Famiglia e Perdono Prima Parte

Niall probabilmente aveva letto la lettera di Liam un milione di volte da quando l'aveva aperta. Era frastornato, nervoso e distratto, voleva solo che Liam tornasse alla villa così poteva parlargli. Aveva solo bisogno di sapere se Liam fosse serio, ma allo stesso tempo doveva contenere la sua felicità con Louis. Dopo che era stato informato di quello che era successo tra lui e Harry, Niall si era assicurato di prendersi cura di lui, cercando di farlo sorridere. Faceva male vedere l'amico tornare ogni notte in lacrime per colpa di Harry.

Non litigavano neanche, si parlavano a malapena se non per dare e ricevere ordini. Non dormivano neanche nella stessa stanza, Harry non aveva smesso di cercare di convincere Louis a rimanere. Non avrebbe mai provato a forzare Louis a fare qualcosa di così intimo finché non perdonava Harry. Harry non poteva ancora credere di aver colpito Louis. Il suo sguardo lo perseguitava ogni notte che era da solo. La paura, il tradimento e la tristezza nei suoi occhi blu avevano lasciato sveglio Harry per ore.

Per un intero mese le cose continuarono così. Harry provava a parlare con Louis, ma Louis non si arrendeva: guardava da un'altra parte e lo ignorava o gli rispondeva a monosillabi. Tutto ciò faceva male al petto di Harry, mangiava a malapena e quando si allenava, scopriva di essere troppo stanco per farlo. Louis lo stava rovinando. Stava rendendo Harry debole, ma a quest'ultimo non importava più niente, voleva solamente il suo ragazzo indietro.

Louis provava lo stesso. Oltre la paura di essere di nuovo picchiato da Harry, gli importava di lui. Harry aveva mostrato a Louis una gentilezza che non si aspettava quando era diventato uno schiavo. Una gentilezza che a Louis mancava. Niall era gentile e divertente, ma quella di Harry era differente. Quella di Harry era qualcosa che, fino a poco tempo fa, poteva essere manifestato come amore. Louis non si era mai innamorato e in quel momento aveva paura che non sarebbe accaduto.

Finché Harry non ne ebbe avuto abbastanza, avrebbe provato a Louis una volta per tutte che si poteva prendere cura di lui, che Louis valeva qualcosa ai suoi occhi, anche se significava non seguire le sue regole e principi.

I guaritori erano stati mandati nella parte occidentale della città e stavano lavorando meglio che potevano. Alcune vite erano state salvate, ma molte persone erano troppo malate per sopravvivere. Tuttavia Harry era fiducioso che sarebbe stata contenuta, sperava che Nettuno avesse mollato questa battaglia contro Harry poiché non aveva toccato Louis da settimane e la malattia si era attenuata.

Ma quando Harry lo disse a Louis, non sembrava ancora felice, sempre se Louis lo stesse ascoltando. "Louis, mi hai sentito?"

Louis fece un leggero mormorio di conferma, mordendosi il labbro e preparando la cena a Harry.

"Louis, il mio popolo non è più a rischio. A Nettuno non importa più di noi," Harry disse. Sperò che Louis capisse cosa stava insinuando, che potevano stare di nuovo insieme. "Filius Veneris, quante volte devo esprimere il mio dispiacere per le mie azioni? Quanto tempo ci metterai per capire che ti voglio ancora, non ho mai smesso di volerti."

Louis sbatté il piatto di fronte a Harry e rise. "Pensa che solo le parole possano convincermi? Che solo perché sembra che gli Dei abbiano finito, l'abbia fatto anch'io? È un ignorante, Dominus."

Harry batté il pugno sul tavolo e Louis saltò indietro, coprendosi il viso. "Dimmi cosa devo fare! Vivo a malapena, Louis! Mi hai rovinato! Mi hai rovinato e so che ti ho fatto del male, ma sto cercando di migliorare le cose!"

"Non sta provando abbastanza! Tutto quello che doveva fare, era farmi una domanda! Cercare di sapere perché ero così impaurito! Perché non tutto quello che mi preoccupa è per lei!" Louis urlò.

La bocca di Harry si aprì, confuso, e si alzò, spostando il piatto. "Cos'altro oltre a me ti sta preoccupando, piccolo?"

La voce di Harry era ancora feroce, ancora un po' arrabbiata, ma Louis poteva dire che fosse sincero. "Q-Quando mi ha colpito, stavo cercando ti chiederle qualcosa. Avevo bisogno di sapere dove la malattia fosse esattamente. Quando ha detto l'ovest... Har-Dominus, è lì che vive la mia famiglia. I miei genitori e le mie sorelle potrebbero star morendo o essere morti e io non lo saprei."

Harry non sapeva cosa dire. Louis non era mai stato così aperto con lui, così arrabbiato e fiducioso. Anche quando Louis stava dicendo a Harry di come le sfortune della sua famiglia fossero colpa di Harry, era sempre un po' impaurito a dirglielo. Il suo piccolo ed innocente Louis lo stava lasciando, scomparendo, ed era tutta colpa di Harry. "Louis io... io non lo sapevo."

"No," Louis scattò. Incrociò le braccia e sospirò, facendo un passo indietro. "Mangi la sua cena, sono stanco."

E Harry non avrebbe dovuto lasciare andare via Louis in quel modo, dandogli ordini, ma sapeva che Louis non era in sé. "Stai con me stanotte? Mi -ehm- mi manchi."

Louis non sembrava felice di quella confessione, anche se dentro si stava un po' sciogliendo. "No, sono più comodo nel letto di Niall."

Harry fece una smorfia, sapeva che non c'era nulla tra Louis e Niall, ma Louis stava cercando di ferirlo. Stava funzionando, almeno un po'. "Potrei ordinarti di rimanere, sai, Piccolo. Potrei far venire un fabbro e marchiarti, come ho rimandato da tanto tempo. Farti mio nelle maniere forti. Ma non lo farò. Non ti farò del male di nuovo."

"Ha già fatto questa promessa prima. Ora guarda, dove siamo," rispose calmo.

"Allora non prometterò," disse Harry. "Agirò solamente."

+

La conversazione a cena era stata una delle più lunghe che avessero avuto e Louis non sapeva cosa pensare. Non sapeva neanche cosa pensare quando fu svegliato presto, due giorni più tardi, da Harry e due guardie alla porta di Niall. Niall stava dormendo pesantemente, così non si mosse neanche quando Louis boccheggiò e saltò dal letto.

"Co-Cosa sta succedendo? Dominus cosa sta facendo?" Chiese Louis impaurito.

Harry non disse nulla, portò solamente un dito sulle labbra. Indossava un mantello scuro con un cappuccio sopra la testa, come le guardie. Louis li fissò, confuso, finché una delle guardie diede a Louis un mantello simile. Se lo mise e li seguì riluttante ed esitante fuori dalla stanza. Harry gli prese il polso e il gruppo iniziò a muoversi più velocemente. Louis rimase in silenzio mentre si dirigevano all'entrata sud, poi entrarono in un carro coperto.

Louis stava tremando sul posto, non sicuro dove lo stessero portando. Non poteva neanche vedere gli occhi di Harry sotto l'ombra del cappuccio e questo probabilmente lo spaventava ancora di più. Se Louis avesse potuto guardarlo negli occhi, ci sarebbe stata almeno la possibilità di sapere cosa Harry stesse pensando. Ma no, Harry era seduto con le mani sulle ginocchia e la testa girata di lato.

"Dominus, per favore," alla fine disse Louis dopo quindici minuti di viaggio. "Non intendevo offenderla ieri. Sono spaventato, preoccupato e stressato e... non intendevo attaccarla."

"Filius Veneris non è una punizione," sussurrò Harry. "Sono le mie scuse per tutto."

"Dove mi sta portando?"

"A casa," rispose, guardando il percorso che stavano prendendo. Louis boccheggiò quando iniziò a riconoscere le strade dove era cresciuto, il mercato dove la sua famiglia andava. "Non rimarrai, ma io -ehm- penso che alla tua famiglia piacerebbe vederti anche solo per poco tempo."

"Har -Dominus- Non so cosa dire," disse Louis, stava per mettersi a piangere.

Harry si bloccò con la mano alzata e scosse la testa. "Non devi dirmi nulla. Spero solamente che questo risolva tutto il male che ho fatto."

Louis sospirò e i suoi occhi si addolcirono. "C-ci penserò dopo aver visto la mia famiglia."

Harry annuì e il resto del viaggio lo passarono in silenzio finché non arrivarono alla casa molto piccola della famiglia di Louis, troppo piccola per tenere così tante persone. Louis poteva sentire il battito del cuore rimbombare nelle orecchie e per qualche motivo non riusciva a muoversi. Stava solamente seduto a fissare la porta mentre le guardie uscirono e aspettarono. Harry provò a mettere una mano sulla coscia di Louis, incoraggiandolo non verbalmente.

Con un bel respiro, Louis si alzò dal carro e uscì. Si bloccò per un secondo, poi bussò, forse un po' troppo forte. Harry lo seguì e rimase dietro di lui, dopo neanche un minuto la porta si aprì.

"Possiamo aiutarvi?" Disse una sottile voce femminile. Una delle sorelle di Louis.

"Fizzy?" Chiese Louis, facendo un passo di lato, così poteva vederlo.

I suoi piccoli occhi blu, come quelli di Louis, si spalancarono e aprì la porta un po' di più. "L-Louis? Sei davvero tu?"

"Sì Fizzy, sono il tuo Louis," disse, inginocchiandosi per essere alla sua altezza.

Lei squittì felice e spalancò la porta, saltando tra le braccia di Louis. "Oh Louis! Sei tornato! Lo sapevo che saresti tornato da noi! Madre!"

Un attimo dopo una donna più grande, ma non più grande di Harry, apparve. "Fizzy, devi rimanere calma, tesoro, tuo padre ha bisogno di riposare - Oh miei Dei."

Si fermò nel discorso e portò una mano davanti alla bocca, non credendo ai suoi occhi. Louis lasciò andare la sorella e sorrise, salutando timidamente. "Ciao mamma."

Scoppiò a piangere e corse ad abbracciare il figlio, stringendolo tra le sue braccia. "Louis, p-perché sei a casa?"

Dietro di loro, Harry si schiarì la gola, gentilmente per non allarmarla, ma lei si spaventò lo stesso. "Quindi lei è la madre di Louis?"

"Governatore Harry! Oh divinità, n-non me l'aspettavo." Stava balbettando e i suoi occhi erano spalancati e spaventati. Assomigliava a Louis. "Mio marito lui è, oh Louis, tuo padre... è ammalato. Mi dispiace, non penso che lei debba entrare."

"Per favore, Signora..."

"Johanna."

"Signora Johanna, faremo più attenzione possibile. Ho portato Louis a vedere la sua famiglia e faremo solo questo." Harry disse, non voleva far pensare che stesse dando degli ordini, ma era naturale per lui. "So della malattia, i miei guaritori stanno cercando di aiutare."

"Ha-hanno fatto un buon lavoro." Johanna gli diede ragione. Guardò in casa per un secondo, "Lottie! Porta le tue sorelle qui! Veloce!" Si mise a lato e fece segno a loro di entrare.

Harry disse alle guardie di continuare a stare fuori e seguì Louis all'interno con una mano sulla sua schiena. Lo spazio era ristretto, non c'era molto dentro, ma c'erano ovvi segni degli oggetti che c'erano stati nel passato. Harry capì che avevano venduto tutto per guadagnare dei soldi, quando vide il vero stato in cui la famiglia di Louis viveva, il respiro gli si fermò. Erano tutti così magri, si vedevano le loro ossa, e sporchi, in sostanza indossavano degli stracci. Harry era sorpreso che vivessero in una casa e non sulla strada.

Altre tre ragazze entrarono nella stanza; un gruppo di piccole bionde con gli occhi azzurri, due gemelle addormentate, e una ragazza più grande, non più piccola di Louis. La più grande teneva una bacinella con dentro degli stracci e sembrava davvero infastidita. Ma lo sguardo cambiò, quasi completamente quando vide Louis.

"Ch-che diavolo-"

"Louis!" Le gemelle urlarono e immediatamente non sembravano poi così stanche per correre da Louis, abbracciandogli le gambe. "Louis è a casa!"

E Louis non poté non far uscire un misto tra un pianto e una risata, sedendosi per abbracciare le ragazze. "Daisy, Phoebe! Siete cresciute così tanto."

Harry fece un passo indietro, mettendosi dietro a Johanna così Louis poteva avere il suo momento. Ma la sorella di Louis, Lottie, lo vide lo stesso. "Perché lui è qui?"

Johanna boccheggiò. "Lottie! Governatore Harry, per favore scusi mia figlia. Abbiamo sentito così tanto la mancanza di Louis."

Lottie alzò gli occhi al cielo e andò ad abbracciare Louis. "È bello vederti."

"Anche per me Lottie, c-come sta papà?"Chiese Louis nervosamente.

"Perché non entri e non guardi?" Girò i tacchi e tornò nella stanza da dove era uscita.

Louis guardò Harry per un momento e lo trovò impegnato a parlare animatamente con le gemelle. Stavano giocando con i suoi capelli e gli stracci, Louis pensava che Harry stesse benissimo con i bambini. A suo agio. Dopo un minuto Louis incrociò le braccia con sua madre ed entrarono nella stanza di suo padre.

L'odore era nauseante, così tanto che Louis dovette coprirsi la bocca e il naso. Lottie e Johanna sussultarono, ma erano chiaramente abituate. Era evidente che i guaritori fossero stati lì recentemente e in maniera frequente. Le loro risorse erano in ogni centimetro della camera, come asciugamani e bendaggi. Il letto era vicino alla finestra, il padre di Louis era steso e fissava fuori con occhi offuscati. Il suo petto si alzava mentre respirava profondamente, era così pallido, gli occhi erano incavati, praticamente pelle e ossa.

"Papà?" La voce di Louis stava tremando mentre si avvicinava al letto. Lasciò andare il braccio di sua madre e lei lo avvertì di fare attenzione e di non toccare suo padre.

Lottie stava passando sulla sua fronte un panno bagnato. "È molto stanco, non parla da giorni. Guarda solamente fuori dalla finestra."

Louis annuì, capendo. "Papà? Sono io, il tuo Louis."

All'inizio non ci fu nessuna reazione se non un battito di ciglia. L'unico suono nella stanza proveniva dall'acqua mentre Lottie ripuliva e bagnava di nuovo il panno. Louis voleva abbracciare così tanto suo padre, baciarlo e confortarlo, ma non voleva ammalarsi. Lottie sospirò solamente e continuò a pulirgli la testa, assicurandosi che non diventasse troppo calda. Poi, quando Louis iniziò ad abbassarsi e ad arrendersi, suo padre si lamentò.

Louis boccheggiò e saltò, Johanna corse verso il letto. "Marcus? P-Puoi sentirmi?"

Tossì un po' di volte e boccheggiò, i suoi occhi iniziarono finalmente a concentrarsi sulle figure. Si guardò attorno e strizzò gli occhi quando vide Louis. Iniziò a tossire di nuovo, più forte in quel momento e si girò dall'altra parte, vomitando la bile sul pavimento. Le mani di Louis volarono sul suo viso e singhiozzò quando vide lo stato del padre. Anche Johanna stava piangendo, ma in silenzio, prese uno dei panni e iniziò a pulirgli di nuovo la faccia.

"L-Louis?" Marcus ansimò.

Louis pianse di nuovo e annuì. "Sì papà, sono Louis."

Gli occhi di Marcus si spalancarono e sembrava colto dal panico. "Che cosa ci f-fai a casa? Sei nei guai?"

Louis scosse velocemente la testa, "No, no papà, niente di simile! Per favore respira."

Gli occhi di Marcus sfrecciarono tra Johanna e Louis, ma non si calmò. Finché una voce parlò dietro di loro, "È qui per mia richiesta."

Harry era fermo sulla porta, Daisy e Phoebe gli tenevano le mani e Fizzy era appoggiata alla cornice. Le tre ragazze erano rannicchiate dietro di lui e Harry sembrava così... protettivo nei loro confronti. Johanna si avvicinò al nuovo arrivato, vicino a Lottie, ma Louis rimase con suo padre. "È il Governatore!"

"Papà è-"

"Shh, Louis," disse Harry, alzando una mano, Daisy la lasciò e strinse la sua veste. "Marcus, vero? Louis non è nei guai. È stato davvero bravo con me e... quando mi ha parlato delle vostre sfortune, non potevo farcela."

Louis non sapeva davvero cosa dire. Infatti, nessuno della famiglia sapeva cosa pensare, così tutti fissarono Harry finché non continuò.

"S-Sono spaventato di non star facendo un buon lavoro a prendermi cura del mio popolo," disse Harry.

Lottie sbuffò e mormorò, "Lo dico anch'io, cazzo."

Johanna boccheggiò di nuovo e Marcus iniziò a tossire. "Lottie!"

"No, va bene Johanna," rispose Harry, lasciando le mani delle gemelle e camminando verso di loro. "Non ha torto. Abbiamo avuti anni migliori prima di me, lo so, e sto facendo tutto il possibile per migliorare i miei errori." Si inginocchiò vicino al letto e alzò lo sguardo su Louis. "Iniziando da te. La tua famiglia ha sofferto molto ed è brava gente. So che siete buoni perché Louis è meraviglioso."

Louis arrossì, "Dominus..."

"Fi-Louis, lasciami finire," disse Harry, guardando Marcus. "La tua famiglia non avrà più problemi da adesso. Marcus, i miei guaritori personali, i migliori sulla terra, si prenderanno cura di te. E vi trasferirete via da questa misera casa. C'è una piccola casa, tra la mia Villa e il mercato centrale, sarete a vostro agio lì. Da adesso non dovrete più pagare le tasse, preoccuparvi dei soldi o della fame."

Corretto da Aldebaran97 

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