Le prime esperienze


AVVISO IMPORTANTE: IL CAPITOLO CONTIENE SCENE HOT.

«Mi passi il phon, per favore?» domando a Claudia, infilandomi la felpa che mi ha prestato per cambiarmi. Ho rifiutato categoricamente di stare sotto l'ombrello con Gabriele: so benissimo che non si merita di essere trattato in questo modo, ma non riesco a trovare il coraggio di ammettere a me stessa e al mondo intero quello che provo. Non ho il coraggio di riconoscere il fatto che io ami Sebastian: sì, sono sicura di amarlo. E questo mi terrorizza, mi fa tremare e mi spaventa perché so che con lui potrei farmi davvero male. L'ho capito nell'esatto momento in cui gli ho permesso di fare ciò che mai a nessuno è stato concesso: sento Gabriele salire le scale e penso che una spiegazione, se pur del tutto non onesta, gliela devo. Ma quando? Quando dovrei spiegargli tutto ciò che provo per un altro, tutto ciò che vivo con un altro e tutto ciò che un altro mi regala? Dovrei dirgli che il suo tatto non mi dispiaceva ma che Sebastian mi mandava a fuoco anche solo sfiorandolo? Che lui mi faceva stare davvero bene ma solo con Sebastian riesco a essere davvero felice? Che con quel demone riesco a sentirmi sempre nel posto giusto, ovunque siamo? Che lui, nonostante mi ripetesse di continuo quanto fossi bella, mai era riuscito a farmici sentire come ha fatto Sebastian, anche senza parlare? Dovrei dirgli che, nonostante i suoi occhi siano di un blu mare, non sono mai riuscita a perdermici come in quelli del mio ragazzo? Dovrei dirglielo che il cuore non mi è mai scoppiato nel petto, come succede con l'altra metà della mia mela? Come posso far questo senza ferirlo? No, non dovrei. Come potrei far del male a una persona che non me ne ha mai fatto a me? Mi ero auto convinta che lo stronzo fosse stato lui, che se tutto era finito la colpa era solo sua. Invece è stata tutta colpa mia: Gabriele mi piaceva ma il mio cuore era oramai già fregato, fregato da quel ragazzo che tormenta ogni secondo della mia vita. Poso l'aggeggio e, inspirando profondamente, mi avvio verso la camera di quel ragazzo che non si merita una pena così grande. Sono combattuta, a volte incoerente: arrivo davanti la sua porta e, trovandola chiusa, mi accingo a bussare. Pochi secondi dopo trovo una risposta positiva e poso la mano sulla maniglia: tremo e un magone si posa sulla bocca dello stomaco. Deglutisco e facendomi coraggio, entra in quella stanza dove tutto ebbe fine. Lui mi guarda a bocca aperta mentre ha ancora in mano la maglia che, suppongo, dovrebbe indossare. Arrossisco e subito mi volto, senza catturare nessun dettagli di quel corpo seminudo e, imbarazzata, aggiungo:

«Scusa.» Aspetto qualche secondo finché non mi da la conferma di potermi girare. Mi volto e i suoi occhi sono... dispiaciuti? Perché mai? Mi avvicino a lui, lo supero e mi siedo sulla poltroncina abbinata alla scrivania. Lui prende posto davanti a me, sedendosi sul letto: non so da dove iniziare, non so come aprire il discorso. Poi, l'illuminazione:

«Scusa se non sono più venuta l'altro giorno, ma è successa una cosa e... beh, non me la sentivo di uscire» dico, cercando di aprire il discorso di Sebastian. Sorprendentemente, ci arrivo con estrema facilità e questo un po' mi spaventa:

«Sei stata male a causa di quel ragazzo?» mi domanda, stringendo i jeans chiari in una morsa nervosa. Torno a guadare i suoi occhi azzurri che ora esprimono rabbia: non posso biasimarlo. Sicuramente si sarà sentito preso in giro e io mi faccio schifo per essermi comportata come una stronza con un ragazzo che si merita solo il meglio dalla vita.

«Non proprio...» rispondo, calando lo sguardo sulla tuta nera che mi ha prestato Claudia.

«Cosa intendi?» domanda Gabriele: sento i suoi occhi puntati su di me e questo mi mette a disagio.

«I suoi genitori hanno deciso di trasferirsi a New York» ammetto. Non è di questo che volevo parlare e non mi sembra neanche giusto per lui.

«Comunque sono venuta qui per scusarmi. Voglio chiederti scusa per il mio comportamento infantile e scorretto nei tuoi confronti. Il problema non eri tu, bensì io» ammetto, guardando l'espressione del ragazzo che ho di fronte non cambiare di una virgola. Non sembra sorpreso anzi, sembra quasi sapere già quello che ho detto, come se lo avesse capito.

«Iris, so bene che il problema non sono io e neanche tu: il problema non esiste. Semplicemente c'è un ragazzo che ti piace di più rispetto a me» dice, regalandomi un sorriso che accentua quella fossetta per cui, solo un anno e mezzo prima, morivo.

«Sei arrabbiato con me?» chiedo, martoriando l'elastico nero che circonda il mio polso. Lo sento abbandonare il suo posto per avvicinarsi a me: si inginocchia, prende le mie mani tra le sue e mi guarda dritto negli occhi.

«Perché dovrei? Preferisco che tu sia felice senza me piuttosto che il contrario» ammette: gli occhi fanno fatica a trattenere le lacrime e, istintivamente, mollo la presa dalle sue mani e mi fiondo addosso a lui, abbracciandolo forte. Immagino quanto questa calma e queste parole gli costino, ma sono davvero felice che abbia capito la situazione. Mi stacco dall'abbraccio e, guardandolo negli occhi, azzardo una domanda:

«Possiamo... possiamo essere amici?» Lui, dopo una carezza sulla guancia, mi regala un sorriso dolce e accenna una risposta positiva col capo. Gli sorrido di rimando, mi alzo e lo saluto, tornando da Claudia.

«Che succede?» mi domanda la mia amica, mentre messaggia al telefono.

«Ho chiarito con tuo fratello» rispondo, buttandomi su letto. Inizio a farmi una treccia quando Claudia posa il telefono, mi guarda e chiede:

«Chiarito? Cioè... sei tornata con lui?» domanda sbigottita. La guardo, sbatto gli occhi e poi scoppio a ridere vista la sua espressione confusa.

«No, Cla. È che mi sembrava giusto scusarmi e spiegargli il vero motivo per cui ho interrotto la nostra relazione» spiego, finendo l'opera e chiudendola con l'elastico che prima ha subito il mio nervosismo. La sento tirare un inaspettato sospiro di sollievo: 'No, non credo possa essere contenta.'

«Tu e Sebastian mi piacete, Iris: finalmente ti vedo felice per davvero. Non dico che mio fratello ti trattasse male, ma di sicuro non eri felice, felice davvero. Non avevi le farfalle nello stomaco, non avevi gli occhi che brillavano quando lo vedevi, non avevi un sorriso da ebete stampato in faccia ogni volta che lui era al tuo fianco. Sicuramente ti piaceva, non lo metto in dubbio. Ma tu, Sebastian, lo ami. E lo capisco perché hai la stessa espressione che ho io con Matteo» dice, facendomi arrossire completamente: com'è possibile che lei riesca a capire ogni cosa prima di me o senza che le dica nulla?

«Sì, penso anch'io di amarlo» ammetto con voce flebile.

«Come ti senti quando sei con lui?» mi domanda, sdraiandosi accanto a me: le prendo la mano, chiudo gli occhi per concentrarmi e, con un sorriso stampato sulle labbra, rispondo.

«Felice e impaurita al tempo stesso. Ho il cuore che vorrebbe uscire dallo sterno per correre in contro al suo, ma al tempo stesso ha paura di cercarlo perché potrebbe non trovarlo. Tremo, sorrido così tanto da sentir dolore alla mascella e poi... lo desidero. Lui mi fa sentire bella, non mi fa vergognare del mio corpo. Lui... mi fa venire fame.» Claudia stringe la presa e dice:

«Sei proprio innamorata, Iris.» Mi volto verso lei e la sorprendo guardarmi; le sorrido e annuisco.

«Peccato che tra pochi giorni partirà e lo rivedrò quando noi andremo a New York» dico, rattristandomi un po'. Claudia si gira su un fianco e mi abbraccia, per poi darmi un bacio sulla tempia.

«Vi saluterete per bene?» domanda. Torno a guardarla, confusa. La sua espressione chiarisce ogni mio dubbio: il sopracciglio alzato indica qualcosa di malizioso e io, automaticamente, arrossisco.

«Ma cosa dici? Io... io non me la sento ancora» ammetto.

«Non dico di andarci a letto, Iris. Nemmeno io ho ancora fatto l'amore con Matteo ma diciamo che compenso con altro. Voi cos'avete fatto?» domanda. Vorrei riuscire a parlare di queste cose liberamente come fa lei. Prendo un peluche a forma di foca e lo metto davanti il viso prima di rispondere:

«Beh, ci siamo baciati. Lui... beh lui... mi ha toccata dietro.»

«Il culo?» domanda lei, esplicita.

«Claudia! Non essere così aperta per favore» l'ammonisco, dandole una cuscinata. Lei ride e io mi sotterro sotto la miriade di cuscini che ricoprono il letto.

«Iris, preliminari. Parlavo di quelli» dice, con tono più serio. Riemergo dalla miriade di quadrati morbidi e pelosi, mi siedo a gambe incrociate e ripenso ai giorni passati assieme: avvampo appena l'immagine dello spogliatoio mi si presenta della mente.

«Beh, lui... lui mi ha toccata lì» dico.

«Oh, ti ha fatto un di...» prova a dire ma la precedo.

«No! La blocco, posando la mia mano sulla sua bocca.»

«Mi ha solo toccata» ammetto, posando lo sguardo sulla tuta nera. Lei si alza e prende la mia stessa posizione, mettendosi proprio di fronte a me.

«Iris, abbiamo un problema: dovresti lasciargli un ricordo che lo convinca ad aspettarti. Non che lui ti tradirà se non farete nulla, ma sicuramente andrà via più felice e meno voglioso» dice Claudia e, ahimè, non posso che darle ragione. Ogni volta mi ripete che sta impazzendo e io non voglio assolutamente che vada via con quella sensazione addosso: vorrei soddisfarla in qualche modo.

«Tu con Matteo... Beh... Cos'avete fatto?» gli domando, anche se temo di non riuscire ad ascoltare la risposta.

«Preliminari» risponde senza approfondire.

«Quindi tu... Cioè lo hai...»

«Visto, toccato e assaporato» dice maliziosa, guadagnandosi un'espressione di disgusto da parte mia.

«Iris, è una cosa normale. Quando ami un ragazzo, è naturale volergli procurare piacere» dice lei, ora seria.

«Io... Io non saprei come fare» ammetto. Mi sento così stupida.

«Neanche io sapevo come fare e difatti mi sono documentata» dice, quasi fiera di sé stessa. La guardo e le domando:

«Dove?»

«YouPorn» risponde, facendomi imbarazzare ulteriormente.

«No, Claudia, io non guarderò un film porno» dico categorica, per poi alzarmi dal letto in cerca delle pantofole.

«Allora chiedi a Sebastian di insegnarti» suggerisce lei. Pessima idea.

«Lui è abituato a queste cose e sembrerei una sprovveduta. Vorrei che la ricordasse come una sorpresa, non come un insegnamento a un'imbranata» ammetto. Mi volto verso la mia amica che, con un sorriso in volto abbastanza inquietante, domanda:

«Video?»

«E che video sia.» Esasperata mi siedo nuovamente vicino a lei che, esperta, silenzia l'audio e clicca su un riquadro: vedo già l'asta di uno sconosciuto tra le mani di una ragazza e questo no, non mi piace affatto.

«Ma che schifo... Perché è così rosso in punta? Ha qualche malattia?» commento la verga dell'attore.

«No, Iris. È normale che sia più scura rispetto alla pelle esterna» risponde, come se fosse esperta. Annuisco e continuo a guardare il video: noto che la ragazza trattiene una parte dell'asta tra le mani, mentre il resto scompare nella sua bocca; movimenti circolatori, su e giù e risucchi caratterizzano la fellatio. Dopo svariati minuti in cui sembra che la giovane stia per soffocare, il ragazzo arriva al culmine del piacere, riversando il tutto nella bocca della ragazza che, prontamente, manda giù per poi leccarsi le labbra.

«Claudia, tu l'hai fatto? Cioè, hai mandato giù?» domando, schifata. Non so neanche se voglio davvero saperlo.

«No, ma so che ai maschi piace tanto» risponde e, in un certo senso, la cosa mi da sollievo.

«Beh, ora che hai visto come si fa, lascia un bel ricordino a Sebastian» mi dice la mia migliore amica per poi regalarmi un occhiolino. Arrossisco e penso che non l'ho neanche mai toccato: dovrei prima di tutto iniziare con quello ma, visto che mancano solo tre giorni, non so se riuscirò a regalargli un ricordo simile. Ma voglio, per cui devo sbrigarmi a prendere confidenza e devo smetterla di vergognarmi tanto. Annuisco alla mia amica, guardo l'ora e decido di chiamare Sebastian. Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.

«Fenicottero» risponde lui, strappandomi un sorriso.

«Ehi, ti disturbo?» domando, mordendomi il labbro inferiore.

«Tu non disturbi mai» dice, con voce roca e sensuale.

«Sei a casa?» domando, giocherellando con la punta della treccia.

«Sì, tu?»

«Sono da Claudia ma sto venendo via. Mi chiedevo se ti andava di vederci» dico nervosamente. Spero di non sembrare troppo appiccicosa.

«Certo. Se vuoi vieni da me, mangiamo qualcosa insieme. I miei sono fuori e abbiamo casa tutta per noi» dice, facendomi formicolare il basso ventre mentre l'ansia mi assale. Deglutisco cercando di accalappiare un po' di saliva che mi permetta di parlare.

«A-arrivo» dico prima di attaccare. Mi volto verso Claudia che mi fissa interrogativa.

«Io, Sebastian, casa, soli. Credo che... Succederà qualcosa, stasera» ammetto. La mia amica scatta in piedi e corre verso l'armadio: mi lancia addosso un completino intimo di pizzo nero e un vestitino dello stesso tessuto e colore, abbinato a delle autoreggenti coprenti nere. La guardo sbigottito mentre prende i trucchi e accende la piastra.

«Claudia, non ho detto che andrò a letto con lui. A cosa mi serve l'intimo sexy?» le domando, ingenua come sempre. Lei si volta verso me e, maliziosamente, mi risponde:

«Spogliati e fai ciò che devi fare in intimo: vedrai che diventerà matto.»

«Ma da quando sei diventata così pervertita?» chiedo, iniziando a spogliarmi.

«Iris, lo sono sempre stata. Semplicemente tu non ne hai mai voluto parlare e io non avevo un ragazzo con cui sfogare certe fantasie» ammette, lasciandomi letteralmente a bocca aperta. Inizio a vestirmi e subito mi accingo alla toeletta, pronta a truccarmi. Opto per uno smokey eyes: facile, veloce e sexy; tanto mascara e un rossetto Matt rosso pronto a provocare Sebastian.
Velocemente liscio i capelli mossi e, venti minuti dopo la telefonata, sono pronta.

«Iris, muoviti. Fra quattro minuti passa l'autobus» dice Claudia. Prendo i stivaletti bassi, li indosso e corro giù dalle scale: saluto con un ciao generale strillato dal fondo delle scale, apro la porta e corro in fermata. Vedo il bus che sta arrivando e, con un ultimo scatto, riesco a raggiungerlo prima che sia troppo tardi. Col cuore in gola e il fiato quasi assente, timbro il biglietto e scelgo un posto vicino al finestrino. Guardo fuori e lascio che le immagini scorrano davanti i miei occhi, senza però guardarle davvero: la mia mente è occupata da un unico pensiero riguardante a come potrei donare piacere a un ragazzo che, in passato, ne ha ricevuto già tanto. Ho paura che possa non piacergli, ho paura che ne resti deluso e vada a cercare altrove qualcuna che lo soddisfi. Ho paura di essere giudicata e abbandonata. In parte mi maledico per non aver permesso a nessuno di andare oltre: a quest'ora sarei più sicura di me e, forse, saprei come soddisfare un uomo più o meno. Vedo la fermata di Sebastian farsi vicina: spingo il pulsante rosso, prendo le mie borse e mi accingo a scendere. Mi stringo nel lungo cappotto verde e, appena le porte si aprono, scendo. Il cancello di casa sua è chiuso: inspiro profondamente e prendo coraggio prima di suonare al citofono. Qualche secondo dopo sento la cornetta alzarsi e vedo il cancello aprirsi: percorro il vialetto illuminato dai lampioni e, in lontananza, scorgo la porta d'ingresso aprirsi, mostrando un Sebastian in pantaloncini e camicia sbottona, sorridente e ansioso al tempo stesso. Mi sbrigo a percorrere quella strada e, una volta saliti i scalini, mi avvicino a lui, mi metto in punta di piedi e lo bacio.

«Vieni, entra» dice, prendendomi per mano e portandomi nella sua dimora. Regna il silenzio e questo mi fa strano: solitamente queste mura sono riempite di brusii e risate. Mi tolgo la giacca e noto come la sua espressione diviene tirata: mi guarda dalla testa ai piedi e lo vedo deglutire. Conosco quell'espressione e so che mi trova più attraente del solito: questo gioca a mio favore, dandomi più sicurezza rispetto a poco prima.

«Dove lo poso?» domando, con tono sensuale. Lo vedo distogliere lo sguardo dalla scollatura a cuore del vestito e indicarmi la sala. Mi volto e, ancheggiando, mi dirigo verso il divano: mi piego leggermente in avanti, scoprendo il bordo delle calze in pizzo. Mi rialzo lentamente, lasciandogli il tempo di ammirare il tuo, poi mi volto e torno verso lui.

«Allora, cosa vuoi mangiare?» domando, prima di raggiungerlo. Con uno scatto felino si avvicina a me, mi prende per mano e mi trascina su per le scale, in silenzio: arriviamo davanti la sua porta aperta che viene subito chiusa violentemente. Le sue labbra si accaniscono sulle mie e le sue mani mi afferra o subito i fianchi: le mie vagano tra i suoi capelli; l'afferro e, senza staccare la presa, mi dirigo verso il suo letto. Appena sento di aver raggiunto il bordo, incerto le posizioni facendolo cadere sul materasso; è lì steso che mi guarda e io, portandolo allo stremo, sfilo gli stivaletti e li lancio in un angolo remoto della stanza. Lui si mette comodamente sui gomiti e fissa attentamente ogni mio movimento: alzo un piede e lo posiziono proprio sul letto di fianco a lui; alzo leggermente la gonna aderente del vestito, afferro il bordo delle autoreggenti e inizio a sfilarla, lentamente. Arrivata alla caviglia, metto il piede sulla punta e, con abile mossa, faccio scivolare via l'oggetto per poi innalzarlo e farlo cadere a terra. Faccio la stessa cosa con l'altra: lui non perde neanche un mio movimento; deglutisce e noto con piacere un piccolo rigonfiamento tra le gambe. Poso il piede a terra, mi avvicino a lui e, a carponi, mi allungo per baciarlo: se nel momento in cui ho sfilato le calze è rimasto al suo posto, ora l'indole animalesca prende il sopravvento. Mi attira a sé, facendomi mettere a cavalcioni su di lui: le nostre intimità si scontrano e subito sento il caldo colare sull'intimo. Le sue mani sono impazienti di esplorare e, in men che non si dica, la cerniera dell'abito scivola giù, rivelando il balconcino senza spalline in pizzo e il tanga abbinato. Sebastian sgrana gli occhi alla visione di quella scelta decisamente non nel mio stile. Appena stacca lo sguardo dal mio corpo, lo incastra nei miei occhi: penso stia cercando una risposta al suo perché di questa scelta così audace e, in risposta, mi limito a mordermi il labbro. Le sue mani si posano prima sui miei glutei mentre le sue labbra cercano le mie per poi viziarle con la sua lingua così esperta e piacevole. Guidata dall'istinto, gli sfilo la camicia e accarezzo la sua pelle nuda con le dita sottili, cercando di non lasciarmi sfuggire nemmeno un centimetro dell'epidermide. Una mano scivola lungo il mio fianco, passando per le costole e fermandosi dietro la schiena, all'altezza dei ganci del reggiseno. Con abilità riesce a sganciarli, lasciando cadere l'intimo: sono seminuda e no, non mi sento a disagio. La sua mano cerca il piccolo seno: appena lo trova inizia a massaggiarlo, facendo indurire il capezzolo. Sebastian interrompe il contatto tra le nostre labbra, iniziando a vagare lungo il collo dove lascia una scia di umidi baci che provocano su me la pelle d'oca; le labbra sfiorano la clavicola e pian piano continuano a scendere: stanno per arrivare al mio seno e l'imbarazzo fa capolino ma, con tutta la forza che ho, lo sopprimo, lasciando che quel ragazzo soddisfi le sue e le mie voglie. Il piercing gioca con il bottone turgido e ringrazio il cielo che in casa non ci sia nessuno. Non riesco a trattenere i gemiti di piacere e ogni volta che me ne sfugge uno, sento Sebastian sorridere sulla mia pelle: la stessa pelle che ha marchiato. La stessa pelle che protegge quell'organo che batte per lui. Involontariamente, dopo un morso, mi muovo su lui e sento un grugnito provenire dalle sue labbra prima di ritrovarmi sotto il suo corpo. I suoi occhi ora mi guardano maliziosamente: le sue labbra si posano poco sotto il seno, al centro dello stomaco come a baciare ogni farfalla causata da lui. Scende lungo la linea che porta all'ombelico, fino ad arrivare vicino l'elastico del tanga: sfila quest'ultimo mentre io chiudo gli occhi. Sono completamente nuda e me ne vergogno: d'istinto chiudo le gambe e mi copro i seni con le braccia.
Poco dopo le mie mani abbandonano gli occhi che incontrano quelli del ragazzo che amo:

«Iris, non vergognarti. Io impazzisco per questo corpo» dice, dolcemente. Non è sensuale, non è pretenzioso: è rassicurante. Annuisco, calo le palpebre, inspiro e mi scopro, concedendo un'ampia visuale a Sebastian. Lo sento chinarsi tra le mie gambe: una scia di baci all'interno coscia mi fa rabbrividire e formicolare la mia intimità. Dolcemente si avvicina al punto sensibile e, con strazio, si limita a girarci attorno.

«Sebastian» dico a fatica, col fiato corto. Un lieve morso sul labbro della vulva mi fa gemere e, nell'attimo dopo, mi beo della sensazione che la sua lingua procura alla mia zona erogena. Mi godo questo momento di piacere: sento il ventre andare a fuoco e qualcosa colare in modo sempre più copioso dal mio interno. Inizio ad alzare il bacino mentre il respiro si fa sempre più corto. Sebastian mi blocca sul materasso con un braccio; con la mano libera si avvicina alla mia entrata e, dolcemente, vi si insinua, regalandomi la sensazione migliore del mondo: è così dolce e attento a non farmi del male, ma comunque deciso a regalarmi piacere.
Dopo qualche minuto in cui la sua lingua agisce assieme alle dita, una strana sensazione mi pervade: sento uno strano calore partire dal ventre e propagarsi nel resto del corpo mentre inarco la schiena e sento del liquido uscire dalla mia intimità. Noto che il petto fa su e giù e i battiti sono davvero accelerati. Guardo verso il basso e trovo Sebastian leccarsi le labbra prima di alzarsi e distendersi vicino a me.

«Ti è piaciuto?» mi domanda, mettendomi in imbarazzo. Riesco solo ad annuire alla sua domanda.

«Sono felice di essere stato il primo a farti avere un orgasmo» dice, prima di baciarmi sulle labbra. Sgrano gli occhi, afferro la trapunta sottostante e mi copro con essa, cercando di nascondere il rossore dato dall'imbrazzo causato dalle sue parole.

«Non devi vergognarti. Eri così bella mentre godevi» dice, peggiorando la situazione.

«Sebastian! Smettila» lo ammonisco, guadagnandomi una risata da parte sua. Lo guardo e penso al pomeriggio passato a casa di Claudia: è ora di ricambiare il piacere. Prendo coraggio, butto via il tessuto bianco che copre il mio corpo e, guardandolo seriamente, mi alzo dal letto: ora sono io a essere tra le sue gambe. Sebastian si mette seduto e mi guarda sorpreso: mi alzo leggermente e lo bacio sulle labbra. Cerco subito la sua lingua con la quale gioco per qualche minuto: lentamente e nervosamente, scendo sul suo collo per poi passare al petto. La mia mano intanto scivola sul suo rigonfiamento e scacciando via l'ansia, l'afferro, guadagnandomi un gemito da parte di questo ragazzo a cui voglio donare piacere.
Pian piano scendo, baciando gli addominali e le maniglie dell'amore ben definite. Arrivata all'elastico dei pantaloncini, lo afferro e sfilo l'indumento, mostrando i boxer neri leggermente umidi in un angolo. Chiudo gli occhi e cerco di ricordare cos'ho visto poche ora prima: inspiro, infilo le dita dentro il bordo dell'intimo e pian piano lo sfilo, liberando la grande asta gonfia, desiderosa d'esser amata. È qui, davanti a me, che implora di ricevere piacere. L'affero e, sotto lo sguardo eccitato di Sebastian, inizio a muovere la mano su e giù. Provo più e più volte ad avvicinare le labbra ma non ci riesco: sento un senso di pesantezza allo stomaco che me lo impedisce e lui se ne accorge.

«Non devi se non te la senti» dice. Annuisco, lo bacio e mi limito a dargli piacere con la mano.

«Iris, io...» sussurra sulle mie labbra. Qualche minuto dopo sento il suo membro pulsare sotto il mio tocco e un liquido caldo riversarsi sulla mia mano e lui regalarmi un gemito di goduria. Sono riuscita a regalare un attimo di piacere a Sebastian, il ragazzo che amo.

«Scusami» dice, guardando il suo seme sparso sulla mia pelle. Arrossisco per quella situazione, mi alzo e vado in bagno. Mi lavo le mani e nel mentre mi guardo allo specchio: il trucco è leggermente colato, mentre il rossetto quasi non v'è più. Le gote sono arrossate e il viso visibilmente rilassato. Sorridendo torno in camera, pronta a rivestirmi. Indosso il tutto e appena Sebastian mi allaccia la zip del vestito, il mio telefono squilla: numero sconosciuto.

«Pronto?»

«Ciao, Iris.» Sgrano gli occhi: non può essere.

°Spazio autrice°

Eccomi tornata! Allora come avete passato il weekend? E come passerete la settimana di ferragosto?

In questo capitolo troviamo una Iris alle prese con le sue prime volte. Cosa ne pensate? Le descrizioni sono state troppo lunghe e dirette? Fatemelo sapere nei commenti e, se il capitolo vi è piaciuto, lasciate una stellina⭐

~A presto ~

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