V. Insofferente
Myra non aveva amici all'interno della Fortezza rossa. Le altre serve spesso la guardavano male perché avevano scoperto ben presto quanto fosse poco incline a subire ogni sorta di angheria in silenzio. Creare un'amicizia con una persona che poteva solo portarti guai non era un bel modo per andare avanti in un mondo dove al primo errore perdevi una mano.
- Và da Aegon ogni giorno, eppure non sembra spaventata. Per lo più... la vedo infastidita. - commentò a una certa Raska, una donna sui trent'anni dai capelli corti e scuri. Aveva un viso severo, era stata per molto tempo proprio lei a coordinare le altre serve.
- Questo lo dici perché non vedi sotto la veste. Secondo me avrà tanti di quei lividi viola sulle natiche... - borbottò Xapa, l'anziana del gruppetto, mentre batteva con un bastone la lana infeltrita.
- Se vuole servire Aegon io sono più che contenta, almeno non dobbiamo averci nulla a che fare noi! Forse, sotto sotto, ci gode. - ridacchiò infine Frannie.
Per un periodo Myra aveva pensato che Frannie fosse dalla sua parte. Avevano più o meno la stessa età, solo che la seconda aveva iniziato a lavorare già da qualche mese.
- Che puttana. - ribatté Xapa, prima di lavare i batuffoli di lana nella cesta piena di acqua e urina.
Le altre risero a quelle parole.
Myra si toccò il collo, alla ricerca del suo medaglione. Si morse le labbra cercando un modo per resistere alla voglia di rispondere in malo modo e fece finta di nulla, continuando a cardare la lana che aveva sul tavolino. Lo fece con tanta forza da farsi venire una tendinite, ma questo lo tenne nascosto.
Non partecipava mai alle discussioni delle serve e dei servi, aveva imparato a farsi gli affari suoi e a vivere con quel poco che guadagnava. Poteva andare peggio.
Di solito Myra alla fine del suo turno, tornava nella sua piccola stanza che sembrava uno sgabuzzino per quanto era piccolo, poi accendeva il lume ad olio e "leggeva" qualche pagina di un libro che aveva trovato per caso all'interno delle scuderie. Forse qualche nobile l'aveva dimenticato lì. Nessuno l'aveva reclamato e lei se n'era appropriata, nascondendolo gelosamente sotto il pagliericcio che fungeva da letto.
Non sapeva leggere, si limitava a guardare quelle scritte che nella sua testa erano solo tante piccole immagini prive di senso e poi ammirava i disegni. Sulla prima pagina del libro c'erano tre draghi che volavano verso Approdo del re, un uomo e due donne. Capì quasi subito che quello doveva essere Aegon il conquistatore, il primo re Targaryen ad aver regnato sui Sette Regni. Non conosceva altri nomi, non aveva mai ricevuto lezioni di storia e non le erano di alcuna utilità.
Conosceva ormai i nomi di tutte le persone che abitavano nella Fortezza Rossa, semplicemente per sopravvivere.
Chiuse il libro quando sentì dei rumori provenire da fuori e accostò l'orecchio alla porta. Stava per girare la chiave nella serratura e rigirarsi verso il suo giaciglio, quando sentì una voce a lei fin troppo familiare.
- Ho de-detto che... voghlio... Voglio aaaaltro vino! -
Myra aprì la porta, guardando dallo spiraglio la figura di Aegon che veniva trascinata dai suoi amici per le scale. Trattenne il fiato a quella vista e si nascose, seguendo i tre. Erano tutti ubriachi, così ubriachi da sembrare pazzi.
Myra guardava la scena avvilita. Vedere Aegon ridotto in quello stato non era una novità, ma ogni volta era come una pugnalata al cuore. Era diventata quasi una routine per lei, assistere ai suoi eccessi e poi aiutarlo a tornare alla sua stanza. Prese un respiro profondo e uscì dal suo nascondiglio, avvicinandosi al gruppo con passo deciso.
- Posso aiutarvi a portarlo a letto. - disse con una voce che cercava di essere ferma, ma che tradiva una leggera esitazione. Era uscita dalla sua stanza con ancora la vestaglia addosso, la sottogonna che lasciava intravedere cosa ci fosse al di sotto. Intravide nei loro occhi il pensiero maligno e deglutì.
- Oh, guarda chi c'è, la piccola servetta - disse uno di loro, un ragazzo biondo con un sorriso sprezzante. - Se vuoi aiutarci dovresti inginocchiarti... -
Myra ignorò il commento e si avvicinò ad Aegon, che barcollava e farfugliava parole incomprensibili. I capelli argentei dell'uomo ricadevano sul suo viso, coprendo le gote paonazze. Lo prese sotto il braccio, cercando di sostenere il suo peso. Gli amici, vedendo la scena, si avvicinarono con intenzioni tutt'altro che amichevoli.
Erano quasi arrivati nella stanza del re e i tre uomini non avevano fatto altro che ridere, senza aiutare davvero Myra.
- Si vede tutto con questa sottoveste... Facevi la puttana prima? Siamo già stati insieme io e te, amoruccio? - chiedeva uno, allungando una mano verso le cosce di lei. La serva rabbrividì a quel contatto, consapevole che in fin dei conti se l'era cercata. Se fosse rimasta in silenzio, chiusa nella sua stanza, niente di tutto ciò sarebbe capitato.
- Lasciala stare - mormorò Aegon con voce impastata, cercando di allontanarli con un gesto della mano un po' impacciato. - Ho detto... lasciatela stare! -
I tre nobili si fermarono, sorpresi dalla reazione del principe. Uno di loro, un ragazzo dai capelli neri e ricci, si avvicinò minaccioso a Myra.
- Perché dovremmo? Lei è solo una serva - disse con disprezzo, accarezzandole ancora la schiena.
Ma Aegon, nonostante l'ubriachezza, sembrava deciso. - Lei è mia. Lasciala. - ringhiò ancora, voltando il capo verso l'amico. Le iridi azzurre brillavano di un sentimento estraneo al principe Aegon.
I tre si scambiarono occhiate perplesse ma, alla fine, decisero di obbedire. Era pur sempre il figlio del re, il primogenito. Se ne andarono borbottando tra di loro, lasciando Myra e Aegon soli.
La serva aiutò il principe a raggiungere la sua stanza, sforzandosi di non mostrare la fatica che le costava sostenere il suo peso. Aveva il braccio dolorante a causa dei lavori servili che compieva giornalmente ma dissimulava ogni dolore. Una volta dentro, lo adagiò delicatamente sul letto. Aegon la guardava con occhi annebbiati, ma nel suo sguardo c'era un misto di gratitudine e tristezza.
Myra lo fece sedere a bordo del letto e poi, con delicatezza gli sfilò la casacca e asciugò il petto madido di sudore con uno straccio. Si chinò per togliergli gli stivali e poi, sollevandogli i piedi, gli permise di stendersi. Lo sistemò su un fianco, consapevole che si lì a poco avrebbe vomitato tutto ciò che aveva bevuto.
- Perché lo fai? - chiese, la voce un po' più chiara. - Perché mi aiuti sempre? -
Myra non rispose subito. Si sedette accanto a lui, sistemando la coperta sul suo corpo. - Perché... - iniziò, cercando le parole giuste. - credo non ci sia un perché. È il mio lavoro prendermi cura di voi. -
Aegon chiuse gli occhi, un sorriso triste sulle labbra. - Sei troppo buona, Myra. Troppo buona per questo posto. -
Lei scosse la testa, consapevole che non avrebbe ricordato quella conversazione il giorno dopo. - Non sono buona. Faccio solo quello che devo fare. -
Aegon strinse leggermente la sua mano, prima di lasciarsi andare al sonno. Myra lo guardò per un momento, poi si alzò e uscì silenziosamente dalla stanza. Ripensò al principe più volte e a quanto fosse sfortunato nella sua fortuna.
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