2. Adozione

Once upon a time...

Non puoi sapere cosa può elaborare la vita per te tramite una banale frase detta da un professore del tuo liceo.

Ricordo ch'era una normalissima mattina di settembre; essendo di fuori paese, fui costretta a farmi accompagnare alla fermata di quell'infernale mezzo di trasporto, che attendeva di essere riempito da una moltitudine di sciocchi ragazzini che giocavano a fare gli adulti, lungo circa tre, quattro automobili.
Puzzo di stantio, tendine rosse impolverate e sedili consumati da varie chiappe che era consone posarcisi sopra, erano le sue principali caratteristiche.

Da quel giorno, quel luogo mi sarebbe stato familiare con regolarità scandendo i prossimi tre anni della mia vita.
Come di consueto, mi sedetti tra i sedili centrali, lontano dai chiassosi posti occupati dalla marmaglia dedita agli schiamazzi, lontano dai secchioni intenti a ripassare la lezione che mi facevano salire l'ansia, accompagata solo dal mio cellulare e un paio di cuffie a riprodurre la playlist dal lettore multimediale.
Il tragitto durava circa sei canzoni medie da quattro minuti ciascuna.

Quella mattina il mio animo prese a dominarmi con una serie di emozioni contrastanti, la maggior parte legate all'ansia di essere quella nuova in una classe di sconosciuti, che vi fa piede per la prima volta - dopo aver perso un anno scolastico - ben tre giorni dopo l'inizio dell'anno, poiché prima, in occasione del quarantesimo anno di vita della mamma, era stata portata in vacanza dalla famiglia.

Ricordo di aver notato per primi una bellissima ragazza dai capelli nerissimi, con indosso la felpa degli slipknot, pensai che forse il posto libero accanto al suo potesse fare al caso mio. "Guarda non so dirti - disse lei guardandomi con un attimo di smarrimento - sono nuova anch'io", ecco la solita fortuna, beccai l'unica che oltre a me si ritrovava a essere nuova in quell'ambiente.

Una benefattrice mi venne incontro: "Puoi sedere qui con me se ti fa piacere, la mia compagna di banco è ancora in vacanza tornerà all'inizio della prossima settimana".
Disorientata accettai, un posto valeva l'altro.

La prima lezione fu introdotta da quello che si sarebbe rivelato uno dei miei professori migliori, che avrebbe deciso di mollarci proprio l'ultimo anno: quello della maturità; ma questa è un'altra stroria.

Ci intrattenne con le solite tediose presentazioni, poi, spossatosi anch'egli, ci fece scrivere un tema che come traccia prevedeva che si parlasse di noi. Voleva vedere come ce la cavavamo a scrivere due righe, disse. Era il professore di latino e di letteratura italiana dopotutto.

Scrissi molto, concentrandomi sui miei hobby, le mie passioni.

Ed ecco che tornò in ballo la famosa frase che avrebbe segnato la mia vita:
" Hai trovato una compagna che ha i tuoi stessi gusti musicali" disse quel professore dopo la lettura dei nostri scritti, riferendosi a uno dei tre maschi presenti in una classe di donne in numero prevalente.
La sua fu solamente una battuta, ma in me scaturì una grande curiosità poiché ebbi voglia di andarlo a interpellare subito al suono della campana che scandiva la fine di quell'ora scolastica.
Ho sempre dato grande importanza ai gusti musicali di una persona, penso che tramite questi si possa comprendere molto, come se tramite questi vi si potesse leggere l'anima.

I suoi ricci neri contornavano il suo sguardo, ingenuo e dolce, caratterizzato da un verde militare a definirne il colore.
Mi fece sorridere il pizzetto: sembrava volesse usarlo per darsi un tono da adulto, non glielo dissi mai.

Scoprii che suonava la chitarra "Prevalentemente suono quella elettrica, ma sì, anche la classica" tenne a sottolineare.

Com'è che dite voi giovani? Ah sì, il mio cuore perse un battito.
È come se avesse confessato di essere ricco.
Mi piacque subito questo suo essere musicista, le presentazioni tra di noi furono spontanee e, in quel momento, non vidi che un laccio rosso si legò al mio e al suo dito.

In quelle notti in cui mi capitava di sentirmi vuota, spossata, inerte, tu riuscivi a trasmettermi "idrogeno puro". È sempre stato il tuo punto di forza: assalirmi inaspettatamente.

Quando semplicemente mi ritrovavo a pensarti, mi veniva voglia di conquistare il mondo e desiderare di possedere ogni gioia che questo riusciva a donare, realizzare, tramite te.

La tua energia bastava a farmi tornare il sorriso, le vibrazioni al cuore.

Tu fosti, da subito per me, energia solare: potevo prendere una parte di quel fuoco solare che ti compone e amare, amare appassionatamente, senza confini. Una passione che mi esaltava, mi infervorava, mi faceva amare appassionatamente, senza confini.

Consapevole di un sentimento così grande che sapevo di condividere solo con te, di averlo solo per te e sentirne l'appartenenza dentro il cuore, mi rasserenava il muscolo cardiaco, l'animo inquieto, le emozioni frivole di attimi deboli e vuoti. Questo nostro amore, che colmava tutti quei vuoti con emozioni indelebili ricche e intense, mi faceva accorgere di come sia facile, adesso, stare a scrivere i miei sentimenti per te, sospinti, come il vento di un uragano, di emozioni forti.

Sapevi di essere la mia unica buona qualità?

Sei da sempre stato ciò di cui avevo bisogno, tesoro. Tutto stava impresso sul tuo volto, dovevo solo incontralo. Attraverso il tuo viso si può cogliere la tua aura: " ti prego, non svanire mai".

È facile imbrattare mente e fogli con pensieri neri d'inchiostro e rossi di passione, attaverso i quali ti respiravo, per averti dentro me e con me, nel silenzio della mia camera. Nel mio cuore potevo vedere i tuoi occhi verdi, le tue piccole labbra pronunciate, la forza dei tuoi abbracci, la dolcezza della tua persona.

La nostra è una storia che è divenuta emozione da vivere in continuo movimento, un dono da rinchiudere dentro uno scrigno, la celerò per sempre in me, qualsiasi cosa capiti.

Da quel giorno in cui i nostri sguardi si incontrarono, in cui tu decidesti di concedermi di essere mio e io ti concessi di essere tua, mi adottasti.


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