Capitolo 16

*🦋Sun-terza persona🦋

Sun e Tina rimasero da sole al tavolo per più di un quarto d'ora, in silenzio, senza che nessuna delle due trovasse il coraggio di proseguire con la conversazione che avevano lasciato in sospeso.

Sun era nervosa, preoccupata dal fatto di mettere a rischio l'intera operazione se solo avesse detto una parola, perfettamente consapevole di essere pessima a mentire. Tina, invece, sembrava compiaciuta dal suo operato, Ann le aveva lasciate sole come desiderava e ancora meglio era uscita dal ristorante.

«Credo sia arrivato il momento che tu la smetta con questa farsa.» Ruppe il silenzio la ragazza dai capelli arcobaleno portandosi alle labbra il bicchiere pieno a metà di vino rosso.

«Non so di cosa tu stia parlando.» Rispose Sun iniziando a sudare freddo.

«Non crederò mai che in così breve tempo tu e quella vi siate innamorate, sono convinta che abbiate messo in piedi una farsa solo per quell'articolo su Ann.»

Sun, colta in flagrante, iniziò a sentire il panico crescere dentro di lei e ci mancò davvero poco perché scoppiasse e confessasse tutto. Tuttavia riuscì a trovare la forza di trattenersi, doveva liberarsi di lei.

«Per quale motivo avrei dovuto aiutare qualcuno che odio a salvare la propria immagine?» Chiese alla fine, sfoggiando un'aria di superiorità che lasciò Tina spiazzata.

Non si aspettava divenir messa all'angolo in quel modo. In effetti la sua amata le aveva sempre dimostrato quanto odiasse la sua coinquilina, quindi perché aiutarla? Che le dovesse un favore di qualche sorta?

«Ti ha promesso qualcosa in cambio?» Chiese con tono incerto, percepiva anche lei di starsi arrampicando sugli specchi.

«Ti sembro la tipa che accetterebbe ricompense da parte di un'omofoba?»

Tina si stava innervosendo, sentiva farsi presente sempre di più il dubbio che effettivamente Sun potesse essersi innamorata di quella stronza. Non poteva accettarlo, Sun era di sua proprietà, lo era dalla prima volta che si erano viste, l'aveva deciso lei.

Le mani di Tina iniziarono a tremare mentre stringeva il bicchiere di vetro, andando a generare piccole onde di vino al suo interno.

«Guardami negli occhi e dimmi che la ami.» Replicò decisa.

Sun sollevò lo sguardo dal piatto nella sua direzione, fino ad incrociare i suoi occhi scuri e penetranti carichi di rabbia. Tina non le aveva mai dato l'impressione di poter essere una ragazza pericolosa, eppure in quel momento sembrava pronta a commettere una strage.

«Io la amo.»

Sun si stupì della facilità con cui quelle parole le uscirono dalla bocca, di solito quando mentiva tendeva a guardarsi intorno per evitare lo sguardo del suo interlocutore, balbettare e ad avere la voce tremante. In quel momento, però, quelle tre parole uscirono con naturalezza quasi come se non fossero bugie.

Tina sorrise, con un sorriso così spaventoso che la faceva sembrare insana mentalmente. Quella ragazza aveva un piano, fin dal principio aveva anche lei elaborato un modo per farla pagare a Ann per averle portato via il suo amore.

«Penso che dovremmo andare a vedere cosa stia facendo Ann, non vorrei che si stesse divertendo con un'altra donna.» Disse quasi ridendo malignamente.

Sun rimase confusa da quella frase insolita e per qualche motivo sentiva di non dover trattarla con leggerezza. Lo sguardo da pazza negli occhi di Tina la preoccupava e iniziò a temere per la sicurezza della sua compagna di stanza.

«Cos'hai fatto Tina?»

*🦋Ann-prima persona🦋

«Ann sei tu?»

Alle mie orecchie quella voce aveva qualcosa di familiare, non era la prima volta che la sentivo eppure non sembrava appartenere a nessun compagno di scuola con il quale avessi mai intrattenuto una conversazione nel corso dell'anno.

Ogni fibra del mio corpo, per ragioni a me sconosciute, mi diceva di non voltarmi. Potevo sentire la mia coscienza urlarmi di scappare il più lontano possibile ma i miei piedi e le mie gambe erano pietrificati al suolo.

Anche il respiro iniziò a mancarmi e potevo percepire chiaramente il cuore che mi batteva in gola a un ritmo più veloce del normale. Non si trattava del battito di emozione che provavo quando Sun si avvicinava troppo, era semplice e pura paura.

Combattendo contro qualsiasi mio istinto costrinsi la mia testa a voltarmi per poi trovare poco distante da me una figura magra e slanciata.

Una donna dagli arti molto sottili e dalle guance scavate troneggiava su di me con un'insolita altezza, doveva avere all'incirca trent'anni ma nonostante avesse pronunciato il mio nome io non riuscivo proprio ad identificarla.

Era vestita completamente di nero e tentava di coprirsi il capo con il cappuccio scuro di una felpa che sarebbe stata larga a chiunque, arrivava a coprirle le ginocchia. Immersa nell'oscurità il pallore della sua pelle era quasi luminescente e i suoi occhi taglienti adornati da profonde occhiaie mi intimidivano.

Feci dei passi all'indietro sentendo le gambe molli, non sapevo cosa dire e anche se l'avessi saputo sentivo la forza di usare la mia voce abbandonarmi, non la riconoscevo.

«È passato così tanto tempo...» Disse la donna in un sussurro.

La voce roca con cui pronunciò quelle poche parole fu subito preceduta da cascate di lacrime amare che non sapevo distinguere se fossero di tristezza o di gioia. La donna iniziò ad avanzare.

Dentro di me mille voci mi urlavano di sparire da lì subito ma a mala pena riuscii a muovere quei traballanti passi all'indietro che mi potessero permettere di contrastare il suo avvicinamento.

Avevo paura e non riuscivo a capire perché.

«Sei cresciuta così tanto... ma hai ancora quegli occhi innocenti dell'ultima volta che ti ho vista.»

Una consapevolezza terrificante iniziò a farsi strada nei meandri più oscuri della mia mente, presto quell'idea divenne un pensiero fisso e per quanto mi rifiutassi di crederci non se ne andava.

«Chi sei?» Riuscii a chiedere sperando che la donna non arrivasse mai a rispondermi.

La vidi vacillare leggermente, come se fosse rimasta ferita dalla mia lecita domanda. Il suo sguardo divenne furioso e i suoi passi più decisi, aveva smesso di trascinarsi dondolando, aveva preso a camminare decisa in linea retta fino a che sia io che lei ci ritrovammo in mezzo al parcheggio superando una macchina dopo l'altra.

«Non mi riconosci?» La voce le si incrinò «So di averti ferita in passato, ho sbagliato e voglio spiegarti tutto, ti prego lascia che ti parli.»

Due grossi lacrime iniziarono a rigarmi le guance sbavando leggermente il mio mascara, la vista si offuscò leggermente ma non me ne importava, avevo paura che sbattere le palpebre avrebbe potuto essere una distrazione fatale.

«Te ne devi andare.» Sussurrai deglutendo un groppo in gola che aveva preso a formarsi causandomi una sensazione di soffocamento dolorosa.

«Ti prego...»

«Vattene.»

«Non dire così amore, sono così felice di essere qui con te.» Continuò lei con un sorriso che pareva quasi sinceramente allegro.

«Tu non puoi essere qui.» Mi portai le mani a coprirmi il volto un po' per cacciare le lacrime e un po' perché speravo che una volta tolte quella donna sarebbe sparita dalla mia vista e avrei potuto dare come spiegazione a quell'episodio un attacco di allucinazioni.

«C'è un'ordinanza restrittiva, tu non puoi essere qui.»

Una volta essermi tolta le mani davanti agli occhi però, ogni mia speranza che potesse trattarsi solo di una visione svanì.

Lei era lì, ancora lì a tormentarmi con quello sguardo di chi crede sinceramente di non aver fatto nulla di sbagliato, nonostante con soltanto i suoi occhi vitrei fosse in grado di puntarmi una pistola dritta al cuore.

Ormai singhiozzavo ed ero impallidita dalla paura, indietreggiando costantemente mi guardavo intorno cercando un qualsiasi appiglio che mi avrebbe potuto salvare e togliermi da quella situazione.

«Sono qui per stare con te.»

«Cosa vuoi ancora? Mi hai già rovinata una volta che cos'altro vuoi?!» Chiesi con disprezzo alzando i toni della voce.

Tentavo di farle capire che con me non era più il momento di giocare, ma la verità è che avevo solo dato voce al mio profondo terrore.

Mongrat spostò lo sguardo verso i suoi piedi scuotendo la testa come se fosse incredula verso ciò di cui la accusavo.

«Io ti amo.»

«Sei solo una pazza pedofila.»

«NON SONO UNA PEDOFILA!» Urlò a quel punto la donna perdendo la pazienza.

*🦋Narratore esterno-terza persona🦋

Mongrat si era sentita ripetere quella parola fino allo sfinimento durante la sua prigionia e non poteva sopportare di sentirla pronunciare anche dalle labbra della sua amata.

Quella parola le aveva causato una vita di merda tra le mura della prigione, come se fosse stata marchiata da un segno indelebile. Gli abusi che aveva subito da parte delle altre prigioniere e delle guardie erano innumerevoli nei suoi ricordi e l'avevano soffocata per troppo tempo.

«Credi che se fossi stata pedofila sarei venuta a cercarti?! Non pensi che sarei semplicemente andata dal primo bambino che mi sarebbe passato davanti? Io ti amo Ann, voglio stare con te, ho pensato sempre solo e soltanto a te in questi ultimi dieci anni!» Urlò Mongrat al limite della disperazione.

Ann si rifiutava di crederle e scosse la testa più volte nel tentativo di scacciare quelle immagini nei suoi ricordi che tornavano a farsi vive, ricordandole quale fosse il suo passato e che mai sarebbe stata in grado di sfuggirgli.

«Io ti amo...» Concluse il suo discorso la donna, piangendo e quasi rischiando di cadere sulle sue ginocchia ossute.

Il terrore, l'ansia e la voglia di farla finita presero il sopravvento nel cuore di Ann che batteva all'impazzata. La ragazza scuoteva la testa in continuazione e iniziò a graffiarsi la pelle come fosse un tic, sentiva lo sporco contaminarle la pelle e l'unico modo per pulirsi sembrava essere quello di strapparselo di dosso con la forza.

«Voglio che tu te ne vada.» Ringhiò vedendo le piccole gocce di sangue iniziare a sporcarle le unghie.

«Perché ti comporti così? Ci amavamo una volta.» Chiese a quel punto Mongrat con tutta l'innocenza del mondo.

«NO!» Urlò Anni costringendo il suo tormento a zittirsi. «No... io non ti ho mai amata, non ti amo e non ti amerò mai... neanche se io e te fossimo le ultime persone rimaste sulla Terra.» Quella dichiarazione la impregnò con puro odio e disprezzo, era in grado di percepire già nelle sue corde vocali.

«Se non te ne vai chiamo la polizia.»

Mongrat sembrava confusa dalle reazioni che la sua amata stava avendo ma non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Aveva atteso quel momento da troppo tempo e da quando una ragazzina dai capelli troppo colorati gliel'aveva offerto su un piatto d'argento non aveva potuto tirarsi indietro e non l'avrebbe fatto neanche in quel momento.

Sì, Tina aveva consegnato Ann tra le braccia di Mongrat. La stessa ragazzina che aveva sparso la voce sul suo conto quando il giornale aveva annunciato la scarcerazione della criminale, colei che tormentava Ann con la scusa della sua omofobia insopportabile.

Avere tra le conoscenze scolastiche una ragazza proveniente da un paese vicino al proprio non può essere un vantaggio per una con il passato di Ann, specialmente considerando quanto le voci girassero facilmente nei piccoli posti dove non accade mai nulla di interessante.

«Io ti amo.» Continuò a ripetere Mongrat.

«Io non l'ho mai fatto e mai lo farò.» Ripeté Ann atono sperando che forse in quel modo quella pazza se lo mettesse in testa.

«Non ti credo... Io ricordo perfettamente come stavi bene con me, mi volevi bene, mi amavi. Cos'è cambiato?» Chiese l'ormai ex carcerata ingenuamente.

Ann strabuzzò gli occhi a quella folle domanda.

Cos'era cambiato? Tutto, tutto dal giorno in cui aveva deciso di farle del male. Tutto il resto quando si avviò nel periodo dell'adolescenza e finalmente capì cos'era veramente quel "gioco" che lei e la sua babysitter facevano ogni volta che rimanevano sole.

I conati di vomito iniziarono a farsi sentire e Ann non ebbe la forza di dire altro, sentiva che sarebbe stato inutile cercare di far ragionare una pazza.

«C'è un'altra?» Chiese dopo qualche secondo di silenzio Mongrat.

Anche se la risposta era 'no' la mente di Ann non poté far a meno di vagare fino al volto sereno e rassicurante di Sun, che probabilmente si trovava ancora dentro al ristornate a parlare con quella nana odiosa.

«Un altro?» Continuò a chiedere Mongrat.

Ann non aveva intenzione di rispondere, voleva solo trovare una via d'uscita e continuava a guardarsi intorno anche alla ricerca di un qualunque passante al quale chiedere aiuto, nessuno.

Mongrat continuava ad avvicinarsi a piccoli passi e Ann si dimenticò di indietreggiare per riacquistare spazio. Negli occhi della criminale albergava una luce di gelosia folle che avrebbe spaventato chiunque.

«Non mi ami più perché ami qualcun altro non è vero?»

Nemmeno l'avesse detto, il nome di Ann venne pronunciato con forza ancora una volta in quella notte buia. Un urlo femminile che donò speranza e luce all'anima della diretta interessata.

Presto alle spalle di Mongrat apparve una seconda figura più giovane, nel suo vestito nero attillato, più affascinante che mai anche con il fiatone e i rivoli di sudore che iniziarono a colarle a partire dalla fronte.

Alle spalle della sua salvatrice la seguiva infuriata ma anche con un tono preoccupato e confuso nello sguardo, una piccola ragazza dai capelli arcobaleno che Ann conosceva, purtroppo, ormai troppo bene.

«ANN!» Urlò un'ultima volta Sun come a dirle di correre subito tra le sue braccia.

La ragazza richiamata avrebbe davvero voluto ubbidire a quella tacita richiesta, ma la figura slanciata del suo incubo le bloccava la strada e lei aveva troppa paura per avvicinarsi più del necessario.

Mongrat si voltò in direzione della nuova ragazza appena comparsa, individuò lei, la ragazzina alle spalle che le aveva offerto quella opportunità e poi lo sguardo di velata speranza che era nato negli occhi di Ann.

Chiunque fosse quella ragazza dai capelli neri e bianchi doveva essere lei ad aver rubato il cuore della sua amata, Mongrat riusciva a vedere negli occhi di Ann quelle stelle che brillavano in segno d'amore, stelle che non si era mai vista rivolgere da parte della più piccola.

La rabbia montò dentro di lei, le lacrime smisero di scenderle e la gelosia divenne sovrana delle sue azioni.

«Chi è quella Ann?» Chiese l'ex carcerata minacciosamente.

Ann non aveva la forza di rispondere, la fronte imperlata di sudore freddo e i denti che le tremavano dalla paura.

Mongrat era arrabbiata, come quella volta.

«Ann... vieni qui, andiamo via.» Mormorò Sun intimorita da quella scena inquietante, lentamente iniziava a capire cosa stesse succedendo.

Tina alle sue spalle ancora non si rendeva completamente conto di ciò che aveva combinato. Da quando aveva trovato il modo di contattare Mongrat credeva solo di far un dispetto a colei che tanto odiava da quando ne aveva il ricordo, ma in quel momento vide quanto la situazione fosse più seria e pericolosa di quanto si era aspettata.

Mongrat si alterò ulteriormente vedendo con quanta confidenza quella ragazzina chiamava il suo amore e con uno scatto fulmineo, che non ci si aspetterebbe da un individuo tanto malaticcio, afferrò Ann per un braccio, rimasta immobilizzata sul posto a causa del terrore.

Ann tentò di liberarsi dalla presa del suo incubo come se il solo contatto diretto con la sua pelle le bruciasse, come toccare il fuoco. La ragazza pianse a più non posso alla disperata ricerca d'aiuto.

«Tu chi saresti?» Chiese la criminale portandosi la tremante Ann davanti al suo corpo come a volerla usare a mo' di scudo.

«Lasciala!» Urlò Sun.

«Non hai risposto.» Continuò Mongrat scuotendo il dito indice avanti e indietro come adire "non è così che ci si comporta."

Sun rimuginò un po' sulla risposta, aveva paura di quale sarebbe potuta essere la reazione della donna che in quel momento stava stringendo così possessivamente la sua Ann.

Si guardò alle spalle per vedere se Tina fosse ancora dietro di lei, la guardò con odio. La ragazza dai capelli arcobaleno sembrava non aver ancora capito quanto la situazione fosse grave.

«Sono la sua ragazza.» Affermò dopo essersi voltata nuovamente verso le due ancora avvinghiate.

Ann stava avendo un attacco di panico, lo riusciva a vedere dai suoi occhi estremamente assenti, doveva tirarla fuori da quella situazione.

Mongrat era furiosa, non appena sentì la parola "ragazza" strinse una mano dalle lunghe e non curate unghie intorno al collo di Ann che squittì, presa alla sprovvista da quel nuovo dolore. Gli artigli lasciarono dei lunghi solchi sulla pelle della ragazza.

«Sono io la sua ragazza.» La voce di Mongrat si era fatta più dura e roca.

Sun si infuriò a sua volta, come osava quella donna definirsi la fidanzata della sua Ann? Solo lei aveva in diritto di amarla, nessun altro, tanto meno colei che aveva osato causarle tante sofferenze.

«Solo io posso amarla» Le comunicò Sun quasi con orgoglio «Io la amo, e sai qual è la differenza tra me e te Mongrat? È che anche lei ama me.»

«Bugiarda!»

La criminale, lasciatasi ormai governare dall'ira, afferrò qualcosa da una delle ampie tasche del giubbotto che portava sopra alla felpa e puntò l'oggetto di un nero scintillante contro l'adolescente che le stava di fronte.

Tina vedendo la vita della sua amata in pericolo si fece avanti per difenderla ma venne respinta e messa al suo posto da colei che voleva proteggere.

Mongrat aveva portato una pistola, impossibile capire come se la fosse procurata.

«Io e lei siamo destinate, ci amiamo! Tu non puoi permetterti di portarmela via!»

«Calmati.» Tentò inutilmente di ammonirla Sun.

«Se lei non mi ama non importa, se non mi amerà mai beh allora... la costringerò.»

Sun divenne così furiosa che quasi si scordò della pistola che puntava dritta contro di lei. Fece un passo in avanti pronta ad attaccare ma venne bloccata da Tina che alle sue spalle la teneva ferma per il vestito, ormai ridotta in lacrime dalla paura.

Mongrat rise malvagiamente con una risata quasi disperata, Ann doveva essere sua, come lo era sempre stata e se non poteva averla lei, non l'avrebbe avuta nessun'altra.

«Ti amo.» Parole sussurrate che quasi si persero nel vento freddo di quella notte.

Ann si era leggermente ripresa e con il cuore in mano aveva rivolto quelle due piccole parole sincere alla ragazza che aveva tormentato dall'inizio dell'anno. Sun si commosse sentendosi finalmente rivolgere quella frase colma di amore e al contempo di disperazione.

Da brava attrice Ann si voltò leggermente verso la sua aggreditrice e ripeté le stesse parole con meno convinzione.

«Ti amo... okay?» Disse tra le lacrime questa volta rivolta a Mongrat.

Ann portò le mani tremanti a circondare delicatamente il viso scavato della criminale, la guardò con finto amore nella confusione e incredula felicità dell'altra.

Lentamente, con labbra fredde, morte e tremanti baciò a stampo il suo incubo. Poteva sembrare tenero ma in realtà era un contatto che ad Ann bruciò come l'inferno, mentre la donna si lasciava trasportare da quel tocco tanto atteso distraendosi.

Sun tremava dalla rabbia non capendo cosa la sua compagna di stanza avesse in mente di fare, se non ci fosse stata Tina a trattenerla saggiamente sarebbe già saltata al collo di quella psicopatica.

Ann non sapeva per quanto tempo potesse resistere a quel bacio così intimo contro le labbra screpolate di colei che le aveva rovinato la vita, ma in tutto quel contatto non aveva chiuso gli occhi neanche per un secondo, ben attenta alle sue percezioni.

Dopo un po' sentì chiaramente il suono di un oggetto cadere e il braccio che precedentemente stringeva la pistola avvolgerle un fianco con il tentativo di approfondire il bacio.

Un errore che Mongrat non avrebbe dovuto fare.

Non appena Ann ebbe avuto la certezza che la pistola fosse caduta a terra non perse tempo e tirò un pugno con tutta la sua forza allo stomaco della criminale. Questa cadde a terra dolorante, non potendo sopportare tanto dolore con il fisico ossuto che si ritrovava.

La paura di Ann si era trasformata in rabbia quasi completamente e cominciò a prendere a calci il corpo di Mongrat finché non la sentì più muoversi.

Non è abbastanza.

La rabbia l'accecò e continuò a colpire più che poteva, alla mascella che sentì rompersi, le costole che percepì incrinarsi, lo stomaco, le gambe. Quella bastarda mai più avrebbe dovuto essere stata in grado di rimettersi in piedi.

Un'ampia chiazza rosso acceso prese a diffondersi sul cemento e i sandali di Ann si sporcarono di quel liquido disgustoso che andava ad insinuarsi anche tra le sue dita.

Ripresa dallo shock Sun corse nella direzione della sua compagna di stanza, l'afferrò con uno stretto abbraccio e l'allontanò il più possibile ignorando i calci che involontariamente stava ricevendo dalla sua amata la quale non era in grado di fermarsi.

Tina nel frattempo aveva allontanato la pistola tirandole un calcio e facendola sparire nel buio della notte. Finalmente si rese utile e chiamò la polizia.

Mezz'ora dopo le luci blu e rosse illuminavano il parcheggio del ristorante, un'ambulanza portò via il corpo inerme di Mongrat. Aveva ferite gravi ma i dottori si impegnarono a curarla solo perché obbligati dalla loro professione, l'allontanarono subito.

Tina fu chiamata dai poliziotti per spiegare ciò che era successo nel dettaglio, con la minaccia che se avesse anche solo provato a mentire avrebbe subito conseguenze ancora più gravi di quelle che erano in programma per lei.

Ann non se la sentiva di testimoniare, non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi e semplicemente se ne stava seduta sul baule aperto di una delle macchine della polizia, riparandosi dal freddo con una coperta che le era stata fornita.

Sun stava al suo fianco cercando di riscaldarla con rapidi movimenti delle mani sulle sue braccia coperte , notò velocemente il modo di Ann di mordersi e strofinarsi le labbra come se stesse tentando di togliersi un rossetto troppo pesante.

La ragazza decise di intervenire solo quando notò delle gocce di sangue uscire da alcuni tagli che la sua amata si era provocata alla pelle.

«Ferma, ferma ti farai male.» Disse con un tono più dolce possibile.

Ann stava elaborando ciò che era successo e lacrime disperate avevano ripreso a scorrerle sulle guance.

«Sono sporca.» Sussurrò disperatamente.

«No...» Rispose Sun costringendola a guardarla negli occhi «Non esiste nessuno al mondo più puro di te.»

A quel punto fu il turno di Sun di baciarla, un bacio a fior di labbra per paura di farle del male. Per la prima volta le due si baciarono sinceramente, era un contatto delicato che esprimeva solo il più puro e sincero amore.

«Non permetterò mai più a nessuno di farti del male.»

Ann lasciò che Sun entrasse sotto alla coperta insieme a lei e l'abbracciò stretta fregandosene del fatto di poterla soffocare. Non poteva rischiare di far scappare l'unico spiraglio di luce apparso nella sua vita.

«Ti amo.» Le ripeté per la seconda volta quella notte.

«Ti amo anch'io.»

***

Fine!

Vi dico solo che è più di un anno che sto dietro a questa storia perciò finirla è una soddisfazione immensa. Mi spiace se speravate che questo fosse il penultimo capitolo, ho deciso che sarà l'ultimo😅. Ma non preoccupatevi perché non vi abbandonerò tanto presto, finalmente Ann e Sun hanno capito di amarsi e quindi perché non dare un'occhiata alla loro assurda vita di coppia? Considerando i due individui capirete anche voi che i casini saranno all'ordine del giorno.

Vi ringrazio infinitamente per avermi seguita e supportata in questo viaggio.🦋❤

P.S.- Comunque sì, aggreditrice esiste come parola.

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