red rose and black tulip
Erano quasi le 17 quanto salimmo nell'ascensore centrare del Saint Paul verso il terzo piano, il day hospital.
Sherlock dopo avermi mollato la manica, teneva le mani in tasca e guardava il soffitto spazientito.
Il silenzio stava diventando imbarazzante. Mi sembrava di non sapere più chi fosse.
-chi è Lydia?- gli chiesi in quel momento di calma apparente dopo averne trovato il coraggio.
Lui sorride. Sembra un bimbo nervoso. -lo scoprirai presto, a mio malgrado, non pensavo di certo di presentartela in questo modo e in tali circostanze- dichiara arrossendo.
È come se la parte umana di lui stesse raffiorando. E forse era per questo che non riuscivo più a riconoscere il mio testimone di nozze.
-lei è... Straordinaria è bellissima, forse la persona che mi conosce meglio al mondo e viceversa, ma non perché la legga, ma perché è lei a farmi le confidenze e ogni volta supera di gran lunga le mie aspettative-
Sono shoccato. Sono Shoc-ca-to, non riesco a crederci e quando l'ascensore si apre sull'ennesimo corridoio, Sherlock sembra sapere dove deve andare e accelera il passo fino ad arrivare davanti ad una porta come le altre a cui bussa prima di entrare e io subito dopo di lui e lo vidi sorridere alla ragazza. Lì ricordai dove l'avevo già vista:
Entravo in casa con Mary e con Greg, parlavamo tranquillamente, poi dei rumori gotturali e la faccia della signora Hudson ci sorpresero.
-se ve lo state chiedendo, sì Sherlock è intento a soddisfare una donna, da almeno 20 minuti- e in effetti aleggiavano rumori e suoni, tra cui urla di piacere e godimento e sospiri di affanno già da quel primo piano.
-ma chi è con lui?- chiesi schifato, insomma a tutto c'era una decenza anche se con Sherlock ogni dimensione era dilatata all'infinito.
Ma quello era troppo e in quel momento sentimmo urlare: "Sherlock-Sherlock- non ti fermare- ancora- Sherlock!"
La signora Hudson sorrise compiaciuta, mentre il letto batteva contro la parete.
-all'inizio pensavo fosse lei, John- ridacchiò lei beffarda, mentre quella visione mi stordiva. -ma poi lui ha detto "Lee" e ho capito che non era lei-
-e chi è?- le chiede Mary e subito dopo sentimmo Sherlock venire con la ragazza a seguito.
-non lo so, mica l'ho vista io- dice lei offesa. -non sono mica una governante!- e mentre ricominciava con le solite lamentele, salimmo tutti e tre al piano di sopra.
Le scale scricchiolavano sotto i nostri piedi, ma probabilmente eravamo tutti convinti che impegnato com'era non se ne sarebbe accorto.
Era una giornata particolarmente grigia e la casa, sembrava più scura del solito.
Entrammo nel soggiorno e da lì i rumori erano chiari e limpidi. Stava veramente facendo del sesso e con una donna!
Ci piazzamo seduti, fermi, senza avere il coraggio di parlare, aspettando che l'atto di concludesse.
Di sicuro era un'altra come Janine, di sicuro gli servivano informazioni per l'ennesimo caso di cui non voleva parlare.
Fissavamo la porta chiedendoci quando si sarebbe aperta.
Poi sentimmo, dopo un mugolio strozzato un: -dai pulcino devo andare- disse lei.
-no amore, torna a letto con me...non ci vediamo mai Lee-
-se tornassi da me più spesso, Sherlock Holmes, non sentiresti così tanto la mia mancanza... Vestiti dai, che dovrebbero arrivare i tuoi amici e io devo sparire-
Sentimmo ridacchiare, poi il suono di un bacio.
-okay, però verrò da te entro sabato, così festeggiamo per bene- e un altro bacio.
-okay Sher...- disse lei.
Mi faceva pena quella ragazza, non si rendeva conto che lui la stava solo usando.
-a sabato amore-
-okay...-
A quel punto la porta si aprì e Sherlock nella sua vestaglia rosso inglese accompagnò fino alla cucina una ragazza dai fluenti capelli rossi.
La baciò dolcemente, poi la lasciò andare
Era stato 4 mesi prima e ora potevo vederla per bene:
È una ragazza a dir poco bellissima, da una folta chioma rossa, i cui boccoli gli accarezzavano il busto fino al seno, erano sciolti con svariate sfumature aranciate e autunnali; e degli occhi color caramello che avrei riconosciuto anche a distanza.
Aveva la pelle diafana, color porcellana, che probabilmente era tirata sul ventre rotondo di una gravidanza di almeno 6 mesi. Sembrava una principessa, tanto era aggraziata è tanto erano perfetti i suoi lineamenti.
Era nel letto di ospedale, indossando un camice bianco a pois viola; e tra i capelli, per tirarli un po' indietro aveva un cerchietto nero vernice.
Era la ragazza più bella che avessi mai visto e non le avrei dato più di 25 anni.
-Lydia, non posso separarmi un secondo da te che tu già cerchi di saltare in aria- fa lui sarcastico e lei ridacchia abbassando lo sguardo.
-la colpa non è di certo mia... Tu piuttosto, come mai sei qua? Avevi detto che non era prudente incontrarci in luoghi pubblici con Moriarty in giro- dichiara lei e continuo a non capire. -ma sono contenta che tu sia qui Sherlock, a me e al bambino già mancavi- dice lei prima che lui possa piazzargli un bacio dolce sulle labbra.
La cosa quasi mi fa prendere un colpo.
-sai che io ci sarò sempre per te, in un modo o in un altro e poi mi hai fatto preoccupare Din-Don-
Lei gli sorride e lui si accoccola dolcemente al suo fianco e accarezza il pancione rotondo di lei.
-come stai Lydia? E il bambino? Devo preoccuparmi più di quanto sia già?-
Lei alza le spalle. -no tesoro non ti preoccupare, io e lui stiamo bene, non eravamo nel luogo dello scoppio, ero più all'interno, stavo vomitando. Ho solo aspirato, mi hanno mandata qua per controlli di routine, non ti preoccupare- lui la bacia ancora. -tu piuttosto, devi presentarci- dice lei guardandomi e sorridendo.
-ormai che siamo qui...- borbotta Sherlock senza muovere le labbra. Lei sbuffa.
-ciao John, io sono Lydia- dice lei con quel suo sorriso dolce, dietro il quale non vi è nulla, solo la spontaneità di una ragazza dolce.
-John Watson- dichiaro io avvicinandomi e stringendole la mano.
-so chi sei, John. Io, Lydia Martin e lui- dice indicando il pancione. -è Edward- poi sorride a Sherlock. -il resto sta a te caro-
Lui alza gli occhi al cielo.
-John, lei è mia moglie- lo guardo, la guardo, sorrido e sono quasi convinto di star per svenire. È uno scherzo?
Mi prende per il culo? Non è divertente, per niente.
-tua... Tua moglie? Mi prendi in giro Sherlock?-
Lui fa segno di no, quasi come fosse deluso dal mio comportamento scettico. Insomma, chi mi biasimerebbe? È passato da Irine Adler a... Molly, a Janine, in pochi anni, chi avrebbe mai detto che potesse essere interessato a qualcos'altro al di fuori di se stesso, figuriamoci una persona come Lydia.
-so che non ci credi John, ma fidati posso spiegarti ogni mio singolo comportamento. Lydia è mia moglie da quasi 7 anni. Ci siamo sposati appena maggiorenni, a Las Vegas durante una gita scolastica. Ma sinceramente anche se per sicurezza, la mia famiglia non sa nulla e non troverai mai prove di noi, non me ne sono mai pentito- dichiara guardando dolcemente la ragazza al suo fianco.
Le mette un braccio sulle spalle e la bacia sul capo.
-qualsiasi cosa ti abbia fatto credere è stato solamente per proteggerla. E anche se sua madre mi odia con tutta l'anima, lei sarà sempre l'unica-
Mi siedo e li osservo. Sono dolci, lui sembra un'altra persona e lei è luminosa come una stella.
-ma se Moriarty è morto perché non potete uscire allo scoperto?-
Lei diventa triste e lui mi guarda.
-non è morto, John, io ti ho detto così solo per non farti preoccupare ma la stessa Eurus me l'ha confermato e così Mycroft. Ed è libero... Non so bene dove. E non posso permettere che arrivi a Lydia-
La guarda, sorride poi si alza e schiocca le dita.
-passo a prendere le monelle da tua madre?- chiede lui e lei annuisce.
-certo, saranno contente di vederti, amore- dice la rossa in tono divertito, sorridendo.
-andiamo e torniamo, amor mio- dice lui decisamente allegro baciando appassionatamente Lydia.
-sai che ti aspetto- dichiara lei, un pò come fosse una promessa, stringendogli la mano.
Lui le sorride e mi rendo conto, che fa fatica ad allontanarsi da lei. È altalenante, accarezzandole il palmo della mano col pollice, nervosamente.
-Sh-Sherlock, vuoi che chiami Mary per tenerla d'occhio?- i suoi occhi mi toccano e lo vedo annuire. Tiro fuori il cellulare dalla tasca del giubbotto e chiamo Mary.
Dieci minuti dopo la mia telefonata, Mary ci raggiunge con Rosie tra le braccia.
Guarda Lydia con un espressione che probabilmente era lo specchio della mia.
-Mary, Lydia.- dice Sherlock. -Lydia, Mary- poi bacia la moglie e guarda la mia. -deve essere esattamente come te l'ho lasciata- dichiara serio.
Poi mi prende per una manica.
-torniamo tra massimo una mezz'oretta. Voi... Voi fate quello che fanno le femmine ma con più intelligenza- dichiara lui facendole ridere.
Uscendo dalla stanza, mi avvicino a lui.
-perché non mi hai parlato di lei?- gli chiedo e lui diventa impassibile.
-ci sono tante cose di cui non ti ho parlato John- comincia lui. -ma non è né il luogo né il momento di parlarne. Capirai strada facendo- dice serio. Questa è un'altra versione di lui: prima sereno ed allegro, innamorato e passionale. Ora freddo, distante, un blocco di marmo dietro un vetro. È come se non potessi più raggiungerlo, è anni luce distante da me. È come se fosse bipolare.
Fuori dall'ospedale torna a mettere le mani in tasca ed ad alzarsi il bavero del colletto.
Chiama un taxi e appena fermo, ci montiamo velocemente.
-verso Richmond, grazie- dice e il taxi parte.
-parla Sherlock, dove diamine stiamo andando e perché hai lasciato...-
-Din-Don. Fuori dal suo campo visivo chiamala Din-Don- sono allibito a dir poco.
-okay, perché hai lasciato... Din-Don in ospedale? Cos'è tutta questa segretezza e cosa mi nascondi ancora...-
Sherlock alza lo sguardo e gira nervosamente la fede, o immagino che quello sia, l'anello d'argento che custodiva gelosamente nel portafoglio.
Lo vedo insicuro, si guarda intorno, come se avesse paura che qualcuno possa vederci o sentirci.
Estrae un cellulare che non ho mai visto e lo vedo digitare freneticamente con quelle sue dita affusolate e lattee. Lo rileggere poi mi passa il cellulare.
Uno dei suoi famosi messaggi, ma questo è diverso, mi colpisce la sua intensità:
Io e Lydia, ci siamo conosciuti al liceo, lei è furba, intelligente, provata.
Non ha rinunciato nemmeno un secondo a me, mi voleva a tutti costi. Mi ha insegnato ad amare e che cos'è vivere di impulso.
Ci siamo sposati a 18 anni, nessuno lo sa. Ora tu e Mary ne siete a conoscenza. Nessuno deve sapere, se sfiorano Lydia, penso ne morirei.
E ora verrai a sapere del mio più grande segreto, e così Mary. E ora come me, voi, dovrete custodirne la segretezza.
Lo farai? Proteggerai con me Lydia?
Salto una riga e digito una sola parola prima di passargli il cellulare:
Sempre
Eccociiii sono un po' in anticipo perché sto da culo... Spero vi piaccia... Un bacio
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