La spiaggia
Apro lentamente gli occhi e il bruciore li fa lacrimare. Li richiudo all'istante e sfrego sulla parte umida del mio volto. Scendo col dorso della mano e, inconsapevolmente,tocco quel punto che poche ore prima ha incontrato le labbra morbide di Sebastian: accarezzo dolcemente la guancia e arrossisco a quel pensiero. Cerco di alzarmi ma, qualcosa di pesante, mi blocca: mi sforzo di aprire di nuovo gli occhi mentre tasto quel braccio che mi cinge la vita. Inspiro profondamente e m'inebrio del suo profumo,quel profumo che tanto mi piace. 'Dio, Iris, ora vomito. Smettila di pensare delle cose così smielate, per di più su Sebastian!' mi rimprovera la mia coscienza.
«Hai ragione, non devo. In fondo altri non è che un troglodita» sussurro tra me e me. Con una spinta, riesco a girarmi e non posso far a meno di guardarlo: ha i lineamenti decisamente rilassati, non sembra perennemente incazzato con il mondo come quando è sveglio. Le labbra leggermente schiuse fanno sì che della saliva esca dalla bocca:
«No,questo non è decisamente sexy» dico, anche se non del tutto disgustata. Il sopracciglio è davvero messo male e l'occhio ha assunto un colorito violaceo:
«Cos'hai combinato ieri, Sebastian?» mi chiedo, in un filo di voce. Scendo con lo sguardo e noto che non indossa la maglia con cui si è addormentato: non posso far altro che arrossire. Nelle ultime due settimane, stanno succedendo troppe cose e tutte assieme, riguardanti questo ragazzo. E nelle ultime settimane sembra che sia ufficialmente impazzita: 'Che provi un interesse per lui? No, probabilmente mi sento solo lusingata dalle sue finte attenzioni, dato che, dopo il secondo anno, proprio per colpa di questo ragazzo, nessuno è più voluto uscire con me.'
La luce che filtra tra le grate della finestra, illuminano per metà il suo volto e, mai come prima d'ora, assorbo ogni particolare dei suoi tatuaggi: ancora mi chiedo cosa l'abbia spinto a riempirsi in questo modo e, ancor più strano, come mai James e Anna glielo hanno permesso. Ma, nonostante tutto quell'inchiostro sulla pelle, devo ammettere che ha il suo fascino, non posso negarlo, nonostante lo odi. Mi scappa un sorriso appena vedo come arriccia il naso ed emana una sorta di grugnito: 'È un animale, forse un cinghiale' penso.
Dal corridoio, sento aprire la porta della camera dei miei genitori: 'Cazzo!' Se mia madre ci vedesse in queste condizioni, insieme, nel letto, con Sebastian seminudo, impazzirebbe. E se, invece, a scoprirci, fosse mio padre, beh... Probabilmente ci farebbe un discorso sul sesso sicuro e regalerebbe a questo ragazzo un pacco doppio di preservativi, aggiungendo di non esagerare. Ricordo ancora quella volta in cui mi vide baciare il mio ex e mi fece il discorso su come si fanno i figli: è stato uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita.
«Sebastian» cerco di svegliarlo ma, in risposta, mi fa cadere a pancia in su sul letto e, mettendosi su di me, mi schiaccia, letteralmente. Se entrassero ora, non me la caverei con un discorso o con delle semplici urla, probabilmente dovrei chiamare l'ambulanza per un improvviso attacco di cuore.
«Sebastian!» alzo di un tono la voce ma, anziché svegliarsi, si accoccola e finisce con il volto sul mio seno: la sua saliva bagna la mia maglietta, io avvampo e il cuore minaccia di sfondarmi lo sterno e fuggire via. Con tutta la forza che ho, lo spingo via e lo faccio rotolare giù dal letto, dalla parte opposta alla porta. Non appena il corpo di Sebastian tocca il suolo, un tonfo riecheggia per la casa. Sento dei passi pesanti provenire sia dalla camera in fondo al corridoio che dal piano di sotto: in pochi secondi la porta della mia camera si spalanca, la luce si accende e vedo mia madre con in volto una maschera verde, che in un certo senso la fa somigliare al Grinch, e mio padre con i capelli arruffati, simili a quelli di Ron Weasley appena scampato dalle grinfie del platano Picchiatore.
«Tesoro, stai bene?» domanda mio padre, avvicinandosi. Balzo in piedi e vado verso di loro: se si avvicinassero al letto, sicuramente vedrebbero Sebastian. Noto che la maglia del figlio di Satana è a terra, ai piedi del letto: mi affretto a raccoglierla e mi avvicino a mio padre e mia madre.
«Tutto bene, grazie. Mi è caduta una cosa a terra, scusate se vi ho fatti spaventare.» Entrambi mi guardano perplessi poi, dopo avermi dato un bacio sulla fronte, escono dalla mia camera. Chiudo la porta e tiro un sospiro di sollievo.
«Puoi spegnere la luce? Mi fanno male gli occhi» sento dire dal fondo della stanza. Mi volto e, con uno sguardo omicida, a grandi falcate raggiungo Sebastian, tirandogli in faccia la sua maglia.
«Esci» gli ordino, indicando la porta bianca. Prende quel capo d'abbigliamento e se lo rimette poi, sogghignando, fa come gli dico. Non una risposta, non una battuta, nulla. Ha semplicemente accontentato la mia richiesta. Resto qui, immobile, fissando la scrivania bianca, per qualche istante: 'Di cosa ti sorprendi? Era solo per stanotte, no?' La mia coscienza ha ragione: solo stanotte e mai più. Nonostante fossi stata io a dirglielo, ora questa decisione mi lascia con l'amaro in bocca: mi è piaciuto vedere il lato bisognoso di Sebastian, ho adorato dormire abbracciata a lui e mi sono cibata ingordamente del suo profilo sobrio al mattino. Forse, e sottolineo forse, non mi piacciono le ultime volte ma, ieri sera, abbiamo deciso così. 'Hai deciso tu, in realtà' mi rimprovera la mia coscienza.'Taci!' l'ammonisco.
Tiro un sospiro di frustrazione, mi avvio al comò e ve ne ricavo l'intimo da indossare questa mattina. Successivamente, aprendo l'armadio bianco, estraggo una gonna a balze bordeaux, delle calze modello parigina nere e una maglia a costine nera, con scollo a V e collarino. Vado in bagno, mi lavo, torno in camera e mi vesto: guardo la mia esile figura riflessa nello specchio lungo lilla e noto quanto peso abbia perso ancora. L'ultima volta che indossai questa gonna, a mala pena si chiudeva. Ora, invece, mi è leggermente larga: mi piace essere così, mi sento bene con me stessa quando vedo i risultati dei miei sforzi. Mi piace quando noto che sono uno scalino più lontana da quella che ero quattro anni fa.
Allungo le ciglia con tanto mascara, coloro le gote con del blush pesca e riempio le labbra con un rossetto mat dello stesso colore della gonna. Infilo gli stivaletti bassi, afferro la borsa contenente il raccoglitore, indosso un grande cappello nero e scendo le scale. Appena entro in cucina, saluto tutti, raccogliendo la loro attenzione. Appena mia madre mi vede, esclama:
«Tesoro,ma quanto sei bella!» Mio padre non dice nulla ma, complice, annuisce. Infine, l'ultimo a voltarsi nella mia direzione, è Sebastian: il suo sguardo cambia drasticamente; passa dall'essere annoiato a... disinteressato. Mi guarda dalla testa ai piedi, si volta nuovamente e torna a mangiare il suo toast alla nutella.
«Figliolo, cosa ti è successo al sopracciglio?» gli domanda mia madre. Io sgrano gli occhi e poso lo sguardo su quel ragazzo: 'Cosa gli risponderà?'
«Sono caduto ieri sera e ho sbattuto sullo spigolo del comodino.» I miei genitori si scambiano un'occhiata prima di rivolgerla a me che, imbranata come sono a mentire, mi limito ad alzare le spalle, afferrare una manciata di mandorle e sparire dietro la porta di casa mia.
Entro in macchina, allaccio la cintura di sicurezza e accendo il telefono e la connessione dati: notifiche su facebook, Instagram e tre messaggi, uno di Claudia e due da un numero sconosciuto. Curiosa, mi affretto ad aprire i messaggi dal numero che non conosco e leggo:
-Buongiorno Iris, hai riposato bene?- e successivamente:
-Sono Gabriele. Ho chiesto il tuo numero a mia sorella, ti dispiace?-
Sorrido inconsciamente al secondo messaggio: si è preoccupato di trovare il modo per sentirmi. Clicco sul riquadro per scrivere e rispondo:
-Buongiorno Gabriele, io ho dormito bene, tu?- A questa frase, non posso far a meno di pensare che, se ho riposato così bene, è perché ero tra le braccia di Sebastian.
-No, anzi, mi fa piacere che ti sia ingegnato per rimediare il mio numero anche se, essendo amici su facebook, avresti potuto chiedermelo direttamente- termino così il messaggio e premo invio. Apro quelll di Claudia e quasi mi viene da ridere:
-Iris, ti prego, non uccidermi: mio fratello mi ha fatto sanguinare le orecchie a forza di chiedermi il tuo numero. Ho provato a resistere, ma dopo tre ore di assillo continuo, ho ceduto. Ti giuro, sarebbe più facile resistere alla tortura della goccia cinese piuttosto che alla sua lagna.- Blocco il telefono e accendo lo stereo: mio padre adora i Green Day e diciamo che a me non dispiacciono; poco dopo fa la sua entrata Sebastian, seguito da mio padre.
Arrivati a scuola, scendiamo e, senza neanche salutarci, ci avviamo ognuno dai rispettivi migliori amici:
«Mi perdoni?» domanda la mia migliore amica, sventolandomi davanti la bustina bianca.
«Come posso dirti di no se me lo chiedi con un cornetto?» rispondo, guadagnandomi una sua risata.
«Come mai oggi sei così bella?» chiede, guardandomi dalla testa ai piedi.
«Non lo so, oggi avevo voglia di vestirmi bene» rispondo, addentando il cornetto.
«Guarda un po' la ragazza anoressica che si strafoga come un maiale» dice Greta, la stronza della scuola: lei è l'essenza della stronzaggine, è la cattiveria fatta persona. Bella, ricca e viziata: un mix letale per le teenager.
«Che dispiacere vederti» dico, rivolgendole un falso sorriso.
«Non sai quanto lo sia per me» ammicca lei, guadagnandosi una risatina da parte di Miriam, la sua migliore amica. Lei e Greta sono due opposti: la prima è mora, bassa, la pelle olivastra e abbastanza robusta; porta gli occhiali, ha due grandi e rotondi occhi nocciola e viene da una famiglia umile. Studiosa, colta e fa volontariato presso la mensa per i poveri. L'arpia, invece, ha dei lunghi capelli biondo platino,una pelle candida e dei grandi occhi azzurri: il fisico snello le permette d'indossare tutto ciò che vuole e i soldi del padre le permettono di togliersi ogni sfizio. Non brilla di certo per intelligenza, anzi: i ragazzi la guardano per il seno prorompente, le minigonne inguinali e i soldi che ha. Greta ha la reputazione di essere una gatta morta e, fino a ora, qualunque ragazzo avesse puntato, era riuscita a farlo suo. Tutti tranne uno: Sebastian. Lui era il suo tallone d'Achille, lui non aveva ancora ceduto al suo fascino e questo, lei, non lo aveva ancora accettato.
«Senti, mi dici cosa vuoi?» domando, spazientita dalla sua presenza: purtroppo, da quando Sebastian svelò il mio segreto, lei, di tanto in tanto, viene a stuzzicarmi e cerca di ferirmi, riuscendoci a volte.
«So che Smith alloggia da te in questi giorni» inizia. Incrocio le braccia al petto e, col capo, le faccio cenno di continuare.
«Bene. Tra un mese e mezzo ci sarà la mia festa dei diciotto anni e vorrei che lui venisse.» La guardo confusa: 'Perché lo sta dicendo a me?'
«Perché non glielo chiedi tu?» le domando. Lei sospira, alza gli occhi al cielo e dice:
«Sei proprio stupida, Iris. Gliel'ho già proposto ma non ha accettato e, per qualche strano motivo, qualsiasi cosa tu gli chieda lui ti risponde sempre di sì.» La guardo perplessa e poi scoppio a ridere. 'Non può averlo detto davvero. Sebastain mi odia e se gli chiedo di fare qualcosa, fa sempre esattamente l'opposto.' 'Non questa mattina.' Ritorno seria e trovo Greta che mi guarda furiosa.
«Dimmi, perché dovrei convincerlo a venire alla tua festa?» ammicco: credo di avere io il coltello dalla parte del manico.
Greta si avvicina lentamente e, con un filo di voce, mi sussurra all'orecchio:
«So che odi Smith e vuoi distruggerlo proprio come lui ha fatto con te. Beh, io conosco un segreto che nessuno sa e che, sicuramente lo manderà a fondo, più di quanto il tuo abbia fatto con te.» Si stacca da me e mi sorride, in modo maligno.
«Accetto» dico e allungo la mano che, in un istante, sigilla il patto tra noi due.
La campanella suona e io e Claudia ci sbrighiamo a raggiungere la classe. Ci sediamo e, pazientemente, aspettiamo che le due ore di diritto e quella di inglese, terminino.
Finalmente sentiamo il fatidico e tanto atteso suono che determina l'inizio della ricreazione. Prendo il telefono, i soldi e ci avviamo alla macchinetta. Noto che Gabriele mi ha scritto, chiedendomi come stavano andando le lezioni, e non esito a rispondergli: mi piace il fatto che s'interessi a me.
Arriviamo al solito posto e, appena alzo lo sguardo dallo schermo, incontro lui: i nostri occhi si scrutano per qualche secondo finché, sorpresa, noto una figura femminile vicino a Sebastian. Non so chi sia ma devo dire che è veramente bella: i lunghi capelli neri le incorniciano il viso tondeggiante e mettono in risalto gli occhi azzurri. La linea snella è coperta da dei semplici skinny bianchi e una camicia a fiori sui toni del viola. Lei le sorride e lo guarda come se fosse stregata da lui.
Sebastian si volta nuovamente verso la ragazza e vedo come la sta spogliando con gli occhi: lui ha sempre e solo avuto un obbiettivo con le donne, ovvero portarsele a letto. Non è interessato ad avere relazioni con loro, come non è interessato ad avere amicizie strette. In fondo, ancora mi chiedo come sia possibile che Matteo sia riuscito a farsi strada e a conquistare la piena fiducia di quel ragazzo.
Forse perché, in fondo, si somigliano. Per quel poco che conosco Matteo, sembra anche lui un tipo abbastanza riservato, eppure io non ho avuto problemi a relazionarmi e a parlare con lui; o meglio, è lui che non ha avuto problemi a dirmi ciò che pensa.
Claudia torna con il Twix, lo addentiamo e noto il telefono vibra. Lo sblocco e sorrido per il messaggio da parte di Gabriele:
-Tu e mia sorella vi state mangiando un Twix, vero?- Rispondo e alzo di nuovo lo sguardo verso quel ragazzo che sta intrattenendo la sua prossima vittima.
«Quindi, oggi uscirai di nuovo con mio fratello?» mi domanda Claudia, con un tono leggermente troppo alto. La guardo e lei mi rivolge un occhiolino fugace; con la coda dell'occhio guardo di nuovo nella direzione del mio momentaneo coinquilino e lo vedo serrare la mascella, mentre i suoi occhi sono puntati su noi:
«Sì, dopo scuola uscirò di nuovo con lui» dico, anche se poco convinta. Una scia di profumo conquista la mia attenzione; lo riconosco subito: Sebastian mi passa accanto, tenendo ben salda la mano della ragazza nella sua. In pochi secondi scompaiono, dietro la porta dell'aula di informatica. La gola diventa secca, le mani tremano e il battito accelerato: 'Cosa staranno facendo lì dentro?'
«Iris, non pensarci» mi consola Claudia. La guardo e, cercando di far finta di nulla, le chiedo:
«A cosa ti riferisci?»
«A Sebastian. Sai com'è fatto, ma sai anche che ogni volta torna da te» risponde lei, regalandomi un dolce sorriso.
«Le persone tornano quando sono tue» dico amaramente. Mi acciglio e, per la prima volta in quattro anni, butto l'ultimo pezzo di Twix nel cestino dei rifiuti, vicino la macchinetta. 'Non riesco a capire perché quel ragazzo mi fa sentire così, non riesco a capire come faccia a colpire i miei punti più deboli con tanta facilità. Non mi spiego perché per lui è così facile ferirmi, e per me è addirittura impossibile scalfirlo. Perché Sebastian ha tutta questa influenza su me mentre, in lui, non scateno mai nulla? Perché riesce a portarmi dalla tristezza alla felicità, quando io riesco solo a farmi odiare? Perché lui riesce a farmi del male che mi fa stare bene e del bene che poi, come ora, mi distrugge? Perché, se gli ho chiesto io di ignorarmi, non voglio che lo faccia? Perché preferisco le sue battute stupide e i suoi insulti, ai suoi sguardi vuoti? Sto impazzendo, forse, mi sta arrivando il ciclo. Sì, questa è l'unica risposta.'
Non ho più voglia di pensare, non ho voglia di confrontarmi con me stessa: voglio avere la mente libera e divertirmi; so già dove posso trovare la risposta.
-Gabriele, oggi se sei libero, ti andrebbe di uscire?- digito e mi affretto a premere invio. Non ho mai invitato un ragazzo a uscire, ma con lui ogni domanda e ogni pensiero sembrano svanire. Non devo attendere molto prima di ricevere una risposta:
-Alle quattro sono da te.- Sorrido e scendo le scale, accompagnata da Claudia, per fumare una sigaretta. Ci sediamo sul muretto e accavallo le gambe: stranamente, oggi il cortile è pieno e, tra la folla, individuo Matteo. Alzo la mano e lo saluto e, in tutta risposta, si alza dalla sedia che sta occupando e si avvicina a noi. Quando Claudia lo vede, sobbalza: forse non si era accorta che lo avevo salutato.
«Ciao, Iris» mi saluta lui, posando le mani sulle gambe scoperte e dandomi un bacio sulla guancia che, prontamente, ricambio. Rettifico il pensiero di qualche minuto prima: lui è davvero l'opposto di Sebastian.
«C-ciao» balbetta Claudia, rossa in volto.
«Non glielo hai ancora detto?» domanda Matteo, avvicinandosi alla mia migliore amica. Lei scuote la testa, si volta verso di me e dice:
«Ecco, Iris. È lui il ragazzo con cui sto uscendo» sputa, tutto d'un fiato. I miei occhi balzano da uno all'altro, la bocca si spalanca e la sigaretta mi cade a terra: non riesco a dire nulla e, allora, li abbraccio entrambi.
«Sono davvero felice! Finalmente ho conosciuto il famoso ragazzo della mia migliore amica» dico a entrambi. Poi, rivolgendomi verso Matteo, lo minaccio:
«Ti avverto: prova a farle del male, a tradirla o a farla soffrire e tu sei un uomo morto.» Entrambi mi guardano, poi si scambiano un'occhiata e scoppiano a ridere. Matteo abbraccia Claudia e gli stampa un bacio sulle labbra: come li invidio. 'Anche io vorrei che Seb... Ehm! Anche io vorrei un ragazzo!'
«Non ho intenzione di fare nulla di ciò che hai appena detto» mi risponde lui, guardando la ragazza con occhi sognanti: 'Deve piacergli davvero.'
«Lo spero per te, cognato» dico, guadagnandomi le risate di quei due ragazzi vicini a me. Matteo sfila dalla tasca una Chesterfield blu e me la porge:
«Perché?» gli domando, guardando il cilindro.
«La tua te l'abbiamo fatta cadere noi» risponde. Gli sorrido e afferro la sigaretta; l'accendo e la fumo fino al filtro. Pochi secondi dopo suona la campanella e ci avviamo tutti verso la classe; arrivata alla macchinetta, guardo in direzione dell'aula d'informatica e penso a cosa possa essere successo, a cosa abbiamo combinato quei due. La mia domanda, purtroppo, trova subito risposta: Sebastian e quella ragazza escono dalla classe con i vestiti sgualciti, i capelli arruffati e,sul volto di lei, il rossetto e il mascara sbavato. Sento il respiro farsi corto e gli occhi venir punti dalle lacrime che chiedono di uscire: Sebastian, con un sorriso in volto, saluta la ragazza e,subito dopo, incontra i miei occhi. I suoi si sgranano e vedo che ha il petto fare su e giù, velocemente, per qualche secondo; poi, come se avesse voluto controllarsi, torna ad assumere la sua solita aria fredda: si pulisce la bocca e, rivolgendomi un ghigno, si gira e sene va in classe.
«Iris, è un coglione» mi dice Claudia.
«Non mi importa di lui, non m'importa» dico, con voce strozzata, l'ultima frase. Non è vero che non m'importa: ogni volta mi lacera il petto e strappa un pezzo di me. Odio l'effetto che mi fa.
Supero la mia amica e torno in classe; prendo il raccoglitore e prendo appunti, senza parlare, senza alzar la testa, fino la fine delle lezioni.
Scesa in giardino, decido di non rivolgergli nemmeno uno sguardo e mi metto subito all'opera: lui non prova a parlarmi, non prova ad avvicinarsi. Resta per conto suo, senza disturbarmi minimamente. 'Perché non prova a parlarmi? Perché non mi mette un lombrico davanti?Perché si comporta come se non esistessi?' 'Perché glielo hai chiesto tu' e, questa risposta, è un colpo basso.
«Ragazzi, è ora di andare» ci richiama Davide. Posiamo gli attrezzi e, senza parlare, usciamo da scuola. Gabriele è li che mi aspetta, sorridente come sempre, poggiato allo sportello della macchina: mentre mi avvio verso di lui, noto come mi guarda. Sembra sorpreso nel vedermi così e, io, in un certo senso mi sento lusingata. Il suo sguardo sembra volermi e no, non m'infastidisce il fatto che lui possa desiderarmi.
«Ehi, ciao!» gli dico, stampandogli un bacio sulla guancia: con la coda dell'occhio vedo Sebastian che ci guarda e, devo dire, sembra essere davvero furioso. 'Incassa il colpo, Smith!'
«Sei... sei splendida, Iris» dice Gabriele, circondandomi la vita con un braccio e ricambiando il bacio.
«Grazie! E grazie per essere venuto a prendermi.»
«Di nulla. Sono contento che mi hai chiesto di vederci» dice lui, per poi aprirmi lo sportello come fa un galantuomo. Sorrido per quel gesto gentile e prendo posto vicino il lato guidatore che, qualche istante dopo, viene occupato da quel ragazzo bellissimo.
«Dove vuoi andare?» mi domanda.
«Andiamo in spiaggia?» Lui mi guarda divertito: non è solito passeggiare in spiaggia a fine Ottobre, ma a me piace il mare, sempre, in ogni stagione.
«Come vuole lei, principessa» dice, prima di mettere in moto. Arrossisco per quel nomignolo: nessuno mai mi aveva chiamata in quel modo oltre mio padre.
Guardo Gabriele mentre guida: mi piace vedere come la mascella pronunciata si contrae sotto la concentrazione della guida; mi piace vedere come la luce si riflette in quegli occhi quasi vitrei; mi piace come distende il braccio e afferra il volante dolcemente: mi piace. Presa da una folle vena di coraggio, gli afferro la mano che ha poggiato sul cambio e la porto sulla mia gamba, facendo attenzione che non tocchi la pelle nuda, trattenendola tra le mie mani. Gabriele si volta e mi rivolge un sorriso, mentre io arrossisco per quel gesto azzardato. Non proferisco parola e continuo a guardare fuori dal finestrino per il resto del viaggio mentre, il ragazzo, mi accarezza dolcemente il palmo della mano destra. Non posso far altro che sorridere e godermi quel momento.
Arrivati, scendiamo e, in un istante, mi libero delle calze e dei stivaletti: appena i piedi toccano la sabbia umida, un sorriso si spalanca sulle mie labbra. Faccio qualche metro, mi guardo attorno e noto che siamo in una rientranza dove non vi è nessuno: né persone, né case, né ristoranti.
«Ti piace qui?» mi domanda lui, raggiungendomi e sorridendomi. Annuisco e lo ringrazio.
«Non devi ringraziarmi, anche a me piace il mare e questo è il mio posto preferito» dice lui. Mi porge la sua mano e, senza pensarci, vi poso sopra la mia. Mi trascina con lui verso una duna di sabbia: sorpassata, vi trovo una piccola piattaforma di legno, coperta da un telone a mo' di capanna.
«Ti fidi?» mi chiede, scostando il telo d'entrata per farmi spazio.
«Certo, non dovrei?» gli domando, prima di superarlo ed entrare nella tenda improvvisata. Lui sorride, aggancia l'angolo di stoffa a un chiodo in modo che l'entrata resti aperta e noi possiamo vedere il mare. Poi, in un secondo, lo trovo vicino a me. Passiamo alcuni minuti in silenzio dove, nel frattempo, lui afferra la mia mano e, continuando a guardare davanti a sé, mi lascia delle dolci e leggere carezze. Poggio la testa sulla sua spalla, chiudo gli occhi e ascolto il rumore delle onde: amo questo suono, mi rilassa e libera i pensieri. Un suo braccio mi fascia la vita e mi attira di più a sé; le sue labbra si posano sulla mia testa e una mano si posa sul ginocchio.
«Posso?» mi domanda. Alzo il capo, lo guardo e chiedo:
«Cosa?»
«Posare la mano sul tuo ginocchio» risponde. Sembra quasi surreale che un ragazzo così, mi chieda se può fare una cosa così innocente. Col sorriso sulle labbra, gli faccio cenno di sì e torno a posare la testa sulla sua spalla.
Dopo un tempo indefinito, mi scosto e gli dico:
«Sai, tua sorella ha accettato di accompagnarmi a New York.» I suoi occhi s'illuminano, la bocca s'inarca verso l'alto e mi abbraccia:
«Sono davvero felice, Iris.» La sua reazione mi sorprende e non posso fare a meno di chiedermi come mai ha scoperto questo improvviso interesse nei miei confronti: 'Forse perché ora sei più grande e non più una ragazzina dalle forme neonatali?' mi risponde la mia coscienza.
«Piuttosto,per caso, hai parlato con mia sorella della proposta che ti ho fatto?» mi chiede, arrossendo: le gote rosee gli donano un'aria imbarazzata e, il lato dolce di Gabriele, mi piace davvero tanto.
«Sì e per lei va bene» rispondo, sorridendogli. Lo vedo deglutire e, negli occhi, noto la speranza di una mia risposta positiva.
«E anche per me va bene ma, ti chiedo solo una cosa: non corriamo troppo» dico e, in un attimo, mi trovo stretta tra le braccia di quel ragazzo, inalando il suo profumo: 'Mi piace.'
«Rispetterò i tuoi tempi per ogni cosa, promesso» asserisce lui, baciandomi la fronte. Ci guardiamo sorridenti per qualche istante finché, voltandoci, non notiamo il tramonto: lo guardiamo abbracciati e penso che questo è uno dei migliori momenti della mia vita.
«Si è fatto tardi, forse è meglio se ti riporto a casa» dice Gabriele, guardando l'orologio. Io annuisco e, mano nella mano, ci dirigiamo verso il veicolo. Ci puliamo, ci rivestiamo e saliamo in auto. Lui, durante tutto il viaggio, non accenna a lasciarmi la mano: è davvero dolce. Arrivati dinnanzi la mia abitazione, lo saluto con un bacio sulla guancia e salgo le scale.
«Amore, sei tu?» mi domanda mia madre, appena apro la porta di casa.
«Sì, mamma!» rispondo, alzando gli occhi al cielo.
«La cena è pronta. Puoi chiamare tuo padre e Sebastian?» Sbuffo e, dal fondo delle scale, urlando, avviso entrambi di scendere a mangiare. Occupo il mio posto e prendo un po' di spezzatino e un mestolo di patate. Papà si siede di fronte a me, mamma alla mia sinistra e, poco dopo, Sebastian occupa il posto alla mia destra. Lo guardo e noto che, sul collo, ha un succhiotto piuttosto violaceo: 'Neanche un vampiro sarebbe in grado di fare ciò.'
Torno a guardare il mio piatto e cerco di finirlo il prima possibile: non ho voglia di stare così vicina a lui.
«Sei stata in palestra, cara?» domanda mia madre, cercando di fare conversazione.
«No, sono uscita con Claudia» rispondo, cercando di chiudere in fretta il discorso.
«Da quando Claudia si fa la barba?» domanda Sebastian. Lo fisso in cagnesco: 'Come si permette di ficcare il naso negli affari miei?'
«Da quando l'aula d'informatica è diventato il set di Twilight» rispondo, toccandomi il collo nello stesso punto in cui lui ha la macchia violacea.
«Sei uscita con un ragazzo?» mi domanda mio padre. In quel momento infilo in bocca l'ultimo pezzo di spezzatino, mi alzo, levo il piatto e il mio bicchiere dal tavolo, li metto nel lavandino e corro in camera mia: non potrei uscire viva da un interrogatorio di Massimo e Teresa Iacoangeli.
Mi spoglio e infilo il pigiama interno a forma di fenicottero; tiro sula lampo e il cappuccio, prendo il telefono, mi scatto una foto e la invio a Claudia.
-Ti piace?-
Pochi secondi dopo vibra il telefono e vedo un messaggio da Gabriele:
-Ciao fenicottero.- Arrossisco quando mi rendo conto di aver sbagliato destinatario: 'Perché li ho nominati entrambi con il cognome?' mi maledico mentalmente.
-Scusa Gabriele, non volevo inviarla a te.-
-Ah no, e a chi? Guarda che sono geloso- risponde lui, strappandomi un sorriso.
-Seivgeloso di tua sorella?- chiedo e premo invio. Mi butto sul letto e, mordendomi il labbro inferiore mentre sorrido, aspetto con ansia una sua risposta.
-No dai, mia sorella te la concedo!- Mi scappa una risata e, dandogli la buona notte, lo congedo. Metto il telefono in carica, lo poso sul comodino di fianco il mio letto e penso al bel pomeriggio passato in compagnia della mia prima cotta: quando sono insieme a lui sto davvero bene. Mi piace il modo che ha di fare, mi piace come mi guarda, come mi parla, come si comporta, come mi tocca. Ho pensato che volesse baciarmi quando gli ho detto di voler uscire con lui e,invece, non l'ha fatto: in un certo senso sono felice che abbia capito che voglio andarci piano, ma sono tre anni che bramo le sue labbra carnose. Spengo la luce e mi giro di lato, pronta per dormire ma, alle mie spalle, sento aprire la porta. Mi volto e, nella penombra della luce lunare, vedo Sebastian:
«Cosa ci fai qui?» gli domando, sedendomi sul letto. Lui non risponde e, spostandomi delicatamente, s'insinua sotto le coperte.
«Mi dici cosa stai facendo? Avevo detto solo per stavolta, ieri!» gli dico, guardandolo dall'alto. Lui mi sorride e, con un filo di voce, dice:
«Iris, possiamo fare che ogni sera sarà solo per stavolta?» Posso vedere i suoi occhi brillare di speranza, nonostante sia quasi totalmente buio e, sul suo viso, allargarsi un sorriso, quel sorriso che a me piace da impazzire.
«Vuoi ancora farmi del male?» gli domando. Non mi fa bene la sua presenza, non mi fa bene lui.
«Io non ho mai voluta farti del male, sei tu che lo stai facendo a entrambi. E ora, per favore, dormi con me piccolo fenicottero» dice, afferrando la mia vita e stringendomi vicino a lui: il mio naso sfiora il suo petto, la sua mano tiene ben salda la mia testa, mentre l'altra è ferma sulla schiena; le mie mani toccano il suo torace e io non sto capendo più nulla. So benissimo che domani tornerà tutto come prima. So benissimo quanto mi abbia ferita vederlo con un'altra. So benissimo quanto odi il fatto che non sia stata io a lasciare un segno su di lui. Ma, nonostante la mia testa continui a dirmi di allontanarlo, non mi ribello al volere di questo ragazzo, non lo spingo via, non gli dico di andarsene: sarei ipocrita ad allontanare ciò che voglio vicino a me.
'Questo deve rimanere un segreto che nascerà con il tramonto e morirà col sorgere del sole.'
°Spazio autrice°
Ciao a tutti ed eccomi tornata! Come state? Vi sono mancati Iris e Sebastian? Cosa ne pensate di questa svolta tra Iris e Gabriele? Durerà? E il rapporto tra Matteo e Claudia? Se il capitolo ci è piaciuto, fatemelo sapere con un commento e una stellina ⭐
~A presto~
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