Number 1 : Eri tu quella sera?
È da due mesi esatti che ho ricominciato a percorrere i corridoi della Southwest High School. Potrei dire di essere tornata nel mio regno... Il mio regno degli inferi.
Esatto! Sono una della tante ragazze a cui non piace la scuola, i motivi? Molti!
Mi chiamo Bella Perry e non sono la studentessa più simpatica della scuola. Mi reputo attraente, ho un bel fisico ed un viso altrettanto bello, ma ciò non mi è bastato a farmi degli amici, anzi è proprio questo che mi ha portato a diventare quella che sono oggi, ovvero una "figa di legno". Questo è il soprannome che mi hanno affibbiato fin dal primo anno di liceo.
È un soprannome che si usa per sfottere quelle ragazze che se la tirano e non la danno. Ed è così che sono: non mi piace essere considerata solo come un bel pezzo di carne, ma allo stesso tempo amo mostrare la mia femminilità.
Non ho amici qua dentro, le ragazze mi odiano senza un preciso motivo, mentre i ragazzi che ho conosciuto sono tutti dei porci.
So che è triste, ma ho imparato a stare da sola, meglio soli che male accompagnati dico sempre.
La giornata procede con la solita flemma. Prendo i libri di chimica, quando la mia faccia si contrae in una smorfia di disgusto. Succede ogni volta che incontro una persona che odio. È un tic. non ci posso fare nulla. In più davanti ai miei occhi si trova la ragazza che più detesto al mondo, o perlomeno in tutta Minneapolis.
Makeila Meyers.
Eccola lì che parla insieme alle sue due amiche. La odio, la strozerei, si lo farei se solo l'omicidio fosse legale.
I suoi occhi scuri, le sue labbra carnose e i suoi lineamenti angelici, me la rendono ancora più antipatica. È perfetta dannazione!
Scuote i lunghi capelli corvini e ride, ride di gusto mentre tiene a braccetto il suo fidanzato. Eren mi pare si chiami, sarà l'ennesimo porco decerebrato.
Le passò accanto sperando di non dare nell'occhio, non la conosco, ma ogni volta che la incrocio, mi lancia delle occhiate così cattive che sento potrei prendere fuoco.
La supero passando inosservata, per fortuna.
Non finisco di rallegrarmi che vado a sbattere contro qualcosa di duro. Per l'esattezza un petto, massiccio e palestrato.
<<Hey, Bella! Bella Perry giusto?>> scherza sul mio nome il ragazzo che mi ha appena sbarrato la strada.
<<Si, sono io...>> rispondo con diffidenza, non conosco questo tizio e neppure quello che sta accanto a lui, sono molto simili, sembrano fratelli.
<<Io sono Derek Rivera e lui è mio fratello Dylan.>>
Sono due ragazzi veramente fighi. Derek non è molto alto ma ha dei bellissimi occhi azzurri e dei lineamenti decisi e virili, Dylan ha un viso più delicato, è più alto ma gli occhi sono come quelli del fratello
<<Piacere, anche se non vi ho mai chiesto chi foste.>>
Derek alza un sopracciglio <<Vedo che sei una tipa tutto pepe proprio come si dice in giro!>>
<<Tu invece sembri un coglione. L'ho capito senza il bisogno di sentire le voci di corridoio.>>
Entrambi sghignazano di gusto <<Ok, ok, calmati! Non volevo farti arrabbiare. Ti volevamo solo invitare alla nostra festa, una come te movimenterebbe la serata.>> termina Derek ondeggiando le sopracciglia in su e giù.
Ma chi si crede di essere? <<Grazie ma no!>> rispondo secca.
<<Beh, tu pensaci su, è stasera.>> Dylan mi passa un foglietto con su scritto l'indirizzo di casa.
<<Ci vediamo stasera Bella!>> mi saluta Derek, e insieme a suo fratello se ne va.
<<Ho detto che non verrò!>> urlo dietro ai fratelli Rivera, i quali, fingono di non sentirmi.
Stringo fra le dita l'invito appena donatomi. Che mi abbiano ascoltato oppure no, è sicuro che non andrò a questa festa.
***
<<Ci devi andare!>>
<<Non esiste, mi arrivano decine di inviti a feste del genere e non ci sono mai andata. Non conosco nessuno!>>
<<Forse perché non sei mai andata a feste del genere?>> ironizza Molly.
Molly è la mia migliore e unica amica, frequentavamo insieme il liceo, purtroppo per me i suoi ottimi voti le hanno permesso di diplomarsi in anticipo. Lasciandomi così a marcire in questa stupida città mentre lei se la spassa al college. Il fine settimana torna a casa e possiamo stare insieme. Stasera però, non sembra dell'umore di farmi compagnia.
<<E continuerò a non andarci!>>
<<Bella non puoi continuare a rimanere sola per sempre.>> dice con una nota di compassione assai fastidiosa.
<<Non rimarrò sola per sempre, il tempo di diplomarmi e raggiungerti alla Columbia!>>
Molly continua a guardami come se fossi un criceto in fin di vita. So esattamente cosa sta pensando. La Columbia è una delle università più prestigiose degli Stati Uniti, in pochi riescono ad accedervi. E io non sono certo una secchiona.
<<Smettila di guardarmi così.>> la rimprovero mentre ripiego i vestiti sparsi sul pavimento di camera mia.
<<Bella mi sto solo preoccupando per te. Hai bisogno di divertirti!>>
<<Se ti sta tanto a cuore la mia vita sociale vieni con me!>>
<<Cosa? Lo sai che non lo farei mai! Non voglio rivedere nessuno dei coglioni che frequentava la Southwest!>> Molly era la migliore amica di Makeila. In seguito hanno avuto una lite furiosa e la mia povera amica è stata bollata come sfigata. È così che abbiamo fatto amicizia, eravamo le due emarginate della scuola.
<<Senza di te non ci vado!>> affermo sbattendo un piede sul pavimento.
<<Ascoltami!>> raggiungo la mia amica seduta sul letto <<Ti prometto che una volta che ti sarai diplomata torneremo ad essere le due inseparabili amiche di un tempo. Ti trasferirai a New York e staremo sempre insieme. Ma fino ad allora devi provare a vivere come farebbe una normale diciassettenne. Provaci, fallo per me!>>
Guardo Molly fissa nei suoi occhi verdi. Tiene le sue mani nelle mie. E va bene, ci proverò.
***
Tiro il freno a mano della mia Smart. Questo gesto segna la fine della corsa: sono arrivata. La residenza dei Rivera si erge maestosa davanti a me. Una villetta stile classico, a due piani con ampie vetrate.
Vi sono già moltissimi invitati accalcati nell'ampio vialetto pieno di siepi.
Scendo di macchina e mi sistemo il vestito. Un tubino rosso vivo con una scollatura a cuore. Mi arriva fino a metà coscia. I lunghi capelli sono lasciati al naturale, senza piega o piastra.
So di essere provocante. Dopotutto se devo essere chiamata figa di legno, devo dar modo di sparlare a tutte le rosicone che mi infamano.
Entro nella casa. Musica martellante, un forte odore di alcol ed urla concitate mi accolgono.
Non mi aspettavo niente di diverso.
Ora che faccio?
"Fatti un giro, parla con gente a caso, è così che si fa amicizia alle feste!" ha detto Molly. Certo, facile a dirsi.
Mi addentro nel vivo della festa ovvero nel salotto.
Mi guardo intorno e vedo solo decine e decine di idioti intenti a ingurgitare alcol e gridare sopra il volume della musica.
Che schifo, ma cosa ci sono venuta a fare qui?
<<Spostati troia!> vengo improvvisamente spinta con violenza che quasi cado.
Mi giro sbigottita e vedo Makeila Meyers assieme alle sue amiche che ridono di gusto.
<<Che problemi avete!>> ringhio.
<<Allora è vero, sei di legno proprio come si dice!>> sghignazza Stephanie la prima delle due galline di Makeila.
<<Andiamocene ragazze, mi sento sporca solo a starle accanto!>> afferma Makeila.
Le tre stronze se ne vanno lasciandomi sola e umiliata.
Fino a oggi non mi hanno mai rivolto la parola, solo guardato in cagnesco, perché proprio stasera hanno deciso di attaccarmi?
<<Scusale, a volte sono così infantili...>> una voce calda e profonda mi strappa dai miei pensieri, Eren. Il ragazzo di Makeila.
La rabbia mi assale come una scarica elettrica. <<Facile così! Invece di chiedermi scusa avresti potuto fermarle, dovresti farti rendere le palle dalla tua ragazza!>>
Me ne vado lasciandolo inebetito dal mio scatto d'ira.
Basta! Sono qui da soli 15 minuti e ne ho già abbastanza di questa festa. È stata una pessima idea venirci.
Mi getto di corsa verso la porta d'ingresso quando vengo presa per le spalle.
<<Bellaaaaaa!>>
Oh no, riconosco questa voce.
<<Derek... ciao.>> rispondo con freddezza una volta giratami.
<<Che fai? Dove stai andando?>> sbiascica ad alta voce. È ubriaco!
<<A casa.>>
<<Nono, non puoi! Devi farti almeno una bevuta!>> mi trascina con i suoi muscolosi bracci verso la cucina.
Vorrei ribellarmi tirandoli un bel calcio nei cosiddetti e dirgli di lasciarmi in pace. Ma sono da poco reduce di una lite con Makeila, le sue stupide amiche e quel vigliacco del suo fidanzato.
<<Un Sex on the beach!>> urla Derek a Dylan una volta arrivati in cucina
In un lampo mi ritrovo in mano un bicchiere di plastica con dentro un liquido rossastro, simile ad un succo di frutta.
<<Io non bevo alcolici.>> lancio un'occhiata diffidente ad entrambi i fratelli Rivera.
<<Questo non è alcolico, fidati, è un succo di frutta niente di più.>>
Nonostante non mi fidi decido di desistere all'invito a bere.
Provo un sorso ed un sapore dolciastro e fruttato, con una nota amara, invade la mia bocca. È buonissimo!
Un timido sorriso si disegna sul mio viso.
<<Hai visto ?! Lo sapevo che ti piaceva!>> sghignazza Derek. <<Dai bevilo tutto!>>
Scolo tutto il drink e comincio a sentirmi subito più spensierata e meno triste.
<<Dylan fanne un altro per la nostra amica, io vado un attimo in camera a prendere una cosa.>>
Un altro Sex on the beach viene versato nel mio bicchiere e mi ritrovo sola con Dylan. Lui dietro il bancone della cucina a preparare cocktail, e io a sedere davanti a lui.
<< Ma tu non parli mai?>> sghignazzo.
<<Beh, no, è mio fratello quello loquace in famiglia!>>
Dylan è veramente carino, i suoi occhi azzurri sono così intensi e sinceri. Sembra un ragazzo molto dolce.
In più pare avere un cervello al contrario di quel figo di suo fratello.
Ci mettiamo a parlare della scuola, dei nostri interessi e di chi frequentiamo solitamente. O meglio, di chi lui frequenti di solito.
Inizio a sorseggiare un terzo drink quando vedo Makeila venirmi incontro.
Trattengo in bocca il liquido fino a quando la mia acerrima nemica non mi è davanti.
Deglutisco rumorosamente e Poggio il bicchiere, osservandola insieme alle sue stupide amiche che le fanno da balia.
<<Bella...>> afferma in tono dolce frapponendosi fra me ed il bancone. <<scusaci per come ci siamo comportate...>>
Un lampo di incredulità attraversa il mio volto. <<Co-come?>>
<<Hai capito bene, ci siamo comportate da vere stronze, ti prego perdonaci.>> Makeila sembra sincera, sfoggia un sorriso rassicurante e mi abbraccia.
<<Spero possiamo dimenticare questo brutto screzio.>> mi sussurra nell'orecchio.
Quindi si stacca da me e mi saluta con la manina, agitandola con grazia.
Anche le sue servette mi salutano sghignazzando: <<Ciao Bella!>>
Quando oramai sono tutte e tre lontane fisso incredula Dylan, come per chiedergli spiegazione di quanto avvenuto.
È sorpreso quanto me. <<Che ragazze strane>> afferma.
<<Già...>> mormoro con le labbra appoggiate al bordo del mio bicchiere.
Io e Dylan ricominciamo a parlare, scherzare e ridere mentre continuo a sorseggiare il mio Sex on the beach.
Sorso dopo sorso mi sento sempre più disinibita, la mia testa vola e sono stranamente allegra senza un preciso motivo. I muscoli si fanno più pesanti e mi muovo con lentezza. Ma non ci faccio caso.
Mi sto godendo questa serata con Dylan. È carino e divertente. Era da tanto che non ridevo così di gusto. Molly aveva ragione.
La debolezza si fa sempre più forte e le braccia cominciano a formicolare.
<<Scusami Dylan, vado un attimo al bagno.>> mi alzo a fatica e con passo incerto mi dirigo al bagno. Peccato non sappia dove sia.
I muscoli sono sempre più indolenziti, le braccia si fanno pesanti, le gambe sembrano trascinare delle pesanti catene e la testa barcolla.
Mi appoggio con entrambe le mani al muro mentre continuo a trascinarmi verso il bagno.
La vista comincia ad appannarsi e tutto intorno a me vortica.
<<Bella!>> una figura sfocata mi viene incontro, si fa sempre più vicina fino a che il suo volto mi appare nitido. È l'unica cosa che vedo chiaramente. Due bellissimi occhi scuri e dei capelli mori e ribelli. Eren!
<<Avevi ragione, ti avrei dovuta difendere. Non ti conosco, di te ho sentito solo parlare male, ma non mi sembri la stronza di cui tutti parlano. Sei più dolce di quanto non dai a vedere!>>
Come fa a dirmi queste cose? Non mi conosce. Anche se devo ammettere che è veramente bello sentire degli apprezzamenti non per il mio aspetto ma per le mie qualità.
<<E-Eren, gra-grazie.>> sta diventando difficile anche solo pronunciare semplici parole.
Chiudo gli occhi e mi appoggio al muro con le spalle.
<<Bella ma che ti prende?>> chiede allarmato.
<<Niente, forse ho bevuto un po' troppo.>> mormoro a fatica.
<<Aspettami qui vado a prenderti un bicchiere d'acqua!>>
<<Va bene...>> biascico talmente piano che dubito mi abbia sentito.
Mi accascio a terra continuando a tenere gli occhi serrati, sono troppo stanca, a malapena riesco a muovermi e la forte musica arriva come una ninna nanna alle mie orecchie.
<<Vieni!>> sento una mano agguantare la mia. Eren? Che sia già tornato?
<<Eren? Sei tu?>> chiedo incerta.
<<Si.>> non sembra la sua voce, è più roca del solito.
Finalmente apro gli occhi, ma mi accorgo di non vedere più niente. Davanti a me ci sono solo delle sfocate figure in movimento.
La mano mi tira su con decisione e sono di nuovo in piedi.
<<Andiamo Bella, fidati di me.>>
Decido di fidarmi.
Vengo trascinata e inizio a camminare, non so dove stia andando ne dove Eren mi stia portando. Salgo delle scale, penso, e sento il rumore di una serratura che scatta, credo.
<<Brava mettiti qui!>>
Una leggera spinta e mi ritrovo distesa su una superficie morbida. Deve essere un materasso.
Oramai sono del tutto incapace di muovere anche solo un singolo dito.
Sento una mano scivolarmi dietro il vestito e abbassare la zip. Oh no! Cosa sta succedendo? Provo con tutta me stessa a urlare e divincolarmi, ma niente il mio corpo non sembra essere più mio.
Vengo denudata del mio vestito. Reggiseno e slip, solo questo è rimasto a coprire le mie nudità.
La stessa fredda e grossa mano di prima infila due dita nei mie slip e comincia a calarli giù.
Non so cosa fare, non posso fare niente, spalancò gli occhi per cercare di capire cosa stia succedendo, ma niente davanti a me vedo solo una figura sfocata che si fa velocemente sempre più scura. Pochi attimi ed è tutto buio. Il mio ultimo pensiero va ad Eren. Perché mi sta facendo questo?
E poi il nulla...
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