NICE TO MEET YOU
«Amici... Ginevra Pessina Fumagalli»
Questo dissi a Loca, Thessa, Benni e Fede quando, cinque giorni dopo il nostro ritorno a casa, vennero a trovarci per conoscere la nuova arrivata.
«Ginevra! Che bel nome!» esclamò Benni, facendo una faccia tenera.
No, nonostante lo avessimo deciso da tempo, il nome della nostra bambina non lo avevamo detto a nessuno. Volevamo che fosse una sorpresa per quando sarebbe nata.
«Pensavo si chiamasse princiPessina» disse ironicamente Fede, facendo ridere tutti.
«Ci ho pensato per un attimo, ma poi il buon senso di Cecilia mi ha riportato alla realtà» confessò Matteo divertito, facendoci ridere di nuovo.
Ginevra era in braccio a lui, che la stava cullando dolcemente, facendole qualche sorriso di quando in quando.
Sì, aveva gli occhi aperti, e nonostante fosse nata da poco, si guardava già intorno con aria curiosa, evidentemente volenterosa di conoscere il mondo in cui aveva appena iniziato a vivere.
«Sei proprio un bel papà, Pess» disse Loca a Matteo, annuendo.
Matteo fece una risatina.
«E tu come stai?» chiesi invece io a Theo, accovacciandomi per fargli un sorriso.
Il bambino di Loca e Thessa, che ormai aveva un anno e mezzo e camminava già parecchio, si nascose un po' dietro la gamba di Thessa.
«Vai a salutare Cecilia» gli disse Thessa, cercando di spingerlo con una mano verso di me.
Lui scosse un po' la testa, sempre attaccato alla gamba della mamma.
A quel punto mi alzai, presi Ginevra dalle braccia di Matteo e mi accovacciai di nuovo.
«Vuoi conoscere la tua nuova amica?» chiesi a Theo con voce tenera.
Lui mi guardò con diffidenza, ma poi mosse qualche passo verso di me, avvicinandosi per vedere Ginevra.
«Lo sai come si chiama?» gli chiesi io.
Theo scosse la testa.
«Ginevra» dissi allora io.
Lui inclinò leggermente la testa verso sinistra, e fece uscire dei suoni dalla bocca, evidentemente cercando di ripetere la parola che avevo appena detto io.
«Prova a dire Ginny, è più facile» gli suggerii io «Ginny» ripetei poi.
«Inny» disse allora Theo con un sorrisetto imbarazzato.
«Bravo!» esclamammo io e Benni all'unisono, facendo un sorriso.
Davide fece un saltellino.
«E io come mi chiamo?» gli chiesi poi io.
«Tilia» rispose lui con la sua vocina, sempre con un sorrisetto.
«Bello sei!» esclamai io con un sorriso smagliante, facendo un leggero solletico sulla pancia di Theo, che fece una risatina.
Poi tornai in piedi, ripuntando lo sguardo sui miei amici.
«La Ceci sembra già pronta per un secondo figlio, Pess» disse Loca a mio marito, tirandogli una gomitata.
«Non credo proprio!» lo smentii io scuotendo la testa «Per ora una basta e avanza direi. È il momento di rilassarsi un po'» aggiunsi
«Rilassarsi? Non dovevi fare un figlio se vuoi rilassarti» mi disse Thessa divertita, scuotendo la testa.
Io feci una risatina.
«Lo so che avere un bambino è stancante, ce ne siamo accorti in queste notti» precisai poi, lanciando uno sguardo a Matteo.
«Direi di sì» confermò lui con gli occhi spalancati.
«Dorme poco?» chiese Benni.
Io e Matteo facemmo oscillare la testa.
«Si sveglia spesso per mangiare» spiegai io.
«Spesso quanto?» chiese Thessa.
Stavo per rispondere, ma mi bloccai perché Matteo aveva appena fatto segno a Loca e Fede di spostarsi un po'.
«Sono argomenti da donne» disse alzando le spalle con innocenza.
Io e le ragazze scuotemmo leggermente le testa, poi io risposi finalmente a Thessa.
«Si sveglia ogni tre ore più o meno» risposi «Il problema è che ho sempre meno latte da darle» ammisi.
Thessa e Benni annuirono.
«Quindi le fai già quello in polvere?» mi chiese Benni.
«Per forza, altrimenti spesso non mangerebbe» risposi io.
«Hai sentito la pediatra?» mi chiese Thessa.
«Sì, mi ha detto che è abbastanza normale che abbia tutta questa fame. È solo la sua prima settimana di vita, ed è nata piccola, quindi ha bisogno di cibo» risposi io annuendo.
«Allora tutto regolare. Non preoccuparti» mi disse Benni con un sorriso.
Ne feci uno anche io, poi, mentre le mie amiche si chinavano ad accarezzare i miei cagnolini, ne approfittai per raggiungere i ragazzi in cucina. C'erano solo Loca e Matteo però, perché Fede era tornato in salotto per giocare un po' con Davide.
«Di cosa parlate, bei calciatori?» chiesi, avvicinandomi a Matteo, che era ai fornelli.
Stava preparando la cena.
«Nulla» risposero Matteo e Loca all'unisono, guardandomi con aria innocente.
Ma evidentemente di innocente non c'era nulla in loro.
Infatti io li guardai con sospetto.
«Di calcio, come sempre» disse allora Loca, mentre Matteo diceva «Del tempo«.
Io alzai ancora di più le sopracciglia.
«Del tempo che ci sarà domani, visto che abbiamo gli allenamenti e non vorremmo ammalarci» disse Loca, guardando poi Matteo storcendo un po' la bocca.
No, non mi avevano tolto l'aria sospettosa, ma decisi di lasciar perdere.
Esattamente come Matteo, che decise di lasciare Loca nella difficile situazione che si era creata, e raggiungere gli altri in salotto.
«Tutto bene?» chiesi io a Loca, aggrottando le sopracciglia.
«Ci stavamo solo dando dei consigli da padre a padre» mi rispose lui con un sorrisetto.
Ne feci uno anche io, poi gli chiesi come andasse con Theo.
«Direi bene. È una gioia unica, anche se è bello tremendo» rispose lui divertito.
«Avrà pur preso da qualcuno» dissi io alzando le sopracciglia con finta noncuranza.
Loca mi guardò leggermente colpevole.
«Ovviamente dalla mamma» disse poi facendomi ridere.
L'attimo dopo si era avvicinato per guardare Ginevra, che puntò lo sguardo su di lui.
«Ha i tuoi occhi» constatò con un sorrisetto.
«Me lo ha detto anche Teo» dissi io.
Loca fece una risatina.
«È bellissima» disse poi «Complimenti» aggiunse guardando me.
Io lo guardai quasi sorpresa, poi lo ringraziai sorridendo.
Loca stava per uscire dalla cucina, quando si girò verso di me e parlò di nuovo.
«Ah, Ceci, ogni tanto ricorda al Pess che è un bravo papà. Non sembra molto per la quale» mi suggerì, prima di farmi l'occhiolino e raggiungere gli altri.
~~~
No, il suggerimento che mi aveva dato Loca non mi aveva lasciata proprio indifferente. Anzi, non mi aveva lasciata indifferente per niente.
Che cosa intendeva con quella frase?
O meglio, era chiaro cosa intendesse, ma credevo che Matteo non fosse più insicuro dopo quella notte passata a parlare.
E se lo era ancora, perché non me lo aveva detto?
Avremmo risolto insieme, come avevamo già provato a fare.
In tutto questo però era ovviamente molto carino il fatto che chiedesse consiglio a Loca. Infondo anche lui era padre, ed era una delle persone di cui Matteo si fidava di più.
Comunque, in qualche modo volevo aprire l'argomento con Matteo, per capire di cosa effettivamente avesse ancora paura, ma non trovavo mai il modo o il momento.
Quella notte però qualcosa riuscii almeno ad accennare. O meglio, non aprii proprio l'argomento, ma dissi una specifica frase che cambiò qualcosa negli occhi di Matteo, e quindi immaginai anche nella fiducia che aveva in se stesso.
«Sta piangendo vero?» chiesi con voce assonnata nel bel mezzo della notte, dopo essere stata svegliata dal pianto di Ginevra.
«Sì» rispose Matteo.
Io sbuffai.
Mi ero alzata appena tre ore prima a darle da mangiare, e, oltre a essere più che sicura di non avere abbastanza latte nel senso per poter farla mangiare di nuovo, avevo anche sonno.
«C'è da farle il latte?» mi chiese Matteo.
«Sì» risposi io, facendo poi per alzarmi.
«No, lascia, vado io» mi disse però Matteo, trattenendomi con un braccio per poi alzarsi.
Io guardai un attimo spaesata la sua figura che si muoveva nell'ombra.
«Davvero?» gli chiesi stranita.
«Sì, ti sei già alzata due volte da quando siamo andati a letto» rispose lui.
Io abbozzai un sorriso anche se non poteva vedermi, e mentre lo vedevo dirigersi verso la cucina dopo aver preso Ginevra in braccio, mi lasciai scappare un «Sei il papà migliore del mondo» con un sospiro.
Non lo avevo fatto totalmente a caso, avevo seguito il consiglio di Loca, e devo dire che funzionò.
Infatti poco dopo mi alzai per raggiungere Matteo e Ginevra in cucina. Ormai ero sveglia, era inutile stare nel letto ad aspettare che tornassero a dormire.
«Cosa fai qui? Mi sono alzato per farti stare a letto» mi chiese Matteo quando mi vide apparire sulla porta della cucina.
Stava passeggiando con in braccio Ginevra mentre le teneva il biberon del latte per farla bere.
«Credo che il mio corpo si stia abituando alla routine» risposi io «E poi mi piace vedere che la culli» aggiunsi con un sorrisetto tenero.
Ne fece uno anche Matteo, poi continuò il suo lavoro.
«Se vuoi andare a dormire finisco io qui. Tanto bisogna solo farle fare il ruttino» gli dissi poco dopo, quando lo vidi appoggiare il biberon nel lavandino «Devi svegliarti presto» aggiunsi.
«Non importa, mi piace vederla addormentarsi» disse però lui alzando le spalle con innocenza.
Io allora feci un altro sorrisetto, poi mi avvicinai a Matteo, intrecciai il mio braccio al suo e appoggiai la testa alla sua spalla.
«Cantale qualcosa» mi suggerii Matteo.
«🎶Nei tuoi occhi ho visto i girasoli di Van Gogh, e ti ho sentita più vicina per un attimo. Ho dato tutto ciò che avevo fino a perderlo, il nostro amore come arte in ogni secolo...🎶» iniziai a canticchiare allora io.
Vidi Matteo abbozzare un sorriso, prima di lasciarmi un bacio in fronte, continuando a cullare tra le sue braccia la nostra bellissima bambina, mentre io continuavo a cantare quella che era e sarebbe sempre stata la nostra canzone.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top