THOSE EYES PT.2

La canzone su cui mi ero lasciata andare per qualche minuto era finita. Il dj aveva appena sfumato la musica, riportandomi al mondo reale.

Non volevo che quel momento finisse, ed ero più che pronta a perdermi nelle note anche della prossima canzone che starebbe stata messa, ma non andò così.

Dalle prime note capii di che canzone si trattasse, e invece che tornare nel mio mondo e distrarmi, ricaddi sulla Terra con una violenza inaspettata.

Era appena partita "Il Bacio Di Klimt" di Emanuele Aloia, canzone che Matteo mi aveva dedicato e che descriveva quasi alla perfezione quell'esatto momento.

In un attimo mi si bloccò il respiro, e prima che potessi accorgermene mi ero girata verso Matteo, puntando lo sguardo nel suo.

Sì, mi stava guardando anche lui, e i suoi occhi erano così pieni di tristezza che quasi mi venne da piangere.

Senza rendermene conto mi persi in quelle iridi color cioccolato belle come il sole, rivedendoci riflesse tutte le cose che avevamo passato insieme io e Matteo, e poi tutto quello che ci eravamo detti in quei due giorni durante i quali avevamo fatto finire la nostra bellissima relazione.

Quanto mi mancava!

Quanto avrei voluto corrergli incontro, sedermi sulle sue gambe, fiondarmi tra le sue braccia e baciarlo!

Baciarlo come non lo avevo mai baciato, con tutta la passione che provavo e tutto l'amore che avevo per lui!

Sì, lo amavo ancora, ne ero certa, sopratutto dopo quella canzone e quello scambio di sguardi così lungo e intenso.

Matteo mi mancava come l'aria, e avevo bisogno di lui per poter tornare a vivere davvero.

Ma non potevo tornare indietro.

Non potevo mandare all'aria il mio orgoglio e la mia dignità.

Matteo aveva fatto una cosa sbagliata, mi aveva mentito e non meritava di essere perdonato così presto.

Eh già, ho detto così presto perché dopo quella sera ero quasi sicura al 100% che lo avrei perdonato. Però ero convinta a non farlo così presto, ed ero convinta di volerlo fare a modo mio, quando e come avrei voluto.

Sicuramente non quella sera, non era ancora il momento.

~~~

«Pronto?» chiesi il giorno dopo, appena risposi al telefono con le sopracciglia aggrottate e aria confusa.

No, non era un numero sconosciuto, sapevo chi mi stava chiamando, ma ero stupita che lo stesse facendo.

Che cosa voleva da me Loca?

Insomma, va bene amici, ma non ci eravamo mai telefonati.

«Ceci, ciao, come va?» mi chiese la voce di Locatelli dall'altra parte del telefono.

«Esattamente come andava ieri sera» risposi io «Ma perché mi chiami? È successo qualcosa?» chiesi ancora confusa.

«No, non è successo niente, però credo che sia il caso di vederci perché dobbiamo parlare» rispose Loca con voce seria.

«Se dobbiamo parlare di Matteo non credo sia il caso di vederci. Non ho niente da dire» dissi io fredda.

Non volevo essere cattiva con Loca, ma dovevo fargli capire che era troppo presto per parlare di Matteo e anche solo pensare di tornare insieme.

Era tutto troppo fresco ancora.

«Beh, io ho molto da dirti e vorrei farlo oggi pomeriggio se non hai impegni. Io sono a Milano fino a domani mattina, quindi dobbiamo approfittare di questo momento» disse Loca deciso ma quasi con tono implorante.

A quel punto sospirai.

Loca aveva ragione, era il caso di parlare, anche perché ero molto curiosa di sapere cosa avesse da dirmi. Era una delle persone che conosceva meglio Matteo, magari, anzi sicuramente, sapeva qualcosa su come l'aveva presa e sul perché non mi avesse ancora scritto o chiamato.

Così accettai, e poche ore dopo ero seduta in un bar poco conosciuto di Milano, di fronte a Loca.

Mi stava sorridendo, ma era evidentemente preoccupato.

«Hai intenzione di parlare o aspetti che lo faccia io?» chiesi a un certo punto alzando un sopracciglio «Perché io non ho niente da dire quindi staremmo qui all'infinito» aggiunsi.

Loca sospirò.

«Parlo» rispose «E ti dico che secondo me è il caso di sistemare questa situazione» disse guardandomi negli occhi.

«Quale situazione?» chiesi io abbassando lo sguardo e facendo la finta tonta.

Però, nonostante non lo stessi guardando, mi accorsi che Loca mi guardò con rimprovero.

«La situazione tra te e Matteo» rispose con aria ovvia.

Io sospirai rassegnata.

«Loca, ci hai visti ieri sera, non sembra sul punto di risolversi» dissi scuotendo la testa.

«Ma è il caso che si risolva» ribatté Loca «Perché non potete andare avanti così. Siete entrambi evidentemente distrutti da questa lontananza, quindi è ora di farla finire» aggiunse.

Io sospirai ma non dissi niente. Non sapevo cosa dire.

«E tra l'altro, non fare finta che non ci sia stato un intenso scambio di sguardi durante quella canzone spudoratamente romantica. Lo abbiamo notato tutti» disse ancora Loca, guardandomi con un sopracciglio alzato.

Io lo guardai spiazzata.

Se ne era davvero accorto?

Anzi, se ne erano davvero accorti?

«Se n'è accorto anche Fede, il che è tutto dire» rispose Loca quando glielo chiesi.

Mi scappò una risatina.

Gli voglio bene, ma Fede non è proprio la più sveglia delle persone che conosco.

«Beh, uno sguardo non vuol dire niente» dissi poi tornando seria.

«Quello voleva dire moltissimo» mi smentì Loca.

Io sospirai.

Loca aveva ragione, lo sguardo che ci eravamo scambiati io e Matteo voleva dire tantissimo, ma la situazione non sarebbe cambiata comunque.

«È troppo presto, Loca, troppo» dissi scuotendo la testa.

«Dopodomani partiamo con la Nazionale, Ceci! Quando hai intenzione di parlare a Matteo?» mi chiese Loca con aria ovvia.

«Non tornate più dal ritiro con la Nazionale?!» chiesi io alzando le sopracciglia scettica.

Loca mi guardò male.

«Certo che torniamo, ma prima chiarite meglio è no?» mi chiese in risposta con aria ovvia «Se vi parlate prima che Matteo parta con la Nazionale andrà tutto meglio» aggiunse.

Io a quel punto lo guardai con sospetto.

Loca voleva sicuramente un sacco di bene a Matteo, ma in quel momento non era solo lui che gli interessava, c'era altro sotto.

«Non sono ancora pronta a parlargli» dissi ancora io «E lui non mi sembrava intenzionato a farlo, quindi aspetterò che tornate dal ritiro» aggiunsi.

Loca sospirò sconcertato.

«Ceci, ti prego!» provò a implorarmi.

«Ho detto di no, Loca» dissi decisa.

«Abbiamo bisogno di Matteo al massimo della forma, per favore» provò ancora lui.

Io lo guardai male.

Si era finalmente lasciato scappare il vero motivo per cui voleva che tornassi con Matteo, e aveva confermato la mia ipotesi.

«Se Matteo non sarà concentrato sulla sfida abbiamo ancora meno chance di vincere e andare ai Mondiali. E l'unico modo perché torni davvero in sé è fare pace con te» continuò Loca, sputando tutto il rospo.

Io sospirai.

Forse era vero, Matteo non sarebbe stato al massimo della sua forma non essendo completamente tranquillo mentalmente, ma non era un problema mio. Avevo già le mie difficoltà da affrontare, e in quel momento dovevo pensare a me e alla mia "relazione" con Matteo, non alla Nazionale e a Qatar 2022.

Lo so, forse sembrerò egoista, ma a volte nella vita, per stare meglio con se stessi, bisogna esserlo.

Infatti lo dissi anche a Loca, che mi guardò ancora più disperato.

«Tanto Matteo non gioca mai» aggiunsi poi, alzando le spalle con innocenza.

No, non lo avevo detto per essere cattiva, volevo solo essere realista.

«E se questa volta Mancini decidesse di metterlo in campo?» mi chiese Loca «Non ti sentiresti in colpa se dovesse giocare male?» mi chiese ancora.

Io lo guardai senza dire nulla.

Forse in parte sì, ma ripeto, avevo i miei problemi a cui pensare.

«Non è un problema mio la prestazione della Nazionale. E non dipende sicuramente solo da Matteo» dissi secca «Tra l'altro, non credo sia così disperato da giocare male in partita» aggiunsi scettica.

«Credimi, sta peggio di quanto credi» mi smentì Loca.

Io lo guardai colpita da quella parole, perché le aveva dette con talmente tanta tristezza e dispiacere che erano risultate una pugnalata al cuore per me.

Mi accorsi di respirare a fatica, così presi un bel respiro per riprendermi.

«Non sono convinta di poterti credere» mentii scuotendo la testa.

Loca sospirò e poi annuì leggermente.

«Sei davvero testarda come dice il Pess» disse più a se stesso che a me «Però gli devo dare ragione quando dice che questa cosa di te gli piace un sacco» aggiunse.

Io deglutii a fatica.

«Non mi convincerai elencandomi le cose di me che piacciono a Matteo» gli dissi scuotendo la testa.

In realtà però probabilmente sarebbe successo se fosse andato avanti a parlare, quindi dissi quella frase sperando che la smettesse.

«Ci ho provato» disse Loca alzando le spalle con innocenza.

Io abbozzai un sorrisetto.

Era sempre il solito!

«Devo andare» dissi dopo secondi di silenzio.

«Non scriverai a Matteo vero?» mi chiese Loca mentre facevo per alzarmi.

«No, è ancora tutto troppo fresco» risposi io scuotendo la testa e guardando Loca dispiaciuta.

Mi piaceva che stesse mettendo tutte le sue forze per farci tornare insieme e rivedere il suo amico felice, ma non era ancora il momento.

Loca annuì leggermente, rassegnato.

«Buonafortuna con i play-off» dissi con un mezzo sorriso.

«Grazie» disse Loca abbozzandone uno.

A quel punto girai i tacchi e feci per uscire, ma mi accorsi di avere ancora una cosa da dire al ragazzo alle mie spalle.

«Loca» lo chiamai «Saluta Matteo da parte mia» gli dissi.

L'espressione tesa di Loca si distese in un leggero sorriso, prima che mi facesse l'occhiolino, già più fiducioso di prima.

~~~

I giorni passavano, Matteo mi mancava sempre di più e la rabbia e la delusione iniziavano a non essere più così influenti.

Ero ancora scottata da quello che era successo con Matteo, ma quello scambio di sguardi alla festa di Thessa era stato una doccia fredda, e si sa che l'acqua fredda provoca sollievo sulle scottature.

Dopo quella sera mi ero accorta di aver bisogno di tornare a parlare con Matteo, avevo bisogno di poterlo chiamare ancora "amore" e di sentirlo vicino il più possibile. Solo che non credevo di essere pronta, e non sapevo quando lo sarei stata.

Lui dal canto suo non aveva reso le cose più semplici, perché era quasi un mese che non si faceva sentire, segno che forse non voleva recuperare i rapporti.

«Non iniziare con le tue stupide paranoie, Cecilia! È ovvio che Matteo vuole recuperare i rapporti!» aveva esclamato un giorno Filippo con aria ovvia «Solo che, come te, non sa come e non sa quando, e forse non vuole neanche forzare la cosa per paura che tu non sia pronta» aveva aggiunto alzando le spalle con innocenza.

Io sospirai.

«Secondo me non ti ha scritto perché ci tiene davvero» disse Beatrice «Ti sta lasciando i tuoi spazi e i tuoi tempi, e non vuole forzare la mano per paura di perderti del tutto» spiegò quando io aggrottai le sopracciglia «Solo i ragazzi davvero innamorati fanno così» aggiunse annuendo convinta.

Io sospirai di nuovo.

Aveva senso il ragionamento di Beatrice, però non ero ancora convinta. Nella mia testa pensavo che se a Matteo fosse davvero interessato tornare con me non avrebbe perso un attimo per scrivermi o chiamarmi. Si sarebbe fatto sentire e mi avrebbe fatto capire in tutti i modi che lui c'era ancora, era lì e voleva che tornassi a essere la sua ragazza.

Il non averlo fatto mi aveva delusa molto, e me lo aveva fatto mancare ancora di più.

Un'altra parte di me però pensava che a Matteo interessassi ancora e molto anche. D'altronde poche sere prima ci eravamo scambiati un'occhiata lunghissima durante la canzone. E non era stata un'occhiata insignificante, era stata un'occhiata intensa e piena di tutte le parole che non eravamo riusciti a dirci. Era un'occhiata piena di tutte le parole che diceva la canzone in sottofondo, che ci eravamo dedicati semplicemente con lo sguardo.

Spazio autrice:
Ecco due nuovi capitoli per voiii! 🤍
Comunque... nel prossimo ci sono i play-off! Incrociamo tutte le dita che abbiamo e tifiamo per i ragazzi 🤞🏻💙🇮🇹
❤🤍❤🤍❤🤍

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