DADDY'S LITTLE GIRL
Ottavo mese di gravidanza.
Eravamo quasi alla fine.
Mancava poco e avremmo finalmente visto quella piccola bambina che stava crescendo nella mia pancia, che avremmo anche finalmente potuto abbracciare e baciare.
Non vedevo l'ora!
Anche se Ginevra non esitava a farsi già sentire. Aveva iniziato da poco con i movimenti in realtà, forse un mesetto, ma mai aveva scalciato come quel giorno.
Ero a casa con Francesca, Francesco (con cui la mia migliore amica stava ancora), Filippo, Arianna, Alice e Ste. Stavamo guardando Torino-Monza in televisione, partita a cui ovviamente stava giocando anche Matteo.
Tra l'altro lo avevano appena inquadrato, cosa sempre molto gradita dalla sottoscritta.
«Quello è uno dei sorrisetti da "Quanto è bello mio marito"» notò Stefano guardandomi con un sorrisetto furbo e un sopracciglio alzato.
Io lo guardai un po' spaesata, poi mi accorsi di avere effettivamente un sorrisetto stupido in volto e feci una risatina.
Era proprio uno di quei sorrisetti.
«Sei davvero follemente innamorata» disse Francesca scuotendo leggermente la testa divertita.
Io alzai le spalle facendo un sorrisetto innocente.
Sì, lo ero.
«Te lo confesso, Ceci: io Matteo non lo trovo così tanto entusiasmante» disse Alice in quel momento «Carino sì, ma non mi attizza» aggiunse.
«Meglio così» dissi io divertita, facendo ridere tutti.
«E chi ti attizza?» le chiese invece Filippo curioso «In campo calcistico intendo» preciso.
Alice lo guardò con aria ovvia.
«Correa» rispose poi decisa «Davvero davvero un figo assurdo» aggiunse annuendo.
Noi ridemmo di nuovo, poi noi ragazze annuimmo, dandole ragione.
Correa è davvero un bel ragazzo.
«Nonostante tutto però non è il mio tipo» ammise Arianna «A me piacciono i ragazzi con gli occhi verdi e i capelli biondini» precisò, facendo una descrizione precisa di mio fratello.
Filippo infatti la guardò con un sorrisetto furbo.
«Ma non mi dire!» esclamò Francesco divertito, facendo ridere di nuovo tutti.
Arianna intanto alzò le spalle con innocenza.
Comunque, Matteo non stava semplicemente giocando quella partita.
In che senso?
Nel senso che aveva appena fatto il goal del 2-0, che l'aveva definitivamente chiusa essendo già al minuto 88.
Sì, Matteo aveva appena fatto goal!
In casa mia esultarono tutti, io compresa, con tanto di sorriso smagliante, fierissima di mio marito, quando d'improvviso spalancai gli occhi per la sorpresa.
A quanto pare in quella casa, oltre a noi sette, stava esultando qualcun altro. Anzi, qualcun'altra.
«Sta scalciando» dissi quasi senza fiato, portandomi una mano sulla pancia sempre con gli occhi spalancati.
Mi guardarono tutti con la mia stessa espressione, mentre alla televisione inquadravano il mio Matteo sorridente che mandava un bacio alla telecamera.
Era per noi quel bacio, per me e per quella piccola creaturina che stava scalciando come una matta dentro la mia pancia.
Stava esultando anche lei per il goal del suo papà.
In un attimo sei mani si erano posate sulla mia pancia per sentire i movimenti di Ginevra, e sui volti dei miei amici era comparso un sorriso tenero.
Filippo invece era ancora sorpreso, e mi stava guardando con i suoi occhioni verdi pieni di lacrime.
«La mia nipotina scalcia» disse commosso.
Io sorrisi, mentre Filippo si chinava sulla mia pancia a lasciarci un bacio, felice più che mai di aver assistito a un momento del genere.
Ma non era mai felice quanto lo fu Matteo il giorno dopo, una volta tornato a casa.
«Hai visto che vi ho dedicato il goal?» mi chiese dopo avermi baciato e poi chinandosi per baciare la mia pancia
«Sì, ho visto» risposi con un sorriso «Hai fatto un goal bellissimo» dissi «È piaciuto anche a lei» aggiunsi indicando la mia pancia.
Matteo alzò lo sguardo su di me stranito.
«In che senso?» mi chiese.
Io lo guardai con un sorrisetto.
«Dopo il goal Ginevra ha iniziato a scalciare come una matta, evidentemente felice che avessi segnato» spiegai poi
Matteo a quel punto si illuminò in un sorriso smagliante.
«Davvero?» mi chiese incredulo.
Io annuii.
«È già follemente innamorata di te» dissi.
Il sorriso di Matteo si allargò ancora, mentre lui si fiondava sulla mia pancia per riempirla di baci. Subito dopo posò le mani sulle mie guance e mi diede un bacio passionale sulle labbra.
«Ma quanto sei bella con questo vestito verde?» mi chiese poi, prendendomi una mano per farmi fare una giravolta.
Io scoppiai a ridere.
Quanto potevo amarlo?!
E lui amava talmente tanto me che iniziò a farmi un booking fotografico, tra le cui foto poi io ne scelsi una da mettere nelle storie di instagram.
~~~
«Cosa mangi?» chiesi un paio di sere dopo a Matteo, quando lo vidi uscire dalla cucina con un pacchetto di qualcosa in mano.
«Michetti, ne vuoi uno?» mi rispose lui, offrendomi poi il pacchetto mentre si sedeva accanto a me.
Io arricciai il naso.
«Credo di avere voglia di dolce» dissi.
«Quindi cosa vuoi?» mi chiese Matteo.
Io ci pensai un attimo.
«Ci sono ancora quei biscotti con il cioccolato intorno?» chiesi poi.
«Può darsi» rispose lui «Vado a vedere» aggiunse.
Poi si alzò e dopo poco tornò con il pacco di biscotti che gli avevo chiesto.
Io gli feci un sorriso smagliante.
«Grazie, amore mio» gli dissi, lasciandogli poi un bacio sulle labbra.
«Mentre mangi posso parlare con la Ginny?» mi chiese Matteo dopo attimi di silenzi e sgranocchiamenti vari.
Io lo guardai divertita e poi annuii.
Sapevo che gli piaceva sedersi per terra tra le mie gambe con il viso vicino alla mia pancia per parlare con la nostra bambina, e anche a me piaceva quando lo faceva.
«Vediamo... di cosa posso parlarti oggi?» chiese appena ebbe assunto la sua posizione preferita in quegli ultimi mesi.
Sì, aveva anche ogni giorno un argomento diverso di cui parlare a Ginevra. Per esempio una delle prime volte le aveva raccontato di noi due e di come ci eravamo conosciuti, poi le aveva spiegato tutte le regole del calcio, le aveva parlato di qualche nostra vacanza e anche dei nostri amici.
«Ti parlo di quando la mamma mi ha portato in Africa!» esclamò Matteo dopo averci pensato un po', finalmente illuminandosi.
Io feci una risatina, poi mi misi più comoda e mi preparai ad ascoltare il racconto di mio marito.
Mi piaceva tantissimo sentirlo parlare!
~~~
Sì, Matteo era contentissimo del fatto che presto sarebbe nata la nostra bambina, e io ero anche più che sicura che sarebbe stato perfetto come papà.
Lui però forse non era della stessa idea.
Una sera eravamo a letto, avevamo appena spento la luce per dormire, e Matteo si era stretto a me appoggiando la sua fronte alla mia tempia.
Era bello averlo così vicino, ma quella sera c'era qualcosa di anomalo. Aveva il respiro pesante, e tirò su col naso più di una volta, cosa che mi fece aggrottare le sopracciglia.
«Teo, tutto bene?» gli chiesi nel buio della stanza.
Matteo non rispose, si limitò a stringersi un po' di più a me senza proferire parola.
«Teo?» chiesi di nuovo.
Lo sentii prendere un bel respiro, prima di pronunciare un debole no.
Io aggrottai di nuovo le sopracciglia.
«Cosa succede?» gli chiesi allora.
Matteo prese un altro respiro.
«Ho paura» rispose.
«Paura?» gli chiesi io «Di cosa?» chiesi ancora.
«Di non essere un bravo papà» confessò Matteo con la voce rotta.
Io rimasi senza fiato.
Mi si era spezzato il cuore a sentirgli dire una cosa del genere con quel tono di voce.
«Teo, ma cosa dici? Non lo devi neanche minimamente pensare» gli dissi scuotendo leggermente la testa e alzando lo sguardo su di lui.
Era buio, quindi vedevo solo la sagoma della sua testa, che ancora cercava il mio viso per un po' di consolazione.
«Teo, ehi...» iniziai a dire dopo l'ennesima tirata su di naso da parte di mio marito.
«Ho paura di non essere all'altezza, di non riuscire a starle dietro e di farla soffrire. Ho paura di non essere abbastanza per lei, di non darle abbastanza, di essere troppo assente a causa del mio lavoro e di perdermi i momenti migliori e più importanti della sua vita. Non voglio che pensi che non ci sono perché non le voglio bene, e non voglio che si senta abbandonata dal suo stesso padre» si sfogò Matteo interrompendomi.
Io mi bloccai di nuovo, e per un attimo lo strinsi a me perché non sapevo cosa dire.
«Amore... amore, ascoltami» gli dissi girandomi verso di lui come meglio potevo a causa della pancia «Ascoltami» ripetei, prima di ricominciare «Non succederà niente di tutto questo, amore mio. Sarai un padre perfetto, perfetto» iniziai a dire «Sei un uomo con la U maiuscola. Un uomo vero. E quando dico "uomo vero" non intendo che sei uno di quelli che fischia dietro alle ragazze per strada e che è pronto a molestare la prima donna vestita un po' provocante che vede. Quello che intendo con "uomo vero" è che sei una persona magnifica, sei un uomo responsabile e sincero, e con la testa sulle spalle» continuai «Sei il ragazzo più premuroso che io conosca nella mia vita, e sarai in grado di fare il padre. Credimi. Ti conosco, Teo, conosco il cuore che hai e conosco la persona che sei. Questa bambina sarà la bambina più fortunata del mondo, e sarà felicissima di avere un papà come te» conclusi decisa.
Ero convinta delle mie parole, e credevo in Matteo più di quanto credessi in me stessa.
«Ceciu, sono un calciatore» si limitò a dire lui, come se la sua professione determinasse anche il suo modo di essere.
«Teo, ma cosa dici?» gli chiesi ancora.
Sentii Matteo scuotere ripetutamente la testa, evidentemente in crisi.
«Teo... Teo» lo chiamai io per attirare la sua attenzione «Ti ricordi cosa ti ho detto alla nostra prima cena di squadra insieme?» gli chiesi per farlo ragionare.
Da Matteo arrivò solo silenzio.
«Ti ho detto che non capivo come avessi fatto a diventare un calciatore» dissi allora io, rispondendo alla mia domanda «Ma non perché non hai la cresta o il corpo pieno di tatuaggi. Per come sei» precisai «Non sei uno di quei calciatori che seminano figli a destra e a manca e li abbandonano ancora prima che nascano. Hai un cuore vero, Teo. Un cuore grande come il mondo, pronto ad accogliere questa bambina e a darle tutto l'amore che puoi darle» continuai «Non pensare mai di non essere abbastanza, lo sei e lo sarai sempre» conclusi.
Matteo era ancora in silenzio, ma si stava evidentemente calmando, perché il suo respiro si era fatto più leggero e aveva smesso di tirare su col naso.
«E comunque, non sei da solo, siamo in due no? Ci sono io con te, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno. Affronteremo anche questa avventura insieme, come tutte le altre» dissi allora io, per concludere davvero e calmare una volta per tutte Matteo.
Lo sentii prendere dei respiri profondi.
«Grazie, Ceciu. Ti amo alla follia» mi sussurrò dopo attimi di silenzio.
Io abbozzai un sorriso.
«Anche noi ti amiamo alla follia. E ti ameremo sempre alla follia, amore. Non dubitare mai di questo» gli dissi.
Matteo si strinse ancora a me, riappoggiando la sua fronte alla mia.
«Siete gli amori più grandi della mia vita» disse ancora in un sussurro.
Io sorrisi di nuovo, poi chiusi gli occhi.
Ci addormentammo così io e Matteo, fronte contro fronte e con i respiri che si mischiavano, esattamente come noi, che con la nascita di Ginevra saremmo diventati definitivamente una cosa sola.
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