TEDDY BEAR
Comunque, a differenza di quello che pensavo, Ginevra non si svegliò prima di sei ore per mangiare.
Era già mattina presto quando la sentii piangere, e stavo facendo per alzarmi ma sentii dei movimenti anche da parte di Matteo.
«Vado io, tanto tra dieci minuti devo alzarmi per andare via» mi disse dal buio della stanza.
Io non dissi nulla e lo lasciai fare, sentendo tutti i suoi movimenti mentre usciva dalla nostra camera e andava in quella di Ginevra, la prendeva in braccio e iniziava a cercare di calmarla.
Poco dopo lo sentii tornare con Ginevra di nuovo addormentata. La mise nella sua culla in cameretta e poi tornò a letto, cosa che mi fece aggrottare le sopracciglia.
«Non ti prepari?» gli chiesi stranita.
«Non vado agli allenamenti oggi» mi rispose semplicemente lui.
A quel punto mi voltai verso di lui, anche se potevo vedere solo la sua sagoma.
«In che senso?» chiesi.
«Sto a casa, così posso aiutarti con Ginevra e i cani e hai più tempo di pulire la casa» mi spiegò Matteo.
Io rimasi spiazzata dalla sua risposta, poi abbozzai un sorrisetto, che però Matteo non poteva vedere.
E proprio perché non poteva vederlo decisi di fingermi ancora arrabbiata.
«Non basterà stare a casa oggi per sciogliermi» dissi.
Matteo sospirò.
«Lo so, ma è un inizio no?» mi chiese poi con calma «Cos'altro devo fare me lo dirai tu» aggiunse.
Io abbozzai un altro sorriso.
«Per ora un abbraccio va più che bene» dissi poi.
Sì, volevo fingere di essere ancora infastidita, ma avevo troppa voglia di un abbraccio di Matteo, e non resistevo più.
Sentii Matteo fare una risatina, poi si avvicinò a me e mi strinse tra le braccia.
«Posso anche baciarti?» mi chiese divertito.
«Potrebbe migliorare ulteriormente la situazione» risposi io facendolo ridere.
Poi posò le sue labbra sulle mie con delicatezza, aumentando poi l'intensità del bacio. Quando si staccò dalle mie labbra le posò sulla punta del naso, poi sulla fronte, poi sulla tempia, sullo zigomo, sulla guancia e poi sul collo. Da lì scese sempre di più continuando a lasciare dei dolci baci sulla mia pelle, facendomi venire i brividi di piacere.
«Ti amo» mi sussurrò, mentre mi baciava appena sopra il seno.
«Anche io, amore mio» gli dissi io, affondando una mano tra i suoi capelli e chiudendo gli occhi per godermi al massimo quel contatto.
~~~
«Milano?» mi chiese Matteo a mattina inoltrata.
Si era occupato di Ginevra da quando si era svegliata, lasciandomi la possibilità di pulire casa e sistemare tutto quello che c'era in giro. Verso mezzogiorno quindi avevo finito di fare tutto, e mi ero finalmente seduta sul divano con Matteo, che aveva in braccio la nostra bambina e accanto Simba e Nala.
Dopo quella domanda lo guardai con le sopracciglia aggrottate?
Cosa intendeva?
«Andiamo a fare un giro a Milano?» precisò Matteo quando glielo chiesi.
A quel punto feci un sorrisetto.
«Perché no» risposi alzando le spalle con innocenza.
Non ci eravamo ancora andati con Ginevra, e la giornata era bella, quindi perché non approfittarne?
Così corsi in camera a vestirmi, vestendo poi anche Ginevra, mentre Matteo faceva lo stesso.
«Ma guarda che bello questo orsacchiotto tenero!» esclamò Matteo quando tornai in salotto con Ginevra.
Le avevo messo una tutina pesante stile Teddy di colore marroncino, e un cappellino sempre marrone con le orecchie da orso. Era un completino che le aveva regalato Carlotta, e mi piaceva tantissimo.
Feci una risatina, mentre Matteo prendeva Ginevra dalle mie braccia e le lasciava un bacio sul nasino.
«Hai preso proprio tutto dal tuo papà» disse ancora, guardandola con un sorrisetto tenerissimo.
Io, che stavo ancora sorridendo, tornai di colpo seria.
«Ha i capelli e gli occhi come me. Che cosa avrebbe preso da te?» gli chiesi con aria di sfida.
Matteo mi guardò confuso.
«Gli occhi stanno diventando come i miei almeno nel colore» ribatté.
«Ma se abbiamo entrambi gli occhi marroni!» esclamai io con aria ovvia.
«Ma i miei sono più scuri, amore. Dai, è palese» mi fece notare Matteo alzando le sopracciglia.
Io lo guardai con gli occhi ridotti a fessura.
«E poi, sei tu a dire che io assomiglio a un orso polare, e sei sempre stata tu a vestirla così oggi, quindi...» aggiunse ancora Matteo alzando le spalle con innocenza.
Io lo guardai male di nuovo, poi sospirai e decisi di lasciar perdere, prendendo il passeggino e facendo per uscire.
Sì, Nala e Simba avevamo deciso di lasciarli a casa, perché portarli nel caos di Milano con già una bambina a cui pensare non ci sembrava il massimo. Tanto Matteo aveva provveduto anche a portarli a fare un giro, quindi per qualche ora sarebbero stati a posto.
Comunque... che bella Milano!
La giornata, come ho già detto, era bellissima, quindi ce la godemmo pienamente, senza neanche troppi impicci.
Certo che qualcuno riconobbe Matteo e gli chiese una foto, ma neanche così tanta gente, quindi tutto sommato fu una passeggiata tranquilla.
«Sai di cosa avrei voglia?» chiesi a un certo punto a Matteo, arricciando leggermente il naso e storcendo un po' la bocca.
«I pancake di Cioccolati Italiani, lo so» rispose lui per me annuendo divertito.
Io feci una risatina.
Mi conosceva troppo bene!
Così, mentre ci avviavamo verso Cioccolati Italiani, feci un sorriso smagliante a Matteo, che fece una risatina continuando a spingere la carrozzina.
«Ma quanto sei bella quando sei felice?» mi chiese poco dopo Matteo, mentre mangiavamo finalmente i pancake di cui tanto avevo voglia.
Io feci un altro sorrisone.
«Sono felice che hai deciso di stare a casa oggi» gli dissi poi «Ieri ero nervosa e stanca, non volevo attaccarti così» aggiunsi abbassando poi lo sguardo.
Un po' mi dispiaceva averlo trattato male la sera prima, anche se in parte se l'era cercata e se la meritava.
«Sono stato stupido. Non so perché ho fatto tutto quello storie per un semplice pannolino» ammise Matteo «Che poi mi piace anche cambiarla, mi fa sempre certi sorrisoni» aggiunse facendo un sorriso a Ginevra, che era in braccio a me.
Feci un sorriso anche io.
Era vero, al suo papà faceva sempre dei sorrisi smaglianti e pieni di gioia.
Ma d'altronde come si fa a non sorridere a Matteo?
«E alla mamma i sorrisi? Non li fai?» chiesi però a Ginevra, fingendomi offesa.
Poi la presi da sotto le ascelle per girarla verso di me e metterla in piedi sulle mie gambe.
«Fai un sorriso alla mamma?» le chiesi allora facendole gli occhi dolci «Un sorrisone come quelli che fai a papà» aggiunsi.
Ginevra dapprima inclinò leggermente la testa verso sinistra, esattamente come faceva Matteo, poi mi fece un sorriso sdentato che mi riempì il cuore di gioia.
Allora le sorrisi anche io, prima di avvicinarmi al suo volto per strofinare delicatamente il mio naso con il suo come piaceva fare a me e al suo papà.
Quanto era bella!
«Guarda la storia che ho appena messo su instagram» mi disse in quel momento Matteo, distraendomi da Ginevra.
Puntando lo sguardo su di lui mi accorsi che aveva in viso un sorrisetto furbo e tenero allo stesso tempo.
La cosa mi incuriosì, allora presi il cellulare e cliccai sulla notifica che mi avvisava di un tag nelle storie di mio marito.
La foto che aveva messo era bellissima!
La aveva appena fatta a me e a Ginevra, ed era davvero davvero tenera.
Così ripostai la storia senza pensarci due volte.
Poi posai il cellulare e puntai lo sguardo su Matteo con un sorrisetto.
«Ti amo» dissi guardandolo negli occhi.
Quanto mi piaceva l'effetto che facevano quelle due semplici parole ai suoi bellissimi occhi color cioccolato. Si illuminavano più del solito quando le sentiva, e faceva uno di quei sorrisetti stupidi che tanto mi piacevano.
«Anche io ti amo, Koala del mio cuore» mi disse Matteo «E amo anche il nostro piccolo pulcino» aggiunse, guardando Ginevra con tenerezza.
Lo feci anche io, facendo un sorriso.
Anche io la amavo, ed ero felicissima di averla creata grazie all'amore che univa me e Matteo ormai da otto anni.
~~~
Quella storia postai quella sera, quando, dopo essere tornati a casa e aver cenato, ci mettemmo finalmente nel letto.
Ginevra era crollata in un attimo, evidentemente stanca della giornata intensa, e così io e Matteo avevamo avuto più tempo per rilassarci, decidendo però di farlo nel letto. Eravamo stanchi anche noi in fin dei conti, quindi un po' di relax sotto il piumone ci stava.
Ma in realtà rilassarci non fu proprio quello che facemmo.
«Mi piace quella faccina che sbava» mi disse Matteo, riferendosi all'emoji che avevo messo come commento alla foto che avevo postato nelle storie, fatta ovviamente quel pomeriggio.
Io lo guardai divertita.
«È l'effetto che fai» dissi poi.
«A chi?» mi chiese Matteo curioso.
«A praticamente tutte le persone a cui piacciono gli uomini» risposi io divertita.
Matteo fece un sorrisetto.
«Anche a te?» mi chiese poi con aria ammiccante, alzandosi sul gomito destro per guardarmi in faccia e portando l'altra mano sul mio fianco.
Io feci finta di pensarci.
«Può darsi» risposi poi facendo oscillare la testa.
Matteo mise il broncio, io invece feci una risatina. Poi gli misi una mano sulla guancia e mi avvicinai al suo viso per baciarlo delicatamente.
In un attimo Matteo aveva fatto diventare il bacio più passionale, riuscendo anche a spostarsi dal mio fianco per mettersi sopra di me.
«Teo... Teo» provai a dire, mentre scendeva con le labbra sul mio collo «Ginevra dorme» continuai a fatica.
Le sue labbra sul mio collo erano il mio punto debole.
«Non la sveglieremo. Era talmente stanca che non la sveglierebbe neanche una cannonata» mi assicurò lui.
«Anche tu eri stanco mi sembra di... ricordare» gli feci notare io mentre lui tornava sul mio collo.
Matteo si fermò, alzando lo sguardo su di me.
«L'idea di fare sesso mi ha risvegliato. Eccome se mi ha risvegliato» disse spalancando gli occhi e annuendo.
Io scoppiai a ridere, seguita da Matteo.
«Però se non vuoi lasciamo stare» disse poi lui, lasciandomi un bacio in fronte prima di tornare sdraiato al mio fianco.
Era un po' deluso da quel mio rifiuto, che però non era un rifiuto, era più preoccupazione di svegliare Ginevra. È vero che ormai aveva iniziato a dormire nella sua stanza, quindi non ci avrebbe sentiti molto probabilmente, quindi cosa mi fermava esattamente?
«Non ho detto che non voglio» dissi infatti a Matteo «Volevo solo farti tornare sdraiato perché voglio comandare io» aggiunsi, sedendomi a cavalcioni su Matteo e guardandolo con aria ammiccante.
Lo vidi mordersi il labbro con aria ammiccante, prima di tornare a baciarmi con ancora più passione di prima.
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