XL. Devastante
L'enorme bestia planò con intento assassino e si stabilì proprio davanti a Sunfyre, che appariva innocuo al confronto. Il drago dorato mostrò i denti color avorio, cercando di difendersi da quello sconosciuto.
Aegon tremò davanti a quell'essere che in un primo momento non riconobbe. Quella creatura non era Vaghar e al di sopra non c'era nessuno.
Il Re si immobilizzò con il cuore che batteva furiosamente nel suo petto. Aveva appena raggiunto il massimo della felicità quando aveva ritrovato il suo Sunfyre e adesso l'enorme bestia nera che aveva davanti stava distruggendo ogni traccia di speranza che ancora resisteva dentro di lui.
Myra sentiva ogni fibra del suo corpo fremere. Una voce interiore le diceva che doveva fuggire, scappare il più lontano possibile da quel mostro. Non aveva la più pallida idea di chi fosse quel drago, non l'aveva mai visto prima.
- Il Cannibale... - sussurrò Aegon come se stesse ancora realizzando la cosa.
La serva d'un tratto capì. L'incubo di ogni bambino di Westeros era quel drago leggendario che terrorizzava Roccia del Drago da generazioni. Myra non aveva mai creduto alla sua esistenza, non l'aveva mai visto e le poche persone che avevano raccontato di quel mostro non erano state credute. In pochi erano sopravvissuti al suo passaggio e ancora meno erano riusciti a raccontarlo. Quel demonio si nutriva di tutto ciò che incontrava e non disdegnava le carcasse degli altri draghi. Si diceva che il suo giaciglio fosse composto dalle ossa dei suoi simili e che avesse sviluppato una sete di sangue ineguagliabile.
Myra credette di star per avere un arresto cardiaco. Non sentiva più il sangue scorrere nel suo corpo e le sue orecchie si erano ovattate.
Il suo ruggito le fece vibrare le ossa.
Aegon si piazzò davanti a Sunfyre, estrasse la sua spada e la dirizzò verso il drago come se questo potesse placare la belva. Le sue mani tremarono mentre brandiva quell'arma, ma la sua determinazione non vacillò neppure per un istante.
Il Cannibale era affamato, lo si leggeva nei suoi occhi verdi e nella ferocia dei suoi movimenti. Le fauci spalancate che mostravano dei denti affilati come pugnali. Quella era una malvagità innata, quel drago era la definizione della cattiveria.
Sunfyre era raggomitolato in una posizione di difesa, ma dentro di sé anche il giovane drago sapeva che stavolta non c'era scampo.
Il Cannibale era stato attirato dai suoi lamenti ed era pronto a divorarlo.
L'urlo disperato di Aegon ruppe il silenzio che si era creato.
- No! Va via! Stagli lontano! - gridò con tutto il fiato che gli rimaneva, mentre l'altro avanzava con calma consapevole che nessuno poteva sfuggirgli.
Spalancò la bocca, mostrando ancora le tre file di denti affilati e caricando il fuoco nella sua gola. Un bagliore rosso e arancione iniziò a salire lungo il gargarozzo fino a illuminare il fondo delle sue fauci, pronto a carbonizzarli.
Myra era terrorizzata. Sembrava che tutto si fosse sistemato, che tutto stesse andando per il verso giusto e all'improvviso quella convinzione sfumava per colpa di un essere nato direttamente dall'inferno. Avrebbe giocato con loro prima di ammazzarli, si stava divertendo per rendere quella caccia più eccitante. Myra di questo ne era sicura.
Qualcosa quel giorno si ruppe dentro di lei, quando vide il Cannibale prepararsi a divorare il suo amato.
La sua voce squarciò il cielo quando urlò con tutto il fiato che aveva nel cuore.
- No! -
In quel momento tutto sembrò fermarsi. Myra non si era neppure resa conto che si era spostata e adesso si trovava proprio tra Aegon e l'enorme drago nero. Il muso orrido della bestia si chiuse e dalle sue narici fuoriuscì del fumo cinereo.
Sentiva le gambe tremare, sentiva che stava per cadere. Ma non poteva permettersi di cedere. Aegon e Sunfyre erano dietro di lei, difesi dal suo misero corpo. Aveva allargato braccia e gambe e guardava quel drago fisso nelle iridi.
Il Cannibale la fissava, la sua ira era palpabile. I suoi occhi verdi erano il ritratto della malignità e scintillavano di una collera innaturale.
Quella bestia non era mai stata cavalcata. Era un drago selvaggio che viveva da solo, nutrendosi di tutto ciò che gli capitava. Era un sopravvissuto, proprio come lei.
Qualcosa le diceva di non muoversi, di non mostrare la paura che la divorava.
Aegon dietro di lei guardava la scena pietrificato, immobile e con la schiena contro il muso del suo Sunfyre. Avrebbe voluto gridare di scappare ma gli mancò la forza per farlo.
Ogni singolo istante sembrò durare un'infinità. Poi, Myra fece qualcosa di impensabile. Con un gesto lento e calmo allungò la mano verso la bestia. La serva sentiva Aegon dietro di sé, percepiva la sua disperazione e il suo terrore. D'un tratto se ne fece carico.
Il Cannibale emise un ringhio feroce e mostrò i denti, pronto a riaprire la bocca e a divorarla. Forse già stava immaginando il sapore dolce del sangue di una giovane donna.
Myra non sapeva più cosa stava sperando di ottenere; forse sperava solo di ottenere qualche secondo di vita in più o forse cercava solo di distrarlo per permettere al suo amante di scappare.
Allungò ancora la mano fino a sfiorare le squame centenarie della bestia. Quel drago aveva origini misteriose. Si diceva che provenisse dall'antica Valyria proprio come Balerion, Meraxes e Vaghar.
Le sue dita tremarono ma non si fermò. Se avesse mostrato paura quel demonio l'avrebbe carbonizzata sul posto.
Il Cannibale rimase immobile mentre la mano di lei aderì perfettamente alla sua pelle nera come il carbone. Era caldo, dentro di lui scorreva la lava di un vulcano. Era arrabbiato e affamato, come una belva in trappola che cerca disperatamente del cibo.
Ogni muscolo di Myra era teso, lei era pronta a scattare indietro al primo passo falso ma il Cannibale non si mosse. Continuò a scrutarla con quegli occhi verdi e ipnotici, chiedendosi forse chi fosse quella ragazzina così pazza da mettersi sul suo cammino.
Devo proteggere Aegon. Devo proteggere Sunfyre. Qualche altro istante ancora. Ti prego.
Il drago sembrava leggerle i pensieri, il fuoco nella sua gola era sparito ma la minaccia era ancora presente. Myra era consapevole che quella era solo una piccola tregua, che ogni secondo guadagnato era un dono degli dei. Si chiese perché lo avesse fatto, si rese conto in un attimo di aver sfidato la bestia più temuta del continente occidentale.
Non per me. Per Aegon. Per Sunfyre. Calmati, ora.
Pensò ancora lei, mormorando quelle parole a bassa voce.
Il Cannibale non si addolcì. Ma non la divorò. Non abbassò la guardia. Myra fece segno agli altri di andare e quello lasciò che gli altri indietreggiassero. Il suo pasto stava scappando e questo lo fece incazzare.
Con il cuore ancora in gola, Myra capì che se non avesse nutrito subito quel drago allora lui l'avrebbe divorata. Fece segno al drago di stare fermo, guardandolo ancora negli occhi con un cenno di sfida.
Si guardò intorno e individuò gli agnellini che Ser Criston Cole aveva fatto legare a degli alberi poco lontani e diresse il drago contro di loro. In un attimo il Cannibale aprì le fauci e arrostì quei piccoli animali, l'aria divenne pesante mentre il fumo si diffondeva nella foresta e lui ingoiava i resti bruciacchiati degli ovini.
D'un tratto Myra ricordò quello che aveva visto molti anni prima ad Harrenhal. Quel nero che ricordava non era altro che il colore di quella bestia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top