La Bufera.
Tutto cominciò con l'arrivo della bufera. Il viaggio che mi avrebbe riportata a casa sembrava tanto lontano ora che molti dei voli della giornata erano stati cancellati.
Eppure,anche se ero lontana miglia e miglia dalla mia famiglia,mi sentivo già a casa,forse grazie all'atmosfera natalizia che si respirava ovunque. Seduta,osservavo dei bambini rincorrersi e ridere,mentre sorseggiavo del the. Molta gente aveva deciso di aspettare il prossimo volo all'aeroporto e ora la sala d'aspetto era davvero affollata. Dappertutto si vedevano addobbi di Natale,nei negozi c'era una vasta gamma di gingilli natalizi da portare a casa ad amici e parenti dopo un anno passato tanto lontani. Persino i cafè che precedevano l'imbarco,offrivano "specialità della casa" tipicamente natalizie: cioccolata calda con mini marshmallows,the alla cannella,torte al pan di zenzero e chi ne ha più ne metta.
Erano già le 15.40 del pomeriggio e io avevo passato una buona parte della mattinata ad osservare la neve cadere all'esterno dalle grandi vetrate dell'aeroporto. Osservavo catturata,la danza dei grossi fiocchi delicati,che cadendo a terra ricoprivano il suolo,creando un magnifico manto bianco. Una canzoncina poco natalizia,riportò la mia mente fuori dalla mia fantasia e mi catapultò con uno strattone nella realtà,il mio cellulare stava squillando.
Lo presi dalla borsa da viaggio,che diversamente dal solito era molto più grande e perciò feci più fatica a trovarlo.
Osservai lo schermo continuare a lampeggiare con il nome "mamma" che sembrava volesse uscire dallo schermo e dopo aver rivolto gli occhi al cielo e aver fatto un sorrisetto risposi,la sua faccia mi fu subito davanti. Da quando le avevo insegnato a fare le video chiamate,quasi ogni giorno me ne faceva più di una,la emozionavano tantissimo e le sembrava di avermi proprio accanto a lei,sue testuali parole.
"Ehi mamma,perché mi stai chiamando? Ci siamo sentite soltanto un paio di ore fa..." dissi,sistemandomi meglio sulla sedia,che ora sembrava essere diventata così scomoda.
"Ciao tesoro,scusami se ti ho disturbata,ma visto che non sei qui con noi ancora per poco e visto che stiamo facendo i tuoi biscotti preferiti,ho pensato che forse sarebbe stato opportuno ad ogni modo almeno mostrarteli via video,cosa ne pensi,non sono fantastici?" Inquadrò la teglia da forno davanti a lei e subito vidi i miei tanto amati biscotti allo zenzero e cannella in tutta la loro bellezza,quei biscotti mi rendevano incredibilmente golosa o forse accentuavano ancora di più questo tratto del mio carattere,fatto sta che io li adoravo!
"Oh mamma! Non dovevi chiamarmi,adesso ne ho una voglia matta!" Dissi portando una mano sul viso.
La mamma scoppiò in una risata,che contagiò anche me.
"Spero di arrivare almeno per la festa di stasera,ci tengo a rivedere tutti." Ammetto speranzosa.
"Certo tesoro,sono sicura che ci sarai,intanto i tuoi biscotti ti aspetteranno e non saranno gli unici." Concluse con la sua solita risata e senza lasciarmi salutarla,chiuse la chiamata.
E non saranno gli unici.
L'opzione era soltanto una,la mamma era davvero entrata nel pieno spirito natalizio e ora farla uscire sarebbe stato davvero difficile.
O almeno così credevo...
Due ore più tardi
Il pomeriggio era passato in modo monotono,ma le canzoncine proposte dagli altoparlanti della sala,intervallate da un buon libro,mi avevano aiutata a non sentirmi sola e persa in mezzo a tutta quella gente.
Ma,fu quando arrivò"l'uomo misterioso" o almeno,il nome che mi venne in mente non appena lo vidi,che il mio pomeriggio prese una piega strana,anzi inaspettata.
Inizialmente mi ero soltanto limitata a fissarlo,forse anche troppo,devo essere sincera. Ma quando notò il libro che tenevo tra le mani,fu lui a spiccare la prima parola.
"Grandi speranze,di Charles Dickens. Che scelta strana per una ragazza della vostra età." In un primo momento ero talmente presa dalla lettura che non mi ero nemmeno resa conto che stesse parlando con me,ma dopo aver alzato lo sguardo e averlo osservato attentamente,decisi che sarei andata a fondo e avrei capito che cosa intendesse davvero dire.
"Cosa volete dire? State forse insinuando che sia troppo stupida per capire un testo del genere alla mia età,mi state forse sottovalutando?" Dissi,forse anche in modo un po' acido,ma non mi sarei mostrata per quella che ero fin quando non avesse esposto le sue vere idee in merito.
"Wow,calma. Volevo soltanto dire che non capita tutti i giorni trovare una ragazza sopratutto di questa età che legge libri del genere,non avevo intenzione di sminuirvi o offendervi,anzi vi ammiro." Si mise subito sulla difensiva. Devo ammettere che mi fece ridere il modo in cui si spiegò meglio,lo avevo intimidito,cosa che mi riusciva molto bene.
"E mi dica,lei come fa a sapere che cosa amino leggere le ragazze della mia età?" Miei il segnalibro a metà pagina e chiusi il libro abbastanza consumato.
"É il mio lavoro. Scusi se non mi sono presentato prima,sono Elliott Williams, direttore della casa editrice Scholastic e lei é?" Al sentire "direttore della casa editrice..." diventai rossa come un peperone.
"M-mi scusi davvero,mi ha dato l'impressione di essere uno di quei sapientoni che poi alla fine sanno ben poco,io sono Johnson,cioè Fanny Johnson,piacere di conoscerla." Ammisi imbarazzata. Ciò scaturì in lui una strana risata,non capivo se stesse ridendo del fatto che ero sembrata una sbadata o che ero completamente rossa,come la sciarpa che indossavo.
"E che cosa ci fa una Johnson,cioè Fanny Johnson tutta sola,in un aeroporto a New York un girono prima della vigilia di Natale ?"
"Potrei chiedere la stessa cosa di lei." Dissi alzando le sopracciglia.
"Giusta osservazione..." scoppiammo entrambi a ridere.
Poi pensai al fatto che come minimo avrei dovuto aspettare ancora due ore prima che ci fosse un altro volo e che sarebbe stato meno noioso se le avessi trascorse a chiacchierare con qualcuno,soprattutto se quel qualcuno era "L' uomo misterioso".
...
"E quando mia madre tornò dal lavoro vide il mio scarso risultato nel fare l'albero di Natale. Allora la vidi entrare prima tutta tranquilla,poi non appena si girò e notò quello che era successo guardò prima l'albero e poi me. Se ne uscì con un "Elliott potevi aspettarmi,lo avremmo fatto assieme". Non potevo risponderle che lei non c'era mai,insomma conoscevo la sua sensibilità seppure fossi piccolo. Lei mi ha cresciuto da sola e per me é stata anche un padre." Lo avevo ascoltato per circa 1 ora,ma il suo modo di fare e ciò che mi aveva raccontato avevano fatto passare il tempo in un modo molto strano,sembravano passati solo pochi minuti. E invece,c'eravamo spostati in un cafe per parlare più tranquillamente e il tempo era volato.
Mi aveva parlato della sua felice ma complicata infanzia,fino ad arrivare allo stretto rapporto che lo legava a sua madre. Il ché era strano visto anche io avevo un legame fortissimo con la mia.
"Ma tornando a te,non mi hai detto nulla. Raccontami qualcosa." Disse sorseggiando un po' del suo caffè.
"Beh,in realtà non ho molto da dire. Sono cresciuta in una bella famiglia e per questo ne sono molto grata,non mi è mai mancato nulla,ovviamente anche noi avevamo i nostri alti e bassi,ma i miei genitori hanno sempre fatto il possibile...proprio come tua mamma." Sorrisi e distolsi un po' lo sguardo.
"Ora che sono cresciuta li sento molto più vicini,forse più di prima visto che li vedo di meno lavorando qui. Ma quando torno a casa per le feste per me è sempre emozionante."
"Beh,qualcosa da dire lo avevi,visto?"
scoppiai a ridere,questo Elliott era così strano,così estroverso che mi sembrava quasi irreale e poi era simpatico,qualità che secondo me è molto importante un una persona.
"Si..." presi il cucchiaino e mangiai un paio di marshmallows che ora erano sul fondo della mia tazza.
Quando alzai lo sguardo lo notai fissarmi,imbarazzata sorrisi e tornai a gustarmi i miei marshmallows.
"E invece che mi racconti del tuo ragazzo?" Ammiccò,appoggiandosi allo schienale della poltrona del prestigioso cafe nel quale aveva insistito di entrare.
Per poco non mi strozzai alle sue parole.
"Attualmente diciamo che non ne ho bisogno." Dissi,non guardandolo in faccia.
"Cosa deve esserti successo Johnson,per farti arrivare a dire una cosa del genere?"
Era davvero insistente.
"Cosa vi importa?" Ammisi anche un po' curiosa.
"Intendo dire,tutti abbiamo bisogno d'amore in questa vita e se avete detto che non ne avete bisogno,qualcosa deve pur essere successa." Lo osservai,poi distolsi lo sguardo altrove e cominciai a parlare.
"Lui mi tradiva con un'altra e ne sono venuta a conoscenza proprio un anno esatto fa. Fine della storia."
Feci un sorriso amaro,raccolsi la mia borsa da terra e mi incamminai verso l'uscita.
"Fanny,ehi Fanny aspetta! Ti prego,aspetta." Mi fermai sui miei stessi passi.
"Ehi,scusami sono stato insistente,non dovevo. Il fatto é che quando sto bene con qualcuno poi voglio sapere tutto di questa persona,ho sbagliato. Ma ti prego,non andartene." Portai una ciocca dietro l'orecchio e scossi la testa.
"Devi scusarmi tu,anche io non ho reagito molto bene."
"Dovevo intuire che fosse una ferita ancora aperta..." mi guardò con i suoi profondi occhi verdi e mi prese la mano.
"Mi concedi un'altra tazza di caffè? " disse sorridendomi.
"Magari di cioccolata calda,ne berrei volentieri un'altra." Ricambiai e tornammo a sederci al nostro tavolo.
Parlammo del più e del meno e lui non toccò più l'argomento "fidanzato".
"Dove sei diretta?" Mi chiese quando dopo una lunga chiacchierata ci ritrovammo entrambi a fissare il tabellone con i prossimi voli.
"Eh, a Washington nel Connecticut, te invece?" Chiesi,voltandosi nella sua direzione. Lui fissò il tabellone ancora qualche secondo e poi si decise a rispondere.
"Anche io." La mi bocca si allargò in un sorriso a 32 denti,avremmo potuto parlare ancora per un po'.
"Che strana coincidenza,beh strano che io non ti abbia mai incontrato allora."
"Si solito non ci torno spesso e quando torno non esco molto,vado solo per trovare mia madre."
I gentili passeggeri del volo 5678 direzione Washington,sono pregati di dirigersi verso l'imbarco. Ripeto,I gentili passeggeri del volo 5678 direzione Washington,sono pregati di dirigersi verso l'imbarco.
Entrambi ci guardammo e cominciammo a correre verso il gate. Quando arrivammo mi fece passare davanti e quando fui dall'altra parte mi fece segno di andare. Titubante,cominciai ad incamminarmi verso il lungo corridoio che mi avrebbe portato all'aereo.
Dopo una buona quindicina di minuti arrivò anche lui.
"Come mai ci hai messo così tanto?" Chiesi.
"Il mio biglietto,non passava ma ora è tutto risolto."
Presi posto sull'aereo,lui era due file dietro di me. Le hostess illustrarono tutto il regolamento in caso di pericolo,chiusi il tavolino e misi lo schienale in posizione verticale,come da regolamento. Stavano salendo gli ultimi passeggeri,quando vidi Elliott seduto al mio fianco.
"Scusa,ma non eri dietro?" Chiesi dubbiosa sul fatto che aveva cambiato posto.
"Quel gentile signore quando ha sentito la mia motivazione non ha esitato a cambiare posto." Disse sorridendo con sguardo vittorioso.
"Ah si? E sentiamo questa tua motivazione..." Chiesi assottigliando gli occhi e portando le braccia al petto.
"Presto lo capirai."
Tutti presero posto,percorremmo la pista di decollo aumentando man mano la velocità e poi,accompagnati da della candida neve,prendemmo il volo alla volta di casa.
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