Chapter 6
Jack
Uscito dalla macchina di Corbyn corsi dentro l'edificio inondandomi il viso dell'odore di disinfettante, mi guardai in torno per chiedere a un qualcuno dove lo potevo trovare, avevo bisogno di sapere se stava bene, avevo bisogno di vederlo, avevo bisogno di chiedergli scusa, dopo poco mi raggiunse il biondo tinto che chiese ad un'infermiera dove potevamo trovare un ragazzo di nome Zachary Herron, stanza 43c co disse la giovane donna, poi corsi, nuovamente, corsi per le scale senza badare alle persone intorno a noi, senza badare allo sbandare con tutto e tutti, senza badare al farmi del male, corsi verso quella maledetta stanza, corsi fino a vederla ed entrai.
Mi pietrificai all'istante, e solo un pensiero era presente nella mia testa "lui stava qui per colpa mia".
Zachary Dean Herron, un ragazzo semplice dal passato difficile, un ragazzo tanto solare quanto insicuro, quel ragazzo che avevo conosciuto solo da qualche ora... sempre se quello che ho visto e sentito sia conoscerlo veramente, perché in fondo aveva ragione lui, io non sapevo nulla, io, Jack Robert Avery, non lo conoscevo affatto.
Mi si rifecero gli occhi lucidi e finalmente entrai andando vicino a lui, a fianco a lui, che era steso sul lettino dell'ospedale, con gli occhi chiusi, trapassato da fili e fili su entrambe le braccia, con una maschera per l'ossigeno sul volto apparentemente rilassato.
Nella stanza silenziosa so poteva udire solo dei bip meccanici infiniti, il mio respiro affannato ed il mio leggero singhiozzare. Anche se non mi we molto facile parlare lo feci, per me, per liberarmi da questo peso che porto da quando lui era uscito da casa mia in lacrime per colpa mia, per chiedergli scusa, per lui, perché si merita tutto il bene del mondo ma che invece il fato gli ha dato il peggio
-Zach, scusami, scusami, scusami e scusami ancora. Non merito nemmeno il tuo perdono, è stata tutta colpa mia e lo ammetto, perché ti ho visto male e ti ho urlato in faccia. Hai ragione io non ti conosco. Ma se ci penso bene, non conosco nemmeno me stesso, come pretendevo di conoscerti, io non so cosa dirti, non ti meriti questa vita di merda, non ti meriti tutto questo dolore, lo meriterei io, perché non ho fatto altro che fare l'idiota per tutta la mia cazzo di vita, io che non sono né un bravo fratello ne un bravo figlio. Ma ora sei tu sul lettino, a combattere contro la morte, ed io in lacrime, lacrime inutili, lacrime che nemmeno degnano di essere viste e asciugate. Perché io non merito assolutamente nulla in confronto a te, io non sono nulla in fondo...- e dissi tutto quello che dovevo dire, perché in fondo era tutto vero, non devo più spiegare nulla, tanto meno fare nulla. Sentii qualcuno entrare nella stanza mentre parlavo ma non vi feci molto caso, troppo perso nelle parole, dalla disperazione, dalla situazione, a fine discorso una mano si posò sulla mia spalla ed alzai lo sguardo sul proprietario della mano, e un Corbyn stranamente non sorridente mi guardò con i suoi occhi grigi, occhi che mi hanno confortato e conosciuto e che si sono allontanati una volta e riavvicinati ancora con tenacia, occhi che mi hanno visto in tutte le sfaccettature, occhi che ora non riesco a comprendere
-Jack, non dovresti dire queste cose, te l'ho già detto che non è vero, che devi smetterla- disse tranquillamente scrutandomi nel profondo, sopirai tirando su col naso
-lo so ma...-
-ma nulla Jack- si abbassò alla mi altezza (stavo seduto) -tu sei fortunato, e nonostante questo tuo forte carattere sei un bravo ragazzo, forte nonostante la perdita di tuo padre- abbassai lo sguardo sulle mie mani affusolate tra di esse, ricominciai a lacrimare e il ragazzo davanti a me mi abbracciò come non lo aveva mai fatto in tutti questi anni di conoscenza e, praticamente, fratellanza
-sei forte, si vede e si sente da come reagisci, solo che lo fai vedere male, ed essendo adesso così emotivo e spontaneo lo hai fatto anche con Zach ma non potevi saperlo, nessuno poteva, non dire che era colpa tua perché non lo era affatto- continuò a dire continuando ad abbracciarmi, ricambiai subito quell'abbraccio, mi conosce così bene questo ragazzo che me ne sorprendo e quasi mi fa paura
-è solo che ogni cosa che faccio o è sbagliato o dopo succede un cazzo il putiferio, non ci può essere una volta in cui faccio qualcosa di bello e buono, Corb?- chiesi singhiozzando qual volta che dovevo, sembravo un bambino piccolo, singhiozzante che parla con il fratellone dei suoi problemi, dei suoi errori, mi sentivo un bambino piccolo, insicuro, triste, agitato da tutti gli avvenimenti appena accaduti
-secondo te rendere le proprie sorelle felici nonostante tutto quello che vi è capitato è male o sbagliato?- scossi la testa abbassata -stai rendendo tua madre fiera, vedo che stai cercando di cambiare, di ricominciare tutto da capo, lo vedo anche dal fatto che ti stai preoccupando per lui- disse guardando Zach e prendendogli la mano si rivolse direttamente a lui come io feci prima e riprese a sorridere come per fargli e farmi vedere che era tutto ok
-e tu Zach, non so cosa sia successo, me lo racconterai un giorno, ma ora pensa solo a riprenderti che ti voglio rivedere, piccolo sassy boy- ridacchiò. Mi chiedo dove trova tutta la voglia di sorridere...
Three weeks later
Jack
Entrai nell'edificio ormai per me familiare e mi feci, come ogni giorno da tre settimane, le scale a piedi per arrivare davanti ad una porta, una semplice porta con un cartellino con scritto 43c, aprii la porta lentamente e guardai il lettino, non il lettino in se guardai ma chi vi era adagiato sopra. Zach Herron. Non si è capito bene cosa gli abbia provocato il coma ma ora sta qui, non me lo chiedo più ormai, appoggiai lo zaino a terra e controllai l'ora.
Erano le 2:13 p.m. , tra poco sarebbe dovuto arrivare anche Corbyn come suo solito.
Sono tre settimane che quando esco di scuola vengo a trovare Zach, tre settimane di estraniamento dal mondo, tre settimane di pensieri fissi, ed ora ho preso la mia decisione.
Avrei lasciato in pace Zach, sia per lui che per me, avevo bisogno di uno stacco, domani cambio gli orari, tutti diversi da Zach, avrei iniziato a farmi una nuova vita, sempre se io ne avessi una al di fuori di casa mia. Ma almeno lo avrei lasciato solo a vivere la sua vita, a non creargli altri problemi, mi sedetti a fianco al lettino dove dormiva Zach che stava Nell stessa posizione da quasi un mese
-ehi ciao, sì sono ancora io, ma giuro che da ora in poi non ti disturbo più, voglio saperti felice con i tuoi amici, e sicuramente io non lo sono, anzi credo che io ti abbia solo portato problemi su problemi in quel poco che ci siamo visti, per questo, Zach, voglio dirti che da quando io uscirò da quella porta- indicai la porta della stanza con il pollice -io uscirò anche dalla tua vita. Spero ti stia bene questa mia decisione, farò come se tu non esistessi, non che ti voglia ignorare, ma voglio che tu stia bene, e sono sicuro che lo starai senza la mia presenza- è proprio in quel momento Corbyn irruppe nella stanza annunciandosi con il grande sorriso, come suo solito
-ciao Bean- lo salutai sorridendo leggermente
-ciao noodle, ora puoi andare a casa so che è da tanto che non dormi bene-
-grazie Corb, ora vado ma prima- dissi estraendo una busta per lettere dallo zaino e porgendola a Corbyn e continuai a parlare -questa busta dalla a Zach quando si sveglia poi se vuoi delle spiegazioni, quando Zach te le chiederà e tu non lo saprai, te le dirò ma non ora. Ora vado ciao- "...e addio Zach, spero tu abbia una vita migliore" avrei voluto aggiungere ma spero abbia recepito le mie intenzioni, mi guardai di nuovo in dietro a guardalo un'ultima volta, penso di non averlo mai detto apertamente ma penso di provare qualcosa per Zach, e sorrisi, non lo sapete giusto, io sono bisex e credo che dopo tutto questo casino cambierò atteggiamento, con tutti.
Mi girai verso la porta ed uscii dalla stanza n 43c e uscii dalla vita di Zach, definitivamente...
...o forse no...
. . . Like boomerang you come back to me. . .
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