REGRETS

«Non avete idea dell'hashtag che abbiamo appena inventato per il vostro matrimonio!»

Questo aveva appena esclamato Filippo, avvicinandosi a me e a Matteo con gli occhi spalancati e aria fiera, esattamente come Loca, che ci raggiunse dietro di lui.

Era il compleanno di Matteo, e avevamo deciso di fare una festa molto easy a casa nostra, con pochi amici intimi.

Avevamo notato tutti che era gran parte della sera che Loca e mio fratello confabulavano tra di loro, zittendosi o cambiando argomento appena qualcuno si avvicinava.

La situazione era un po' sospetta, ma nessuno aveva davvero il coraggio di chiedergli cosa avessero da dirsi così fitto fitto. Anche perché essendo coinvolti Loca e mio fratello poteva tranquillamente essere una grande stupidata.

E infatti l'esclamazione appena fatta da Filippo ne era la conferma.

«Perché avete creato un hashtag per il nostro matrimonio?» chiese Matteo stranito tanto quanto me.

«Perché fa figo avere un hashtag al matrimonio!» esclamò Loca in risposta con aria ovvia.

«Noi non avevamo un hashtag» gli fece notare Thessa.

«Perché abbiamo degli amici noiosi che non lo hanno inventato» disse Loca con aria infastidita.

«Se avessi invitato me lo avrei inventato» gli fece notare Filippo tirandosela.

«Se avessi saputo che gli altri erano tutti così noiosi lo avrei fatto» disse Loca.

Ricevette un'occhiataccia da tutti, prima di voltarsi di nuovo verso di noi e riassumere l'aria fiera di prima.

«Lo volete sentire questo hashtag o no?» ci chiese Filippo impaziente.

«Non chiederglielo neanche! Ormai lo abbiamo inventato quindi glielo diciamo!» esclamò Loca stizzito «E tra l'altro, anche se non dovesse piacergli lo useranno, perché non possiamo averlo inventato invano» aggiunse.

Io e Matteo alzammo le sopracciglia e lo guardammo straniti, mentre Thessa scuoteva la testa sospirando.

Sì, era sempre il solito Loca.

Ma comunque, anche se nessuno aveva chiesto a Loca e a Filippo di inventare un hashtag per il nostro matrimonio, a me sembrava una cosa carina, ed ero curiosa di sapere cosa si fossero inventati.

«Parlate!» esclamai infatti con impazienza, per fargli finalmente sputare il rospo.

Loca e Filippo si guardarono con aria complice, prima di voltarsi di nuovo verso di ed esclamare all'unisono «#pessagalliwedding!»

Rimanemmo tutti spiazzati per un attimo, poi, da dove era seduto Fede, si alzò una risata fragorosa che ci fece voltare verso di lui.

«Cosa ridi?» gli chiese Loca guardandolo male.

«Ma come cazzo vi è venuto in mente?» chiese Fede, ancora scosso dalle risate.

«Loro sono i Pessagalli, è assodato ormai, e quindi è giusto che l'hashtag sia questo» disse Filippo in loro difesa.

Fede però non sembrava riuscire a smettere di ridere, e per questo ricevette una cuscinata in faccia da Loca, che lo stava guardano offeso.

«Beh... a me piace come hashtag» dissi in quel momento io, per riportare la pace nella stanza.

Si voltarono tutti verso di me con aria stranita.

«È carino, e lo trovo anche divertente» precisai io «Lo sappiamo da un po' ormai che Loca ci chiama Pessagalli, e sapevo che anche a Filippo è sempre piaciuto. Ci sta averlo nell'hashtag del matrimonio» spiegai, girandomi a guardare Matteo e alzando le spalle con innocenza.

Matteo era ancora perplesso, ma dopo poco sospirò, e ammise che in effetti non era male.

«Attenzione! Al Pess piace qualcosa che ho proposto io!» esclamò Loca con lo stesso tono che avrebbe usato per annunciare qualcosa di clamoroso.

Matteo lo guardò male, prima di fare una risatina, dargli dello stupido e tirargli una pacca sulla spalla facendo ridere anche lui.

«Comunque ci sta, davvero. Io lo approvo» disse poi annuendo.

Inutile dire che i volti di Loca e Filippo si illuminarono, ed entrambi fecero un sorriso smagliante.

Quanto erano stupidi!

Quando facevano così sembravamo proprio due bambini!

Però, nonostante anche l'idea dell'hashtag fosse un po' una stupidata, era carina come cosa, avrebbe aggiunto un po' di pepe alla nostra festa di matrimonio. Proprio per questo infatti, io e Matteo decidemmo di farlo scrivere sui palloncini che avremmo messo accanto ai tavoli del rinfresco nel giardino della villa che avevamo scelto, e anche sui bigliettini attaccati alle bomboniere.

Era ormai un tratto distintivo del nostro matrimonio, e non potevamo non usarlo.

Tra l'altro, insieme ai nostri amici, avevamo deciso che all'entrata del ristorante ci sarebbe stato scritto di usare quell'hashtag in tutte le storie o post di instagram fatti con foto del nostro matrimonio, in modo che si potessero trovare tranquillamente anche sul web.

Insomma, da una stupidata quale sembrava l'idea di Loca e Filippo, ne era scaturita una bellissima iniziativa che ormai sembrava indispensabile nella riuscita del nostro matrimonio.

Chi lo avrebbe mai detto!

~~~

Pioggia, pioggia e ancora pioggia.

Gocce che sbattevano ininterrottamente sulla finestra, facendo un rumore talmente rilassante che mi sarei potuta addormentare da un momento all'altro.

Ma credo che soprattutto mi sarei potuta addormentare perché mentre sentivo quel rilassantissimo rumore ero stretta tra le braccia del mio bellissimo fidanzato, che con una mano mi accarezzava dolcemente un fianco mentre di tanto in tanto mi lasciava dei delicatissimi baci sulla tempia destra.

Già, sembra che avessi raggiunto la pace dei sensi, e vi assicuro che avrei davvero voluto addormentarmi. Ma avevo una cosa che mi ronzava in testa da settimane ormai, e che mi assillava in ogni momento del giorno, accompagnata da una vocina che mi diceva insistentemente "Diglielo adesso. Diglielo".

Detta così sembra quasi che avessi commesso qualcosa di brutto. Qualcosa tipo un tradimento.

Tranquilli però, perché non avevo tradito Matteo nemmeno con il pensiero.

Però a quanto pare il mio cervello quello che dovevo dire a Matteo era altrettanto assillante, e forse era davvero arrivato il momento di confessare.

«Amore» dissi infatti per attirare l'attenzione di Matteo e voltandomi leggermente verso di lui per vedere se ci ero riuscita.

Lui abbasò lo sguardo su di me.

«Devo dirti una cosa» continuai allora io.

«Dimmi» disse Matteo.

Io presi un ultimo respiro e poi sputai finalmente il rospo.

«Quando sono andata a scegliere il vestito per il matrimonio la commessa, una volta scoperto che avrei sposato un calciatore, mi ha chiesto se volessi prendere anche un secondo abito per il ricevimento» iniziai a dire «Ci ho riflettutto un po', e su consiglio di mia mamma, di Fillo e di tua sorella...» continuai «... beh... l'ho preso» conclusi, trattenendo poi il fiato, ansiosa per la reazione di Matteo.

I suoi bellissimi occhi color cioccolato mi guardarono confusi, prima che lui aggrottasse le sopracciglia.

«Vuol dire che hai due vestiti?» mi chiese.

Io annuii, ancora non sicura di portermi rilassare. D'altronde Matteo non aveva lasciato intendere se fosse arrabbiato oppure no.

Il mio fidanzato risultò ancora confuso, poi pensieroso, poi confuso di nuovo.

Dopo attimi che mi sembrarono infiniti finalmente disse «Mi sembra un po' scorretto nei miei confronti»

«Lo so, amore! Lo so! Perché sto usando i tuoi soldi per me e solo per me, senza pensare che hai già speso tantissimo per preparare questo matrimonio e che un abito in più non mi serve a niente!» esclamai allora io, con aria mortificata «Domani chiamo l'atelier e disdico subito il secondo abito, perché non è gius...» continuai a dire.

«No, amore, non devi farlo...» cercò di interrompermi Matteo.

Ma io non lo lasciai finire.

«Sì invece che devo. E lo farò» dissi decisa e ancora dispiaciutissima «Non mi serve un altro abito. Quello che ho scelto è comodo anche per il ricevimento e...» ricominciai a dire.

«Ceciu! Mi ascolti?» mi chiese però Matteo, interrompendomi di nuovo.

Questa volta mi bloccai, guardando il mio fidanzato confusa.

Perché stava sorridendo?

E perché sembrava divertito?

«Io non ho detto che è una cosa scorretta perché stai spendendo i miei soldi. Di quelli non mi importa. Puoi usarne quanti ne vuoi, nei limiti del possibile, finché le cose per cui li usi ti rendono felice» iniziò a spiegarmi «Con "scorretto" intendevo che non è giusto che tu abbia due vestiti e io solo uno» concluse.

Dire che lo gadai confusa è dir poco.

Davvero aveva appena detto una cosa del genere?

Ma quindi non era arrabbiato?

«No, amore mio, non sono arrabbiato. Te l'ho detto» rispose Matteo quando glielo chiesi «Solo trovo ingiusto che tu abbia due vestiti e io uno, tutto qui» disse poi ancora, mettendo un finto broncio.

Io a quel punto non trattenni una risatina, che contagiò anche Matteo.

«E che secondo vestito vorresti?» gli chiesi poi, tornando tra le sua braccia.

«Che ne dici di un vestito da dinosauro?» mi chiese.

«Uno di quelli gonfiabili?» chiesi io.

«Esatto!» esclamò Matteo, prima di scoppiare a ridere insieme a me «Sarebbe divertente però» disse poi.

Io annuii. Lo sarebbe stato.

Ma no, tranquilli, non comprammo un vestito da dinosauro per il matrimonio. Anzi, non comprammo proprio un secondo vestito per Matteo, perché non avevamo idea di cosa comprare, e perché ci perdemmo a fantasticare tra i vestiti stupidi che avrebbe potuto indossare.

Poi, quando ormai di idee non ne avevamo più, e ci facevano male gli zigomi dal troppo ridere, ci dedicammo a una buona sessione di sesso, che, se fatto con il rumore della pioggia in sottofondo, vi assicuro che è mille volte meglio del solito.

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