XLIII. Amorale
Il viaggio fino a Punta della Chela Accuminata fu estenuante per Aegon e Myra. I due non parlarono neppure una volta. La serva era sconvolta da quelle parole che lui aveva rivolto.
L'amava e temeva un tradimento.
Da una parte cercava di comprendere il suo timore del resto tutti i peggiori incubi dell'uomo si erano realizzati. Dall'altra parte, non riusciva a capacitarsi della cosa.
Quando i tre viaggiatori entrarono in una locanda isolata, ai bordi del bosco, furono accolti da una luce fioca e tremolante, proiettata da un paio di torce appese ai muri. L’interno era cupo, il legno delle pareti e del pavimento mostrava segni di muffa e vecchiaia, e un odore di fumo stantio pervadeva l’aria. Non c'era nessuno in quella locanda, come se il tempo si fosse fermato da tempo.
La guerra stava mandando sull'orlo del baratro molte attività e quello che un tempo era un luogo attivo a causa del porto poco distante, stava diventando un pezzo di terra abbandonato dagli dei.
Dietro il bancone, una donna anziana con il volto solcato da profonde rughe stava pulendo un boccale con un panno sporco. I suoi capelli grigi erano raccolti in una crocchia disordinati mentre i suoi occhi piccoli e neri, brillavano di felicità nel vedere qualcuno entrare. Doveva essere curioso per quella donna vedere lo strano trio: si soffermò a osservare Aegon, ma non lo riconobbe. I capelli biondi erano quasi tutti caduti e il suo viso orribilmente deturpato era davvero un bel modo per rimanere nell'anonimato.
Ser Larys Strong si avvicinò al bancone con passo deciso, ma rispettoso.
- Buonasera. - salutò con la sua voce bassa e melliflua. - Siamo viaggiatori in cerca di riposo. Avete delle stanze disponibili? -
La donna sollevò lo sguardo dal boccale, esaminando i tre con attenzione e si soffermò a guardare il mantello costoso dell'uomo che aveva parlato. Era un nobile quello, se ne accorse subito.
- Non capita spesso di vedere dei signori da queste parti. - disse con una voce roca e graffiata, piena di sottintesi.
- Siamo di passaggio. Nessun posto è ormai sicuro a causa di questa orrenda guerra. - rispose a tono Larys con un sorriso che non raggiunse mai i suoi occhi.
- Abbiamo bisogno di una stanza per la notte. Preferibilmente due, se possibile. -
- Non ho molti clienti in questo periodo, per cui non c'è alcun problema. Ma vi avverto, non ci sono camere signorili nella mia locanda. Siamo gente umile qui. - rispose quella riponendo il boccale davanti a sé. Ser Larys afferrò delle monete d'argento dalla sua borsa e le diede alla donna che sorrise.
- Vi fermate solo per una notte? - domandò quasi dispiaciuta. Ser Larys annuì.
Aegon, fino a quel momento silenzioso e ombroso, si fece avanti. Gli occhi anziani della locandiera si spostarono sul suo viso deturpato dalle ustioni.
- Voglio una camera doppia. - La sua voce era ferma, senza possibilità di replica.
Myra aggrottò le sopracciglia a quelle parole e prese a torturarsi le cuticole. Nonostante quella litigata, voleva dormire con lei.
- Nessun problema. - rispose la donna soffermandosi a guardare il giovane. - Mi dispiace per la tua faccia, figliolo. Ho visto molti uomini andare in guerra, in pochi sono tornati e molti avevano diverse ustioni. Che gli Dei mettano fine a questa guerra e che quel pazzo di Aegon l'Usurpatore crepi! -
Myra si paralizzò a quelle parole, quasi smise di respirare. Aegon però annuì, prendendo la chiave dalla sua mano. Poi fece cenno a Myra di seguirlo.
La donna lanciò un’occhiata a Myra, un misto di compassione e giudizio nei suoi occhi scuri, poi si voltò e iniziò a camminare verso una scala stretta e scricchiolante.
La locandiera li condusse lungo un corridoio buio, fermandosi infine davanti a una porta di legno logoro.
- Ecco qui. - disse, spingendo la porta che si aprì con un cigolio acuto tale da fare sanguinare le orecchie.
- Buona notte… se ci riuscite. -
Appena la donna se ne fu andata, Aegon e Myra entrarono nella stanza. L’odore di marcio li investì in pieno, seguito dalla vista del giaciglio di paglia sporco e del panno usurato che lo ricopriva. Le pareti erano intrise di umidità, con macchie di muffa che si arrampicavano in alto, mentre la luce della candela rivelava la sporcizia accumulata in ogni angolo. La stanza era peggio di quanto Myra avesse temuto. La mobilia d'arredo consisteva in un semplice tavolo traballante e una sedia scheggiata.
Myra si voltò bruscamente verso Aegon, la rabbia che aveva cercato di tenere a freno per tutto il viaggio finalmente esplose. Si mise le mani sui fianchi e poi parlò.
- Perché mi hai portato qui? Adesso vuoi dormire con me? Non hai paura che io sia una "fottuta traditrice"? -
Aegon la fissò, il suo occhio sano violaceo scintillante nella penombra della stanza. Per un istante sembrò sul punto di rispondere, ma poi distolse lo sguardo, stringendo i pugni. Poi si sedette affaticato sul pagliericcio.
- Myra… è difficile. - disse infine, la voce dura, come se stesse lottando con le parole. - Non posso permettere che ti allontani da me, non adesso. Non so chi possa tradirmi e… -
- Per questo dubiti di me? - lo interruppe Myra, sentendo una stretta al cuore. Posò la sua mano proprio lì, facendogli capire che il dolore le attanagliava il petto.
- Pensi davvero che io ti tradirei dopo tutto quello che è successo? -
Aegon si voltò di scatto verso di lei, i suoi occhi ora pieni di tormento.
- Non voglio pensarlo, Myra. Ma cosa devo fare? Ogni volta che mi fido, ogni volta che abbasso la guardia, vengo pugnalato alle spalle. Non posso permettere che accada di nuovo, non posso permetterlo a me stesso, né a te. -
Myra si avvicinò a lui, cercando di scrutare oltre quella maschera di sospetto e paura.
- Mi ami o no? Se mi ami devi fidarti di me. -
L’uomo rimase in silenzio, il respiro pesante, combattuto tra la paura che lo divorava e il legame che sentiva ancora con lei. Alla fine, lasciò cadere le spalle, come se un peso insostenibile lo avesse vinto.
- Ti amo e mi fido di te. - borbottò alla fine. Il muro che li separava crollò a causa di quelle parole e così tutte le incomprensioni tra loro. Myra si sentì rinvigorita, si sentì dinuovo bene.
- Allora lascia che io combatta per te. Lasciami essere la tua forza. - ribatté lei inginocchiandosi davanti a lui.
- Combattere per me? Myra... Tu non sei mai salita su un drago. È un suicidio. E fidati, non voglio vederti tornare come me. -
Myra gli strinse la mano con delicatezza.
- Imparerò tutto ciò che serve. Farò tutto ciò che è in mio potere per proteggerti. - mormorò lei, baciandogli il dorso della mano.
- Myra... Aemond ha Vaghar. E ci sono altri draghi dall'altra parte. Adesso dobbiamo attendere, come ha detto Ser Larys. Poi penseremo a un piano d'attacco. -
La serva annuì a quelle parole e si soffermò a fissarlo. Erano soli, finalmente. Quella situazione le riportò alla mente ciò che era successo anni prima nel Fortino di Maegor.
Come prima cosa si avvicinò a lui, ignorando tutte le sue ustioni e deformità per poi baciare le sue labbra. Le loro lingue si incontrarono dopo anni. Fu un bacio appassionato e selvaggio, così tanto che in poco tempo i due si ritrovarono senza fiato.
E così, quasi animata dal ricordo, allungò la mano fino a raggiungere le brache del suo Re.
Aegon si irrigidì a quel contatto e serrò la mascella. Un tempo non avrebbe mai disdegnato un simile atto.
- No, Myra. No. - sussurrò lui, voltando lo sguardo, imbarazzato da quella situazione.
La serva addolcì il suo sguardo.
- Non vuoi o non puoi? - mormorò lei comprensiva.
- Non posso. - rispose Aegon senza esitazione, mentre una lacrima iniziò a rigargli il viso. - Le ustioni si estendono fino alla metà della mia gamba. Anche lì, nonostante le protezioni dell'armatura. -
Myra annuì a quelle parole, mordendosi le labbra per essere stata così indelicata.
- Posso guardare? -
Aegon strinse le gambe, imbarazzato da quella richiesta. Un tempo il suo cazzo era il suo più grande orgoglio. Adesso invece se ne vergognava.
- È uno schifo, Myra. Non ne vale la pena. -
- Lascia che sia io a giudicare. - insisté lei, accarezzandogli la mano. - Mi prenderò io cura di te. Sempre. - e pian piano slacciò le brache dell'uomo lasciandole cadere a terra.
Il cazzo di Aegon presentava una lunga ustione ormai cicatrizzata su tutto il lato sinistro. Oltre a quello, era normale, ancora integro.
- Rilassati. - sussurrò lei. Aegon assistette a quella scena inerme, sempre attento e impaurito dal dolore che di lì a poco avrebbe provato. O meglio, immaginava di provarlo.
- Fa' piano, ti prego. - la supplicò lui.
Myra lo toccò con delicatezza e quello rispose naturalmente dopo poco, riportando alla memoria le notti di passione che avevano avuto tempo addietro. Poi, sempre con movimenti attenti, prese il suo cazzo tra le labbra. Vide l'espressione di Aegon cambiare: non c'era più traccia di paura sul suo viso. Si soffermò in quel gesto, muovendo la lingua sapientemente lungo tutta la sua altezza.
- Brava... - mormorò lui sollevando la testa e godendosi quel trattamento.
Myra continuò per un po', poi si alzò. Si tolse il vestito marrone che usava abitualmente e Aegon fu felice di constatare che quel corpo, malgrado gli anni, fosse identico a come lo ricordava.
- Giurami che sarò l'ultima, Aegon. -
Fu allora che il Re fece uno sforzo immane per alzarsi e posizionarsi dietro di lei.
- Sarai l'ultima. E io sarò l'ultimo per te. -
E così dicendo, Myra allargò le gambe e gli permise di entrare dentro di sé. La serva capì subito il perché di quella posizione: non era una questione di dominanza. Era l'unica posizione in cui Aegon avrebbe ancora avuto il controllo della situazione. Se lei si fosse messa sopra di lui gli avrebbe schiacciato il corpo, provocandogli altro dolore. E la stessa cosa sarebbe successa al contrario.
Invece quella situazione riusciva a limitare i danni a lui e a provocare un piacere smisurato in lei. Sentì le mani del re poggiarsi sul suo corpo, stringerle i seni e i fianchi. Sentì i suoi genitali pulsare accaldati mentre Aegon, tra un gemito e l'altro, continuava a spingere dentro di lei.
Aveva agognato quel momento. Erano anni che non aveva più fatto l'amore con lui. E adesso, erano lì, incastrati.
- Ti amo, Aegon. - gemette lei, allargando di poco le cosce e consentendo all'uomo di spingersi ancora più in profondità.
- Anch'io, Myra. - ansimò lui, con un'ultima spinta. E a quel punto, la serva sentì fiotti caldi scorrere in lei.
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