secrets (revisionata)
Sono quasi le 18 e il taxi cammina silenzioso per le strade di Londra e a Richmond, un quartiere un pò isolato, scendiamo e Sherlock mi fa strada tra le villette color pastello.
-non dire nulla, non fare nulla, non pensare nulla, se ti è possibile- dice impassibile e ancora mi sorprendo. Tra tutte le stranezze di Sherlock, quella di minimizzare le cose, è uno dei suoi talenti, ma quella volta sembra serio.
-in che senso?- gli chiedo cercando di capire l'ennesimo cambio di umore e d'espressione.
-lei sente la paura, giudica la tua paura... perciò segui me e non dire nulla- dice e quello suo tono, tra le villette curate e i giardini, sembra avere tutt'altro significato.
-verrai a conoscenza dei miei segreti John ma prima, incontrerai LEI. Quindi niente rumori bruschi...- parlava come stesse raccontando qualcosa di terribile.
E cominciavo a preoccuparmi.
Alla faccia del mastino di Baskerville.
Poi sulla destra, all'ennesima villetta, né aprì il cancelletto e mi fece strada per un piccolo vialetto.
Al termine una casa dai mattoni a vista color rosa pesca. Piante e nanetti in ogni angolo e moltissima edera sulla facciata.
Era tutto curato nel minimo dettaglio.
La porta era di legno bianco e sembrava una casa molto seria.
Lui suonò al campanello vicino alla porta, su cui vi era scritto "Martin C. + Martin L."
Aprì la porta una donna severa, magrissima, dalla pelle chiara come un lenzuolo e dei corti capelli rossi a caschetto.
-Sherlock- disse fredda.
-Claudia- risponde lui con lo stesso tono.
-non ho tempo per la tua rabbia Claudia, devo vedere Harriette e Amberlyn- le sue parole sono estremamente serie e fredde, come se stesse recitando e mantenendo una parte con la donna.
-Lydia?-
-in ospedale, hanno cercato di far saltare in aria il laboratorio. Ma sta bene, vengo proprio da lì-
La donna mi scruta. Ha gli occhi grigi e non le darei più di 50 anni. -lui?-
-John Watson, il mio collega-
Sto per presentarmi ma la donna non sembra intenzionata a guardarmi ancora.
La sua attenzione è tutta su Sherlock.
La donna è ancora ben ferma sulla porta.
Sembrano ore, ma non hanno ancora abbassato lo sguardo e immagino non stiano nemmeno battendo le ciglia.
La sua bocca cambia piega e ci fa segno di entrare.
-sì sono un pessimo marito, sì sono un pessimo padre... Possiamo passare al secondo atto Claudia?-
Sherlock è sulla difensiva, il che non è strano... Ma suona in un modo strano quello che sta dicendo.
-Harriette. Amberlyn- chiama forte la donna mentre noi ci addentriamo di più ancora nella casa.
Il salotto è di un rosa confetto spaventoso, in un angolo un divano color porpora coperto da un telo coi fiori grandi e gialli.
Vi sono ritratti, statuette e stampe di gatti ovunque che ci fissano e mentre mi guardo intorno, sentiamo scendere le scale e poco dopo, mi prende un colpo...
Corrono verso di noi due bambine, una più bella dell'altra.
Lui gioioso come mai e con un dolcissimo sorriso dipinto sul viso serio si piega sulle ginocchia e le prende in braccio entrambe. Baciandole sulla fronte.
-papà... Non dovevi venire domani?- chiede la maggiore delle due che ha gli occhi di lui ma i lineamenti di una bambolina di porcellana come la madre.
-si Harriette, ma a papà mancavate... ma se non mi vuoi vado via e torno domani...-lui non fa in tempo a pronunciare quelle parole che le bambine urlano in coro: -no-no-no, resta! Papà resta!-
Lui sorride tornando a baciarle entrambe.
-come state puzzole?- chiede con un sorriso talmente bello da fare impressione, mi vengono i brividi a vederlo, mentre che lentamente collego tutto e capisco tutta l'apprensione e il suo tintinnamento.
Far scoprire Lydia significa far arrivare alle bambine.
È un vero padre, apprensivo e affettuoso.
Mi gira la testa, non ci capisco più nulla e mi siedo nervosamente.
-bene papà, oggi Amber ha perso un dente- racconta Harriette, i cui boccoli color caramello bruno sono luminosi e bellissimi, in contrasto con la pelle chiara e perfetta, soprattutto sulle gote di bambina.
È incredibile che abbiano lo stesso DNA.
E si siede stringendole entrambe.
-davvero?- chiede stupito. -fa vedere Amberlyn- l'altra, quella che più piccola sorride e apre la boccuccia rosea, mostrando con trionfo il buco vuoto dove prima c'era il destino e poi il dentino perfetto. Un bel molare da latte.
Fa sorridere tutto questo... Chi l'avrebbe mai immaginato?!
-amori, lui è l'amico grande di papà, John- poi mi guarda. -John, loro sono Harriette e Amberlyn, le mie figlie-
Sorrido nervoso mentre le due bambine mi guardano curiose. Amberlyn, diversamente dalla sorella, ha ancora quell'aria infantile da cucciola, è bellissima ma non perfetta, con i capelli castano chiaro e ovviamente i bellissimi occhi azzurri che distingueva gli Holmes da qualsiasi altra famiglia.
I capelli le arrivavano alle spalle e le gote erano arrossate, aveva le labbra carnose di Lydia, le somigliava molto.
-ciao piccole Holmes- dico appena ne trovo il coraggio.
-John, sta tranquillo, non mordono...- mi disse Sherlock sdrammatizzando l'avvenimento.
-quanti anni hanno?- chiedo passandomi le mani tra i capelli.
-chiedilo a loro... Come hai visto parlano e capiscono alla perfezione, forse fin troppo- ridacchia lui.
-quanti anni hai, Harriette?- le chiedo e lei si mette a sedere sulle gambe del padre.
-ho 5 anni e mia sorella, 3... Tu 30 se non sbaglio, Afghanistan o Pakistan?- mi chiede e suo padre sorride.
Lui ride e bacia la figlia dolcemente. -te l'ho detto che capisce... Brava la mia Harriette- e lui ridacchia soddisfatto della primo granita.
Oddio... Un altro, in questo caso, un'alta, Holmes
-Afaitan- dice Amberlyn alla sorella e Sherlock ride prendendosi, probabilmente, beffa, della mia faccia perplessa e shoccata.
-oh mio povero John... Due Holmes ed Eurus non ti bastavano, una moglie spia nemmeno e così nemmeno una pargoletta, ora ti toccano due giovani Holmes di 3 e 5 anni che sono esattamente come il loro papà-
-beh, sei il mio migliore amico, che siano come te non è di certo un difetto-
Lui sbuffa ma poi sorride. -grazie...- mi dice sincero.
-sei sempre un gran testone, a volte intrattabile, vanitoso e presuntuoso, ma probabilmente è anche per questo che Lydia ti ama-
Lui cambia direzione con lo sguardo e accarezza i capelli delle figlie.
-Lydia... Lydia non aveva idea di cosa sarebbe successo sposandomi... L'ho fatta soffrire troppo, l'ho fatta stare male e tutto solo perché con lei come una coppia normale, mio fratello mi avrebbe preso in giro... E perché pensavo che non mi sarebbe bastato... E ora solo mi rendo conto che è molto più di quanto desiderassi. Di quanto desiderasse il ragazzino dai riccioli neri che aveva frequentato il collegio privato di Deepdane-
Rimase in silenzio, accarezzando i ricci di Harriette e con le braccia di Amberlyn al collo.
Quando trovò la forza di parlare, lasciò scendere la maggiore e strinse la piccola al petto alzandosi.
-chi vuole vedere mamma?- chiese Sherlock con entusiasmo e le due bambine risposero felici in coro. -ma prima un gelato- e loro urlarono gioiose e non potei far altro che sorridere. -forza bambine, le scarpe e i cappotti... John mi passi le scarpe che vi sono lì dietro?-
Annuì e infatti notai, dal mio lato del divano una serie di ceste vicino al camino e immaginai che quelle più piccine taglia 24 fossero di Amberlyn e gli passai il paio di stivaletti bassi grigi coi fiori e per Harriette, che portava quasi il 30, gli passai degli stivaletti sempre bassi, neri.
-sí hanno i piedi molto piccoli- affermò Sherlock anticipando la mia domanda. -è una caratteristica che hanno preso da Lydia, che a 25 anni porta ancora il 37 da bambina-
Solo per un istante mi chiesi come lo sapesse, ma poi mi guardò male e mi resi conto che era ovvio che lo sapesse, era sua moglie.
-elementare John, siamo sempre alle solite, tu guardi ma non osservi- fece sorridendo. Poi aiutò Amberlyn a indossare le scarpine e controllò che Harriette le avesse messe giuste, come infatti era.
-Claudia, usciamo, porto le bambine da Lydia, ne sarà felice, poi ti faccio chiamare-
Claudia ci guardò impassibile, poi vedendo Amberlyn intenta a tirare i ricci a Sherlock e Harriette ad abbracciarlo in vita, sorrise.
-okay, stai attento William- gli dice lei e lui annuisce.
Sherlock posa per un minuto Amberlyn che però vuole tornare in braccio al padre che sta aiutando Harriette a indossare la cappa rosa tenue.
-ehi Amberlyn, posso prenderti in braccio io?- le chiedo e lei annuisce.
La tiro su, è così piccina, ma rispetto a Rosie è più pesante, con la manina mi stringe il colletto della giacca e con l'altra, mette il pollice in bocca.
Quando Sherlock si volta, sorride.
La aiuta a indossare un cappottino rosso e usciamo.
Ciaoooooo vi sono mancata? Sono in ritardo lo so ma negli ultimi tempi sono super impegnata e quando arrivo a casa crollo... Ma questo è il nuovo capitolo e sto già lavorando al prossimo...
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