WAIT A MINUTE

Ero in ritardo!

Anzi in ritardissimo!

No, purtroppo per me non ero in ritardo per un appuntamento o roba del genere... ero in ritardo con il ciclo mestruale!

E di nuovo purtroppo per me (ma in realtà in parte anche per Matteo) ero in ritardo di una settimana e mezza!

"Non posso essere incinta. No, no e no!" pensavo tra me e me, nel silenzio del mio bagno, mentre mi mangiavo un'unghia fino quasi a sanguinare "Pensa, Cecilia, pensa" mi dissi "Quand'è stata l'ultima volta che abbiamo fatto sesso?" mi chiesi "Due settimane fa, a casa di Matteo, prima che partisse per l'ultima partita con la squadra" mi risposi "E il preservativo... sì, c'era, me lo ricordo" continuai a pensare.

Ma allora perché se mi ricordavo il preservativo ora ero in quella situazione di panico?!

Io e Matteo eravamo davvero in quella percentuale di popolazione sfigata a cui si rompeva il preservativo e finiva a programmi come 16 Anni Incinta con un bambino (se non due) di cui prendersi cura?!

"Tecnicamente non finirò a 16 Anni Incinta, ne ho 21 di anni" mi dissi da sola.

Poi però scossi la testa per scacciare quel pensiero, perché non era quello il problema in quel momento.

Il problema era capire se fossi veramente incinta e poi, se lo fossi stata, capire cosa fare, e come dirlo a Matteo, e ai miei...

"Prima capire se sei incinta, Cecilia!" mi dissi decisa, cercando di concentrarmi solo su quello.

Presi un bel respiro e uscii finalmente dal bagno, cercando di sembrare il meno agitata possibile. Non c'era nessuno in casa in realtà, ma avevo bisogno di sentirmi poco agitata per me stessa, per non crollare in un panico autodistruggente.

Mi vestii in fretta con le prime cose che trovai e poi uscii di casa, diretta in farmacia per comprare un test di gravidanza. Una volta tornata a casa però mi accorsi che non potevo farlo da sola, non avrei retto una notizia del genere altrimenti.

Francesca e Beatrice erano sicuramente in università però, e Thessa e Benedetta troppo lontane per arrivare in poco tempo.

L'unica persona abbastanza vicina e libera in quel momento era Matteo.

No, non aveva gli allenamenti quel giorno, quindi era a casa.

Sospirai.

Non era così che intendevo dare a Matteo la notizia, ma era l'unico da cui potevo andare.

Così presi la mia borsa, il test di gravidanza e le chiavi della macchina, diretta verso casa di Matteo.

Sei a casa?
Sto venendo da te

Gli scrissi prima di partire.


È successo qualcosa?

Non risposi, non c'era tempo.

Misi in moto la macchina e presi la strada per Monza.

~~~

«Ceciu, va tutto bene?» mi chiese Matteo appena misi piede in casa sua.

Seguì i miei movimenti con aria preoccupata e stranita, mentre io appoggiavo la borsa sul divano e poi mi giravo verso di lui.

«Potremmo avere un problema» dissi guardandolo negli occhi.

Lo vidi confuso.

«Che genere di problema?» mi chiese.

Io presi un bel respiro.

«Sono in ritardo con le mestruazioni» risposi.

Vidi Matteo aggrottare per un attimo le sopracciglia, prima di alzarle e spalancare gli occhi.

«Aspetta un minuto...» iniziò a dire.

Ma si bloccò con un dito alzato verso di me e aria spaventata.

Io sospirai dispiaciuta e sull'orlo di una crisi.

Sapevo avrebbe reagito così, ma dentro di me speravo che invece non lo facesse e fosse un po' più positivo.

Chiedevo troppo?

«Aspetta un minuto...» disse ancora Matteo «Vuol dire che sei incinta?» chiese allarmato.

«Non lo so, amore, non lo so» risposi scuotendo la testa e cercando di calmarlo «Non ho ancora fatto il test. Sono qui apposta» aggiunsi.

Matteo ricominciò a respirare e fece un passo verso di me.

«Ok, calma» disse, forse più rivolto a se stesso che a me «Calma» ripeté «Non c'è niente di certo, giusto?» mi chiese poi.

Io annuii per confermare la sua idea.

«Quindi per ora andare in panico non aiuta» disse ancora Matteo.

Io annuii di nuovo, però ero sull'orlo delle lacrime, anzi... ero in lacrime.

Iniziai a respirare a fatica, scossa dai singhiozzi.

Stavo sfogando tutta la preoccupazione che avevo da qualche giorno, ma che non avevo potuto esprimere per non dover raccontare tutto ai miei e perché sapevo che se fossi stata a casa da sola non sarei riuscita a riprendermi.

In quel momento però, con Matteo lì con me, sapevo di avere qualcuno che mi avrebbe consolata e tranquillizzata.

«No, no, no, Ceciu... non piangere» provò infatti a dire Matteo «Non piangere» ripeté avvicinandosi e mettendomi le mani sulle guance «Non c'è nulla di certo, quindi manteniamo la calma per ora, ok?» mi chiese guardandomi negli occhi, ormai pieni di lacrime e panico.

I suoi erano così calmi e teneri!

Ma come faceva a essere sempre così razionale?

«Respira, Ceciu, respira» mi disse senza togliere le mani dalle mie guance «Respira» ripeté, prendendo poi un paio di respiri profondi con me.

Andava quasi meglio.

«Hai il test qui?» mi chiese quando mi fui calmata abbastanza.

Io annuii.

«Dici che è il caso di farlo?» mi chiese ancora.

Io lo guardai stranita.

«Ti ho detto che sono in ritardo con le mestruazioni!» risposi con aria ovvia.

«Sì, sì, ma se sei in ritardo solo di un paio di giorni mi sembra inutile fare un test di gravidanza» spiegò lui.

«Sono più di due giorni» dissi io.

Matteo si bloccò un attimo, prima di ricominciare.

«Ok, ma non fasciamoci la testa per un ritardo di...» continuò, cercando in me il continuo della frase.

«Una settimana e mezza» risposi io mestamente e abbassando lo sguardo.

«Una settimana e mezza» ripeté Matteo «Merda» aggiunse tra i denti, spostando le mani dalle mie guance per passarsele tra i capelli.

Alzando lo sguardo su di lui lo vidi davvero in ansia, e la razionalità di poco prima era quasi sparita del tutto dai suoi occhi.

La cosa non mi aiutò a trattenere le lacrime, che ricominciarono a scendere ininterrottamente sulle mie guance.

«Ceciu, no...» provò ancora Matteo, tornando vicino a me e rimettendomi le mani sulle guance.

Mi lasciò un bacio in fronte e poi si fermò nello stesso punto con le labbra, accarezzandomi una guancia con il pollice.

«Ok, facciamo questo test» disse dopo un po'.

Si staccò dalla mia fronte per guardarmi negli occhi e annuire leggermente, cercando di rassicurarmi.

Annuii anche io, poi raggiunsi la mia borsa e presi il test di gravidanza.

«Ehi, stai tranquilla» mi disse Matteo prima che potessi entrare in bagno.

Io annuii di nuovo, poi mi soffermai a guardarlo un attimo negli occhi, sperando che quel contatto potesse trasferirmi un po' della calma di Matteo.

~~~

Il tempo non sembrava passare mai.

Mai.

Era un po' che avevo fatto il test, due minuti tutti, e il risultato non era ancora uscito.

Mentre stringevo la mano di Matteo in attesa di un cenno dal test di gravidanza pensavo che la cosa fosse positiva. Tutte le istruzioni dei test di gravidanza dicono che un risultato positivo (quindi che dice che sei incinta) esce nel giro di un minuto, per averne uno negativo (non incinta) invece ce ne vogliono almeno cinque.

Un minuto era passato da quando avevo fatto il test, quindi voleva dire che non ero incinta?

Sarebbe stato un sollievo.

Insomma, certo che mi sarebbe piaciuto avere un bambino dal mio bellissimo Matteo, sopratutto perché volevo che gli assomigliasse in tutto e per tutto, però era troppo presto. Io avevo solo 21 anni, andavo ancora all'università e vivevo in casa con i miei. Matteo invece di anni ne aveva 25, viveva da solo ma in casa non c'era quasi mai perché aveva allenamenti su allenamenti e partite su partite. Problemi economici non ce ne sarebbero stati con tutti i soldi che prendeva Matteo, ma sarebbe stato comunque troppo difficile avere un bambino in quel momento, troppo.

«Perché ci mette così tanto?» chiese Matteo, risvegliandomi dai miei pensieri.

Io alzai lo sguardo su di lui vedendolo irrequieto.

«È un buon segno, se ci mette tanto molto probabilmente non sono incinta» risposi.

«Davvero?» mi chiese Matteo sorpreso.

Io annuì. Poi ripuntai gli occhi sul test, che effettivamente adesso segnava che non ero incinta.

Avevo un peso in meno sul cuore.

Tornai a guardare Matteo e gli feci un mezzo sorriso.

«È negativo» dissi.

Anche lui abbozzò un sorriso, non così convinto però, cosa che mi fece aggrottare le sopracciglia.

«Stava iniziando a piacermi l'idea di avere un bambino con te» ammise quando gli chiesi cosa avesse.

Le sue parole mi lasciarono senza fiato per un attimo, e prima di accorgermene avevo fatto un sorrisetto tenero al mio Matteo.

«C'è tempo, amore mio» dissi «Siamo ancora giovani e io sto ancora studiando, sarebbe un problema adesso» continuai «Per avere un bambino bisogna avere una vita a forma di bambino, e quella che abbiamo noi non lo è. Non ancora per lo meno» conclusi alzando le spalle con innocenza.

Matteo annuì leggermente.

«Lo so» si limitò a dire, prima di lasciarmi un bacio sulla tempia «È stato un bello spavento vero?» mi chiese poi divertito.

Io annuii facendo una risatina.

«La vita è fatta anche di questo» dissi poi alzando di nuovo le spalle.

Fece una risatina anche Matteo, prima di proporre un film per distrarci un po'.

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