I'M NOT A SPORT PERSON
Quella stessa mattina avevo ricevuto un messaggio di buongiorno da Matteo, con tanto di faccina che mandava il bacio.
Ricambiai il messaggio, pensando che la conversazione sarebbe finita lì, ma dopo pochi minuti ricevetti un altro messaggio su instagram.
Sì, ci scrivevamo ancora lì perché non ci eravamo scambiati i numeri di telefono. Lo avevo pensato a un certo punto della serata, ma tra una chiacchiera e l'altra me ne ero dimenticata, quindi scriversi su instagram era l'unica soluzione.
Domani mattina hai da fare?
No
Dove andiamo?
Che ne dici di una bella corsa e poi colazione? 😊
Mi si raggelò il sangue.
Mi aveva appena proposto di andare a correre insieme?
Cioè correre nel senso di fare jogging?
Non potevo andare!
Non ho mai corso in tutta la mia vita!
Non sono una persona sportiva!
Faccio danza classica, quindi avere fiato per correre e tenermi in forma non è nelle mie priorità. E assicuro che fiato per correre non ne avevo proprio.
Però non potevo dire di no a Matteo, e non volevo neanche dirgli di no. Sarebbe stata una corsa certo, ma sarebbe stato anche il nostro secondo appuntamento, dovevo andare.
Va benissimo 😊
"Quanto sei falsa, Cecilia!" mi rimproverai.
Passo a prenderti per le 9
Andiamo al parco di Monza e poi ci fermiamo in un bar lì vicino 😉
Perfetto 🙃
Stavo davvero andando a correre?
Quel ragazzo iniziava a farmi fare follie!
~~~
«Perché sei vestita come per andare a correre?» mi chiese la mattina dopo Filippo, quando uscì dal bagno per poi tornare nel suo letto.
Era sabato d'altronde, e i miei non c'erano, poteva finalmente dormire tutto il giorno.
«Perché è proprio quello che sto andando a fare» risposi con un sorriso.
Filippo alzò un sopracciglio.
«Da quando corri?» mi chiese stranito.
«Da quando Matteo mi ha chiesto di andare con lui» risposi io arricciando il naso.
Non era una scusa per iniziare a correre alla veneranda età di 18 anni senza averlo mai fatto nella vita, ma era la verità.
«Ok, potrebbe essere davvero il ragazzo giusto» disse Filippo «Ma lo sai che lui è un calciatore e quindi è abituato a correre per ore?» mi chiese poi alzando un sopracciglio.
Io sospirai.
Lo sapevo, ci avevo pensato tutta la notte, ma continuavo anche a ripetermi di non poter sprecare un'occasione del genere. E non potevo neanche dire a Matteo, un grande sportivo, che non ero abituata a correre.
«Mi inventerò qualcosa» mi limitai a dire a Filippo, per poi finire di sistemarmi i capelli in una coda, mettere le scarpe e uscire di casa.
«Vedi di non farti male!» sentii mio fratello urlare mentre chiudevo la porta.
Feci un sorrisetto.
Era sempre così premuroso!
«Oh, sei già qui!» esclamai poco dopo, una volta uscita dal cancello.
Matteo era proprio lì di fronte con la sua macchina nera lucidissima, e stava giusto scendendo dall'auto.
Ma quanto poteva essere bello con quella canottiera che mostrava tutti i muscoli delle braccia?
«Ti stavo giusto per scrivere di essere arrivato» disse divertito «Wow! Come siamo vestite da sportive!» esclamò poi guardando il mio outfit.
«Beh, almeno dall'esterno devo sembrarlo» dissi io alzando le spalle con innocenza.
Matteo aggrottò le sopracciglia confuso, ma poi lasciò perdere e si avvicinò.
«Comunque... buongiorno» disse con un sorriso, lasciandomi poi un bacio sulla guancia.
«Buongiorno» dissi a mia volta sorridendo.
Quanto mi piaceva quando si avvicinava così per baciarmi sulla guancia!
Mi faceva sentire un po' speciale.
«Pronta a fare il giro del parco di Monza per tre volte?» mi chiese Matteo quando salimmo in macchina.
«Per me potremmo farne anche quattro» risposi io ovviamente ironica.
Matteo però non colse.
«Lo sai che la mia era una battuta vero?» mi chiese infatti.
«Anche la mia lo era» risposi io annuendo.
Poi facemmo entrambi una risatina, prima che Matteo alzasse un po' il volume della radio. In quel momento c'era "Someone You Loved" di Lewis Capaldi, canzone decisamente triste.
«Perché alla radio fanno sentire solo canzoni di persone che si sono lasciate?» chiese Matteo scocciato «Uno in macchina vuole divertirsi, non piangere amaramente» aggiunse con aria ovvia.
Io feci una risatina.
«Perché ridi?» mi chiese Matteo.
«Perché mi ha fatto ridere tutta l'enfasi con cui lo hai detto, come se fosse una questione di Stato» risposi divertita.
«Beh, lo è!» esclamò Matteo «Se piangi in macchina poi ti si appannano gli occhi per le lacrime e non vedi più la strada, quindi rischi un incidente» spiegò spalancando gli occhi.
Io cercai di trattenere una risata, ma non ci riuscii e contagiai anche Matteo.
«Ho detto una stupidata» disse tra le risate.
«No, beh... aveva senso, però forse eri troppo serio e troppo convinto» dissi io ancora ridendo.
Matteo mi diede ragione, prima di parcheggiare la macchina poco fuori dal cancello del parco.
«So che potresti non essere informissima quindi sto al tuo passo» mi disse con aria ammiccante quando fu il momento di iniziare a correre.
Io gli feci la linguaccia stizzita, poi iniziai a correre al suo fianco.
"Cinque minuti. Dai, Ceci, stai andando bene" mi dissi dopo un po'.
Cinque minuti era tanto per me, e nonostante non stessimo andando veloci, sentivo già la milza reclamare.
Riuscii ad arrivare a dieci e poi a dodici minuti, ma scattato il tredicesimo minuto decisi di fermarmi. Le gambe sarebbero andate avanti, era il fiato che mancava. Per di più, io ho un piccolo problema al tendine d'Achille dovuto al sovraccarico di lavoro sulle scarpe da punta, e in quel momento potevo sentire il mio tendine urlare di fermarmi.
«Perché ti fermi? Manca poco ai venti minuti?» mi chiese Matteo voltandosi verso di me senza smettere di correre sul posto.
Io intanto mi ero piegata con le mani sulle ginocchia in cerca di aria.
«Non ce la faccio più» dissi stremata e con il fiatone.
«Ancora otto minuti» provò Matteo.
Ma io scossi la testa, decisa a fermarmi.
Allora Matteo smise di correre sul posto e mi raggiunse.
«Fammi indovinare: non hai mai corso?» mi chiese arricciando il naso.
Lo feci anche io, alzando lo sguardo su di lui.
«Le corse campestri a scuola valgono?» chiesi titubante.
Matteo fece una risatina.
«Se arrivavi nei primi dieci sì» rispose poi.
«Allora non ho mai corso» risposi sincera «Non sono una persona sportiva, faccio quello che devo fare per la danza classica, quindi non corro normalmente» spiegai, ancora cercando di recuperare fiato.
Matteo fece un'altra risatina.
«Ma allora perché hai accettato di correre con me?» mi chiese poi alzando un sopracciglio.
Io sospirai, puntai gli occhi nei suoi, poi li abbassai e poi lo guardai di nuovo.
«Non è evidente?» chiesi.
Matteo fece un mezzo sorriso.
«Abbastanza» rispose sincero.
Feci un mezzo sorriso anche io, un po' in imbarazzo, e abbassai lo sguardo. Dopo un attimo sentii Matteo avvicinarsi. Si fermò a pochissimi centimetri da me, mi mise una mano sotto il mento e mi costrinse ad alzare lo sguardo e puntare i miei occhi nei suoi. Facendolo mi accorsi che era molto più vicino di quanto mi aspettassi e che i suoi occhi da lì erano ancora più belli. Non avevano un colore uniforme, erano di tante sfumature di marrone che gli illuminavano lo sguardo e lo rendevano unico.
«Venire a correre con me senza essere abituata a farlo è la cosa più romantica che una ragazza abbia mai fatto per stare con me» mi sussurrò Matteo con un mezzo sorriso.
Ne feci uno anche io.
Era così vicino!
Potevo sentire il suo profumo, il suo respiro e il suo corpo così vicini.
"Baciami" pensai "Avanti, fallo".
Non potevo farlo io, non avevo esperienza, ma se lo avesse fatto lui sarebbe risultato tutto più naturale.
No?
"Baciami" continuavo a ripetermi nella testa.
«Vuoi baciarmi?» mi chiese Matteo in un sussurro.
Io persi un battito.
Ma che razza di domanda era?!
Certo che volevo baciarlo!
«Tu mi vuoi baciare?» riuscii a chiedere.
Vidi qualcosa di nuovo negli occhi di Matteo, qualcosa come della confusione mista a incertezza mista a voglia di fare qualcosa.
Assurdo vedere tutte queste cose negli occhi di una persona, ma in quelli di Matteo c'erano proprio quelle tre emozioni mixate che non riuscii a decifrare cosa significassero.
Insomma, se voleva baciarmi perché non lo faceva?
E perché sembrava confuso?
E perché sembrava anche incerto?
Non sapeva quello che provava?
Non era sicuro di fare la cosa giusta?
C'era solo un modo per rispondere a tutte quelle domande...
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