#2




La seconda volta... beh, la seconda volta che succede, Simone ne è più che consapevole di ciò che sta facendo. Non ci pensa, lo fa e basta.

Solo dopo si ricorda quanto gli abbracci per Manuel fossero un tabù.  

Da qualche tempo si ritrovavano in officina a studiare insieme. O meglio... Simone studia, Manuel aggiusta qualsiasi cosa gli capiti a tiro: che siano moto, auto o bici.

A volte si ritrovano anche seduti uno accanto all'altro, sul pavimento freddo dell'officina, mentre Simone ripete nozioni che Manuel ha deciso di chiudere nel cassetto della sua memoria e non riprendere più.

Manuel è seduto sul bancone degli attrezzi, quel giorno, quando Simone entra all'improvviso.

Non capisce nemmeno le migliaia di parole che Simone gli dice mentre lo vede andare verso di lui, ma si ricorda perfettamente le braccia di Simone attaccate al suo collo. 

Simone che, quando si accorge di quello che è successo, si stacca subito, alzando le mani. Lo fa perché quello non è un tipo di contatto solito per loro.

Loro sono ragazzi da mani sfiorate, sorrisi luminosi e spalle attaccate quando guardano i film sul divano.

Loro sono tipi da ricerca di contatto involontario.

Per lo meno Manuel lo è.
Manuel potrebbe sfiorarlo ogni secondo facendo finta che sia involontario.
Lo fa perché non lo ammetterebbe mai, ma quel contatto gli piace.
A differenza di Simone, che non fa finta di nulla e ammette di cercarlo.

«Io-- Beh-- ero venuto a dirti che abbiamo passato il test per l'università»  mormora Simone grattandosi la nuca e abbassando lo sguardo. 

«Strano, non ricordo de averlo già fatto» Ribatte Manuel aggrotando le sopracciglia. 

«Sì-- Cioè sono rientrato in graduatoria. Aspetta-- vuol dire che hai cambiato idea?» e a Manuel diventa tutto più chiaro. Capisce quell'abbraccio non appena Simone era entrato in officina. Ci mette un po' perché la sua testa era troppo impegnata ad elaborare una serie infinita di domande che l'hanno mandato in tilt.

Cosa stai dicendo?

Perché deve aver cambiato idea? Che è vero è un altro discorso.

Ma soprattutto... cos'era quell'abbraccio?

Alert! Alert! Troppo contatto fisico. 

È proprio quello, avere troppo contatto fisico e per troppo tempo.

Per lui abbracciare è una cosa troppo intima. Un po' come dormire con una persona, perché, diciamola tutta, sarebbe stato abbracciato dalla persona in questione, senza rendersene conto. Come è successo con Simone, qualche giovedì prima.

L'unica con cui il problema non si poneva era Anita, sua madre.

«Daje»  Manuel si maledice, perché non riesce a dire altro. Quell'abbraccio lo ha davvero scombussolato e non è nemmeno riuscito a fare nulla se non aspettare che Simone si staccasse da solo. 

«In fondo è anche merito tuo» dice. I pomeriggi d'estate, chiusi in officina mentre Simone si preparava al test, in cui semplicemente Manuel c'è stato. È stato lì quando ha avuto bisogno di una pausa, quando è stato preso dallo sconforto, Manuel era lì.

«Ma non hai risposto» aggiunge poco dopo, Simone.

«Sì?» il tono di voce esce con una intonazione simile ad una domanda.

«Manu, non puoi chiederlo a me»

«Mh. Sì, potrei, ma solo dopo aver messo da parte un po' de spicci co' i lavori in officina»

Vede Simone sorridere, senza chiedergli altro.
È grato di ciò.
Non sarebbe riuscito a spiegargli il cambio di idea sull'iscrizione all'università. Non in quel momento.

L'abbraccio gli ha decisamente mandato il cervello in corto circuito.


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