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Era mattina presto, molto presto, eppure qualcuno aveva appena bussato alla porta di casa mia. Mi girai nel letto verso il comodino con sopra la sveglia: le 6:00. Sbuffai. Chi poteva essere alle sei di mattina?! Sentii di sotto mia madre aprire la porta e salutare qualcuno con un tono più felice del solito.
E ora che le prende? No, ti prego, non voglio alzarmi.
Alla fine mi alzai: ero troppo curiosa. Mi misi una giacchetta e un pantalone di tuta che erano appoggiati sulla sedia della mia scrivania, lasciandomi la maglia del pigiama sotto, e scesi in cucina.
<<Ah, tesoro, sei sveglia allora. Pensavo stessi dormendo.>>
Aveva una voce troppo gentile, mi stavo iniziando a preoccupare.
<<Mi sono svegliata ora veramente.>> le dissi e andai verso il tavolo della cucina. Stavo per prendere un bicchiere d'acqua, quando notai Tetsutetsu seduto sul divano di casa che mi guardava. Per poco non caddi a terra per lo spavento.
No, ti prego, fa che mia madre non-
<<Giuliette, è un tuo "compagno di classe" vero? È stato così gentile a venire per accompagnarti a scuola.>>
aveva sottolineato le prime parole con troppa felicità e io mi stavo maledicendo mentalmente di non essermi svegliata prima per risparmiarmi quel momento davvero imbarazzante.
Mia madre sa che non sono una ragazza socievole o "facile", perciò ogni volta che le parlo o mi viene a far visita qualche persona che si definisce mio "amico", subito diventa la donna più felice della terra. Il problema è che con i ragazzi va fuori di testa. Inizia ad avere modi troppo gentili e fa conclusioni troppo affrettate, per i miei gusti. Insomma ha dei pensieri meno casti del normale.
<<Vi lascio parlare allora, manca ancora molto prima dell'inizio della scuola.>> continuò lei mentre cercavo di rimanere calma. Se ne andò nell'altra stanza e io mi andai a sedere sul divano vicino al ragazzo.
<<Scusala, non è sempre così.>> dissi cercando di non far vedere il mio imbarazzo.
<<Tranquilla, è molto gentile. Mi ha detto che sei una dormigliona e quindi avrei dovuto aspettare per un po'.>> Mi misi una mano in faccia, mentre lui iniziò a ridere. <<Comunque ora dovresti vestirti, anche se sei bellissima già così->> gli diedi una gomitata in pancia per quella frase. <<Non ti ci mettere anche tu.>> dissi di minaccia. <<Ok, calma però.>> mi rispose e fece una piccola risatina. Alzai gli occhi al cielo. <<Vado a prepararmi.>> dissi mentre mi dirigevo di nuovo in camera mia. <<Vengo anche io.>> Mi irrigidii e mi girai di colpo. <<No, tu non verrai!>> esclamai. Così mi precipitai per le scale con lui dietro fino alla mia camera dove gli sbattei la porta in faccia mentre riprendevo fiato. Da dietro la porta lo sentii dire <<E va bene aspetto.>>.
Dopo un quarto d'ora uscii dalla camera pronta con la divisa della scuola. La gonna mi dava fastidio ma dovevo resistere solo qualche ora, niente di più. <<Pronta.>> annunciai al mio ospite che era seduto lì fuori alla porta della stanza. Lo vidi scrutarmi e dopo si alzò da lì. <<Andiamo allora?>> mi disse porgendomi il braccio per scendere le scale. <<Non sono infortunata, posso scendere da sol->> Neanche a farlo apposta inciampai per le scale sui miei stessi piedi. Stavo per cadere e fare un grande capitombolo, quando Tetsutetsu mi prese per un polso e mi ritirò su. Mi resi conto della posizione in cui eravamo solo quando mi ripresi dallo spavento: lui mi teneva per un polso e il fianco mentre io ero appiccicata a lui con una mano sul suo petto. <<emh...g-grazie o-ora puoi l-lasciarmi.>> mi staccai da lui e cercai di far finta di niente, ma le mie guance rosse dicevano il contrario. Scesi le scale, cercando di non cadere di nuovo, seguita da lui. <<Che facciamo ora?>> mi chiese per spezzare il silenzio. Stavo per rispondere ma mia madre mi precedette. <<Rimanete pure a casa, non disturbate.>> disse mia madre sorridente. <<No mamma, tranquillissima, andiamo a farci un giro.>> le risposi velocemente, mentre tiravo per un braccio il ragazzo verso l'uscita. Appena aperta la porta sussurrai tra me e me <<Usciamo da questo Inferno.>>.
///Skip time///
Era ormai arrivato il momento di andare a lezione, così io e Tetsutetsu arrivammo un po' in anticipo a scuola. Sfortunatamente c'erano già dei ragazzi fuori dall'edificio, e non pochi. Tra questi vidi anche una chioma bionda ingellata: Monoma. Lo osservai dirigersi in nostra direzione sempre con il suo modo da superiore. <<Cosa vuoi Monoma?>> dissi prima che iniziasse lui. <<Oh niente, volevo solo salutarti ma, scusa, hai già il tuo amichetto a farti compagnia...>> strinsi i pugni. Non sapevo per quale ragione mi stessi arrabbiando ma un bello schiaffo ci sarebbe stato proprio bene in quel momento. <<Vieni Giuliette, andiamo via.>> mi fermò Tetsutetsu. <<Non c'è motivo di farti espellere dalla scuola per una cosa simile.>> Lo guardai negli occhi e poi annuii <<Hai ragione.>> dissi, comunque arrabbiata, e me ne andai verso l'aula della 1-B per aspettare il professore. Lanciai comunque un ultimo sguardo d'odio al ragazzo biondo. Un giorno di questi gliele avrei suonate di brutto.
Entrai in classe, nervosa e con ancora i pugni serrati, buttai a terra lo zaino e mi sedetti al banco. <<Devi lasciarlo perdere, non ne vale la pena.>> mi disse Tetsutetsu per tranquillizzarmi, ma non ci riuscì. <<Non può provocare le persone senza aspettarsi delle conseguenze. Spero vivamente che oggi il professor Vlad ci farà combattere. Ho voglia di picchiare qualcuno.>> dissi presa dal nervoso. Lui sbatté una mano sul mio banco. <<Voglio dargliene quanto te, ma non possiamo.>> mi disse con il mio stesso tono di voce. Sospirai. Aveva ragione. <<Scusami, sono facilmente provocabile...>> <<Ho notato>> mi disse e poi si mise a ridere. Non mi dispiaceva avere intorno persone così ottimiste e positive, soprattutto perché io non lo ero affatto.
<<Ora chiedi scusa!>> Kendo aprì la porta della classe mentre trascinava Monoma per il colletto della camicia. <<Kendo? Non ti sembra un po'... troppo?>> chiese Tetsutetsu, anche se vedere Monoma in quella posizione non gli dispiaceva affatto. <<No, deve chiedere scusa a->> <<Non mi importa Kendo...basta che mi stia lontano.>> risposi prima che finisse la frase. La vidi sbuffare e alzare gli occhi al cielo. <<Come vuoi...>> detto questo spinse il biondo al suo banco facendolo sbattere. Risi.
Aspetta, io che rido? Ho la febbre, ne sono sicura. Eppure quella scena era così divertente.
Nel frattempo la classe si era riempita e il professore era appena entrato. <<Buongiorno ragazzi, oggi ci eserciteremo nella palestra sulle abilità fisiche.>> Alzai la mano. <<Sì, signorina Yamada?>> <<Utilizzeremo i Quirk per questo allenamento?>> chiesi, molto decisa a volermi sfogare. Il professore ci pensò su e poi rispose. <<Ma sì, un po' di allenamento in più non guasta.>>
Finalmente...qualcosa di interessante.
///Skip time///
Eravamo tutti in palestra con i nostri costumi, pronti per un altro giorno di allenamento dei nostri Quirk. <<Pronta Giuliette? Vedrai che oggi ti batterò!>> disse Tetsutetsu affiancandomi. <<Credici.>> feci un ghigno in sua direzione e mi girai per ascoltare le indicazioni del professore. <<Perfetto, ora vi dividerò in gruppi.>>
Oh no, in gruppo no.
La mia debolezza è il gioco di squadra, soprattutto con gente che non sopporto o che conosco appena. Faccio sempre tutto di testa mia, senza ascoltare mai le altre persone. Preferisco agire da sola anche perchè ho un Quirk che so utilizzare abbastanza bene e non mi servono gli altri, sono solo d'intralcio. Posso benissimo farcela da sola in certe situazioni.
Vlad annunciò i gruppi e poi arrivò al mio <<...Kodai, Kendo e Yamada: Team 4...>>. Almeno eravamo tutte ragazze. Kendo Itsuka già la conoscevo, ma Kodai Yui era un punto interrogativo per me. Anche lei non si rapportava molto, anzi non parlava proprio con nessuno. In quel momento dovevo cercare di fare squadra con loro però, era l'unico modo.
Il prof annunciò così i gruppi che si dovevano sfidare a turno. <<Team 2 contro Team 3, Team 4 contro Team 1,...>>
Il Team 1...la squadra formata da Yosetsu Awase, che con il suo Quirk può fondere gli oggetti a ogni temperatura atomica, Ibara Shiozaki, il suo Quirk sono tecnicamente i suoi capelli a liane verdi che usa come armi, e...Neito Monoma, con il Quirk del copiare quelli altrui...e una gran bella faccia tosta da egoista.
Almeno posso fargli male...
Pensai. Poi lui mi scrutò dall'alto in basso con disprezzo.
...ok...gli faccio male per davvero.
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