CHAPTER 1
Senti cadere ogni singolo centimetro di mondo tutto attorno a te. L'unico modo per combattere questa sensazione è crearne un'altra, la quale possa innalzare tutti i pezzi caduti.
Ogni volta che cerco di guardare attorno a me vedo il campanello d'oro sulla scrivania del Dottor Nolan cadere. E anche la sua sedia dietro alla scrivania, opposta alla mia. E la mia cartellina privata nella quale il Dottor Nolan ci scrive tutto quello che accade ai miei polmoni. E lo zaino da dove il Signor Tumnus (la mia macchina che emette aria nei miei tubicini nel naso) può sfoggiare il suo rumorino costante e leggerlo, quel poco che bastava per essere estenuante.
Tutto cade. Ma prima che possano toccare il suolo, bam, li fermo, e rimangono lì, libranti nell'aria, muovendosi leggermente e aspettando un destino meno crudele di cadere e rotolare per terra.
La mia gamba tentennava. Lo sapevo perché la mia testa era china e gli occhi potevano soffermarsi sulla mia gamba.
Poi, la porta alle mie spalle si aprì, e nel momento il cui la mia gamba smise di tentennare e il dottore alzò la testa dietro la porta aperta, tutti gli oggetti avevano smesso di galleggiare in aria, ed erano tutti al loro posto.
- Come andiamo, Mo?
- Salve Dottor Nolan.
Il Dottor Nolan si diresse sulla sua sedia, mentre le sue mani presero la gialla sbiadita e ruvida cartelletta con sopra scritto il mio nome, e l'aprì.
- Direi che non vai male, Mo. Stai migliorando di volta in volta.
Sorrisi.
- Ora puoi anche andare, per oggi abbiamo finito. Credo che tua madre sia fuori dalla porta ad aspettarti. Ci vediamo settimana prossima. - disse, con un gesto della mano sinistra.
- Certo, grazie Dottor Nolan.
- Ciao Mo.
Quando fui fuori dal suo ufficio azzurro spento, vidi mia mamma seduta su una delle sedie d'aspetto.
- Fatto, Mo? - disse mia mamma alzandosi, mentre le venivo incontro col rumore delle rotelline che giravano del Signor Tumnus.
- Fatto, mamma.
- Torniamo a casa?
- E se cenassimo da Crab's?
- Si, ho voglia anche io di pollo fritto e patatine - disse ridendo - Dai, usciamo da qui -
Fuori c'era ancora il sole che stava calando, e la pioggia che lo copriva leggermente e che sbatteva contro il finestrino della piccola macchina nera di mamma. Lei guidava e io stavo seduta dietro, sul lato destro.
- Ancora non capisco perché non ti siedi qua vicino a me - disse sbattendo la mano destra sul sedile vuoto accanto a lei.
- Solo... non mi piace - risposi, continuando a guardare le gocce scendere lentamente dal finestrino.
- Penso che tu possa spegnere il Signor Tumnus. Un'ora è passata.
Guardai lo zaino rettangolare blu vibrare sul lato sinistro del retro dell'auto. Aprii la zip e mi avvicinai, misi la mano sulla piccola manovella bianca.
- Buon riposo, Signor Tumnus - e girai la manovella, da on a off, e smise di rumoreggiare.
Mi ricomposi e misi il braccio destro sulla sporgenza interna della portiera.
- Ci sei mamma? - urlai dall'entrata di Crab's.
- Arrivo, arrivo! - disse attraversando la strada, facendo ballonzolare la borsa marrone da una parte all'altra.
Aprii la porta d'ingresso solo quando anche mia madre arrivò sul marciapiede davanti a Crab's.
L'insegna era bordeaux, come anche ieri e l'altro ieri e l'altro ieri ancora. Sin dall'entrata si potevano notare le lucine colorate sul soffitto e sui contorni in legno chiaro delle porte. Mentre solo quando si entrava si vedevano i tavoli rotondi dello stesso legno delle porte.
Mi sedetti in un tavolo all'angolo in fondo del ristorante, lo stesso posto dove mi sono seduta ieri e l'altro ieri e l'altro ieri ancora.
Mia mamma si mise dall'altro capo del tavolo sfogliando il menu, come ieri e l'altro ieri e l'altro ieri ancora.
- Tu non lo guardi? - chiese
- So cosa prendere - feci ondeggiare le gambe unite sotto la sedia, finché le mie patatine fritte e le mie tre alette di pollo piccanti non arrivarono. Ah, niente in confronto alla Cesar Salad che aveva preso mamma.
Prima che potessi addentare una delle tre alette (quella più piccolina), notai che fuori dal ristorante, attraverso la vetrata, proprio nel marciapiede opposto al Crab's, c'era un ragazzo magrolino e ossuto, con i capelli che nel buio sembravano ricci, guardava nel ristorante. Solo dopo qualche attimo mi resi conto che stava guardando me.
SPAZIO AUTORE
Allora, questo è il primo capitolo del mio nuovo libro. Ho quasi completamente cambiato genere, quindi spero che non sia un casino. Che sia diverso, si, ma spero che vi piaccia lo stesso.
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