Capitolo 25 - Animale stravagante

Mi trovo davanti alla porta della classe di incantesimi, tutti gli studenti entrano e io li guardo...grifondoro e corvonero che parlano, ridono e...si lamentano... Non capisco le persone che si lamentano, non le comprendo. Eppure, sto proprio diventando come loro.
"Luna? Vieni?" dice Cho facendomi cenno di sedere accanto a lei.
Io scuoto la testa e mi allontano dall'aula, in silenzio. Mi muovo nel castello semi vuoto senza una meta precisa, ma come mossa da una volontà...diversa.
Molti fantasmi mi guardano ciondolare, alcuni sorridono, altri osservano con sguardo di rimprovero, alcuni ridono di me, dei miei capelli in disordine, dei miei orecchini. In questo momento mi sento di nuovo come sempre, sola sì, ma senza alcun problema, riflettendo sulle piante...e gli animali più stravaganti. Io sono un animale stravagante, a mia volta, l'ho sempre pensato. 'Magari finirò in qualche libro', ipotizzavo da piccola.
Mi sento le gambe leggere, probabilmente sto ondeggiando, o sbattendo contro le pareti del corridoio, a nessuno interessa in effetti.
Chissà se i gorgosprizzi ti leggono anche la mente...è possibile, sì, ne sono quasi certa. Scelgono le menti più gustose ed entrano nei loro cervelli. Magari in questo momento ne ho uno nella testa, spiegherebbe il motivo per cui ho mancato la lezione.
Credo di passare accanto alla biblioteca, ma non ne sono certa. Sono come in uno stato di trans, come in uno stato di ipnosi. Mi rendo conto che è stupido, che dovrei fermarmi, ma qualcosa, qualcosa mi dice di non farlo.
Sembra tutto così strano, così innaturale.
Perché girare a vuoto?
Ma poi, ecco apparire una meta: senza nemmeno accorgermene sono nella torre di astronomia, e comincio a salire. Primo gradino...secondo...
Non c'è nessuno, o sono diventata invisibile, perché la strada è libera e salgo senza problemi, come invece dovrebbero esserci.
Decimo...undicesimo...
Poi mi accorgo di diverse guardie stese a terra, ammassate. Mi avvicino scattante, impaurita, ma con sollievo scopro che respirano. Allora continuo a salire.
Ventiquattresimo...
Voglio arrivare in cima, ormai è come un ossessione, un presentimento, qualcosa.
Cinquantesimo...
Ora vado più veloce, ora corro...
'fa presto!
non c'è tempo!'
Le scale sembrano infinite, sembro ricominciare dall'inizio ogni volta, è impossibile!
Centesimo...
Ci sono! Lo so! Manca solo...
Centoquarantesimo...
"Eccomi!" grido al mio arrivo sulla cima.
'è troppo tardi...'

Un grido.

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