I cuccioli King
Capitolo 6
E l'agnello iniziò a seguire il lupo.
«So urlare molto forte. In casa c'è mio zio, vi sentirà, chiamerà la polizia! Avete la minima idea di come si viva in prigione? Io non lo farei fossi in voi...»
Evelyn parlò tutto d'un fiato, le parole le uscirono come un fiume in piena dettate dal panico. Se erano tornati per lei doveva esserci un motivo ben preciso e, sicuramente, non erano belle notizie.
I due, ancora fermi a qualche metro di distanza, si guardarono a vicenda.
«Ti prego, sta zitta! Non vogliamo farti del male, ma se continui a parlare ci sono buone probabilità che io lo faccia!» urlò Willow massaggiandosi le tempie.
Evelyn si ammutolì, osservandoli mentre si avvicinavano. Sentì dentro di se un misto di emozioni; paura, eccitazione, curiosità.
«Cosa volete?» chiese infine, rendendosi conto di essere accerchiata.
«Sei una giornalista, giusto? Abbiamo letto l'articolo di questa mattina» Noah parlò con calma, ma in modo deciso, come una persona abituata a dare ordini.
«E quindi? Forse non hai letto bene, ma l'articolo non è stato scritto da me» proruppe Evelyn puntando lo sguardo in quegli occhi bicolore.
Non avrebbe fatto la parte della povera ragazza indifesa, si era lasciata prendere alla sprovvista il giorno prima, ma dopo le riflessioni di quella mattina, avrebbe mantenuto la promessa che aveva fatto a sé stessa.
«Lo sa! Stupida, ingenua, bamboccia...» sbraitò Willow a pochi centimetri dal viso di Evelyn.
Fu interrotta dal fratello che la zittì con un gesto della mano e con il solito sguardo truce che aveva imparato a conoscere in tutti quegli anni.
Evelyn, sentì montare dentro di sé la rabbia, come si permetteva? Continuava ad insultarla senza motivo, ed era stufa, avrebbe detto quello che pensava, l'avrebbe insultata e poi sarebbe tornata a casa.
«Senti... bionda. Anche se fossi ad un chilometro di distanza potrei vedere che sei tinta!» dopo aver parlato si maledì mentalmente. Che razza di insulto era? E soprattutto, come le era saltato in mente? Si, aveva promesso a sé stessa che avrebbe indagato, che avrebbe scritto l'articolo del secolo, ma ricordava ancora che quella donna si era trasformata in un lupo.
Povera me, mi farà a pezzi!
Willow, inizialmente sorpresa da quella reazione, divenne improvvisamente rossa in viso, dopo di che alzò una mano, pronta a colpire l'altra.
Evelyn chiuse gli occhi, aspettando di sentire il rumore delle sue ossa spezzate, pensando a come avrebbe spiegato un occhio nero. Dopo alcuni secondi di attesa, non sentendo arrivare il pugno, aprì di nuovo gli occhi, vedendo che Noah aveva fermato la mano chiusa dell'altra. «Finiscila! La uccideresti» disse lui con estrema semplicità.
«Insomma, volete dirmi cosa volete da me?» chiese Evelyn con respiro affannato.
Willow sbuffò. «Dio! Questa ragazzina mi sta facendo impazzire» disse mentre si allontanava dalla strada per raggiungere l'estremità del bosco dove, dopo essersi accesa una sigaretta, si appoggiò ad un albero.
Evelyn la seguì con lo sguardo e poi si voltò nuovamente verso Noah.
«La tua ragazza è sempre così?»
L'altro sorrise, per la prima volta sorrise. Le labbra perfettamente delineate si aprirono, lasciando scoperti i denti dritti e bianchi. Evelyn ebbe un tuffo al cuore, non lo aveva mai visto sorridere, non aveva mai visto quel lampo di allegria che attraversò i suoi occhi.
«La mia ragazza? Willow è mia sorella»
SUA SORELLA? Eve, sei un genio!
«Credevo... beh, lascia stare!» rispose Evelyn sentendo il viso caldo.
Cercò di sembrare indifferente, ma quella notizia la rallegrò. Lo sconosciuto, il suo sconosciuto, non aveva la ragazza. Doveva ammettere che provava soddisfazione. Pensò di ricambiare quel sorriso, ma quando tornò ad osservare l'altro, scoprì che era divenuto nuovamente serio.
Noah le si avvicinò, scrutandola con occhi severi. «Se provi a scrivere un articolo su ciò che hai visto ieri sera potrei farti del male. So che non hai visto la mia muta, ma sappi che sono il doppio di mia sorella. Potrei fiutarti ovunque e credimi, nessuno potrà salvarti»
Evelyn deglutì lentamente, credeva alle sue minacce, non aveva bisogno di nessuna prova. Riuscì a sentire la sua forza, era come un alone che lo circondava, e che allo stesso tempo, respingeva lei. Nonostante la paura, nonostante ogni centimetro del suo corpo le urlasse di stare alla larga da quel predatore, riuscì comunque a pensare a quanto fosse bello, a quanto fosse perfetto.
Poi nel bosco si sentì un fruscio. I due si voltarono verso quel suono sempre più vicino, accompagnato da un grugnito inquietante. Dall'oscurità prese forma una figura, ed ecco che infine un lupo dalla pelliccia rossa apparve di fronte a loro.
Le zanne erano scoperte, il naso arricciato in un ringhio sommesso. L'animale tentò di camminare a due zampe e, dopo poco, in un mutare indistinto, divenne un uomo. Gli occhi erano ancora gialli e i capelli color rosso fuoco si notavano nonostante l'oscurità.
Noah si portò istintivamente davanti ad Evelyn, coprendola con la sua mole. Mentre Willow si avvicinò al fratello con i sensi all'erta, pronta ad attaccare in qualsiasi momento.
Evelyn corrucciò il viso, aveva già visto un lupo così, ma era convinta che fosse morto.
«Rosso! Ti conviene tornare dal tuo padrone se non vuoi morire questa notte» urlò Noah con voce possente.L'altro iniziò a ridere, la risata riecheggiò nell'aria, facendo venire i brividi ad Evelyn.
«Sei uno spasso, davvero. E sai cosa ti dico? Puoi chiamarmi Joe» rispose il nuovo arrivato camminando lentamente verso di loro. Poi continuò, il sorriso ancora stampato in volto. «Ma guardatevi! I cuccioli King. Siete cresciuti così tanto! Se vi vedesse Alastair, sarebbe fiero di voi»
«Quel cane di Alastair! Morirà molto presto» proruppe Willow con disprezzo.
«Donna, impara a tacere» rispose l'altro guardandola in cagnesco.
Willow cercò di corrergli incontro, ma Noah, molto più velocemente, la bloccò con un braccio. «Porta via la ragazza, penserò io a lui» disse sottovoce.
«Non così in fretta, quella ragazzina sa di noi, sai qual è la legge, giusto?» replicò Joe con sguardo truce.
Noah, con una smorfia di disgusto sul viso, ignorò quelle parole, facendo un cenno col capo verso Willow.
La sorella osservò ancora per un attimo Joe, voltandosi successivamente verso la ragazza. «Vieni con me, bamboccia»
Evelyn cercò di muoversi, ma era troppo impegnata a capire il senso di quelle parole, il senso di tutto quello che stava accadendo. Quanti lupi esistevano? Di che legge stavano parlando? E chi era questo misterioso Alastair? Le tornò alla mente che lo aveva già sentito la sera precedente.
Cuccioli King?
Avrebbe voluto fare molte domande, ma capì che non era il momento. Tutti quegli avvenimenti si stava succedendo troppo velocemente, e ancora una volta, temeva per la sua sanità mentale. Senza rispondere, fece qualche passo, trascinandosi dietro la bicicletta.
Le due ragazze raggiunsero l'estremità del bosco, voltandosi verso gli altri due ancora fermi in mezzo alla via. «Cosa succede adesso? Combatteranno? Mi dovete delle risposte» chiese Evelyn con un filo di voce.
Willow si sedette su un tronco ricoperto di muschio, e dopo aver gettato il mozzicone di sigaretta che teneva tra le dita, puntò gli occhi sulla figura esile della sua odiata protetta.
«La puzza di paura che emani mi fa venire il voltastomaco! Chiudi il becco e siediti, Noah ne avrà per poco.»
Evelyn ubbidì, sedendosi accanto all'altra. Ebbe il tempo di fare qualche riflessione; pensò a quanto la vita fosse strana, a quanto un'esistenza potesse cambiare in poche ore, se non addirittura in pochi secondi.
Ero una ragazza normale.
Non le rimaneva che guardare la strada, lanciando, di tanto in tanto, occhiate furtive verso Willow.
Al centro della strada i due uomini si stavano osservando. Evelyn vide che le loro labbra si muovevano, ma non udì ciò che dicevano.
Poi, ad un tratto, Noah si tolse la giacca di pelle, lanciandola sul terreno. Dopo di che si piegò in avanti, il corpo mutò, lacerando i vestiti, trasformandosi velocemente. Ed ecco che infine divenne un lupo. Evelyn sgranò gli occhi; Noah aveva ragione, era davvero il doppio della sorella, anche se dello stesso colore bianco.
Il rosso si trasformò a sua volta, per un attimo, Evelyn vide soltanto della pelliccia rossa e poi un nuovo lupo. Senza pensarci troppo, Joe balzò alla gola di Noah. Questi lo gettò via come fosse uno straccio, scagliandolo via di qualche metro con un colpo della zampa. L'altro si rifece sotto velocemente, ma Noah sfuggì alla presa, squarciandogli il fianco con gli artigli affilati. Successivamente, con uno scatto fulmineo, gli lacerò la gola con un morso. Un fiotto di sangue scuro imbrattò il terreno. Un breve guaito rimbombò tra gli alberi e subito dopo silenzio.
Evelyn, che aveva osservato la scena, rimase impietrita. Senza rendersene conto, strinse il braccio di Willow, notando che era come stringere una pietra rovente.
«Ha vinto, ha vinto!» sussurrò infine.
L'altra osservò per un attimo le piccole mani che la stavano stringendo e con un gesto brusco l'allontanò.
«Certo che ha vinto. Noah è un alfa.»
Evelyn annuì lentamente, anche se non capiva a pieno il senso di quella frase. Osservò il grande lupo bianco che, dopo aver alzato il muso verso il cielo, iniziò ad ululare. Quel suono le fece venire i brividi, la percosse sin dentro lo stomaco, ma non provò paura, anzi, quasi un senso di liberazione. Si chiese il motivo di questa sua tranquillità, e in un lampo, un'idea prese forma; non aveva paura perché era la prima cosa eccitante che vedeva. Dopo una vita sempre monotona, sempre noiosa, passata in una piccola cittadina dell'Alaska, adesso poteva vivere un'avventura, scoprire cose nuove e, forse, vivere davvero.
Noah si avvicinò alle due ancora come un lupo. Con l'enorme testa diede un colpetto al fianco della sorella e poi i due si fissarono. Evelyn non capì cosa stesse succedendo fino a quando Willow non si voltò verso di lei.
«Devi venire con noi. Quel rosso non era l'unico e ci stanno alle calcagna» sentenziò infine.
«Ma... io, non posso. Cosa c'entro io?» balbettò Evelyn muovendo freneticamente gli occhi. «Sanno che tu hai visto e non saranno indulgenti quanto noi due.»
«No, no. Davvero. Mio zio mi sta aspettando, devo andare al concerto della mia amic...» Evelyn si accorse troppo tardi di essere stata colpita in pieno viso, sentì soltanto un'esplosione intensa di dolore. Cadde a terra sbattendo contro il suolo duro e freddo.
Noah grugnì, sbuffando dal naso, verso la sorella. «Che c'è? Non l'ho colpita troppo forte.» rispose Willow alzando le spalle.
***
La piccola stanza era completamente buia. Evelyn sentì un sapore metallico in bocca, dopo aver pensato a cosa potesse essere, capì che era sangue.
Stronza, mi ha colpito!
Aprì gli occhi velocemente, scoprendo di non essere nel suo letto ma in un posto totalmente sconosciuto. In un attimo le tornò alla mente tutto ciò che era accaduto. Cercò di alzarsi ma la stanza iniziò a girare vorticosamente. Si tastò il viso e quasi urlò per il male che provava alla mascella. «Mi ha dato un pugno, mi ha dato un pugno!» sussurrò sdegnata.
Si alzò dal letto con qualche difficoltà, fino a raggiungere la porta. Appoggiò l'orecchio sul legno, intenta a captare il minimo rumore. Le giunsero delle voci, capendo che Noah e Willow si trovavano nell'altra stanza.
«Cosa facciamo con lei? Dobbiamo partire, è arrivato il momento, Noah...»
«Fa silenzio, ci sta ascoltando»
Non fece in tempo a spostarsi; la porta si aprì di scatto e lei per poco non cadde in avanti. «Ehi, sta attento!» esclamò irritata. «Dovresti dormire» replicò Noah incrociando le braccia sul petto.
Evelyn lo osservò; nonostante intorno a loro vi fosse l'oscurità, la lieve luce lunare gli illuminava i muscoli perfetti dell'addome. Sentì le guance avvampare, lo aveva già visto senza maglietta, ma mai da così vicino.
Willow scoppiò in una fragorosa risata. «Lo senti? Ti vuole» disse rivolta verso il fratello. Noah non si scompose, e senza dire niente, si sedette su una poltrona chiudendo subito dopo gli occhi.
Evelyn arrossì ancora di più e in quel momento fu grata della semi oscurità che li circondava. «Io? Cosa?» balbettò distogliendo lo sguardo.
«Lascia stare, mia sorella è soltanto molto spiritosa».
Eve sorrise appena, ma ridivenne immediatamente seria pensando a suo zio. Era da solo e la stava aspettando, e se quei lupi lo avessero attaccato?
«Mio zio! É in pericolo?»
«Fidati, è più al sicuro se tu sei lontana» rispose Noah muovendosi per cercare una posizione più comoda.
L'altra sospirò, pensando a quanto stesse facendo preoccupare suo zio. Magari aveva chiamato la polizia e adesso la stavano cercando. Per non parlare del fatto che aveva promesso a Margot che sarebbe andata al concerto, e poi c'era Patrik, probabilmente anche lui l'avrebbe cercata. «Almeno fatemi un favore; ditemi cosa sta succedendo» chiese Evelyn sedendosi sul piccolo divano.
«Adesso è tardi, dormi. Domani ti dirò ciò che vuoi sapere» dopo aver parlato, Noah chiuse nuovamente gli occhi, per poi sprofondare nel sonno.
Willow diede un'ultima occhiata a suo fratello e poi salì delle scale, scomparendo nel buio, ignorandola completamente.
Evelyn si guardò intorno, incapace di pensare. Era sola, anzi, era con due mostri-lupo, in un posto sconosciuto e nessuno sapeva dove si trovava.
Sei la migliore quando si tratta di mettersi nei pasticci!
Sospirò, e sapendo di non poter fare altro, si sdraiò sul divano, cercando di dormire. Prima di chiudere gli occhi, guardò Noah. Notò che le pupille, ricoperte dalle palpebre, si muovevano velocemente. Si chiese a cosa stesse pensando, cosa stesse sognando.
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