbia ardente che bruciava sotto la pelle. Non sarebbe rimasta inattiva. Non più.

Vedere il suo Re ridotto a uno spettro di sé stesso la rendeva furiosa. Un tempo non poteva fare nulla per proteggerlo, adesso invece avrebbe fatto di tutto per dargli la vendetta che meritava.

Decise di andare dal Cannibale, in piena notte. La figura scura si confondeva nel buio, solo i suoi occhi verdi brillavano di una luce malefica. Accarezzò il suo muso e montò sul dorso della bestia. Si chiese dove andare, cosa fare.

Voleva solo pensare ad altro, distrarsi.

Il vento sferzava il suo viso mentre volava sopra il possente drago nero che tagliava l'aria come un'ombra. Il cielo sopra di lei era scuro, gonfio di nuvole che minacciavano tempesta, e l'orizzonte era un confine indistinto tra terra e cielo.

Myra volava verso est, lontano dalla guerra, dal caos e dalle macchinazioni di Approdo del Re. Verso le terre dei fiumi. Voleva solo vedere un po' in che condizioni era la sua terra. Aveva bisogno di pensare, di allontanarsi. Ma la frustrazione la tormentava, il vuoto dentro di lei cresceva con ogni battito d'ali del Cannibale. Ogni respiro era un ricordo delle parole di Larys, della sua impotenza.

Poi vide una figura in basso.

Laggiù, su una sporgenza rocciosa tra le montagne, un'enorme massa scura. Un drago.

Le pupille di Myra si dilatarono. Un'ondata di furia la travolse. Un altro drago. Un altro nemico. Senza pensarci troppo, fece un cenno al Cannibale, che con un ringhio gutturale si preparò a scendere in picchiata. Il vento le fischiava nelle orecchie, le mani strette con forza sulle sue scaglie mentre si avvicinavano sempre di più.

Ma quando il Cannibale si avvicinò, Myra si accorse di qualcosa di strano. Non era solo quel drago. C'era un uomo lì, vicino al drago, che si preparava a montarlo. Qualcosa in quell'immagine la fece rallentare.

Il Cannibale atterrò su una vicina sporgenza, le zampe che grattavano la roccia e la disgregavano con facilità, e Myra osservò attentamente. L'uomo si voltò, salendo in groppa al grande drago bronzeo, pronto per la battaglia.

Poi, il suo cuore si fermò per un istante.

- Hugh... - mormorò incredula.

L'ultima volta che l'aveva visto lui non l'aveva riconosciuta e lei non aveva neppure potuto urlare. Lui l'aveva scansata come se fosse un'appestata.

Quello era proprio suo fratello, Hugh. La sua barba era cresciuta ancora conferendogli un'aspetto molto più riflessivo. L'ultima persona che avrebbe mai immaginato di vedere. Il sangue le gelò nelle vene e la furia si trasformò in un'ondata di confusione.

I due draghi si fissarono, il Cannibale ringhiava ferocemente, mostrando i denti, mentre l'altro rispondeva con un sibilo minaccioso, spalancando le fauci. Era uno scontro imminente, una battaglia tra titani.

Ma Myra, in preda allo stupore, scese lentamente dal Cannibale, alzando le mani e tenendole ben in vista in segno di pace.

Hugh la osservò per un momento, diffidente, ma il suo sguardo si fece curioso. Lui non l'aveva ancora riconosciuta.

- Non combatterò contro di te... - sussurrò Myra, cercando di controllare la voce tremante. Non sapeva nemmeno cosa dire, ancora scossa dalla sorpresa di trovarsi di fronte a suo fratello maggiore, che credeva perduto per sempre. I ricordi d'infanzia le affollarono la mente, ma non era il momento di cedere all'emozione.

Hugh guardò la donna con sospetto, ma abbassò lentamente la guardia. Anche lui scese dal suo drago, mantenendo però una mano sull'elsa della spada, nel caso fosse una trappola.

- Chi sei? - domandò, la voce rauca e minacciosa.

Myra avanzò di qualche passo, il cuore che batteva forte nel petto. Lo sguardo dei due fratelli si incrociò, e per un attimo, il tempo sembrò fermarsi.

- Sono io... Myra. -

Gli occhi di lui si spalancarono, e un misto di sorpresa e incredulità attraversò il suo volto.

- Myra? -

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