JEALOUSY, JEALOUSY

«Hai intenzione di parlare stamattina o dobbiamo fare il viaggio in silenzio per un motivo che non conosco?» 

Già, Matteo era venuto a prendermi per andare in aeroporto e partire per Mykonos. Scendendo dalla macchina per aiutarmi con la valigia mi aveva detto un semplice "ciao" freddo e distaccato, così una volta seduta sul sedile del passeggero non avevo resistito nel fargli quella domanda.

«Credo che rimarrò in silenzio» rispose Matteo secco.

«Per tutta la vacanza?» chiesi io scocciata.

Iniziava a darmi fastidio quell'atteggiamento.

«Non ho detto questo» rispose Matteo.

«E allora perché non parlare adesso?» chiesi io con aria ovvia «Dobbiamo fare i primi giorni di vacanza così? In silenzio e come se non ci conoscessimo?» chiesi ancora.

«Vuoi annullare la vacanza?» mi chiese Matteo in risposta.

Io lo guardai stranita.

«Non ho mai detto questo» risposi «Anche perché abbiamo già pagato tutto» aggiunsi.

«Io ho già pagato tutto, Cecilia» mi corresse Matteo.

Io lo guardai male.

«E quindi?! Ti ho detto che mi pago volentieri la mia metà ma tu non hai voluto sentire storie» gli feci notare io con aria ovvia.

«Sono io quello che guadagna qui, non tu. Mi sembra giusto che paghi io» si giustificò Matteo.

Su questo non aveva torto, ma comunque non aveva senso il suo atteggiamento. Soprattutto perché non avevo una spiegazione.

«Allora non rinfacciarmi che sei tu quello che paga per favore!» lo ammonii infastidita.

Matteo sospirò e poi non disse più nulla. Rimase in silenzio fino all'aeroporto, poi anche sull'aereo e poi anche dopo che noleggiamo la macchina per muoverci in autonomia una volta arrivati a destinazione.

Sì, fu un viaggio orribile.

Comunque la villetta che aveva trovato era davvero molto carina. Non tanto grande, con una bella piscina con vista sul mare e in un quartiere decisamente tranquillo. Sarebbe stata una bellissima vacanza, non appena avessi scoperto il motivo della rabbia di Matteo.

«Teo, ti prego, posso sapere che cosa è successo? Perché non ci credo che solo perché ho cantato qualche canzone con Jorginho ora tu sei così incazzato» chiesi dopo quasi mezz'oretta che eravamo arrivati.

Stavamo sistemando le valigie nella nostra stanza, sempre nel più completo silenzio. Ma io non ce la facevo più. Avevo bisogno di spiegazioni.

In quel momento Matteo mi dava le spalle, ma lo sentii sospirare, prima di girarsi e guardarmi finalmente negli occhi.

«Sono geloso, ok?» mi chiese iniziando a rispondere «Sono geloso dell'improvvisa fama che ti circonda, con i miei compagni di squadra e con il web» continuò.

Io aggrottai le sopracciglia.

Ma di cosa stava parlando?

«Tra i miei compagni sei diventata una dea praticamente: da Ciro a Gigio, tutte le volte che mi vedono mi chiedono come stai, se ci siamo sentiti, se mi manchi. Bonucci continua a dirmi che sei proprio carina e che ho fatto il colpo e Jorginho ti adora e canterebbe con te tutto il giorno se potesse» iniziò a spiegare Matteo «Per di più, Loca mi ha fatto vedere un sacco di video che dicono "Sì, ok, Pessina e proprio un bel giocatore, ma avete visto la sua ragazza?" e poi ci sono le tue foto più sexy» continuò «Credi che tutte queste cose mi facciano piacere?» mi chiese con aria ovvia.

«Perchè no? Non ti sto rubando la luce, Matteo, sto solo assecondando la tua fama» gli feci notare in risposta.

Matteo scosse la testa.

«Non è oscurare la luce a me il problema» disse.

«E qual è allora? Non capisco!» chiesi io esasperata.

«Il problema è che non sono pronto a tutto questo!» rispose Matteo «Sono contento che i miei compagni ti approvino e che tu abbia trovato delle amiche tra le loro ragazze, ma non sono pronto a condividerti col mondo!» iniziò a spiegare «Non sono pronto a condividerti con il web e vedere video e foto su di te in giro!» aggiunse.

Io lo guardai ancora confusa, poi feci una risatina sarcastica.

Era quello il motivo per cui era così?

Era quello il motivo per cui mi aveva tenuto il broncio per quasi tre giorni?

«Perchè ridi?» mi chiese Matteo.

«Perché... Teo, credi che io fossi pronta a condividerti con il mondo? Credi che io fossi pronta a vedere tue foto e video sul web che acclamano la tua bellezza? Beh te lo dico io, no, non lo ero, ma mi sono dovuta adeguare. E adeguarti è quello che farai anche tu» gli dissi.

«Non ci riesco! Non ci riesco!» esclamò Matteo «Non sopporto di vedere il mio instagram pieno di post che evidenziano la tua bellezza!» aggiunse con aria ovvia.

«Perché?» chiesi io confusa.

«Perché... perché sento che questa fama ti sta portando lontana da me e lontana dalla Cecilia di cui mi sono innamorato» rispose lui «Io sono caduto ai piedi della ragazza che faceva l'animatrice nell'oratorio del suo piccolo paesino fuori Milano e che era insicura perché non aveva mai avuto una relazione. Una ragazza bellissima e genuina che mi ha stravolto il mondo» continuò «Non la supermodella per cui ti spacciano in quei video» concluse quasi con disprezzo.

Le sue parole mi toccarono molto, ma non mi lasciai sciogliere. 

«Sono ancora quella ragazza, Matteo! Cosa credi che abbia fatto tra lo studio per un esame e l'altro? L'animatrice nel mio oratorio. E cosa credi, che non sia più insicura perché ormai stiamo insieme da quasi due anni?» dissi «È ancora tutto nuovo per me, tutto. A partire dal fatto che sto con un calciatore che ha appena vinto gli Europei e sta acquistando fama nel mondo femminile» continuai «Sai quanti video ho visto io su tik tok? Video di ragazze che dicono "Io per Matteo Pessina mi farei calpestare da un treno", "Ho tot. problemi ma il numero 12 della Nazionale me li risolverebbe tutti", "Matteo Pessina mi ha guardato la storia di qua, Matteo Pessina mi ha guardato la storia di là. Voglio sposarlo!" Credi che a me queste cose non facciano nessun effetto?» aggiunsi.

Matteo mi guardò colpito, e per la prima volta non ebbe nulla da ribattere. 

Allora continuai io.

«Però mi sto adattando, Matteo. Mi sto adattando all'uomo che stai diventando» ricominciai infatti «Quando ti ho conosciuto e mi sono incantata di fronte ai tuoi occhi eri un ragazzo di 22 anni che stava per giocare una stagione nel Verona e non era molto contento della cosa. Ora sei campione d'Europa e giochi da titolare nell'Atalanta, che è nella top 4 delle squadre migliori d'Italia» continuai «Provo esattamente quello che provi tu» conclusi indicandolo.

Matteo era ancora sorpreso da quelle mie parole, ma in un attimo sui suoi occhi tornò la nube che li aveva tenuti cupi fino a poco prima.

«Quindi? Dà fastidio a entrambi quello che ci sta succedendo intorno, è il caso di lasciarci?» chiese, cercando di restare impassibile ma evidentemente scosso dalle sue stesse parole.

Parole che fecero sussultare anche me.

Mi aveva davvero appena chiesto se fosse il caso di lasciarci?

«No, Teo... no» riuscii a rispondere con il poco fiato che mi era rimasto «Io... io ti amo ancora, e noi non siamo cambiati. I tuoi occhi mi fanno ancora lo stesso effetto che mi hanno fatto quella prima volta che ti ho visto» spiegai.

Poi però mi bloccai, perché sentivo le lacrime sull'orlo di uscire, e se avessi continuato a parlare non sarei riuscita a controllarle.

Matteo abbassò lo sguardo per poi ripuntarlo su di me, prima di sospirare.

«Anche io ti amo ancora, però le cose intorno a noi stanno cambiando troppo, e sta cambiando anche la nostra relazione» disse «Non è facile essere la ragazza di un calciatore famoso» aggiunse.

«Lo so, Teo, ma me la posso cavare» dissi io.

Matteo sospirò di nuovo.

«Ma forse sono io quello che non può cavarsela. Forse sono io quello che farebbe fatica a stare con una ragazza meravigliosa come te. Non meriti di non vedermi per settimane perché io ho la testa sul calcio e non c'è tempo di vederci» confessò scuotendo la testa tristemente.

«Troveremo il modo di farcela, Matteo. Come abbiamo fatto quando giocavi a Verona» provai a dire io facendo un passo verso di lui.

Lo vidi scuotere leggermente la testa.

«Devo pensarci» si limitò a dire.

Io lo guardai senza fiato.

«A cosa devi pensare?» chiesi con le lacrime sul punto di uscire.

«A tutto» rispose «A noi» precisò.

«Quindi devi pensare se rompere con me o no?» riuscii a chiedere.

Non so dove trovai la forza di dire quelle parole, anche perché da quel momento le lacrime iniziarono a scendere senza interruzione.

Matteo sospirò.

«Non... può darsi» rispose.

Io lo guardai con rabbia.

Che razza di risposta era "può darsi"?!

«Quindi vorresti lasciarmi qui così, in vacanza? Abbiamo ancora otto giorni di convivenza» gli feci notare.

«Lo so» si limitò a dire Matteo, prima di darmi le spalle «Ci metterò poco» mi assicurò poi.

Io continuai a guardare la sua schiena mentre Matteo usciva dalla stanza e mi lasciava da sola.

Ma cosa diavolo ci stava succedendo?

Davvero la gelosia ci aveva portato a quello?

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