Seconda prova

Blu, viola, talvolta nero: un tripudio grottesco di colori che le riporta alla mente le vetrate in penombra delle antiche chiese medioevali che sua madre li ha tante volte accompagnati a visitare nelle gite a Firenze. Peccato che lei le abbia sempre odiate, quelle gite.

Giulietta è immersa nell'oblio più completo, persa in un sogno da cui non intende venir fuori. Non può permettersi tanto spesso di andare al mare, non una vacanza organizzata che non comprenda alzarsi alle sei di mattina per preparare innumerevoli panini farciti di maionese che le bloccheranno la digestione per almeno quattro ore una volta mangiati.
Nel sogno è stesa comodamente su una sdraio bianca, tiepida, sorseggiando una bibita ipercalorica da una lattina colorata di fronte alla distesa infinita d'acqua che le si para davanti. I gabbiani gracchiano rincorrendosi goffamente sulle zampette, alzandosi in volo all'arrivo di un' onda un po' più grossa.
Giulietta chiude gli occhi, beandosi del tepore del sole sulla propria pelle pallida. Respira profondamente l'aria salmastra, lascia che le penetri nelle narici, che il verso dei gabbiani sia l'unico rumore che sente. È rilassante, si addormenterebbe qui... ci prova. All' inizio sembra riuscirci, si mette comoda, chiude gli occhi... qualcosa le si insinua fin dentro il cervello. Un rumore: i gabbiani, i gabbiani... che gli prende? Le si avvicinano, salgono sulla sdraio, addosso al suo corpo protetto solo da un misero costume. Giulietta grida.

Apre gli occhi. Sospira sollevata, riconoscendo il letto cigolante, la camera piccola, la porta che dà sul minuscolo corridoio dell'appartamento condiviso con Luca. Per un momento si rilassa; è lo stesso rumore del sogno a farla scattare in piedi: un gracchiare, precisamente quello del telefono di casa. Raggiunge il corridoio. Sull'apparecchio compare un numero che non identifica. Risponde, incerta, chiedendosi che motivo possa spingere una persona a chiamarla alle tre di mattina.

- Pronto?

- Parlo con Giulietta Leoni? - La voce è fredda, metodica; soprattutto, Giulietta non ne conosce il proprietario. Risponde balbettando che sì, che è lei.
- Chiamo da parte dell' Arma dei carabinieri. Ho urgentemente bisogno che lei si rechi sulla A14.

Luca ha ventiquattro anni. È un ragazzo biondo, non molto alto, sempre sorridente. Ogni domenica, incurante di tutti gli impegni, carica la tavola da surf sull'auto azzurra diretto verso il mare. È sempre stata la sua seconda casa, l'acqua: può restarci per ore, per un'intera giornata, volendo. Ci sono volte in cui torna addirittura di lunedì mattina, Giulietta che si chiede disperata in che luogo abbia passato la notte. La sfiora persino il pensiero che l'abbia trascorsa in ammollo: Luca ne sarebbe capace. È stato capace di crescerla alla morte dei loro genitori, avvenuta che Giulietta era appena una sedicenne. L'ha obbligata a studiare, lei che avrebbe voluto lasciare la scuola; lo studio, dice, è il solo modo per uscire da una brutta situazione. Dice, fa, è... sono questi i verbi che Giulietta usa. Non può fare altrimenti, non vuole. Non... non...

Luca è là, su una lettiga, a terra. Immobile. Giulietta cade in ginocchio davanti a lui, incapace di dire o fare altro.

Il mare gorgheggia a poche decine di metri, là dove si interrompe la strada trafficata della A14, lasciando spazio a qualche metro di spiaggia che li separi. Sembra reclamarlo. Luca, Luca, Luca... sembra che le sue onde burrascose dicano questo, che rivuole indietro ciò che gli spetta per trascinarlo nelle sue acque blu.
Blu sono gli occhi spalancati del ragazzo, fissi sul cielo scuro della notte, sui diamanti in esso incastonati che non può vedere. Blu è la Mercedes di Luca, è il volto dell'altro uomo che stanotte abbandonerà qualcuno alla disperazione e all'oblio su questa Terra disperata adesso macchiata del loro sangue.

Un carabiniere posa una mano sulla spalla di Giulietta. Non parla: quel che doveva chiederle, lo ha domandato prima: è Giulietta Leoni? In che rapporti è con Luca Leoni? Ha altri parenti che è necessario avvertire? Non c'è stato bisogno di una risposta; è bastato infatti spalancare gli occhi, tremare, balbettare qualcosa. No, no, no: era l'unica parola comprensibile che le usciva di bocca. Ora, silenzio.

Le labbra di suo fratello sono semiaperte, percorse da una sfumatura violacea, dischiuse per una frase che Giulietta non scoprirà mai. Ventiquattro anni. Le due cifre le si stampano in testa più volte. Ventiquattro. Ventiquattro anni spesi studiando duramente, occupandosi di lei, della sorellina minorenne. I loro genitori li hanno lasciati praticamente allo sbando, soli al mondo. Luca di anni ne aveva diciannove; si è preso una responsabilità che volendo avrebbe potuto rifiutare, non avendo abbastanza risorse economiche, si è cercato un lavoro per mantenerli entrambi.

Blu, viola, talvolta nero; la loro disposizione sul cadavere martoriato di Luca è ampia, a intervalli regolari. Come le vetrate delle chiede, sì... la ragazza singhiozza. Perché tutto ciò non basta a fare la sola cosa che servirebbe: non basta a coprire il quarto colore, il rosso. Esso parte dall' inizio della tempia destra, alla stregua di un fiume che nasce da un monte, scorre, disegna i propri contorni sul viso pallido; si ferma solo poco sotto il mento, in uno schifoso coagulo scuro. Rosso, il sangue della vita: quello che, allo stesso modo del suo proprietario, si è arrestato troppo presto.

Giulietta urla, lasciando che il suo dolore si disperda nella notte, una maledizione eterna che può, deve raggiungere anche l'alto dei cieli. Dio sente, di ciò è sicura. Che senta, che oda tutta la sua rabbia folle, le parole strillate, le ingiurie a Lui dirette per averle strappato l'ultimo, disperato baluardo di ragion di vivere che le restasse.

Maaaa salve! Mi sono ridotta all'ultimo giorno utile per pubblicare, ma non so quanto questo "esperimento" -che non avevo mai provato- possa essere riuscito visto che in genere la fluidità del testo non è il mio forte già con le congiunzioni, figuriamoci senza😂

Ad ogni modo, andrà come deve andare, ma mi sento libera di aver finito una prova che, complimenti ai giudici, è stata abbastanza tosta!☺

MattiaSantopietro ti taggo sia qua che nei commenti perché ogni tanto wattpad non notifiga il tag nel testo, scusa se dovessi bombardarti di notifiche😂

Je vais!
Kincha007




















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