GUILTY PLEASURES

Quindi, ricapitolando... io e Matteo insieme eravamo stati a Lecce, a Verona, a Porto Rotondo, in Sicilia, a Mykonos, a Firenze (2 volte), sull'isola d'Elba, in Africa, a Porto Venere, in Sardegna (2 volte), nella mia amata Marina di Massa, a Bali, a Parigi e a Roma, quindi... potevamo farci mancare Londra?

Eh già, ho detto Londra, perché è proprio lì che andammo quella primavera.

Perché?

Beh, perché Matteo mi aveva regalato i biglietti per il concerto dei Maroon 5, che era proprio a Londra.

Non vi dico quanto ero felice!

Vi assicuro che non ve lo potete immaginare.

Ero al settimo cielo!

No... di più, ero sulla nona nuvola, come si dice in inglese. Che poi in realtà la traduzione sarebbe la stessa di "essere al settimo cielo" ma in inglese rende di più secondo me.

Comunque, ovvio che non stavamo andando da soli a Londra, con noi venivano anche Loca, Thessa, Benni e Fede. Ormai eravamo una compagnia di viaggio consolidata, e non potevamo non andare insieme a Londra.

«Al concerto però ci andiamo solo io e te» mi aveva detto Matteo serio, dopo che i nostri amici avevano acconsentito a venire con noi. 

Io lo guardai con tenerezza.

«Sì, amore, tranquillo. La sera del concerto la passiamo solo io e te, e quando usciamo dallo stadio andiamo a prenderci uno di quei fish & chips d'asporto e stiamo in giro tutta la notte» gli assicurai io accarezzandogli dolcemente una guancia.

Matteo sorrise e poi mi lasciò un bacio in fronte.

«Ho sentito Jo. Ha detto che possiamo vederci in un bar a Piccadilly» disse Fede appena uscimmo dall'albergo dove alloggiavamo, dopo aver messo giù le valigie ed esserci rinfrescati dopo il viaggio.

Lo guardammo tutti confusi.

«Jo... Jorginho?» chiese Loca per tutti.

«Beh sì, conosci altri Jo che vivono vicino a Londra?» chiese Fede con aria ovvia.

Io mi morsi il labbro.

Dovevamo davvero vedere Jorginho?

Insomma, io non avevo nessun problema con lui, ma non volevo rovinare quel viaggio a causa della gelosia di Matteo. 

Infatti, subito dopo aver appreso la notizia, alzai gli occhi sul mio ragazzo, leggermente timorosa.

Non fui l'unica a farlo, lo fece anche Loca, cosa che mi fece pensare che sapesse tutto. No, non mi stupì la cosa... o forse un po' sì.

Ma comunque, Matteo passò lo sguardo da me a Loca leggermente spaesato, poi alzò leggermente le spalle.

«Beh, allora non facciamolo aspettare» disse, facendo un sorriso e incitando tutti a incamminarci.

Gli altri lo fecero, io invece restai ferma, bloccando Matteo per la mano. 

Lui si girò verso di me confuso.

«Sei sicuro che vada bene vedere Jorginho?» gli chiesi.

Matteo sospirò.

«Non sono più geloso» mi disse «So che tra voi non c'è nulla e che tu ami solo e unicamente me» aggiunse tirandosela con aria fiera.

Io feci una risatina.

«Vero, amo solo e unicamente il mio orsacchiotto coccoloso» confermai io, avvicinandomi a lui e mettendogli le mani sulle guance.

Poi mi alzai sulle punte dei piedi per baciarlo, sentendolo sorridere sulle mie labbra.

«Piccioncini! Non siete stati voi a dire di non far aspettare Jo?!» ci urlò in quel momento Thessa, incitandoci a seguirli.

Io e Matteo facemmo una risatina, poi corremmo dietro ai nostri amici per raggiungerli.

~~~

Così iniziò quell'aperitivo, con una storia su instagram di Jorginho, dove c'era un selfie che ci eravamo appena fatti.

Sì, sorridevo, ma dentro di me non ero tranquilla, non del tutto.

Era bello vedere di nuovo Jo, però Matteo era diventato improvvisamente silenzioso da quando eravamo entrati nel locale, e soprattutto dopo quel selfie e quella storia postata.

Così, dopo aver ripostato la storia di Jo, mi girai verso Matteo e cercai il suo sguardo. Lo trovai, e nei suoi occhi ci lessi tranquillità. Una tranquillità che non mi aspettavo.

Matteo mi fece un sorrisetto, che io ricambiai, prima di intrecciare un mio braccio al suo e appoggiare la testa alla sua spalla.

Aveva detto la verità poco prima, era davvero tranquillo ormai.

«Stavo pensando, visto che stiamo qui cinque giorni...» iniziò in quel momento Benni, passando lo sguardo su di noi «Perché non andiamo a ballare una di queste sere?» propose «Ci sarà un locale da queste parti, vero, Jo?» chiese poi a Jorginho.

«Certo che ci sono dei locali! Ce ne sono a centinaia!» rispose Jorginho con aria ovvia.

«Bella idea!» esclamò Thessa «È tanto che non andiamo a ballare» aggiunse.

«È perché non abbiamo più l'età» disse Matteo scuotendo la testa.

Io feci una risatina.

«Parla per te, Pess. Io sono ancora decisamente giovane!» esclamò Loca guardando male Matteo.

«Infatti vedo come sei attivo. Tutte le volte che guardiamo un film ti addormenti a nemmeno metà» gli ricordò Thessa con aria scettica.

Loca la guardò con gli occhi ridotti a fessura, mentre noi scoppiavamo a ridere.

«Quindi? Chi è il vecchio ora, Loca?» chiese Matteo, tirandogli un coppino e facendoci ridere tutti di nuovo.

~~~

Beh comunque sì, una di quelle sere che eravamo a Londra andammo a ballare in un locale, e sì, fu divertente come lo era stato la prima volta che eravamo andati in discoteca tutti insieme.

«Perché quello è passato guardandoci male?» chiese a un certo punto Benni, guardando confusa un ragazzo che ci era appena passato di fianco.

«Probabilmente perché gli abbiamo sfilato la coppa da sotto il naso portandola a Roma invece che a casa loro» rispose Fede con noncuranza.

Poi scoppiò a ridere come tutti noi.

«Ma sai una cosa? Vaffanculo i rosiconi!» esclamò Matteo senza smettere di ballare. 

E sempre ballando si avvicinò a me, facendomi ridere.

«Vi ho fatto un video!» esclamò Benni mostrandoci il suo cellulare.

Io e Matteo lo guardammo con un sorriso, così me lo feci mandare per postarlo nelle storie di instagram.

Poi ricominciai a ballare con i miei amici, felice più che mai di essere lì con loro.

«Foto, amiche!» urlò a un certo punto Thessa, avvicinandosi a me e Benni e mettendosi in posa per farsi scattare una foto da Loca.

Foto che finì immediatamente nelle sue storie di instagram, e che io e Benni non esitammo un attimo a ripostare.

«Si diverte la tua ragazza» sentii dire a un certo punto a Loca, rivolto a Matteo.

«Anche il tuo amico Chiesa si diverte» fece notare Matteo divertito.

Loca scoppiò a ridere, poi disse qualcos'altro che non sentii e l'attimo dopo Matteo aveva accecato me, Fede e Benni con il flash del cellulare.

Aveva probabilmente fatto una foto, perché subito dopo lui e Loca iniziarono a confabulare con gli occhi puntati sul cellulare di Matteo, e ci volle poco a ricevere una notifica di tag nelle storie del mio ragazzo.

La foto era bella, infatti la ripostai in fretta, prima di ricominciare a scatenarmi sulle note di "What Makes You Beautiful" degli One Direction.

Sì, sono e saranno per sempre il mio punto debole, o, come si dice in inglese, il mio guilty pleasure.

~~~

Gli One Direction sono il mio guilty pleasure, ma, lo ammetto, lo sono anche i Maroon 5. Matteo questo lo sapeva bene, ed ero sicura che quello fosse uno dei motivi per cui mi aveva comprato i biglietti per il loro concerto, anche a costo di portarmi in Inghilterra pur di vederli.

«Fa un certo effetto tornare qui dopo anni dalla vittoria agli Europei» disse Matteo quando fummo seduti sui seggiolini dello stadio.

Eh sì, il concerto era nientemeno che a Wembley, perché i Maroon 5 sono i Maroon 5, non una band da quattro soldi. E infatti lo stadio era sold out per due sere consecutive.

Io lo guardai divertita.

«Fa un effetto positivo o negativo?» chiesi.

«Decisamente positivo» rispose Matteo guardandosi intorno «Quando ci sono stato dentro l'ultima volta avevo una paura tremenda. Quasi tremavo mentre cantavamo l'inno, perché questo posto è enorme, e quella sera era pieno di inglesi accaniti e già convinti di aver vinto» iniziò a spiegare «Sono rimasto con il fiato sospeso per tutta la partita» ammise «Quando Gigio ha parato quel rigore finale è esploso tutto. Tutta la tensione, tutta la paura... sentivo di poter volare da quanto ero felice» concluse, facendo un sorrisetto tenero.

Ne feci uno anche io.

«E adesso sei felice?» gli chiesi.

«Molto» rispose Matteo «E finalmente posso godermi questo stadio davvero» aggiunse guardandosi di nuovo intorno «Ma ci credi che io in questo stadio ci ho fatto goal?» mi chiese dopo un po', tornando a puntare gli occhi su di me.

Io feci una risatina.

«Ci credo sì. L'ho anche visto quel goal, anche se non ero fisicamente allo stadio. Non ti ho mai visto così felice come quella sera» dissi io annuendo.

Matteo sorrise.

«È vero, ero felice, ma ci sono stati momenti in cui lo sono stato di più» disse.

«Tipo?» gli chiesi io curiosa.

«Tipo quando ho realizzato che eri finalmente la mia ragazza, e quando abbiamo fatto l'amore per la prima volta, e quando mi hai chiamato "amore" per la prima volta...» iniziò a elencare Matteo.

Io intanto lo stavo guardando incredula e commossa.

Ma come faceva a farmi sempre piangere?

Come faceva a dire sempre la cosa giusta nel momento giusto?

«Ti amo da morire, amore della mia vita» gli dissi interrompendolo «Grazie di esistere e di avermi portata qui» aggiunsi.

Matteo si bloccò e mi sorrise.

«Anche quando mi chiami "amore della mia vita" sento una felicità enorme» confessò.

Poi si sporse verso di me per baciarmi.

~~~

«🎶When all the roads you took came back to me. So I'm following the map that leads to you🎶» 

Sì, il concerto mi era piaciuto talmente tanto che anche una volta usciti dallo stadio non smettevo di cantare.

«Canterina, tu mi hai promesso un fish & chips, non credere che me lo sia dimenticato» mi disse Matteo guardandomi con un sopracciglio alzato.

Io mi girai a guardarlo divertita.

«Me lo ricordo, amore. Puoi avere tutti i fish & chips che vuoi dopo avermi portato a questo concerto meraviglioso» gli dissi camminando all'indietro per guardarlo in faccia.

Matteo fece una risatina, poi mi porse la mano, che io accettai, per poi incamminarci verso il primo fast food che trovammo.

«Buono, amore?» chiesi mentre mangiavamo seduti sul muretto di un marciapiede, guardando Matteo divertita.

Stava divorando tutto con talmente tanto gusto che aveva la bocca sporca di maionese.

«Dove?» mi chiese portandosi una mano alla bocca.

«Vieni qui» gli dissi, allungando una mano e portandola sul suo viso per pulirlo.

«Anche tu sei sporca» mi disse Matteo.

«Dove?» chiesi io aggrottando le sopracciglia.

«Qui» disse lui, accarezzandomi una guancia con la mano sporca di maionese.

Io lo guardai con occhi e bocca spalancati.

«Matteo Pessina, questa me la paghi!» esclamai, mentre lui si alzava e iniziava a correre.

Lo feci anche io, inseguendolo, fino a che lui si fermò e si lasciò raggiungere. Mi prese per la vita tra le risate, poi si fiondò sulle mie labbra con passione.

Era davvero il ragazzo dei sogni!

E sì, a differenza di quello che pensava il mio amico Giacomo all'inizio, era davvero il principe azzurro, che, con la sua lucidissima Porsche nera invece che con il cavallo bianco, mi aveva portata via dalla vita comune che vivevo, facendomi rinascere.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top