AT THE BALLET
Un bacio.
Un bacio passionale di quelli che quasi tolgono il fiato.
Così era iniziata la giornata appena dopo il mio matrimonio con Matteo.
Eravamo ancora nel letto, e ancora prima di dire qualsiasi cosa il mio ormai marito si era fiondato sulle mie labbra con tutta la passione che aveva in corpo, impedendomi quasi di respirare.
Ma in quel momento non avevo bisogno di respirare, era Matteo il mio ossigeno, ed era solo e unicamente lui che mi teneva in vita.
«Buongiorno, amore della mia vita» mi disse quando finalmente decise di staccarsi, appoggiando la sua fronte alla mia per guardarmi dritta negli occhi.
Che belli i suoi occhi color cioccolato!
Erano luminosissimi e pieni di tenerezza in quel momento.
«Buongiorno, amore della mia vita» dissi anche io, sorridendo mentre gli accarezzavo una guancia «Lo sai che siamo sposati?» gli chiesi poi quasi incredula
Matteo fece una risatina.
«Lo so» rispose «Sono il ragazzo più felice della Terra» aggiunse sorridendo.
Feci una risatina anche io, prima di spogermi un po' per lasciargli un bacio sulle labbra, prima di strofinare il mio naso con il suo.
Poi allungai le mani verso la sua mano sinistra, che mi portai vicino al viso per ammirare il suo anulare con la fede nuziale.
«Ma guarda che bella mano» dissi facendo ridere Matteo «Questo anello ci calza proprio a pennello» aggiunsi lasciandogli un bacio.
«Lo sai cosa posso fare con questa mano?» mi chiese Matteo con aria ammiccante.
Io mi bloccai spalancando gli occhi.
Sì riferiva a... insomma, quello?
«Oh sì» rispose Matteo, intuendo la mia domanda prima ancora che la facessi.
«Teo! Ma perché sei sempre così pervertito?!» gli chiesi io con tono lamentoso.
«I miei migliori amici si chiamano Manuel Locatelli e Riccardo Lionti» mi fece notare «E conosco anche un certo Nicolò Barella da più di dieci anni ormai» aggiunse alzando un sopracciglio.
Io non trattenni una risatina, scuotendo leggermente la testa.
«Quindi? Lo vuoi scoprire cosa può fare questa mano o no?» mi chiese Matteo quasi con impazienza «Lo sai che può essere solo piacevole quello che ho in mente» aggiunse con aria ammiccante.
Io lo guardai male.
«Sì, lo so, ma ho altri piani per oggi» dissi, alzandomi con uno scatto e uscendo dalle coperte.
Matteo mi guardò male, però poi riassunse un'aria ammiccante.
«Se stai lì così mi fai venire ancora più voglia di saltarti addosso» mi disse.
Sì, io ero ancora senza vestiti dalla notte precedente, e lo so che ora penserete che fosse stata una pessima idea uscire dalle coperte visto che stavo cercando di calmare gli ormoni di Matteo. E in effetti è vero, ma lì sul momento non ci avevo pensato.
«Passami la maglietta» gli dissi allungando una mano verso di lui.
Matteo scosse la testa.
«Dai Teo» lo implorai io.
Lui scosse di nuovo la testa.
«Queste mani fanno altro, non passano magliette» disse.
Io lo guardai male.
«Matteo Pessina» dissi scocciata, prendendo poi il lenzuolo e portandomelo vicino al corpo per coprirmi.
«Ma che cosa ti copri, Ceciu?» mi chiese lui scoppiando a ridere.
Volevo trattenermi, però non ci riuscii, e scoppiai a ridere anche io.
Non riuscivo a non ridere se lui lo faceva!
«Dai, amore, dammi la maglia» dissi poi di nuovo, sospirando.
Sospirò anche Matteo, prima di passarmi finalmente la sua maglietta che usavo di solito per dormire.
Dopo essermela infilata feci per uscire dalla stanza, ma arrivata alla porta mi girai a guardare di nuovo Matteo.
«Ti alzi? Ho una sorpresa per te» dissi.
Poi uscii davvero dalla stanza diretta in cucina.
In un attimo Matteo mi aveva seguita, dopo essersi infilato i pantaloni della tuta.
«Una sorpresa?» mi chiese stranito «Perché?» chiese ancora.
«È il mio regalo di matrimonio per te» risposi io.
Matteo aggrottò le sopracciglia.
«Ma sei impazzita?» mi chiese «Non c'era bisogno di farmi un regalo di matrimonio. Io non te l'ho fatto» aggiunse.
«Tu hai pagato tutto la festa, il ristorante e l'affitto della chiesa» dissi io con aria ovvia «Non ti sei voluto far aiutare nelle spese e allora ti ho comprato qualcosa» spiegai.
«Ceciu, i soldi che ho usato per pagare il matrimonio sono nostri, non miei» disse Matteo.
«Non ti sei voluto far aiutare neanche dai miei genitori» gli feci notare io.
«Non ne avevamo bisogno» disse Matteo.
«Ok, sono d'accordo, ma io ho voluto comunque farti un regalo» ripetei io alzando le spalle con innocenza «Però se non lo vuoi lo do' a qualcun altro» aggiunsi fingendo noncuranza.
Sapevo che così lo avrei convinto ad accettare.
Infatti Matteo alzò le sopracciglia e poi si arrese, dicendo che ormai lo avevo incuriosito, non potevo ritirarmi così.
Io feci un sorrisetto furbo.
«Quindi?!» mi chiese Matteo impaziente.
«Andiamo alla Scala» annunciai io facendo un sorriso «Ho trovato la rappresentazione dello Schiaccianoci tra un paio di sere, così ho comprato i biglietti» spiegai meglio.
Matteo intanto aveva spalancato gli occhi e si era illuminato in un sorriso smagliante.
«Ma davvero?» mi chiese.
Io annuii facendo una risatina.
«Stavo guardando per curiosità, e quando ho visto che c'era il tuo balletto preferito non ho resistito» dissi «E poi, siamo andati solo una volta a vedere un balletto insieme, quasi all'inizio della nostra relazione, quindi perché non andarci dopo esserci sposati, cioè quando stiamo iniziando una nuova tappa della nostra vita?» gli chiesi alzando le spalle con innocenza.
«Come sei poetica, Ceciu» disse Matteo divertito «Però grazie, adoro questo regalo» aggiunse poi con un sorrisetto.
Poi si avvicinò, mi prese per la vita e mi strinse a sé, appoggiando la sua fronte alla mia. Mi lasciò un bacio sulla punta del naso, prima di iniziare a ondeggiare leggermente.
Io chiusi gli occhi e presi un bel respiro per riempirmi le narici del suo profumo.
Quanto mi piaceva farmi cullare dal mio Matteo!
~~~
«Che eleganza!» esclamai un paio di sere dopo, quando puntai gli occhi su Matteo.
Era vestito di tutto punto, con il suo smoking nero, cravatta e farfallino.
«Lo sai che quando si va a teatro sfoggio il mio farfallino» disse Matteo tirandosela.
Io feci una risatina, poi mi avvicinai per raddrizzargli il farfallino e sistemargli il colletto della giacca.
«È proprio bello mio marito» dissi con aria fiera.
Matteo fece un sorrisetto anche lui fiero, facendomi ridere.
Quanto gli piaceva sentirsi fare i complimenti!
«Andiamo?» mi chiese poi porgendomi la mano.
Io annuii accettandola, e lo seguii fuori di casa e poi in macchina.
Eravamo vestiti eleganti, ma non ci risparmiammo la nostra tipica cantata a squarciagola in macchina. Neanche da marito e moglie ci saremmo mai stancati di scatenarci insieme sulle note delle nostre canzoni preferite.
Quando arrivammo alla Scala però tornammo composti, e ci lasciammo incantare ancora una volta dalla meraviglia di quel teatro.
Questa volta i posti non li avevamo in uno dei palchetti laterali, li avevo trovati in platea, da dove si vedeva mille volte meglio il palco e si poteva godere della vera atmosfera del teatro.
«Sai, essere qui mi riporta davvero indietro di sette anni» mi disse Matteo mentre aspettavamo che iniziasse lo spettacolo «La prima volta che siamo venuti qui eravamo così piccoli, e ci conoscevamo ancora così poco» aggiunse.
Io annuii.
«Ora invece siamo sposati, e ci conosciamo più di quanto conosciamo noi stessi» dissi io con un sorrisetto.
Toccò a Matteo annuire, d'accordo con me.
«È passato così tanto tempo» disse poi guardandosi intorno.
Lo feci anche io, ripensando a quella prima volta che eravamo stati alla Scala insieme. Io avevo appena compiuto 19 anni, Matteo ne aveva 23 da pochi giorni, e ci vedevamo poco perché lui giocava a Verona. Proprio quella stessa sera mi aveva confermato che c'erano possibilità che tornasse a giocare nell'Atalanta, cosa che mi aveva resa più che felice.
In quel momento invece, stavamo insieme da quasi sette anni, convivevamo da due ed eravamo sposati da poco più di 48 ore.
Sembrava tutto surreale, e le due situazioni sembravano completamente diverse, ma in realtà non lo erano poi così tanto. Io e Matteo eravamo ancora gli stessi, certo, un po' più grandi d'età e anche mentalmente, ma dentro di noi non eravamo cambiati. L'uno dell'altra amavamo le stesse cose che amavamo sette anni prima, ma avevamo anche imparato ad amare le cose che più ci davano fastidio e che sette anni prima ci avrebbero fatto arrabbiare. In quei sette anni avevamo riso insieme e litigato, ma sempre senza smettere di amarci alla follia, anche quando sembrava che la nostra storia fosse finita. E adesso, lì dopo sette anni, stavamo rivivendo le stesse emozioni di quando eravamo solo due ragazzi che si erano quasi appena innamorati l'uno dell'altra.
«Ti amo» mi sussurrò Matteo appena spensero le luci, prima di lasciarmi un bacio sulla guancia.
«Anche io, amore della mia vita» gli sussurrai io.
Poi puntai gli occhi sul palco per godermi il balletto preferito di mio marito.
Spazio autrice:
Scusate il ritardo, ieri sono stata in Uni tutto il giorno e non ho avuto tempo di pubblicare.
Come vi sono sembrati i capitoli sul matrimonio?
Vi sono piaciuti?
❤️🤍❤️🤍
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