IV. Isolato

Era una calda giornata estiva ad Approdo del Re, quando il sole ardeva alto nel cielo e il calore si rifletteva sulle strade di pietra, diffondendo lo stesso in ogni strada.

Myra sudava in continuazione, sia a causa degli innumerevoli compiti che doveva svolgere e anche a causa del vestito che portava. Le era stato ordinato di portare acqua fresca ai signori e di svolgere altre faccende domestiche.

Le strade erano affollate di gente in disperata ricerca di un po' di ombra, mentre il porto risuonava del suono dei gabbiani e delle grida dei marinai che scaricavano merci dalle varie navi.

Era primo pomeriggio, non c'era anima viva nei corridoi del castello.
Myra sentiva la sottoveste attaccarsi al corpo, la pelle era maleodorante e sentiva che i piedi le facevano male. Digrignò i denti dopo aver superato l'ennesimo gradino per giungere all'ultimo piano, dove si trovava la camera di Aegon. Ancora un po' di fatica e poi avrebbe potuto rilassarsi per qualche ora.

- Sei l'emblema della fatica, Myra. - commentò Aegon quando la vide arrivare, con le guance e la fronte madide di sudore.

Era seduto davanti alla finestra, con un calice di vino tra le mani. Bevve un sorso e poi guardò la serva, controllandola mentre riordinava i vestiti del principe.

- Anche voi, mio principe. - commentò a bassa voce Myra. Si pentì subito di averlo detto ma Aegon sorrise a quella battuta. Era di buon umore.

- Mi godo la vita e i miei privilegi. - mormorò lui. Indossava solo le braghe bianche, il petto nudo era esposto alla luce del sole. La sua pelle chiara brillava, mettendo in risalto un addome asciutto e ben allenato.

- Non dovreste allenarvi con Ser Criston Cole o con vostro fratello? - domandò Myra, girandogli attorno per prendere la caraffa di vino vuota e riporla sul vassoio. Doveva riempirla al più presto, con il miglior vino di Pentos, quello che Aegon amava di più. Aveva gli occhi lucidi, pieni di amarezza. Myra si chiedeva spesso come facesse a ingurgitare così tanto vino, ma quel giorno le parve scontata la motivazione. Aveva sentito la regina Alicent e il principe litigare ad alta voce, a proposito di Aemond.

Il sole estivo continuava a scaldare implacabile la stanza, filtrando attraverso le finestre della camera di Aegon, danzando sul pavimento di legno lucido e accarezzando la pelle sudata di Myra mentre si muoveva con discrezione per servire il principe.

Aegon si distese leggermente sulla sedia sbuffando, un'ombra di malinconia attraversò il suo sguardo mentre guardava fuori dalla finestra con disinteresse.
- Ser Criston e mio fratello sono là fuori, ma ho bisogno di un momento di pausa oggi. - confessò, la voce calda e un po' stonata dal vino.

Myra, con un gesto di servizio abituale, versò il vino con grazia e attenzione.
- Avete avuto una giornata difficile, mio principe? -

- È sempre una giornata difficile quando si ha a che fare con il re, la regina, i principi e le principesse. - confessò lui, sollevando di poco il calice, in un gesto di ringraziamento per quella piccola premura.

- Deve essere orribile. - mormorò lei con un tono ironico, prima di passare un panno imbevuto di acqua su uno scaffale.

- Mi prendi in giro? Cosa parlo a fare con te? Non potresti mai capirmi. - biascicò tra sé portandosi di nuovo il bicchiere alle labbra e scolando tutto il contenuto in due lunghi sorsi.

- Non voglio prendervi in giro. Ma voi siete il principe. Siete il primogenito. Vi divertite ogni giorno, fate ciò che più vi aggrada e avete la servitù sempre a disposizione. Nonostante questo... -

Le parole le uscirono di bocca come un fiume. Si pentì subito di aver cominciato quel discorso e tentò di dissimulare facendo cadere un libro impolverato da quello scaffale di legno, per poi raccoglierlo e pulirlo per bene.

- Continua. - ordinò lui.

- Cosa, mio principe? - domandò la serva fingendo sorpresa, guardando altrove innocentemente.

- Quello che stavi dicendo. Sei sempre spudorata e onesta, dimmi ciò che pensi se ne hai il coraggio. -

Myra si morse le labbra. Cosa avrebbe dovuto fare? Rifletté bene sulle parole da dire e poi, dopo aver riposto il libro sullo scaffale, iniziò a parlare.

- Nonostante questo, voi siete solo. Vi circondate di persone e poi passate ore a guardare il nulla, qui, dove nessuno può vedervi. -

Aegon si irrigidì leggermente sulla sedia, il calice ora vuoto tra le mani. Strinse forte quel calice, tanto che la serva temette che stesse per romperlo. Le parole di Myra lo colpirono più profondamente di quanto volesse ammettere. Guardò la serva con un'intensità nuova, cercando di cogliere ogni sfumatura del suo volto.

- Continua - ripeté, questa volta con una voce più morbida, quasi supplichevole.

Myra prese un respiro profondo.
- Siete il principe, ma vi vedo ogni giorno cercare qualcosa che non riuscite a trovare. Vi rifugiate nel vino e nella compagnia frivola, ma alla fine, siete sempre qui, solo con i vostri pensieri. -

Aegon distolse lo sguardo, fissando il sole che tramontava oltre le mura del castello.
Il silenzio durò un po', interrotto dal suono delle rondini che svolazzavano lontane.

Lei esitò, ma poi decise di parlare con la sincerità che lui aveva richiesto.
- Forse vi manca uno scopo, mio principe. Qualcosa che vi faccia sentire veramente vivo, oltre i doveri e i privilegi della vostra posizione. -

Aegon rimase in silenzio per un lungo momento, poi si alzò lentamente dalla sedia e si avvicinò alla finestra, osservando la vita che continuava al di là delle mura del castello.
- Uno scopo, - ripeté, come assaporando quella parola.

Myra lo raggiunse, mantenendo una rispettosa distanza.
- Non posso dirvelo io, mio principe. Ma credo che lo scoprirete solo se smetterete di cercarlo nei luoghi sbagliati. -

Aegon percepì quelle parole come un'ancora di salvezza ma non disse né fece nulla per coglierle. Era sempre stato abituato ad ascoltare i suggerimenti di Otto Hightower, di sua madre o di suo padre. Perché mai avrebbe dovuto dar retta a una serva?

- Io non sono solo. - mormorò a sé stesso, uscendo fuori dalla sua stanza e lasciando Mura sola con sé stessa.

Quella notte Aegon II Targaryen non fece visita ai bordelli sulla Strada della Seta.
La serva lo vide volare alto nel cielo in groppa al suo drago dorato. Si chiese dove andasse, ma sorrise al pensiero di vederlo innalzarsi al di sopra di Approdo del re.

I Targaryen erano sempre stati visti più come divinità che come uomini e Aegon quel giorno volò alto, fino quasi a sfiorare la luna. Sunfyre portò il principe oltre l'orizzonte, sparendo per qualche ora.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top