Capitolo 1: A New Start
Lysabeth P.O.V
Suona la sveglia, sono le 5:30, mi sono svegliata così presto solo per non arrivare in ritardo all'università, la Weermoor College. Dicono sia la migliore in questa cittadella, mentre penso mi dirigo in cucina, prendo una tazza verde e ci verso un po' di latte, prendo i biscotti e faccio colazione. Passo in corridoio e noto il mio zaino di scuola per terra, lo raccolgo e lo porto in camera, ci metto dentro un quaderno, l'astuccio, il diario, alcuni trucchi e il mio cellulare.
Vado in bagno e lascio che i miei occhi si abituino alla luce proveniente dalla lampada sopra allo specchio del bagno, piano piano comincio a scorgere i miei capelli marroni riflessi sul vetro. Ho sempre sognato di avere i capelli mossi, ma purtroppo devo accontentarmi dei miei lunghi capelli lisci...
Prendo la spazzola e comincio a pettinarmi, poi mi lavo il viso poco rotondo e prendo la trousse con i trucchi. Non amo truccarmi, ma un po' di mascara e un filo di eye-liner sui miei occhi verdi lo metto sempre. Mi allungo per prendere lo spazzolino e il dentifricio, ma con il mio metro e 68 centimetri non riesco bene ad arrivare al ripiano più alto, e mi tocca alzarmi in punta di piedi. Non sono molto alta per avere 19 anni, ma questi sono solo particolari...
Mi lavo i denti e ritorno nella mia stanza. Apro l'armadio. Prima di tutto il reggiseno, non ci dormo mai perché mi fa male ed è scomodo... Prendo il mio intimo ma mi accorgo che mi è diventato piccolo, credo di dover andare a prendere una 3a la prossima volta. Come vestiti oggi opto per un paio di jeans skinny strappati a vita alta che si adattano al mio corpo, una canottiera nera infilata nei pantaloni e sopra una camicia a quadri rossa, blu e bianca a maniche lunghe con i risvolti. Come scarpe scelgo delle all-star basse bianche.
Devo ammettere che per essere settembre inoltrato fa ancora caldo.
Rimango a fissarmi allo specchio per un po'. Non amo tanto il mio corpo, ma lo accetto.
La voce di mia madre interrompe i miei pensieri.
<<È ora di andare!>>
<<Arrivo>> grido.
Prendo lo zaino, ma mi metto solo una spallina, tanto è leggero e non mi da fastidio. Mia madre si è offerta di accompagnarmi il primo giorno, carino da parte sua, anche se avrei preferito andare in pullman, anche solo per abituarmici. Prendo il mio skate, dato che mia madre al ritorno non potrà venirmi a prendere e dalla pensilina del pullman a casa mia ci vogliono 10 minuti a piedi. Arriviamo, ringrazio mia madre e scendo.
Sto camminando per il cortile molto lungo della scuola, noto molte persone, fra cui a destra c'è un gruppetto di ragazze sedute su un tavolino che ridono e scherzano, dall' altro lato c'è un campo da calcio dove dei ragazzi stanno giocando. Faccio ancora un paio di passi quando mi arriva un pallone addosso, tutti che ridono mentre io cado a terra. Le mie cose sono uscite dallo zaino e il mio cellulare è caduto in terra. Spero non si sia rotto perché mia madre non me ne comprerebbe un altro. Per fortuna non si è fatto nulla, mi rialzo, raccolgo le mie robe e mi pulisco i jeans passandoci le mani sopra.
Nessuno è venuto ad aiutarmi, molto gentili qui.
Dopo essermi incammintata verso l'entrata vedo un corridoio che porta ad un bagno, corro fino ad arrivare alla porta, apro ed entro. Mi guardo allo specchio e noto un grande bernoccolo sulla mia fronte che si faceva ben notare. Tiro fuori il fondotinta e mentre cerco di far sparire quel orribile segno, entrano in bagno cinque ragazze. Sono vestite tutte con minigonna e maglia sopra all'ombelico, si può dedurre che siano le Ceer-Leader della scuola.
Iniziano a guardarsi fra di loro, credendo di sussurrare, ma la loro voce si può sentire anche fuori dal bagno. Smettono solo quando una ragazza bionda accenna qualche parola.
<<Sei nuova?>> mi dice.
La frase non è ben comprensibile, a causa della cicca che sta masticando.
<<Emh, si...>> allungo la mano per stringerle la sua, ma fa un passo indietro.
<<Oh guardate, una comune ragazza che vuole stringermi la mano!>> tutte scoppiano a ridere, tranne me, ovviamente.
Esco di corsa dal bagno, ma nel farlo mi scontro con un ragazzo. È alto, occhi marroni nocciola, che mi sorride, ma con lo scontro mi cadono i trucchi che ho in mano. Mi abbasso per raccoglierli, e lui fa lo stesso. È lui ad allungarmi la mano per primo e io gliela stringo.
<<Piacere, Lysabeth>> dico.
<<Justin, Justin bieber>> risponde lui.
Lo saluto e me ne vado, è stato gentile, forse anche fin troppo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top