WHAT NOW?
«Non è vero che è finita, Ceci. Matteo ti ama ancora, e se è possibile ora ti ama ancora più di prima» disse Loca scuotendo la testa e cercando il mio sguardo.
Io gli lanciai un'occhiata fugace.
Sembrava sincero. Molto.
Lo sentii sospirare mentre io abbassavo di nuovo gli occhi. Sembrava stesse perdendo le speranze anche lui.
«Ti sto per dire una cosa che non dovrei dirti, ma che meriti di sapere. Però Matteo non deve sapere che te ne ho parlato perché potrebbe uccidermi» iniziò a dire sporgendosi sul tavolo come se fosse un segreto.
A quel punto io lo guardai confusa e curiosa.
Cosa mi stava per dire?
Loca prese un bel respiro prima di ricominciare a parlare.
«La sera che vi siete lasciati Matteo si è presentato a casa mia a Torino» iniziò a raccontare «Era disperato, e ha praticamente pregato Thessa di andare a dormire da un'amica perché aveva bisogno di parlare con me. Siamo stati insieme tutta la notte, svegli, e lui mi ha ripetuto quello che era successo almeno un centinaio di volte, senza smettere di piangere un secondo» continuò «Si è dato dello stupido per tutta la notte, continuando a ripetere che aveva appena perso la cosa più preziosa della sua vita e l'unica ragazza che gli abbia ridato la forza di vivere dopo aver chiuso con Alessandra» disse ancora Loca «Come ti ho già detto, voleva tornare da te di corsa, e dopo che gli ho ritirato le chiavi della macchina sarebbe stato disposto a tornare a piedi pur di vederti ancora. Sono stato io a dirgli di non farlo come ti ho detto prima» continuò.
A quel punto fece una pausa per cercare una reazione in me.
Ma io non avevo nulla da dire, ero pietrificata e senza parole.
«Matteo non è più lo stesso da quando non state più insieme» ricominciò allora Loca «È spento, ha lo sguardo vuoto, non è più concentrato. Bisogna ripetergli le cose più volte prima che capisca, e se risponde sei fortunato. In questi due mesi è uscito forse un paio di volte con me e Fede, basta. Non ha più voglia di fare nulla senza di te» continuò «Anche in campo rende poco, sia agli allenamenti che in partita. Non riesce più a dare il meglio di sé, perché gli manca la sua parte migliore» disse ancora senza mai distogliere lo sguardo dal mio «In Nazionale si sono accorti tutti del suo stato d'animo, tutti. Hanno chiesto a me e Fede se sapessimo qualcosa, e quando gli abbiamo spiegato la situazione è stato chiaro a tutti perché fosse così e perché non sia uscito mezza volta dalla sua stanza se non per gli allenamenti e i pasti» concluse.
Io ero senza fiato.
Le sue parole erano state una pugnalata al cuore, perché non avevo mai avuto intenzione di ferire così tanto Matteo. In effetti non avevo pensato a lui mentre lo lasciavo, stavo pensando a me e solo a me, ferita da quello che avevo appena scoperto e sempre più a pezzi. Non avevo pensato alla sofferenza che quella rottura avrebbe provocato anche a Matteo, e non mi ero voltata indietro un secondo, convinta a mantenere il mio orgoglio e la mia dignità.
Solo in quel momento quelle parole di Loca mi avevano riportato alla realtà, facendomi rendere conto del fatto che non ero stata l'unica a soffrire, e che forse Matteo non si era fatto sentire perché stava soffrendo talmente tanto da non averne le forze.
Se quello che diceva Loca era vero, Matteo aveva davvero sofferto in quel mese e mezzo, forse anche più di me, e io, stupida orgogliosa, avevo pensato che non mi avesse scritto perché non gli interessavo.
Ma quanto potevo essere stupida?!
Io e il mio stupido orgoglio!
Ero stata egoista, e Matteo non se lo meritava, perché ero stata egoista per una cosa stupida, una cosa per cui sicuramente non valeva la pena stare lontana per due mesi dal ragazzo che amavo e farlo soffrire così tanto fino a spegnere la luce nei suoi bellissimi occhi.
Dovevo fare qualcosa, e dovevo farlo subito.
~~~
Ehi
Non credi sia arrivato il momento di parlare?
Questo avevo scritto a Matteo un paio di giorni dopo la mia conversazione con Locatelli.
Il migliore amico del mio ex-ragazzo mi aveva aperto gli occhi su come stessero davvero le cose e mi aveva fatto pentire di aver provocato tutto quel male a Matteo. Quindi avevo messo da parte tutto l'orgoglio che distingue da sempre i Fumagalli e avevo scritto a Matteo per organizzare un incontro.
Avevo pensato per ore a cosa scrivere, e quando mi resi conto che niente sarebbe suonato abbastanza bene da far capire a Matteo che non ero più arrabbiata, avevo scritto la prima cosa che mi era venuta in mente.
Lui ci mise almeno un'ora a rispondere, però lo fece, il che mi rese più tranquilla.
Forse allora Loca aveva detto la verità il giorno prima.
Dove e quando?
Domani, dove siamo andati a fare la prima colazione insieme
Ok
Cinque messaggi.
Solo cinque messaggi ci eravamo scambiati, esattamente come la prima volta che ci eravamo scritti.
Da quei primi cinque messaggi era nata una storia d'amore unica, magari quel numero portava fortuna. Di solito con me lo faceva, e Matteo lo sapeva bene. Mi aveva regalato una maglietta e una felpa con quel numero scritto sulla schiena, maglietta che decisi di mettere nella borsa che avrei usato il giorno dopo, esattamente come il portafortuna lasciatomi da Matteo prima di partire per gli Europei. Chissà che sarebbero stati utili anche quella volta.
~~~
Quanto era bello!
Come sempre lo era stato d'altronde.
Sì, quando arrivai al bar dove dovevamo incontrarci Matteo era già lì che mi aspettava, appoggiato al muro appena fuori dall'entrata, illuminato dal sole. I suoi occhi erano coperti dagli occhiali, ma era chiaro che non fossero luminosi come al solito, e purtroppo per me non riuscivo a smettere di pensare che tutto quello fosse colpa mia.
«Ciao» dissi appena mi avvicinai, cercando di abbozzare un sorriso.
«Ciao» disse anche Matteo.
Che voglia di avvicinarmi di più!
"Perché non farlo?! Non hai nulla da perdere" mi dissi da sola.
In effetti era vero, perché trattenersi.
«Posso?... ehm... posso...» provai a chiedere, indicandomi una guancia.
Matteo annuì, poi lasciò che mi avvicinassi e si abbassò per concedermi di sfiorare la sua guancia con le mie labbra.
Oh quel profumo!
E quanto era bello averlo così vicino!
«Entriamo?» mi chiese Matteo risvegliandomi dal mio stato di trance.
Io annuii e lo seguii dentro il bar.
C'era un leggero imbarazzo tra di noi, più che altro perché facevamo fatica a guardarci negli occhi. Io non sostenevo il suo sguardo così spento, e credo che per Matteo fosse lo stesso.
«Come... come stai?» mi chiese a un certo punto lui per rompere il ghiaccio.
«Sono stata meglio» risposi io «Tu?» chiesi poi.
«Sono stato molto meglio» rispose Matteo.
Io annuii leggermente abbassando lo sguardo. Poi però mi feci coraggio e ripuntai gli occhi nei suoi.
Era il momento di scusarsi.
Era il momento di parlare.
Era il momento di porre fine a quella tortura che era averlo lì di fronte senza poter fare nulla.
«Credo di doverti delle scuse» iniziai a dire infatti con molta fatica.
Matteo alzò lo sguardo dalle sue mani per puntarlo su di me.
Oh quegli occhi!
Presi un bel respiro prima di continuare.
«Non volevo trattarti male, non volevo essere cattiva e non volevo farti soffrire così tanto» ricominciai «Ci sono rimasta male dopo che mi hai detto che ti sei scritto con delle fan mentre stavamo insieme, molto male, e sì, tutte le certezze che avevo su di te sono crollate, però non ho smesso di amarti» confessai «Per un attimo, solo per un attimo, ho pensato di non conoscerti davvero, e quel fottuto attimo purtroppo è bastato a dirti tutto quello che pensavo in quel momento e a lasciarti» continuai «Ma io non volevo, Matteo, non volevo lasciarti e non volevo allontanarmi da te. Non ho mai smesso di amarti nonostante fossi delusa e arrabbiata, e non era mia intenzione farti soffrire così. Ho reagito di impulso, ho lasciato che la rabbia e la delusione parlassero per me e mi facessero fare una cosa che non credevo essere capace di fare. Mi dispiace infinitamente, davvero» conclusi sull'orlo delle lacrime.
Non avevo distolto un attimo lo sguardo da quello di Matteo, e nonostante lui cercasse di rimanere impassibile, mi ero accorta che le mie parole lo avevano colpito.
Il silenzio che seguì il mio discorso però non mi piacque particolarmente.
Perché non parlava?!
Non gli avevano fatto nessun effetto quelle mie parole?!
«Di' qualcosa ti prego» dissi con tono e occhi imploranti.
Matteo sospirò, si mosse un attimo sulla sedia e poi parlò.
«Anche a me dispiace» iniziò a dire «Ho sbagliato a non dirti che mi scrivevo con delle fan, anche se, te lo ripeto, non sono mai state conversazioni più lunghe di un giorno ed erano tutte più che innoque» mise le mani avanti poi «Io amo te e solo te, Cecilia. Non c'è nessun'altra nella mia vita come te, e spero che non ci sia mai, perché vorrà dire che staremo insieme per sempre. Mi dispiace non averti detto tutto, mi dispiace aver scritto a Marta per così tanto e mi dispiace averti ferita così tanto. Non ho mai voluto che dubitassi della mia fedeltà e del mio amore, perché sono le cose più vere che io abbia mai provato in tutta la mia vita» continuò «Ho sbagliato anche a farti pesare il mio ritorno a Bergamo. Non è stato un problema, anzi, l'ho fatto con piacere, perché anche io non sopportavo più di starti così lontano e vederti così poco» disse ancora «Mi dispiace, mi dispiace tantissimo» concluse abbassando poi lo sguardo.
Io intanto stavo piangendo, perché quelle sue scuse, quelle sue parole erano state meravigliose. Tra l'altro mi accorsi anche di aver trattenuto il fiato e di aver ricominciato a respirare solo dopo che aveva finito di parlare. Tutta la paura che avevo di perderlo definitivamente perché non si era fatto sentire ed era un mese e mezzo che ci eravamo lasciati era sparita in un attimo, lasciando spazio alla speranza di poterlo riabbracciare e poterlo chiamare di nuovo "amore".
Anche se in realtà non ero certa che volesse tornare con me, perché lui non lo aveva menzionato.
Sì, mi aveva detto che mi amava, ma finché non avessi sentito le parole che avrebbero confermato che eravamo di nuovo una coppia non sarei stata tranquilla.
Ma Matteo non sembrava intenzionato a parlare, quindi dovetti farlo io, prendendo una buona dose di coraggio per fare la domanda che feci.
«Ci siamo scusati e pentiti entrambi. Quindi? Cosa facciamo adesso?»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top