Number 3: L'ha fatto apposta?

La distinzione tra bene e male è la prima cosa che ci viene insegnata. Fin da piccoli.

<<Bella.>>

Io l'ho imparata troppo tardi.

<<Bella ci sei?>>

La faccia di Eren copre tutto il mio campo visivo.

<<Si, scusa, ero sovrappensiero.>>

<<Non conosco il nome di chi ti ha... toccata.>> Sospira sconsolato tirandosi indietro. Il suo sguardo afflitto mi intenerisce. Detesto questa cosa.

<<Ma hai detto...>>

<<Si, che so chi è stato.>> Mi interrompe. <<Ma non conosco il suo nome ne tantomeno il suo aspetto.>>

La mia faccia diventa un grosso punto interrogativo.

<<Quando alla festa sono andato a prenderti un po' d'acqua, al mio ritorno non c'eri più. Ti ho cercata ovunque. Dopo ore ti ho trovata...>>

Deglutisco, non mi lascerò mai alle spalle questa storia.

<<Eri in una camera al primo piano, distesa su un letto coperta da un lenzuolo... macchiato di...>> Si interrompe <<beh si, insomma, lo sai.>>

<<È stato atroce vederti in quello stato, ed una parte di me si sente ancora in colpa...>>

Vorrei dirgli che non è colpa sua, ma mi trovo d'accordo. Se fosse stato più attento avrebbe potuto proteggermi.

<<L'unica cosa che potevo fare, oramai, era vestirti e riportarti a casa. È allora che l'ho visto. Sotto le lenzuola c'era una collana maschile al quale era collegato un ciondolo.>>

Rabbrividisco. No, non può essere!

<<Era uno strano simbolo, un arco stilizzato a forma...>>

<<A forma di s.>> Lo anticipo con voce ferma.

<<Si...>> Risponde Eren intimorito. La sua faccia sta chiaramente dicendo: e tu come lo sai?

Derek Rivera, quel viscido maiale! Era tutto pianificato? L'ha fatto apposta?

I capelli ricadono sulle spalle, poso la felpa e sbottono i pantaloni.

È passata una settimana da quando la disperazione mi ha sopraffatto nel bagno di questa scuola. Vorrei dire che le cose stanno migliorando, che sto provando ad affrontare la cosa. Ma non è così.

Non sento la fame, mangiare è diventata un'impresa. Tanto che mentre sono a cena, sono costretta a gettare il cibo nella pattumiera quando mamma e papà non guardando.

Mamma e papà, se solo sapessero cosa è successo alla loro "bambina".

Nonostante la mia foto fosse tappezzata per tutti i muri della scuola, a nessuno dei professori è arrivata la voce della mia pubblica umiliazione. Makeila ha provveduto a sbarazzarsi delle prove.

Dubito che tutti gli adulti siano allo scuro di quella foto. Ma è molto piu facile far finta di niente ed evitare che il buon nome della scuola venga infangato. Che schifo.

Sfilo la maglia dalla testa e rimango in biancheria intima. Sono sempre stata a mio agio con il mio corpo, ora lo ripudio, come se non fosse più mio.

Indosso il costume da bagno unito il più velocemente possibile. Sono vulnerabile in queste vesti. Ed oggi è mercoledì: lezione di nuoto.

Esco dallo spogliatoio tenendo le braccia incrociate all'altezza del seno. Arrivo nella sala delle piscine. Ve ne sono due, una divisa in corsie, l'altra è più piccola, l'acqua è piu chiara e non vi sono divisori.

Ci sono tantissimi studenti in costume da bagno.

In lontananza vedo un gruppo di dieci ragazzi, tutti coperti da minuscoli slip azzurri. Si riesce a vedere la forma e la grandezza dei loro cosi. Che schifo, sembra la sagra della salsiccia. La squadra di nuoto della Southwest, un branco di idioti egocentrici dal super fisico. Tra di loro vedo Derek e lo stupido ragazzo di Makeila... Eren. Non mi sorprende affatto.

Il professore ci richiama <<Nuotatori qui, i non nell'altra. Come al solito.>>

Ebbene sì, io rientro tra i non, non ho mai imparato a nuotare a causa di una brutta esperienza avuta da bambina. Al mare il mio unico divertimento è ottenere l'abbronzatura perfetta grazie ai raggi ultravioletti del sole.

Passo davanti a Eren ed il resto dei membri della sua squadra, non li degno di uno sguardo. Non voglio che pensino possano in qualche modo interessarmi.

Cammino a bordo piscina pensando ai fatti miei quando sento delle mani afferrarmi e spingermi con forza.

Mi ritrovo sospesa nel vuoto. In un attimo scandito a rallentatore l'unica cosa che vedo è una distesa di acqua trasparente. Il rumore di un fragoroso tuffo e l'attimo dopo tutto diventa blu.

Oh cazzo, sono sott'acqua! Il panico mi assale e comincio ad annaspare. Muovo le braccia e le gambe a più non posso cercando un qualcosa a cui aggrapparmi. Ma non c'è niente al di fuori di acqua e bolle. Tantissime bolle provocate dai miei movimenti. Il panico e la paura di morire si sono impadroniti di me. Sento l'aria finire nei polmoni. Da quanto tempo mi trovo in questo stato, dieci, venti secondi? Forse un minuto, non lo so, quanto ancora posso resistere?

Tutto comincia a farsi sfocato intorno a me, vedo solo una figura venirmi incontro. Qualcosa mi afferra per i fianchi e poi niente...

<<Cavolo ma è morta?>> Sento una voce nell'oscurità.

<<Non respira!>>

I polmoni bruciano e qualcosa risale, arriva alla gola e...

Tossisco!

Rimetto una notevole quantità d'acqua, tanta da poterci riempire un bicchiere.

Intorno a me tantissima gente preoccupata, ma io vedo solo un paio di chiarissimi occhi azzurri.

<<Tutto bene?>> Domanda il ragazzo che mi sta fissando.

<<S-si>> rispondo timidamente.

Sorride e mi sento stranamente rassicurata dal suo gesto. Le ciocche di capelli biondi, scuriti dall'acqua, ricadono sul suo viso coperto da una leggera barbetta anch'essa bionda. I muscoli del suo corpo guizzano mentre tante goccioline d'acqua scivolano sui lineamenti del fisico.

Rimango inebetita a fissarlo.

<<Cazzo Bella scusami!>>

Lo stupido faccione di Derek si frappone tra me ed il mio salvatore.

<<Cosa?>> Chiedo in tono minaccioso mentre mi rialzo a fatica.

<<Pensavo sapessi nuotare, il mio voleva essere solo uno scherzo.>> Si giustifica lasciandosi scappare una risatina.

Sento la rabbia crescere dentro di me. Mi avvicino a Derek, così tanto, che il suo pacco sfiora il tessuto del mio costume.

Rimango in silenzio a fissarlo.

<<B-Bella io non...>>

Apro le dita della mano, carico il braccio e via!

Il tonfo di un sonoro ceffone riecheggia per tutta la sala. La mia mano si è appena scontrata con la guancia sinistra di Derek lasciandolo senza parole.

Adesso basta, Bella Perry non si farà più mettere i piedi in testa.

***

Una giornata da dimenticare penso stringendo i libri al petto mentre esco dalla portone principale della scuola. Fortuna che è finita.

Nonostante tutto mi sento stranamente positiva. Chissà perché.

Qualcosa entra in contatto con la mia spalla. Mi volto di scatto.

<<Ti decidi a lasciarmi in pace, brutto maniaco!>> Urlo pensando di trovarmi davanti Derek.

<<Hei, sei una che non le manda a dire.>> Sorride.

Mi sbaglio, è il biondino che mi ha salvato la vita.

<<Oh, scusami...>> Le mie guance sono dello stesso colore dei miei capelli. Sembro un peperoncino. di quelli super piccanti, capaci di bruciarti solo a guardarli.

Sorride ancora di più e qualcosa dentro di me inizia a muoversi.

Ecco perché! Afferma il mio subconscio.

<<Mi chiamo Sam.>>

<<Io Bella.>> Mi trema la voce, ma che diavolo mi prende, questa non sono io. Che fastidio!

<<Mi dispiace per quanto accaduto oggi, Derek a volte si lascia trasportare dalla piu totale idiozia.>>

<<Ho visto!>>

<<Ti va di uscire insieme? Voglio dimostrarti che non tutti i nuotatori sono degli idioti senza cervello!>>

È così evidente che penso questo di loro? Un momento, mi ha appena chiesto di uscire?

<Mmm... Va bene.>> Stranamente acconsento.

<<Perfetto!>> Afferma entusiasta <<ti passo a prendere oggi pomeriggio, so già dove abiti.>>

Mi saluta e se ne va.

In questo momento vorrei piegarmi sulle ginocchia e sospirare con sguardo sognante. Ma se lo facessi, non sarei io.

***

La matita traccia una linea nera intorno all'occhio. Chissà dove mi porterà? Mi domando mentre fisso attenta la mia figura allo specchio.

Non sono agitata. Emozionata? Forse un po'.

Il citofono trilla e mi appresto ad andare ad aprire.

Sam si presenta in tutto il suo splendore. Una camicia azzurro chiaro come i suoi occhi, un paio di jeans con strappi sulle ginocchia e delle bianchissime Stan Smith.

Il suo abbigliamento cajual fa risaltare il fisico e il viso.

<<Stai benissimo.>> Dice sorridendo.

Indosso giusto un top rosa, dei semplici jeans e degli stivali neri. Ma sono stranamente lusingata dal suo complimento.

Guarda un po', sono qui a pensare ai nostri abbigliamenti con spensieratezza nonostante ciò che mi è successo.

Inevitabilmente torno a pensare alla mia verginità perduta. Non l'ho donata alla persona che amavo e con cui volevo stare. Mi è stata rubata, sicuramente da un porco ubriaco che si voleva divertire con la figa di legno della Southwest.

Abbasso lo sguardo sulle mie parti intime.

<<Andiamo?>> Mi chiede Sam sfiorandomi la mano.

Stavolta sono io a sorridere <Certo!>>

Salgo sulla sua macchina e partiamo.

<<Siamo arrivati!>> Gioisce Sam mentre parcheggia.

<<Alla buon ora>> mi lascio scappare. È da mezz'ora che siamo in viaggio.

Scendo e mi ritrovo davanti ad un enorme edificio moderno. Aqualand Aquarium Center dice l'insegna sul davanti.

<<Dove mi hai portato?>> Chiedo, anche se mi pare abbastanza ovvio. La vera domanda è: perché ?

<<Dopo l'incidente di stamani voglio farti vedere che l'acqua non è solo morte e inondazioni.>>

Rimango sbigottita, è coraggioso da parte sua, ma anche molto bello. Non mi ha portato in uno stupido ristorante o a fare una banale passeggiata al parco. Ha avuto la premura di pensare a me dopo ciò che è accaduto stamani.

<<Quindi non ci porti tutte le ragazze?>> ghigno.

<<Cosa? No, no, certo che no!>> afferma nervoso. È così tenero.

<<Bene, allora andiamo.>> Mi avvicino il più possibile a Sam, e fianco a fianco, entriamo.

Una spaziosa sala ovale ci accoglie. Le luci sono soffuse e fin da subito noto  degli acquari a muro gremiti di pesci di diversi colori.

Sam prende i biglietti e ci avventuriamo nel cuore dell'Acqualand Aquarium Center.

Rimango estasiata da ciò che vedo. Tantissimi acquari di enormi dimensioni: pesci di tutti i tipi, tartarughe, crostacei e anche qualche piccolo squalo. 

<<Wow...>> Sospiro mentre osservo un branco di piccole meduse di un rosa luminescente.

<<Come vedi l'acqua è vita.>> Afferma Sam con occhi sognanti.

<<Vieni spesso qui?>>

<<Beh si, adoro questo posto. Una volta finiti gli studi mi piacerebbe iniziare uno stage. Il mio sogno è diventare un esploratore subacqueo.>>

Cavolo, Sam è una ragazzo molto maturo e con un obiettivo già in mente a soli diciassette anni. Questo mi colpisce.

<<Ma basta parlare, vieni>> mi prende per mano e mi trascina <<non hai ancora visto la parte più bella.>>

Entriamo in un tunnel.

<<Questa è la galleria sommersa>> conferma Sam.

Si tratta di una vera e proprio galleria attraverso un enorme acquario. Vi sono pesci ovunque che nuotano intorno a me. Sembra di trovarsi in fondo al mare.

<<Wow di nuovo!>> Rimango a bocca aperta.

Alzo gli occhi e ciò che vedo mi traumatizza: una mezzaluna di denti aguzzi sopra di me. Si tratta di un enorme squalo bianco esattamente sopra la mia testa.

<<Oddio!>> Urlo impaurita per lo shock.

Senza neanche accorgermene mi butto addosso a Sam.

Lui mi prende d'istinto per i fianchi e in un attimo ci ritroviamo l'uno di fronte all'altro.

Fisso i suoi occhi azzurri, il suo nasino perfetto ed infine cado sulle sue labbra fini. Siamo vicini, il suo respiro mi sfiora la pelle e sento la sua presa farsi più forte. Gli appoggio le mani dietro il collo e avvicino il mio volto al suo.

Sam aspetta che mi avvicini sempre di più, quindi, schiude le labbra e le preme sulle mie con delicatezza.

Le nostre lingue si toccano delicatamente ed incominciano a ruotare lentamente.

Un leggero tepore invade tutto il mio corpo. Mi sento come avvolta da un finissimo velo che mi riscalda e mi... protegge.

Le nostre bocche si allontanano luna dall'altra.

<<È stato bello.>>

Annuisco. Si, lo è stato.

Sam mi prende la mano e continuiamo la nostra visita.

***

La campanella suona e per la prima volta nella mia vita sono felice, non per la fine delle lezioni, ma per Sam. Oggi usciamo nuovamente insieme, mi porta fuori a pranzo.

Non riesco ancora a credere di aver trovato un ragazzo che non mi faccia sentire solo un semplice corpo, ma una ragazza, una ragazza da amare.

Raggiungo Sam al suo armadietto.

<<Hei!>> Lo saluto mentre riordina i libri.

<<Hei! Sei pronta?>>

<<Certo.>> Sorrido.

<<Bene,>> Sam tira fuori una collana, con l'iniziale del suo nome, dall'armadietto e la indossa nascondendola dentro la maglietta. <<Andiamo>>

Mi porge la mano ed io la stringo, felice di questo piccolo gesto.

<<Andiamo...>> Ripeto a bassa voce. Forse si, forse è arrivato l'amore per Bella Perry.

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