XIII. Incrinato
La notte passò in fretta e lasciò posto al giorno che portò con sé tanto dolore e amarezza. La serva si svegliò sul petto del principe e quando intravide le luci dell'alba penetrare dalla finestra, capì che fosse il momento adatto per tornare indietro.
Myra si mosse leggermente, gli occhi ancora chiusi, e sospirò profondamente. Aegon sentì il suo cuore stringersi; sapeva che quel momento di felicità non poteva durare.
Allora lei si sollevò piano, sedendosi sul bordo del letto. Si strofinò gli occhi, poi si voltò verso di lui, il volto illuminato dalla luce dorata del mattino.
- Devo andare... - disse con voce sommessa, ma decisa.
Aegon si sollevò a sedere accanto a lei, il cuore pesante.
- Devi davvero? Non possiamo restare un altro po'? - domandò a bassa voce.
Myra scosse la testa, un sorriso triste sulle labbra.
- Se potessi, resterei. Ma sai che non è possibile. La mia assenza sarà già stata notata e chissà quali scuse dovrò inventarmi... -
Aegon deglutì, con la consapevolezza che non poteva in alcun modo impedirle di andare via. Aveva già fatto fin troppo per lui. Chiederle di restare era da egoisti e da irresponsabili.
- Non voglio restare solo. - mormorò a bassa voce, con gli occhi colmi di tristezza.
Myra si avvicinò, posandogli una mano sulla guancia.
- E tu non puoi darla vinta a loro. Devi resistere, Aegon. Io so che puoi farcela. -
Lui abbassò lo sguardo, cercando di trattenere le lacrime.
- Sono vinto dal giorno in cui sono nato. Non cambierà nulla. - borbottò lui, voltando il capo, quasi si vergognasse dei suoi occhi lucidi.
- Ti sconfiggono solo se glielo permetterai. Sei più forte di ciò che pensi. E mangia qualcosa quando ti porteranno il pranzo. - si raccomandò lei abbozzando un sorriso.
- Tu tornerai, vero? -
Myra ebbe un istante di esitazione. Certo che sarebbe tornata, non l'avrebbe lasciato da solo, l'aveva giurato. Eppure avvertiva una sensazione di pesantezza sullo stomaco, come se fosse sul punto di vomitare.
Myra lo baciò dolcemente sulle labbra, un bacio breve ma pieno di affetto.
- Tornerò stanotte, te lo prometto. - bisbigliò lei accarezzandogli i capelli biondi. Aegon la lasciò fare e posò il mento sulla sua spalla, lasciandosi sorreggere da lei.
- ...e mi porti anche del vino? -
La serva scoppiò a ridere all'istante, divertita da quella richiesta. Gli mancavano più gli alcolici che le donne.
- Certo, mio principe. Così quando ti vedranno ubriaco capiranno che qualcuno è venuto qui a portarti da bere. - rispose sarcastica, sistemandosi i capelli e raccogliendoli velocemente in una treccia semplice. I suoi movimenti meccanici lasciarono Aegon stupefatto.
- Una sola caraffa! E la berremo insieme! - aggiunse lui con un sorriso sornione.
Myra memorizzò quel sorriso, pensando a quanto fosse bello. Erano poche le volte in cui aveva visto il principe contento, sorridere per davvero.
- Vedrò cosa posso fare. Tu fa' il bravo. - commentò e poi con riluttanza, si alzò dal letto e si vestì in silenzio. Aegon la osservava, memorizzando ogni dettaglio, ogni movimento. Quando fu pronta, si avvicinò di nuovo a lui.
- A stanotte, mio principe. -
Myra gli sorrise un'ultima volta, poi si diresse verso la porta. La aprì lentamente, controllando che il corridoio fosse libero. Prima di uscire, si voltò e gli lanciò un ultimo sguardo.
- A stanotte, Myra. - disse dolcemente lui, che non si era ancora alzato dal letto e la guardava con occhi tristi. Respirò a pieni polmoni e sparì nel corridoio.
Aegon rimase seduto, il cuore pesante e la mente affollata di pensieri. Le parole di Myra risuonavano nella sua testa. Doveva essere forte, per lei, per loro.
Il sole continuava a salire nel cielo, portando con sé un nuovo giorno. Ma per Aegon, il mondo sembrava un po' più grigio senza Myra accanto a lui.
Tornare indietro fu alquanto semplice. Myra non si rese conto di quanto tempo ci mise, sapeva solo che era stata incredibilmente fortunata a non trovare nessuno sul suo cammino. Nelle cucine c'era solo qualche sguattero di terza categoria, troppo impegnati per rendersi conto che Myra fosse sbucata dal nulla.
Raggiunse le scale che conducevano alle stanze del personale e le scese in fretta, con il cuore in gola. Si calmò solo dopo che entrò nella sua stanza. Si levò il vestito marrone che portava e lo gettò in terra, per restare con la sottoveste di cotone bianca addosso.
Si gettò sul suo pagliericcio per un istante. E fu lì che per lei iniziò quel momento cruciale che avviene ad ogni separazione.
Myra pianse a lungo, in silenzio. E più scacciava le lacrime e le asciugava con le maniche della sottoveste, più quelle le rigavano il viso.
Non erano nati per stare insieme. Il loro ceto non l'avrebbe mai permesso. E poi, Aegon era diverso quando era in pubblico. Si comportava così solo perché era spaventato dalla solitudine?
Ripensò a tutte le volte che l'aveva visto abbandonato a sé stesso, con le occhiaie che gli cerchiavano gli occhi fino a infossarglieli. Aegon non stava bene e lei l'aveva capito.
Ma non doveva dimenticare ciò che Aegon aveva fatto in passato. Del resto era uno schifoso, un uomo senza lealtà. Ma allora perché provava pietà per lui? Perché desiderava solo abbracciarlo e tenerlo lontano dalla sua famiglia? Voleva proteggerlo.
Lei, una schiava, voleva proteggere il principe. Non aveva senso. Non c'era logica in quel pensiero. Eppure era la verità dei fatti.
Il suo pagliericcio diventò testimone del dolore che lei provava nel sapere che quella felicità era solo temporanea.
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