HAPPINESS
«Pronta per la tua prima vacanza, amore della mamma?» chiesi quella mattina a Ginevra, dopo averla messa sui sedili posteriori della macchina ed essermi seduta accanto a lei.
Sì, era già agosto, e Ginevra aveva solo due mesi, ma io e Matteo non avevamo intenzione di rinunciare alle vacanze estive. Infatti partire per andare in vacanza era proprio quello che stavamo facendo in quella giornata di metà agosto. Eravamo ovviamente diretti in un luogo che conoscevamo bene e che sapevamo essere tranquillo, quindi sì, eravamo diretti a Marina di Massa. Era vicino, neanche tre ore di macchina, quindi anche il viaggio sarebbe stato gestibile, e poi avevamo trovato una casa carina e non lontana dalla spiaggia, in modo da poter avere i nostri tempi anche ovviamente in base a Ginevra.
«E tu sei pronta alla prima vacanza in tre?» mi chiese Matteo girandosi verso di me con un sorriso.
Sì, eravamo solo in tre perché Nala e Simba avevamo deciso di lasciarli ai genitori di Matteo. Avevamo già Ginevra da gestire, non volevamo complicarci ancora di più la vita.
«Non vedo l'ora» risposi con un sorriso smagliante, ricevendone uno anche da Matteo.
Allungò una mano per accarezzarmi un ginocchio, prima di rimettersi dritto e allacciarsi la cintura.
«Allora partiamo» disse poi, mettendo finalmente in moto e partendo alla volta di Marina di Massa.
Ginevra dormì per quasi tutto il viaggio fortunatamente. L'avevo fatta mangiare appena prima di partire, in modo che non avrebbe avuto fame durante il viaggio, e in questo modo avevo anche garantito un pisolino decisamente lungo.
A un certo punto, verso la fine del viaggio però, Ginevra si svegliò piangendo.
«Cantale qualcosa. Quando canti si tranquillizza» mi suggerì Matteo, abbassando il volume della radio.
«Cosa canto?» chiesi però io.
«Quella... quella che hai cantato a me quando non siamo andati ai Mondiali» rispose lui «Quella che fa 🎶You are my sunshine...🎶» canticchiò poi.
«🎶You are my sunshine, my only sunshine🎶» iniziai a cantare allora io «🎶You make me happy, when skies are gray🎶» continuai.
Inutile dire che Matteo aveva ragione, Ginevra si calmò non appena sentì la mia voce, e tornò a dormire in pochissimo tempo.
Quando finii di cantare alzai lo sguardo su Matteo, che dallo specchietto mi accorsi avere un sorrisetto tenero in volto.
«Perché sorridi?» gli chiesi.
«Perché mi fai impazzire quando canti» rispose lui «Soprattutto questa canzone» aggiunse «Guarda, ho la pelle d'oca» confessò, staccando una mano dal volante per mostrarmi il suo braccio.
Io feci un sorrisetto tenero, poi gli accarezzai la mano che aveva sporto verso di me.
Quanto era carino!
~~~
Comunque, appena arrivammo alla casa che avevamo affittato sistemammo con calma le nostre cose, cercando di fare il meno rumore possibile perché Ginevra dormiva ancora.
Volevamo quasi aspettare che si svegliasse prima di scendere in spiaggia, ma, come mi fece notare Matteo, probabilmente non si sarebbe svegliata da lì a un paio d'ore, e giustamente lui voleva già godersi il mare e iniziare appieno la vacanza. Così ci cambiammo in fretta, rimettemmo Ginevra nella carrozzina e uscimmo diretti alla spiaggia.
Che bella la mia Marina di Massa!
Sarà sempre casa per me, anche a distanza di anni.
«Oh, Gianlu! Guarda chi c'è!» esclamò una voce decisamente conosciuta quando varcammo la soglia del solito lido in cui andavo da quando avevo più o meno l'età di Ginevra.
Sì, credo sia ovvio che quella frase fosse stata detta da Tommaso, che accolse me e Matteo con un sorriso, così come Gianluca.
Poi entrambi puntarono gli occhi sulla carrozzina, implorandomi di fargli vedere la bambina.
«Sta dormendo» gli dissi mentre abbassavo la copertura del passeggino per fargliela vedere meglio «Dopo quando si sveglia veniamo a trovarvi così la conoscete meglio» aggiunsi, facendogli l'occhiolino.
Tommaso ricambiò, mentre Gianluca diceva che non vedeva l'ora, prima che entrambi ci lasciassero andare a prendere posto sotto il nostro ombrellone.
«Non lasciare la Ginny nel passeggino che fa solo più caldo. Stendi quel telo lì per terra e mettila giù» dissi a Matteo, mentre io sistemavo gli asciugamani sulle sdraio.
«Per terra?» mi chiese Matteo alzando un sopracciglio stranito.
«Siamo l'ultimo ombrellone dell'ultima fila, di qui non passa nessuno. Di sicuro non può essere calpestata» gli feci notare io con aria ovvia «Ma tranquillo, tanto mi metto per terra con lei» aggiunsi.
«E allora le sdraio e il lettino cosa li paghiamo a fare?» mi chiese Matteo.
Io lo guardai male, sbuffando.
«Lo sai che sei veramente fastidioso quando ti lamenti così?» gli chiesi retoricamente.
Matteo mi guardò con aria innocente, prima di fare un sorrisetto tenero, a cui non riuscii a resistere.
«Mamma mia quanto sei bello!» esclamai avvicinandomi e mettendogli le mani sulle guance.
Poi gli lasciai un bacio a fior di labbra, prima di lasciargli fare quello che gli avevo detto.
Una volta messa Ginerva a terra, e una volta che mi tolsi il copricostume, mi sedetti accanto a lei, un po' per riparla dal sole, un po' per prenderlo io, mentre Matteo si sedeva sulla sdraio accanto a noi.
A un certo punto, voltandomi verso di lui, mi accorsi che stava passando lo sguardo da me a Ginevra con un sorrisetto stupido in volto.
«Che c'è?» gli chiesi aggrottando le sopracciglia.
«Niente» rispose lui scuotendo leggermente la testa, ma senza perdere il sorrisetto.
«Conosco quell'espressione, amore mio. E so che vuole sempre dire qualcosa» dissi io alzando un sopracciglio divertita.
Matteo fece una risatina.
«Stavo solo pensando che siete tutto quello che ho sempre sognato, e che in questo momento, al sole, con il rumore delle onde in sottofondo e gli amori più grandi della mia vita qui con me, credo di aver raggiunto la pace dei sensi» ammise poi, guardandomi dritta negli occhi.
Sì, ho detto dritta negli occhi, perché nonostante entrambi avessimo gli occhiali da sole, Matteo li aveva tolti prima di rispondere, e io lo avevo fatto mentre parlava.
Mi piaceva avere un puro e sincero contatto visivo con i suoi bellissimi occhi color cioccolato, soprattutto quando diceva cose così profonde.
In quel momento poi, tra i suoi occhi che erano quasi più accecanti del sole e le bellissime parole che aveva appena detto, mi venne il magone, e gli sorrisi con tutta la tenerezza che avevo in corpo.
«Anche io sono contenta di essere qui con voi» dissi «Ho sempre desiderato portare l'uomo della mia vita e il frutto del nostro amore nel posto in cui ho passato quasi tutte le estati della mia vita, e ora che il mio sogno si è avverato non potrei essere più felice» confessai.
Il sorriso di Matteo si allargò, mentre si abbassava a lasciarmi un bacio tra i capelli.
In quel momento, da dove era sdraiata Ginevra sentimmo un respirone, segno che aveva sbadigliato e che probabilmente si stava svegliando. Allora mi girai e mi abbassai su di lei, lasciandole un delicatissimo bacio in fronte.
Quanto era bella la mia bambina!
E tra l'altro assomigliava sempre di più al suo papà, cosa di cui non potevo essere più felice.
Dopo un paio di altri sbadigli Ginevra aprì gli occhi, che puntò su di me, prima di guardarsi intorno.
«Ciao, amore mio. Lo sai dove siamo?» le chiesi io «Siamo al mare. La tua prima volta al mare» risposi, facendole poi un sorriso.
Ginevra si guardò ancora intorno spaesata, poi ripuntò gli occhi su di me e fece uno di quei sorrisi tanto simili a quelli del suo papà.
Quanto era bella!
«Ma quanto sei bella tu? Quanto sei bella?» le chiese retoricamente Matteo, sporgendosi per farle a sua volta un sorriso.
Sorriso che Ginevra ricambiò, prima di allungare le braccia verso di lui e agitare le gambe.
«Woah! Qualcuno vuole essere presa in braccio!» esclamò Matteo divertito.
«Certo! Perché da in braccio al papà il mondo si vede meglio. Vero, amore mio?» dissi io, facendo un leggero solletico sulla pancia a Ginevra.
Lei fece un urletto divertito, poi si lasciò prendere in braccio da Matteo, che intanto si era alzato dalla sdraio.
«La porto a sentire l'acqua» mi disse.
«No, aspetta, dovevo farla conoscere ai ragazzi» gli ricordai io.
Matteo mi guardò quasi implorante.
«Ma io voglio fare il bagno» mi disse.
«Vai a fare il bagno allora» gli dissi io «Io porto la Ginny da Tommy e Ganlu e poi ti raggiungiamo» aggiunsi.
Matteo sospirò di nuovo, poi si arrese, quindi mi lasciò Ginevra e si avviò verso il mare per farsi il bagno.
Io rimasi a guardare per un po' la sua bellissima schiena (e anche un po' più giù, lo ammetto, perché il costume che aveva addosso gli faceva risaltare molto il sedere), e poi mi avviai verso il bar, dove sapevo esserci Tommaso e Gianluca.
Era ora di presentargli la mia bellissima bambina.
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