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Liam aveva ancora qualche problema a controllare la rabbia. Nonostante dicesse a Theo che andasse tutto bene e che quei tempi fossero ormai passati, la realtà era ben diversa. Ancora oggi, c'erano momenti in cui la sua mente lo tradiva, riempiendosi di pensieri oscuri che lo consumavano dall'interno, trasformando ogni respiro in un atto di pura sopravvivenza. Quando quelle ombre calavano, Liam sentiva il bisogno irrefrenabile di sfogare la tensione accumulata, colpendo muri o qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, tanto da ritrovarsi spesso con le nocche sanguinanti.
Un episodio particolarmente emblematico di questo conflitto interno era avvenuto allo zoo, quando Liam, perso nella furia, stava quasi per uccidere Nolan. La rabbia aveva preso il sopravvento, offuscando ogni barlume di razionalità. Menomale che Theo era intervenuto, riuscendo a riconnetterlo con il presente grazie a un bel pugno in testa, che gli aveva spezzato la mascella e riportato alla realtà. Forse fu proprio quel giorno che Liam si rese conto di quanto fosse forte il legame che li univa, un legame che andava oltre la semplice amicizia. Theo era l'ancora che lo teneva saldo, che lo impediva di affogare nelle profondità della sua stessa oscurità.
Liam l'aveva capito fin da subito: bastava che pensasse a Theo per far sì che gli artigli rientrassero e i suoi occhi tornassero normali. Theo era il suo punto fermo, una presenza che lo rassicurava e lo spaventava al contempo. Spaventava perché significava che dipendeva da Theo più di quanto volesse ammettere.
Vari episodi avevano rafforzato questa convinzione. Una volta, durante una missione con il resto del loro piccolo branco, si erano ritrovati intrappolati in un edificio abbandonato, circondati da cacciatori, inclusa la Monroe. Liam aveva sentito la rabbia crescere dentro di sé, una rabbia che rischiava di farlo perdere il controllo. In quel momento, avrebbe potuto attaccare chiunque, anche i suoi amici, accecato dall'istinto di sopravvivenza. Theo, riconoscendo i segni del crollo imminente, gli si era avvicinato con calma, ignorando il pericolo circostante. Aveva parlato a bassa voce, pronunciando parole che solo Liam poteva sentire e che lo avevano ancorato alla realtà.
"Liam, concentrati su di me. Non lasciare che questa rabbia ti porti via. Resta con me." Quella semplice frase aveva avuto l'effetto di un'ancora gettata in un mare in tempesta. Liam si era aggrappato a quelle parole, usando la presenza di Theo come un faro che lo guidava fuori dal buio. Grazie a questo, erano riusciti a trovare una via d'uscita senza che Liam perdesse il controllo.
Ma forse il momento più significativo era stato durante una delle loro sedute di allenamento. Liam stava attraversando un periodo particolarmente difficile, dove il controllo sulla sua trasformazione sembrava sfuggirgli di mano. Ogni piccolo errore lo faceva sentire un fallimento, e la frustrazione che ne derivava lo portava pericolosamente vicino a una trasformazione incontrollata. Forse era dovuto al fatto che Scott se ne era andato, Malia aveva chiuso i rapporti con tutti, lasciando il branco e il passato alle spalle, Lydia si era ritirata dal soprannaturale dopo la visione di Stiles, e quest'ultimo non si era fatto più sentire.
Theo, però, aveva imparato a riconoscere i segnali che precedevano la perdita di controllo di Liam. Sentiva il suo cuore accelerare, l'aria farsi più densa e carica di tensione. In quei momenti, Theo avrebbe potuto optare per la forza bruta, ma sapeva che spesso le parole erano un'arma più efficace. Così, iniziava a parlargli, a fargli domande per distrarlo, per portare la sua mente lontana dall'oscurità in cui stava precipitando. Theo aveva persino insegnato a Liam a controllare il battito del suo cuore, una tecnica che solo la chimera sembrava padroneggiare con tale efficacia.
Questi episodi, e molti altri ancora, avevano cementato il legame tra Liam e Theo. Per quanto Liam cercasse di essere forte da solo, sapeva che era grazie a Theo se riusciva a mantenere il controllo e a non lasciarsi sopraffare dalla rabbia. E anche se non lo diceva apertamente, Liam era consapevole che senza Theo non sarebbe mai riuscito a farcela.
Liam stava preparando i vari scatoloni, la camera era sommersa dal caos. Non sapeva più dove mettere le mani, da dove cominciare, cosa portare e cosa lasciare. Ogni oggetto sembrava importante, carico di ricordi che non voleva abbandonare. Theo era seduto a terra, dall'altro lato della stanza, osservandolo con un sorrisetto divertito mentre Liam andava in panico davanti a una scelta apparentemente semplice: quale mazza da lacrosse portare agli allenamenti?
"Ti daranno lì una nuova attrezzatura, migliore di questa," sospirò Theo, appoggiando la testa al muro.
"Ma queste due hanno per me un valore affettivo, non posso lasciarle qui," si lamentò Liam, stringendo le mazze con decisione.
Theo si alzò di scatto, avvicinandosi a lui. "Quale delle due ha un valore più significativo?" chiese, cercando di semplificare la decisione. Ma Liam era confuso. "Nel senso, con quale delle due hai affrontato partite migliori? O magari preso a mazzate qualcuno, che ne so!" esclamò, cercando di strappargli una risata.
Liam alzò leggermente quella che teneva nella mano destra. "Prima partita con Scott, allenamenti la sera tardi con Scott, ultima partita con Scott..." mormorò, perso nei ricordi.
"Ti manca Scott?" chiese Theo, con un sorriso che nascondeva una comprensione più profonda.
"Può darsi," sussurrò Liam, sedendosi sul letto.
Theo si unì a lui, guardandolo con curiosità. "Beh, con questa ho anche giocato la partita in cui ho perso il controllo..." continuò Liam, ma Theo lo interruppe con un sorrisetto ironico. "Ovvero? Anche l'ultima partita della cerimonia di chiusura dell'anno?"
Liam roteò gli occhi. "Sì, insomma tutte le partite dell'ultimo anno le ho giocate con questa, perché in tutte ho perso il controllo."
Theo sospirò, comprendendo il peso delle parole di Liam. "Dovresti trovare la tua ancora. Scott diceva sempre che il solo pensiero di Allison lo aiutava nei primi mesi di trasformazione."
Liam si girò verso di lui, un'ombra di frustrazione negli occhi. "Ma sono quattro anni che sono un lupo!" esclamò, quasi implorando una soluzione diversa.
"Liam, il tuo è un problema ben diverso," mormorò Theo, con una serietà che raramente mostrava.
"Non guarirò mai," sussurrò Liam, lasciando cadere la mazza a terra con un gesto di resa.
Theo lo osservò per un attimo, poi parlò con tono fermo. "Non si guarisce da un disturbo comportamentale, lo puoi solo attenuare e controllare."
"Cerca un punto fermo, te lo dico sempre," continuò Theo, ma Liam non rispose. Sapeva benissimo quale fosse il suo punto fermo, ma non voleva ammetterlo, non davanti al soggetto in questione. "Anche quando sarai alla Stanford, solo e senza di noi, dovrai iniziare a controllarti da solo. Non voglio sentire al telegiornale che è stato avvistato un uomo nudo, con zanne, artigli e occhi che brillavano, correre per le strade della città," ridacchiò Theo, cercando di alleggerire la tensione.
Liam rise a sua volta. "È successo solo una volta," sbuffò.
Poi rimasero in silenzio per un po'. Un silenzio carico di significato, interrotto solo dalla voce di Liam, che sembrava esitare prima di parlare. "Theo, io il mio punto fermo l'ho trovato. Ho solo paura che andandomene via di qua, io possa perdere i rapporti e quindi perderlo."
Theo lo guardò, perplesso. "Sono io?" chiese, aggrottando le sopracciglia e accennando un sorriso.
"Da cosa l'hai intuito?" rispose Liam, con un sorriso timido.
Theo sospirò, la sua espressione diventando più seria. "Beh, dal fatto che solo quando ci sono io riesci a calmarti?" chiese a sua volta, quasi incredulo.
Liam non poteva fare a meno di sorridere alla semplicità con cui Theo aveva colto nel segno. "Lo sapevo che fossi io," continuò Theo, un sorriso che si fermava a metà tra il sarcastico e il genuino.
Liam lo osservò con attenzione. Poche volte aveva visto Theo sorridere così, e ogni volta era come se il mondo si fermasse per un istante. Si stese sul letto, le mani incrociate sul ventre. "Beh, devi ammettere che sono un'ancora piuttosto irresistibile. Dovrebbero farci un film: 'Liam e la sua Chimera'. Potrei persino vincere un Oscar."
Liam scosse la testa, ma non riuscì a trattenere un sorriso. "L'Oscar per il miglior salvataggio da un lupo mannaro in crisi esistenziale va a... Theo Raeken!"
Theo fece una smorfia, come se stesse ponderando seriamente la questione. "Oppure ci vedo un libro, magari un podcast... 'Come calmare il tuo lupo interiore con Theo.'"
Liam rise, ma c'era una nota di sincerità nella sua voce. "Sarei il tuo primo ascoltatore, probabilmente," rispose, cercando di mascherare l'importanza che quelle parole avevano per lui.
Il beta abbassò lo sguardo sulla mazza da lacrosse che giaceva a terra, ormai dimenticata. "C'è una parte di me che si chiede se, senza di te, riuscirò a mantenere il controllo. Tu eri sempre lì, a tirarmi fuori dal buio," sussurrò, quasi temendo di ammettere quanto fosse fondamentale Theo per lui.
Theo lo osservò in silenzio per un attimo, cercando le parole giuste. "Liam, il fatto che tu riconosca tutto questo significa che sei già più forte di quanto pensi. Non sono io che ti mantengo sotto controllo, sei tu. Io sono solo un promemoria, un fastidioso e affascinante promemoria con una tendenza a fare battute fuori luogo."
Liam lo guardò, una scintilla di riconoscenza negli occhi. "Un promemoria, eh? Ti piace sminuire quello che fai per me."
Theo scosse la testa, un sorriso stanco ma sincero sul volto. "No, solo a metterlo nella giusta prospettiva. Tu mi dai troppo credito, Liam. Se c'è qualcosa che ho imparato in tutti questi anni, è che la vera forza viene da dentro. Io posso solo ricordarti di quella forza, ma sei tu che fai tutto il lavoro pesante."
Liam annuì, ripensando a quelle parole. "Forse hai ragione. Ma è solo che saperti lì, sapere che posso contare su di te mi fa sentire che non sono solo in tutto questo," continuò, cercando di far capire a Theo ciò che non voleva dire apertamente.
Theo si alzò di scatto, il sarcasmo ormai sostituito da una serietà che raramente mostrava. "E non lo sei, Liam. Non lo sarai mai. Non importa dove vai o quanto lontano sei, io sarò sempre qui," e gli toccò la fronte con un dito, sorridendo. "E poi, mi mancherà salvarti il culo sinceramente, mi annoierò molto quando te ne andrai."
Liam sollevò lo sguardo, sorpreso dalla dichiarazione. "Ammetti che anche tu hai bisogno di me?" chiese, con una punta di sfida.
Theo fece spallucce, con un accenno di sorriso. "Non esageriamo. Ma sì, ammetto che c'è qualcosa di rassicurante nel sapere che quelle volte in cui avevo bisogno, tu eri l'unico presente. Un lupo mannaro con problemi di gestione della rabbia è l'ancora di una chimera psicopatica, assetata di potere. Chi l'avrebbe mai detto?" scherzò, cercando di alleggerire il tono.
Liam ridacchiò, ma il momento aveva un peso diverso ora. "Non saprò mai come ringraziarti," mormorò, abbassando lo sguardo.
Il silenzio che seguì fu meno pesante, carico di una comprensione reciproca che entrambi conoscevano bene ma che avevano sempre evitato di nominare. Forse non c'era bisogno di dirlo esplicitamente, perché in fondo, entrambi sapevano cosa significavano l'uno per l'altro. Cosa provassero. E in quel momento, senza bisogno di parole, Liam e Theo capirono che qualunque cosa il futuro avesse in serbo, il loro legame avrebbe resistito. Perché si erano trovati in mezzo al caos, e nulla avrebbe potuto spezzare quel legame che li univa.
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