XII. Incredulo
Approdo del Re brulicava di gente di tutti i tipi di notte. E l'assenza del principe Aegon nei vari bordelli della città fu subito nota ai più. Alcuni sostenevano che questo fosse stato ferito in un allenamento, altri diffondevano la diceria che fosse malato e altri ancora pensavano che qualcosa di oscuro si celasse dietro quella misteriosa sparizione.
Le guardie che sorvegliavano il Fortino di Maegor videro le luci spegnersi e non sentirono i gemiti che provenivano da quella torre.
- Aspettate. Non voglio andare oltre. - mormorò Myra, mentre una mano del principe stringeva uno dei suoi seni. Non si erano denudati, o almeno non completamente. Il principe era a petto nudo mentre la serva era ancora vestita, a cavalcioni su di lui.
- Mh... E perché? - mugolò lui con un sorriso.
- Non sono qui per farvi da puttana. - dichiarò lei alzandosi.
- Ah no? Sei venuta qui, mi baci, mi accarezzi dappertutto... Ci rotoliamo nel letto e ci baciamo ovunque... Perché fermarci? Abbiamo tutta la notte. - mormorò lui mordendole il lobo dell'orecchio.
- Perché... - Myra sentì la saliva mancare nella sua bocca. Non riusciva ad articolare ciò che pensava. Era stupido dirlo.
- Dimmelo. - ordinò ancora lui, sollevandosi di poco e fissandola con desiderio.
La serva riflettè a lungo su ciò che voleva dire. L'avrebbe presa in giro. L'avrebbe schernita per questo. E del resto come biasimarlo? Non era stata nient'altro che la sua tappezzeria negli ultimi mesi. Lo aveva conosciuto grazie a quei piccoli momenti di dolore, quelli dove aveva bisogno di sfogarsi.
Si morse la lingua e chiuse gli occhi prima di dirlo. Aveva paura di vedere la sua reazione.
- Perché ti amo. - mormorò lei, distogliendo lo sguardo. Dimenticò ogni formalità.
Aegon rimase in silenzio a quelle parole, lo sguardo era incredulo e sorpreso. Non era mai stato davvero importante per qualcuno, sentire quelle parole indirizzate alla sua persona era assurdo. Persino gli amici che aveva sempre intorno erano del tutto estranei ai suoi momenti di depressione. Nessuno sapeva quanto dolore provasse. E lei, aveva scoperto tutto. E l'aveva fatto nel giro di pochi mesi.
Si sentì nudo, per la prima volta. Non aveva mai pensavo di sentirsi a disagio in quel modo. Era sempre stato spavaldo, non aveva mai mostrato la sua paura a qualcuno.
Il titolo, il potere, la famiglia, il denaro. Ecco cosa contava per gli altri. Ma Myra... perché gli diceva questo? Perché d'un tratto si ritrovava chiuso in una torre con una serva che gli dichiarava il proprio amore?
- Tu... mi ami? - chiese quasi ridendo, come se quell'idea fosse tanto assurda e priva di ogni senso logico. - Non è possibile. - mormorò con ancora un sorriso sul volto, confuso e misto all'incredulità della cosa.
- Come puoi amarmi? Dopo ciò che ho fatto? Dopo ciò che hai visto! Tu... vuoi i miei soldi? Il titolo? Io sono il principe... - ripeté a sé stesso in un vortice di pensieri gettati fuori con la stessa impetuosa forza con cui una cascata rigetta l'acqua.
Myra sospirò, consapevole che avrebbe fatto male. Quelle parole furono una coltellata. Perché stare con lui prevedeva pochi minuti di gioia e infinite ore di agonia? Le lacrime le pungevano gli angoli degli occhi.
- Non mi interessano queste cose. E tu... non sei solo un principe. Sei una persona Aegon. Come chiunque altro. Sei fatto di carne ed ossa, sorridi, piangi, puoi ferirti, puoi sanguinare, puoi gioire. Sei una persona prima che un principe. Ho visto i tuoi momenti di debolezza e non ho scelto di amarti. È così e basta. - mormorò lei, voltandosi verso la finestra. Adesso sì che avrebbe voluto che non ci fossero state le sbarre a impedire il suicidio.
- Ma perché? Non ho fatto nulla per meritarmi il tuo amore. - era vulnerabile. Si sentiva schiaffeggiato, pieno di insicurezze.
- L'amore non si merita, Aegon. -
Myra si voltò, il vento che proveniva da dietro di lei le accarezzava dolcemente i capelli castani. Si accostò a lui e gli accarezzò il viso delicata.
- È qualcosa di incondizionato, qualcosa che non si può controllare né placare. O lo provi o non lo provi. È dare qualsiasi cosa per vedere l'altro stare bene. - spiegò lei.
Aegon la fissava, cercando di comprendere quelle parole che risuonavano profonde e sconosciute. Era vulnerabile, schiaffeggiato dalle sue stesse insicurezze, e l'ammissione di Myra lo aveva messo a nudo in un modo che non avrebbe mai immaginato.
- Ma come puoi amarmi, Myra? - chiese, la voce appena un sussurro. - Io sono pieno di difetti, di paure. Ho fatto cose di cui non vado fiero... - confessò abbassando lo sguardo.
- Ti amo nonostante tutto questo, Aegon. - sussurrò lei, le dita che sfioravano la pelle del suo viso. - Ti amo perché vedo oltre i tuoi difetti, vedo ciò che hai dentro. Quello che cerca disperatamente di fare la cosa giusta, che soffre e lotta. -
Le parole di Myra colpirono Aegon profondamente. Nessuno aveva mai visto in lui qualcosa di più di un principe, di un futuro re o di un semplice uomo di piacere. Nessuno aveva mai guardato oltre la sua maschera.
- Io... - balbettò, cercando di trovare le parole. - Non so se riesco a ricambiare. Non so nemmeno cosa sia l'amore. -
Tutta la freddezza che l'aveva accompagnato per anni per una volta veniva meno. E c'erano volute solo due parole pronunciate da una serva.
Myra annuì, accettando la sua confusione.
- Non ti sto chiedendo di ricambiare. - disse dolcemente. - Voglio solo che tu sappia che sei amato. Per me sei importante. E questo è il primo passo, Aegon. -
Lui chiuse gli occhi, sentendo una lacrima scivolare lungo la guancia. Le sue parole lo avevano toccato nel profondo, risvegliando sentimenti che non sapeva di avere. Forse, per la prima volta nella sua vita, sentiva di poter essere qualcosa di più, qualcuno di più.
Quella notte i due non fecero sesso. Non ci fu nulla di perverso nei loro baci, nelle loro intenzioni. Rimasero abbracciati per tutto quel tempo. Myra dormì sul letto del suo principe sentendo il suo cuore che per una volta batteva regolarmente e rifletteva quelle parole che non aveva mai sentito in vita sua: "Ti-a-mo".
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