CHRISTENING

«Amore, stavo pensando...» iniziò a dire Matteo un giorno di metà settembre, attirando la mia attenzione su di sé.

Era tornato da poco dagli allenamenti, ed eravamo seduti a tavola a mangiare con accanto la radiolina collegata a quella che c'era in camera di Ginevra per sentire eventuali rumori.

«...quand'è che facciamo battezzare la Ginny?» mi chiese Matteo.

Io mi bloccai con la forchetta a mezz'aria.

«Battezzare?» chiesi stranita.

«Sì, sai, quella cosa che si fa in Chiesa, con l'acqua, per far diventare un bambino cristiano» mi spiegò Matteo con aria ovvia.

Io allora lo guardai male.

«Lo so cosa vuol dire!» esclamai con il suo stesso tono «È solo che non credevo volessi battezzarla» mi giustificai poi.

«Beh, a me non fa molta differenza, ma so che tu ci tieni quindi...» spiegò Matteo alzando le spalle.

Non riuscii a trattenere un sorriso, sorpresa e ammirata da quella sua affermazione.

Ma quanto era carino!

«Ma scusa, tu sei battezzato?» gli chiesi però poi, aggrottando le sopracciglia.

Sì, mi ero accorta in quel momento di non avergli mai chiesto se fosse battezzato o no, e mi ero anche accorta di non essermi mai posta quel quesito.

Matteo ricambiò il mio sguardo stranito, prima di guardarmi confuso e poi di nuovo stranito.

«Ceciu, ci siamo sposati in chiesa, ovvio che sono battezzato!» esclamò con aria ovvia «Pensavo le sapessi queste cose! Dai, proprio tu!» esclamò ancora.

Io a quel punto alzai le sopracciglia, mi accorsi che aveva ragione e quindi mi morsi leggermente il labbro in imbarazzo.

«Vero» mi limitai a dire con un filo di voce.

Matteo fece una risatina.

«Quanto sei bella quando ti imbarazzi» disse divertito.

Sorrisi anche io, prima di difendermi dicendo che non ne avevamo mai effettivamente parlato, e che quindi in parte ero giustificata.

«Più o meno» disse Matteo facendo oscillare la testa con il naso arricciato «Ma comunque, quando battezziamo la Ginny?» chiese di nuovo, tornando alla domanda iniziale.

«Non... non lo so» risposi io scuotendo la testa «Il prima possibile direi però» aggiunsi.

«Sono d'accordo» disse Matteo annuendo.

«La facciamo battezzare qui a Monza?» chiesi io.

Matteo arricciò il naso.

«A me piacerebbe farla battezzare nella tua chiesa» rispose «Mi piace pensare che un giorno possa anche lei fare parte della realtà dell'oratorio come è successo per te, e trovare al suo interno degli amici con cui condividere tutta la vita» ammise.

Io lo guardai con tenerezza, facendo un sorriso.

«Hai appena detto una cosa meravigliosa» dissi.

Sorrise anche Matteo.

«Trovo bellissimo il rapporto che hai con i tuoi amici, e pensare che è nato all'interno di quell'oratorio mi fa venire voglia di portarci anche la mia bambina» disse poi.

«È per questo che ti amo» dissi io più a me stessa che a Matteo.

Ma lui mi sentì e mi guardò confuso, prima di chiedermi cosa intendessi.

«Ti amo alla follia perché nonostante tu sia un calciatore di seria A che guadagna milioni di euro ogni mese non smetti mai di lasciarti stupire da una piccola realtà come la mia» spiegai allora io.

«È proprio di quella piccola realtà che mi sono innamorato» disse Matteo «Lo sai che la cosa che mi piace di più di te è la tua genuinità» aggiunse.

Io sorrisi di nuovo.

«Lo so» dissi poi annuendo.

Sorrise anche Matteo, prima di alzarsi per andare in bagno. Passandomi accanto mi lasciò un bacio tra i capelli, che mi fece sorridere ancora di più.

~~~

E quindi eccoci lì, nella chiesa del mio bellissimo paesino in periferia di Milano, pronti a iniziare la celebrazione per il battesimo della nostra piccola Ginevra. Ovviamente il padrino e la madrina erano mio fratello e la sorella di Matteo, e credo sia facilmente immaginabile come avesse reagito Filippo alla notizia.

Sì, esatto, era felicissimo, e sia io che Matteo eravamo più che contenti di aver scelto un padrino e una madrina così per la nostra bambina.

Tra l'altro Ginevra era stata bravissima per tutta la celebrazione. Non aveva mai pianto o dato segni di stanchezza. A un certo punto aveva accennato a un inizio di lamento, ma era bastato metterle il ciuccio in bocca e tutto era passato. Nemmeno mentre avveniva il vero e proprio atto del battesimo aveva battuto ciglio. Di solito, quando entrano a contatto con l'acqua, essendo fredda, i bambini, soprattutto se molto piccoli, danno segni di fastidio, ma lei nulla. Si era limitata a passare lo sguardo da me, a Matteo, a Filippo e infine a Carlotta, quasi come a chiederci cosa stesse succedendo, ma aveva lo sguardo tranquillo, e lasciò che il prete le bagnasse la testa, prima di rimettermela tra le braccia.

«Sei stata bravissima, amore mio» le sussurrai, lasciandole un leggero bacio sulla fronte con un sorriso.

Poi alzai lo sguardo e lo puntati in quello di Matteo, che mi stava sorridendo a sua volta. Lo vidi commosso, e pensai che non ci fosse cosa più bella del vederlo così, con gli occhi lucidi e il sorriso smagliante. E la cosa che rendeva il tutto ancora più bello era che quelle reazioni gliele causava la nostra Ginny. Il nostro piccolo sole, che ci aveva illuminato le giornate e la vita.

~~~

«Lo volete vedere il regalo che ho fatto alla Ginny per il battesimo?» ci chiese a un certo punto della festa Filippo.

Eravamo nel giardino di casa nostra, perché era settembre e quindi si stava ancora decisamente bene, e del cibo ci eravamo occupate io, mia madre è la mamma di Matteo. Cibo che, essendo a buffet, era tutto disposto su un tavolo, accanto al quale c'era quello dei regali, che però non avevamo ancora iniziato ad aprire.

«Non abbiamo ancora mangiato la torta, mi sembra presto per i regali» feci notare infatti a Filippo, alzando le sopracciglia sorpresa.

Lui mi guardò per un attimo confuso, e poi scosse la testa.

«Non quei regali. Io ne ho un altro» disse.

Lo guardai confusa, così come Matteo, e mi accorsi che gli occhi gli brillavano come due diamanti al sole, e che aveva un'aria eccitata e impaziente.

«Allora?! Volete vederlo?!» chiese ancora, passando lo sguardo da me a Matteo.

Io e lui ci guardammo straniti e poi annuimmo.

Non ci volle molto a capire cosa stesse per mostrarci, perché iniziò ad arrotolarsi la manica della camicia nera che indossava, fino a portarla sopra il gomito. Poi girò il braccio verso di noi, mostrandoci l'interno. Appena sotto il gomito, in nero, c'era tatuata una G.

Spalancai gli occhi, mentre sentivo un sorriso spuntarmi sulle labbra.

«Vi piace?» chiese Filippo dopo qualche secondo di silenzio «Non riuscivo a pensare a qualcosa di meglio, e sentivo l'esigenza di tatuarmi per sempre sulla pelle l'amore che provo per questa bambina» disse poi «È un amore diverso, che non conoscevo e che non pensavo di poter provare» concluse.

Inutile dire che avevo gli occhi lucidi, perché sentire quelle parole dette da una delle persone più importanti della mia vita da sempre, riferite a un'altra delle persone più importanti della mia vita, anche se da molto meno tempo, mi commosse come poche cose avevano fatto.

«Sei il padrino e lo zio migliore che Ginevra potesse mai sperare di avere» dissi sorridendo, prima di stringermi a mio fratello.

Poi allungai una mano verso il tatuaggio di Filippo, e lo accarezzai delicatamente con un dito.

«È un gran bel regalo. Grazie» gli disse Matteo nel frattempo, annuendo con un sorriso.

Il sorriso di Filippo si allargò, mentre mi stringeva un po' di più a sé.

Quando mi staccai non resistetti, e feci la foto al braccio di mio fratello, che poi postai nelle storie di instagram.

Era davvero un bel regalo, forse tra i più belli che potesse farci e fare a se stesso.

«E, vi vorrei far notare, c'è ancora tutto il braccio pronto per essere riempito con le iniziali degli altri figli che farete» disse Filippo, facendoci ridere.

Quanto era tenero!

E quanto gli volevo bene!

Così come volevo bene a tutte le persone che erano lì presenti a quella festa, e che, ne ero certa, sarebbero state al nostro fianco per sempre, pronta ad aiutarci e a prendersi cura di Ginevra in qualsiasi modo possibile.

~~~

«Siamo contenti che abbiate deciso di battezzarla. È stata una sorpresa inaspettata, in positivo ovviamente» ci disse mia madre poche ore dopo, quando ormai gli ospiti erano andati tutti via.

Erano rimasti solo i miei, i genitori di Matteo e Carlotta, per aiutarci a pulire la casa.

Ginevra si era appena addormentata tra le braccia della mamma di Matteo, che la guardava con un sorriso tenerissimo in viso.

«Farvi addormentare era la cosa che mi piaceva di più fare quando eravate piccoli. Ginevra mi ricorda molto te, Matteo, perché anche tu ti toccavi l'orecchio fino a che non crollavi del tutto. Lo trovo un gesto molto dolce» ci aveva detto la mamma di Matteo, dopo essersi offerta di cullare Ginevra per farla addormentare.

Avevo sorriso dopo quelle sue parole, guardando Matteo con tenerezza. Anche a me Ginevra ricordava molto lui. Non certo nel particolare di cui aveva parlato sua mamma, ma in molte altre cose.

«È stato Matteo a proporlo, e anche per me è stata una sorpresa» dissi io a mia mamma «Io ovviamente avrei tanto voluto battezzarla, ma non volevo forzarlo» aggiunsi.

«Ma io so quanto è importante per lei e per tutti voi, e non ci trovo nulla di male da impedire la cosa» disse Matteo alzando le spalle con innocenza.

Sorrisi, così come i miei genitori, nei cui occhi, era chiarissimo, potevo leggere la fierezza, il rispetto e l'affetto che provavano nei confronti di Matteo.

~~~

Sì, certo che durante la celebrazione in chiesa c'erano dei fotografi, e sì, le foto erano tutte molto belle. Ma due ci piacevano particolarmente, e infatti ne postammo una io e una Matteo, felici di avere delle nuove foto di famiglia così tenere e genuine.





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