THOSE EYES
Due settimane e mezza.
Erano passate due settimane e mezza da quando avevo chiuso con Matteo.
Due settimane e mezza senza sentirci, senza un minimo messaggio, senza nemmeno uno dei suoi bellissimi sorrisi e senza sentire la sua voce.
Due settimane e mezza che avevano annullato in un attimo i quasi tre anni di relazione che avevamo avuto.
No, ovvio che nella mia testa c'era ancora tutto quello che avevamo passato. Tutte le risate, tutti i baci, tutti gli abbracci, tutti i viaggi... ma in pratica non c'erano più. Concretamente non avrei più potuto fare nessuna di quelle cose, non con Matteo per lo meno.
Per distrarmi cercavo di concentrarmi sullo studio. Studiavo mattina e sera, e le uniche pause che mi concedevo erano per uscire con i miei amici, obbligata da Francesca, Beatrice e Filippo.
«Non puoi chiuderti in casa per sempre, hai bisogno di vivere» continuavano a dirmi, fino a che io non sbuffavo e decidevo di uscire per farli tacere.
Ma le uscite non erano chissà quanto distraenti. Passavo tutto il tempo a pensare che, nonostante adorassi i miei amici, niente era come le uscite che facevo con Matteo. Pensavo che nonostante adorassi ridere con i miei amici, niente era come ridere con Matteo.
Insomma... niente era Matteo.
Lui era unico e inimitabile, e la mia vita era così vuota senza di lui!
Tra l'altro, da quando non stavamo più insieme mi ero anche accorta di quanto grigia e monotona fosse la vita senza di lui. Il mondo era tutto spento, fatto di colori tristi e cupi che lo rendevano orribile. Probabilmente anche prima di conoscere Matteo il mondo lo vedevo così, ma adesso che non eravamo più insieme il tutto sembrava ancora più cupo e brutto. Avevo conosciuto la sua bellezza e la sua luminosità, avevo conosciuto i colori più belli e incantevoli che avessi mai visto, e ora che tutto era tornato come prima sembrava peggio di sempre. Questo perché, come dice Emanuele Aloia, non è facile abituarsi al vuoto dopo aver scoperto Atlantide.
Tra l'altro questa stessa frase era stata usata pochi giorni prima da Matteo in una storia di instagram, e la cosa mi aveva fatto piangere ancora di più. Voleva dire che anche a lui mancavo come lui mancava a me, segno che forse non era così colpevole come credevo io.
Ma comunque... anche Benedetta e Thessa, che ovviamente sapevano tutto, cercavano di starmi il più vicino possibile e distrarmi come potevano. Venivano apposta da Torino e mi portavano fuori a pranzo e a cena o semplicemente per una bevuta, tutto per passare un po' di tempo insieme e cercare di farmi svagare un po'.
«Ragazze, siete ufficialmente invitate alla mia festa di compleanno!» ci annunciò un sabato di metà marzo Thessa, facendo un sorriso smagliante «Sarà una cosa easy, poca gente e tanta musica, così, giusto per stare un po' insieme» ci spiegò sempre sorridendo «Quindi giovedì non prendete impegni, siete mie» aggiunse guardandoci con fare ammonitore.
Io e Benedetta alzammo le mani e le assicurammo che saremmo andate al suo compleanno più che volentieri.
Thessa sorrise entusiasta, poi puntò gli occhi su di me storcendo un po' la bocca.
«Ho chiesto a Manuel di invitare anche Matteo, è un problema?» mi chiese.
Io sospirai.
«No, non lo è» risposi scuotendo la testa «Non sarà facile vederlo, ma non posso non venire al tuo compleanno perché ci sarà anche lui, e non posso neanche chiederti di non invitarlo. La festa è tua e decidi tu» dissi alzando le spalle.
Thessa fece un sorrisetto tenero.
«Così mi piaci, amica!» esclamò Benedetta con entusiasmo «È giusto quello che hai detto, e poi, anche se Thess dice che saremo in pochi, sono sicura che non ci sarà modo di parlarsi più di tanto» disse per tranquillizzarmi.
Io abbozzai un sorriso.
Non ero molto tranquilla, ma non avevo scelta, e prima o poi sapevo sarebbe successo e che l'avrei rivisto.
Dovevo farmene una ragione.
~~~
Oh quegli occhi!
E quelle labbra!
E quelle mani!
E quel sorriso!
Ma soprattutto quegli occhi!
Sì, sto parlando di Matteo, perché era bellissimo la sera della festa di Thessa. Non era vestito particolarmente elegante, aveva un paio di jeans neri e una felpa bianca della Nike abbinata alle scarpe, ma era mozzafiato.
«Tutto bene?» mi chiese Fede fermandosi al mio fianco.
Io alzai gli occhi su di lui e mi accorsi che stava lanciando degli sguardi furtivi a Matteo.
«Sì, tutto bene» risposi annuendo e cercando di abbozzare un sorriso.
Ne fece uno anche Chiesa, poi si allontanò per presentarsi agli altri invitati.
È vero, eravamo pochi, e infatti in poco tempo, mentre si presentava, Matteo arrivò a me. Evidentemente non si aspettava di raggiungermi però, perché quando mi vide assunse un'espressione genuinamente sorpresa e rimase spiazzato per qualche secondo.
«Ciao» disse.
«Ciao» dissi anche io.
Volevo fare un sorriso, ma non ce la feci, anche perché neanche Matteo stava sorridendo.
Che imbarazzo tutto quel silenzio!
«Ti... ehm... ti vedo bene» disse Matteo «A parte gli occhi, quelli sono un po' spenti» aggiunse sincero.
Io annuii.
«Diciamo che sto benino» dissi «Anche se sono stata meglio» ammisi.
Annuì anche Matteo.
«Anche io» confessò.
«Immagino» dissi io.
Io e Matteo ci guardammo negli occhi ancora per qualche secondo, poi lui decise di allontanarsi, non prima di avermi tirato un'ultima occhiata malinconica.
Io sospirai.
Quanto era bello!
Anche se anche lui aveva gli occhi molto spenti, più spenti di come me li ricordassi l'ultima volta che ci eravamo visti.
«Vuoi da bere?» mi chiese in quel momento una voce, risvegliandomi dai miei pensieri.
Era Loca, che si era fermato dove poco prima c'era Matteo e mi stava porgendo un drink.
«Cos'è?» chiesi io.
«Japane Ice Tea» rispose «Matteo mi ha detto che ti piace» spiegò quando lo guardai sorpresa.
Sospirai di nuovo.
«Grazie» dissi a Loca abbozzando un sorriso.
Lui ne fece uno decisamente più grande del mio.
«Mi fai un sorriso?» mi chiese «Non posso vederti così» aggiunse.
Io sospirai per l'ennesima volta, poi guardai Loca un po' scettica e provai a sorridere.
Dalla faccia di Loca capii che il sorriso mi era venuto abbastanza bene.
«Ora va meglio» disse più allegro.
Poi si allontanò per raggiungere Thessa.
~~~
La serata stava andando bene. Le amiche di Thessa erano molto carine e simpatiche, la musica era piacevole e i drink erano fatti davvero bene.
Tra l'altro, proprio come avevano detto Thessa e Benedetta, non c'era stato modo, a parte all'inizio, di trovarmi da sola con Matteo e doverci parlare.
Faceva male averlo a pochi passi e non poterci parlare, non potergli sorridere o tenergli la mano, ma dovevo farmene una ragione, perché non stavamo più insieme da un po' ormai, quindi quella sarebbe dovuta diventare la mia normalità. Avevamo degli amici in comune, amici che volevano bene a entrambi e a cui entrambi tenevamo, e nel corso degli anni ci sarebbero state tante feste e occasioni durante le quali incontrarsi, quindi dovevo abituarmici.
«Dai, vieni a ballare» mi disse a un certo punto Benedetta, prendendomi per mano e cercando di tirarmi verso la pista.
«Non sono in vena» dissi io arricciando il naso.
«Dai!» provò lei «Così lo farai impazzire» mi sussurrò avvicinandosi al mio orecchio con aria furba.
Io la guardai scuotendo la testa, poi però mi feci convincere e andai in pista con lei, raggiungendo Thessa e Loca.
«Eccola la mia amica!» esclamò Thessa con un sorriso.
Ne fece uno anche Loca, prima di lanciare uno sguardo a Matteo e decidere di raggiungerlo.
Mi lanciai anche io uno sguardo alle spalle, e mi accorsi che Matteo, dalla sua poltroncina a lato della pista, mi stava guardando.
Distolsi in fretta lo sguardo per ripuntarlo sulle mie amiche.
«Non guardarlo, lasciati andare» mi suggerì Benedetta «Siamo solo noi tre, è una serata tra amiche» aggiunse.
Io sospirai, poi cercai di seguire il suo consiglio e provai a sciogliermi a ritmo di musica. Con mia grande sorpresa non ci misi molto, e in un attimo stavo seguendo il ritmo insieme alle mie amiche, sentendomi immediatamente più libera.
Mi era sempre piaciuto così tanto ballare!
Ed era così tanto che non lo facevo!
Da quando io e Matteo ci eravamo lasciati avevo smesso di frequentare le lezioni di danza, quindi non avevo più neanche la mia valvola di sfogo preferita.
Ballare in quel momento, sentendomi libera e leggera, era la cosa di cui avevo più bisogno.
Sembrava di essere entrata in un altro mondo.
Un mondo in cui Matteo non esisteva, e in cui tutte le sofferenze di averlo perso sembravano una sagoma lontana e sbiadita.
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