1825 DAYS PT.2

«È possibile dopo 1825 giorni innamorarsi di nuovo?»

Quella domanda mi fece Matteo quella sera, quando uscii dal bagno pronta per la nostra cena romantica.

Io lo guardai con un sorrisetto tenero e mi strinsi nelle spalle.

Ma quanto era carino!

«Fammi una giravolta» mi disse lui.

Io obbedii, e feci un giro su me stessa per mostrare il mio outfit al mio ragazzo.

Quando ripuntai gli occhi su di lui mi accorsi che mi stava guardando con un sorrisetto stupido in volto, di quelli che faceva quando si incantava davanti a qualcosa di bello.

Sorrisi anche io, quasi commossa.

Ero qualcosa di bello davanti a cui si incantava, e il fatto di esserlo ancora dopo cinque anni di relazione mi faceva quasi venire il magone.

«Asciugati la bava, scemo» gli dissi divertita, prima di prendere la mia borsa per uscire.

Matteo intanto si riprese dal suo stato di trance e si avvicinò per uscire.

Passandomi accanto, prima di porgermi la mano, mi tirò una pacca sul sedere con decisamente poca grazia.

«Teo!» lo rimproverai io guardandolo male.

«Era da fare» si difese lui alzando le spalle con innocenza «Era lì che aspettava solo quello» aggiunse indicando il mio fondoschiena.

Io sospirai e poi mi lasciai scappare una risatina.

Ma quanto era scemo!

Ma d'altronde cosa potevo aspettarmi?

Sarà anche stato il ragazzo perfetto, ma era pur sempre maschio.

Comunque, la scemenza che lo aveva preso quella sera non toglieva il fatto che fosse bellissimo nei suoi pantaloni neri abbinati a scarpe e camicia bianca.

Era davvero davvero bello!

Talmente tanto bello che, mentre uscivamo dall'albergo in cui alloggiavamo, rallentai un attimo per ammirarlo bene anche da dietro.

Dopo pochi passi anche Matteo si fermò, girandosi verso di me stranito.

«No, no, prosegui pure. Sto ammirando la visuale» gli dissi io facendogli segno di continuare.

Allora Matteo ricominciò a camminare, facendo finta di essere in passerella e facendomi ridere.

Poi ricominciai a camminare anche io per raggiungerlo, e quando gli arrivai accanto ricambiai la pacca sul sedere di poco prima.

«Ceciu!» esclamò Matteo spalancando gli occhi.

«Era da fare» mi difesi io alzando le spalle con innocenza «Era lì che aspettava solo quello» aggiunsi indicando il suo fondoschiena e ripetendo le esatte parole che aveva detto lui a me poco prima.

Matteo mi guardò stranito, poi scoppiò a ridere, prima di prendermi di nuovo per mano e ricominciare a incamminarci verso il ristorante.

Era davvero un bel posto, molto sofisticato e perfetto per l'occasione.

«Mi piace» dissi guardandomi intorno mentre aspettavamo di sederci «E sai una cosa? Una foto lì ci starebbe davvero bene» aggiunsi, indicando un angolo del ristorante, perfetto per una foto.

«No, Ceciu! Lo sai che mi imbarazza chiedere alle persone di farci le foto» disse Matteo deciso.

Io gli feci gli occhi dolci.

«Tanto stiamo aspettando di sederci, ci vorrà un attimo» provai a dire.

«Ci vuole sempre un attimo per te, poi invece stiamo a farci fare foto per dieci minuti e te ne ritrovi cinquanta in galleria tra cui puntualmente ne scegli solo una» protestò Matteo guardandomi male.

Io feci un sorrisetto innocente.

Aveva descritto perfettamente quello che succedeva quando gli chiedevo di fare una foto.

«Ti prego! Per una volta che siamo vestiti bene!» lo implorai.

Matteo sospirò rassegnato mentre io facevo un sorrisetto soddisfatto.

Non resisteva ai miei occhi!

Così chiedemmo a una ragazza in attesa come noi di farci una foto, specificando di scattare il più possibile perché preferivamo le foto spontanee (io lo specificai).

Dopo qualche scatto avevo la foto perfetta, così ringraziammo la ragazza, che però aveva una domanda per noi. O meglio, aveva una domanda per Matteo.

«Tu sei Matteo Pessina?» chiese «Posso avere una foto anche io allora? Devo fare invidia a una mia amica» chiese ancora dopo che Matteo annuì.

E così sì, anche la sera del mio quinto anniversario con Matteo fui costretta a scattargli una foto con un'altra ragazza.

«Tutto bene?» mi chiese lui quando finalmente ci sedemmo al tavolo.

Io lo guardai stranita.

Perché me lo chiedeva?

«Niente gelosia?» specificò allora Matteo.

Io feci un sorrisetto.

«No» risposi poi «Stiamo insieme da cinque anni, ho imparato ha convivere con la tua fama» aggiunsi alzando leggermente le spalle.

Matteo fece un sorrisetto soddisfatto che io ricambiai, prima di postare la foto che avevo scelto nelle storie di instagram.

~~~

Confermo, il ristorante era perfetto per quella serata!

Nonostante fosse davvero sofisticato come ho già detto, le porzioni dei piatti non erano per niente ridotte, cosa che io adoravo e che Matteo sapeva bene.

Mi piace mangiare, non posso farci niente.

«Credo che questo sia l'appuntamento più importante che abbiamo mai avuto» disse a un certo punto della cena Matteo, con aria pensierosa.

Io lo guardai con un sopracciglio alzato.

Ma diceva sul serio?

«Io credo di no» dissi decisa.

Matteo mi guardò confuso.

«Ceciu, è la sera del nostro quinto anniversario. Quale altro appuntamento è così importante?» mi chiese con aria ovvia.

«Il primo?» gli chiesi io con il suo stesso tono.

Matteo rimase spiazzato dalla mia risposta, chiaro segnale del fatto che non ci aveva pensato.

«Va beh... io intendevo gli appuntamenti inclusi nei 1825 giorni che siamo stati insieme...» provò a salvarsi.

Io però scossi la testa.

«Hai sbagliato, amore, ammettilo» dissi.

Matteo sbuffò.

«Anche i migliori sbagliano» disse poi.

«Questo lo so, ma ora stiamo parlando di te. Cosa c'entrano i migliori?» chiesi.

Matteo mi guardò con gli occhi ridotti a fessura. Sguardo che io ricambiai, prima di scoppiare a ridere con lui.

Quanto era bella la sua risata!

«Comunque, parlando di momenti importanti...» iniziò a dire Matteo «Qual è il momento più bello che abbiamo passato insieme secondo te?» mi chiese curioso.

Io lo guardai in crisi.

Me lo aveva chiesto davvero?

Era impossibile scegliere!

«Ce ne sono troppi belli, non lo so» ammisi infatti.

«E dai! Ce ne sarà uno preferito!» esclamò Matteo.

Io allora sospirai.

Forse ne avevo uno preferito.

«Quando mi hai detto "ti amo" per la prima volta» risposi «È successo in un momento inaspettato, in cui mi sembrava che la meraviglia che stavamo creando fosse sul punto di finire quasi ancora prima di iniziare, ma con quella parole mi hai ridato la speranza. Da lì ho iniziato a credere veramente in noi» spiegai.

Era vero. Ho parlato di come mi fossi sentita alla notizia che Matteo si sarebbe dovuto trasferire a Verona per quasi un anno, e ho raccontato anche come invece quelle due fatidiche parole (seguite da almeno un altro centinaio, perché... quando mai Matteo sta zitto?) avevano invece riacceso la speranza in me, e mi avevano dato la forza di superare quei primi mesi di relazione, rendendoli più semplici di quanto sembrassero.

Matteo sorrise e allungò una mano sul tavolo per stringere la mia.

«Tocca a te» dissi io dopo aver ricambiato il sorriso, curiosa di sentire cosa avesse da dire Matteo.

«Io in realtà credo di averne due...» iniziò a dire.

«Non vale! A me ne hai fatto scegliere solo uno!» protestai io.

«È che proprio non so scegliere tra questi due» si giustificò Matteo «Dopo puoi dirne un altro anche tu. Va bene?» mi concesse poi.

Io annuì, poi lo lasciai parlare.

«Il primo momento è quando abbiamo disputato la partita contro lo Young Boys in Champions. Ero tesissimo, ma durante il riscaldamento, guardando sulle tribune, ho incrociato il tuo sguardo, che ha accesso come una luce dentro di me, e mi ha dato la forza di giocare e fare goal» iniziò a dire «Non smetterò mai di dire che è merito tuo se ho segnato, e che quel goal era tutto per te. Tutto» aggiunse.

Io lo guardai quasi commossa.

Che bello sentirgli dire quelle parole!

«Il secondo?» chiesi poi curiosa.

«Il secondo è quando mi hai portato in Africa» rispose Matteo «Non credevo di poterti amare più di quanto ti amassi, ma dopo aver ricevuto quel regalo di Natale ho capito che l'amore che provo per te è infinito e non smette mai di crescere» spiegò.

Sorrisi di nuovo, facendo girare intorno all'indice di Matteo l'anello con la farfalla abbinato al mio.

Quanto era romantico!

Però avevo una cosa di cui lamentarmi.

«Sono entrambi momenti avvenuti negli ultimi tre anni, dei primi due non ti è piaciuto niente?» gli chiesi, fingendo un broncio.

Matteo fece una risatina, poi mi diede ragione.

«Dei primi due anni il momento più bello è stato fare sesso sotto la doccia in vacanza all'isola d'Elba» ammise.

«Teo!» lo rimproverai io spalancando gli occhi «Eri stato così romantico fino a ora! Hai rovinato tutto!» mi lamentai.

«Ma ho una spiegazione romantica» si difese Matteo.

Io lo guardai scettica, poi però mi preparai ad ascoltarlo.

«Avevamo avuto da pochi giorni un litigio terribile, il primo vero litigio della nostra relazione, in cui, stupidamente, avevamo anche contemplato di lasciarci» iniziò a spiegare «Fare l'amore sotto la doccia quel giorno è stato davvero liberatorio. I nostri corpi si sono davvero fusi insieme, e da lì ho capito che avremmo superato tutto» continuò «Dopo quel giorno mi sono reso conto del fatto che il nostro amore è indistruttibile e più forte di qualsiasi cosa al mondo» concluse.

Io lo guardai in silenzio, mordendomi leggermente il labbro.

Mi era piaciuta la sua spiegazione.

Molto.

«Non fare quella faccia, so che sei d'accordo con me» disse Matteo guardandomi con un sorrisetto furbo.

A quel punto non potei più fingere e fui costretta a dargli ragione.

Era stato un momento importante quello che aveva appena descritto, e sì, il nostro amore era stato definitivamente consolidato dopo quell'episodio.

~~~

No, la serata non era ancora finita, primo perché io avevo ancora il mio regalo da dare a Matteo, e secondo perché... chi aveva sonno dopo una serata così bella?

Quindi, usciti dal ristorante, facemmo un giro di Firenze, che di notte è totalmente diversa rispetto al giorno, e poi tornammo in albergo, dove avevo deciso di dare il mio regalo a Matteo.

«Questo è per te» gli dissi, porgendogli una busta con un sorrisetto.

Eravamo già in pigiama sdraiati sul letto, ma ripeto, voglia di dormire zero.

Matteo mi guardò curioso, poi aprì la busta.

Dentro c'era una lettera scritta a mano da me, apposta per il mio bellissimo ragazzo.

«Tu mi hai fatto leggere il tuo diario segreto, ho trovato giusto scriverti qualcosa anche io» gli spegai quando mi guardò confuso.

«Devo leggerla ad alta voce? Perché non credo di farcela senza piangere» mi chiese Matteo.

Io scossi la testa.

«No, ma posso mettermi tra le tue gambe? Voglio esserti vicino mentre la leggi» chiesi io in risposta.

Matteo annuì e mi lasciò spazio tra le sue gambe, facendomi appoggiare la schiena al suo petto.

Lo sentii prendere un bel respiro, prima di iniziare a leggere, cosa che feci anche io, per l'ennesima volta.

Tu,
Tu, che, dal primo momento che ti ho visto, mi hai stravolto la vita.
Tu, che, con quegli occhi color cioccolato, teneri e luminosi, hai accesso una luce nella mia vita e mi hai mostrato colori mai visti prima.
Tu, che quando sorridi mi metti di buonumore e che quando ridi fai ridere anche me, anche nei momenti in cui voglia di ridere non ne ho per niente.
Tu, che conosci ogni centimetro della mia pelle, ogni mio singolo pensiero e ogni angolo del mio cuore.
Tu, che saresti in grado di fare di tutto una lezione di vita da cui trarre insegnamenti.
Tu, che canti a squarciagola le nostre canzoni preferite.
Tu, che mi hai dedicato i testi più romantici e strappalacrime che esistano.
Tu, che mi hai fatto amare il calcio e mi hai finalmente fatto capire le sue regole.
Tu, che hai introdotto una nuova tradizione nella mia vita: venire allo stadio a guardarti fare la cosa che più ti rende felice.
Tu, con cui ho condiviso tutto e con cui tutto voglio condividere.
Tu, che mi fai arrabbiare, piangere e innervosire, ma che con un singolo sguardo riporti tutto alla normalità, facendomi sorridere e innamorare di te più di prima.
Tu, che mi hai insegnato cos'è l'amore, e mi hai confermato l'esistenza dell'amore a prima vista.
Tu, che sei il mio migliore amico e il mio confidente più importante.
Tu, che sei il mio orsacchiotto tenero, a cui farei le coccole all'infinito.
Tu, che mi completi, e che sei così tanto diverso da me da sembrare quasi la stessa persona.
Tu, che mi fai ridere con le tue battute, e mi fai venire i brividi e le farfalle nello stomaco con i tuoi baci e le tue carezze.
Tu, semplicemente tu, che sei il mio tutto e senza cui sarei niente.
Tu, che sei l'amore della mia vita e ancora dopo 1825 giorni mi fai sentire le farfalle nello stomaco come al primo appuntamento.
Tu, amore mio, non cambiare mai, resta genuino e bello così come sei. Non perdere mai il sorriso, e neanche quella tua espressione tenera che tanto mi fa impazzire. Non perdere mai la voglia di ridere e di portare gioia nella vita delle persone con la tua risata contagiosa. Non perdere mai la passione che hai, e non farti buttare giù dalle cose brutte che potranno succedere.
Sei abbastanza, amore, se non per il mondo almeno per me, e credimi, non ti cambierei per nessun ragazzo di questa Terra.
Grazie di esistere e di essere quello che sei.
Ti amo 1825

La tua Ceciu <3

Finita la lettera sentii Matteo tirare su col naso.

«Io... te lo assicuro, Ceciu... per la prima volta nella mia vita dono rimasto senza parole» disse con voce commossa.

«Non c'è bisogno di parole. Basta che mi tieni tra le tue braccia per sempre» dissi.

Matteo mi lasciò un bacio sul collo.

«Per sempre, amore mio. Per sempre» mi promise, stringendomi a sé per cullarmi tutta la notte.

Spazio autrice:
Eh già, capitolo dopo capitolo siamo già a cinque anni di relazione tra Matteo e Cecilia. Sono felicissima di essere arrivata a scrivere questo capitolo, e sono contentissima che così tanti di voi mi abbiano seguita fino a qui. Davvero infinite volte grazie, vi adoro, uno per uno ❤️🤍❤️🤍❤️🤍❤️🤍

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