XLI. Apatia

Aegon non riusciva a credere ai suoi occhi e soprattutto non riusciva a smettere di fissare Myra mentre si allontanavano dal Cannibale con il cuore che gli batteva furiosamente nel petto.

Il drago era lì, in tutta la sua terrificante potenza, eppure aveva ascoltato le parole della sua serva e aveva obbedito. Si era lasciato accarezzare dalla mano di quella ragazza come se fosse un comune animale domestico. Non era possibile, non per il Cannibale, una creatura conosciuta per la sua ira verso ogni essere vivente, compresi i suoi simili. Eppure, Myra lo aveva domato.  Non era naturale. Non poteva essere reale.

Aegon ripensò a tutto ciò che si sapeva su quel drago che a dire il vero era ben poco, in quanto era forse la bestia più misteriosa nel continente occidentale.

Quando era bambino era rimasto affascinato da quei disegni, dall'immagine spaventosa di quella belva oscura che troneggiava sulle pagine di un vecchio tomo di storia. Lui odiava studiare ma era rimasto impressionato e ricordava bene di aver letto che nessuno era mai riuscito a domarlo. Era una leggenda proprio perché in pochi erano sopravvissuti al suo passaggio. Vederlo dal vivo però era ben diverso. Quando lo aveva riconosciuto aveva sperato che fosse un incubo, invece quella era la realtà più terribile che potesse presentarsi.

Il Cannibale, uno dei draghi più antichi e potenti ancora in vita, si lasciava domare da una donna. E non da una vera Targaryen, ma con ogni probabilità da una bastarda.

Rimase in silenzio mentre i loro passi li conducevano lontano dalla bestia, ma il suo tacere era pieno del suo risentimento. Aegon cercava di contenere la rabbia che cresceva in lui, ma non riusciva a placare il tumulto dentro di sé. Infine, il veleno che bolliva nelle sue vene si riversò in parole cariche d’accusa.

- Chi diavolo sei tu? -  Le parole gli uscirono dalle labbra come una frustata. - Mi hai mentito, Myra. Mi hai mentito su ogni cosa. Per tutti questi anni. -

Lei si voltò verso di lui, sorpresa e confusa, ma Aegon vide solo colpa nei suoi occhi. Era troppo arrabbiato per considerare altre possibilità. D'un tratto non si rendeva più conto della sua bellezza, osservava solo i suoi tratti somatici e i suoi capelli. Quella era una ragazza qualunque: aveva dei capelli crespi e scuri, occhi scuri, viso magrolino. Non c'era traccia di audacia né di arroganza nel suo animo.

- Hai sangue Targaryen nelle vene?- Ma quella, più che una domanda suonava come un'accusa mentre la sua voce era più tagliente del vetro. - Come altrimenti potresti aver domato quel fottuto mostro? Sei una bastarda? -

E quando lei indietreggiò e non rispose, carico di ira rincarò la dose alzando la voce.
- Sei una fottuta bastarda? Rispondimi! -

Myra scosse la testa, il volto pallido sotto il peso delle sue accuse.
- Io non... non so cosa sia successo, Aegon. - rispose, la voce tremante. D'un tratto non c'era più traccia del suo essere spavalda, della sua immancabile parlantina. Sembrava più turbata che mai.
- Non capisco nemmeno io... non so come sia possibile. -

Doveva conoscerlo già. Forse non era neppure la prima volta che lo toccava.

Ma le sue parole non facevano che alimentare la sua rabbia.
- Non sai? Non capisci?- Aegon sentì un amaro sussulto di riso salire in gola.
- Mi stai prendendo per un'idiota? Per anni ti ho protetta, ti ho dato la mia fiducia, ti ho dato soldi e tu mi ripaghi con bugie? Con segreti? -

Furono quelle parole a scuotere la serva al punto che non fu più tremante né spaventata, adesso era furiosa anche lei.
- Stai mettendo in dubbio le mie parole? Pensavo mi amassi. E mi credessi. -

Il ricordo di lei che accarezzava il Cannibale, quel mostro che aveva seminato terrore per tutta la sua vita, lo assaliva continuamente, facendogli rivoltare lo stomaco. Quel drago, che non aveva mai obbedito a nessuno, si era lasciato ammansire da Myra, come se fosse una Targaryen di puro sangue.

Come poteva non essere furioso? Come poteva non sentirsi tradito?

Aegon non riusciva a scacciare il pensiero che Myra gli avesse nascosto la sua vera natura, che fosse parte di qualche complotto più grande, forse persino contro di lui. E più ci pensava, più i suoi pensieri si tingevano di rabbia. Non poteva tollerare l’idea di essere stato ingannato così a lungo.

- Tu... Sei una spia di mia sorella? - domandò a una certa sgranando gli occhi.

Myra aggrottò le sopracciglia e poi rispose a tono, prendendogli la mano.

- Stai scherzando, vero? -

- Rispondimi. Sei una fottuta spia di Rhaenyra? - domandò a bruciapelo, scrutando negli occhi quella che credeva essere la sua amata. - Non so chi cazzo sei. E non posso fidarmi di te, così. -

Quella conversazione stava provocando solo danni nel loro rapporto. Ogni singola frase pronunciata da Aegon creava uno strappo irreparabile nel cuore di Myra.

- Sì. Sono una fottuta spia. E ti ho servito per sei anni. Ti ho lavato il culo per sei anni. Credi davvero che se fossi una sua spia e se avessi ai miei comandi un drago del genere non ti avrei già ucciso? Pensi forse che sarei rimasta ad Approdo del Re a medicare le tue ferite? Pensi forse che non ti avrei ucciso non appena tu ti fossi voltato? -

Myra prese fiato e urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

- Dovresti solo ringraziarmi per tutto ciò che ho fatto. Per l'amore che ti ho dimostrato. -

Aegon sembrava sul punto di rispondere, ma le parole le morirono in gola. Forse si rese conto che qualsiasi cosa avesse detto non avrebbe riparato le maldicenze che aveva pronunciato. Si rese conto di quanto fosse stupido solo in quel momento, solo dopo quelle parole. Il suo cuore, un tempo così vicino a lei, ora si chiudeva come una fortezza sotto assedio, mentre una parte di lui si chiedeva se sarebbe mai riuscito a fidarsi di nuovo di qualcuno.

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