TEAMMATES
Sì, nonostante l'Italia non si fosse qualificata per i Mondiali, avevamo comunque una cena con tutta la Nazionale.
Era nata per essere una cena di celebrazione, ma, per ovvi motivi, non lo poteva essere. Quindi era diventata una specie di cena consolatoria, che sarebbe servita anche a svagarsi un po' e dimenticare il fallimento appena compiuto.
Non fu facile ovviamente svagarsi davvero, e soprattutto non fu facile sopportare gli occhi di quei ragazzi, che avevano il cuore e i sogni infranti, ma la gioia di rivedersi per l'ultima volta prima di una lunga pausa, e dopo alcune settimane dopo la terribile sconfitta contro la Macedonia del nord, riuscii in parte a sorpassare quel profondo dolore provato da tutti.
«Che stacco di coscia, amica!» esclamò Thessa, avvicinandosi con Loca a me e Matteo appena arrivammo.
Io feci una risatina.
«Grazie» dissi, facendo finta di tirarmela e accarezzandomi la parte di coscia che usciva dal profondo spacco del mio vestito bianco con stampa tropicale verde, marrone e viola.
Fece una risatina anche Thessa, poi mi prese sottobraccio per entrare insieme nel ristorante.
Ci sedemmo ovviamente vicino a Benni e Federica, pronte a raccontarci le ultime cose che ci erano successe, ma a un certo punto, quando i nostri ragazzi si spostarono a parlare con gli altri, accogliemmo anche la compagna di Jorginho e la compagna di Berardi.
«Francy, come sta il vostro bellissimo bambino?» chiese a un certo punto Thessa alla compagna di Berardi.
«Direi bene! Anche se ieri ha fatto certe storie quando ci siamo salutati» rispose lei, spalancando gli occhi e facendoci ridere.
«È un mammone quindi?» chiese Federica.
«Mammone è dire poco!» esclamò Francesca.
«È maschio, credo sia normale che sia così» fece notare Benni divertita.
Ridemmo di nuovo tutte, dandole ragione.
«Dovreste vedere Jax!» esclamò in inglese la compagna di Jorginho (l'italiano lo sapeva troppo poco per sostenere una conversazione, ma sapevamo tutte l'inglese, quindi non c'era bisogno di preoccuparsi) «Tutte le volte che esco di casa sono pianti disperati» disse «Anche se lo lascio con Jo invece che con la tata!» esclamò, spalancando gli occhi.
«Pensa che invece Rebecca fa storie quando le dico che sto a casa e che quindi non la lascio da sola con Nico!» esclamò Federica, spalancando anche lei gli occhi «Adora stare da sola col papà» aggiunse.
«Che belle le bambine innamorate del proprio papà!» esclamai io con un sorriso tenero.
Speravo tanto di avere una bambina che sarebbe stata innamorata persa del suo papà!
«Stai già parlando di bambini? Non è un po' presto?» mi chiese Benni alzando un sopracciglio divertita.
Io la guardai con aria ovvia e divertita.
«Non ho detto che voglio una bambina adesso» le feci notare.
Benni mi guardò poco convinta, poi fece una risatina e scosse leggermente la testa.
«E tu? Come va con i preparativi del matrimonio?» chiese Francesca a Thessa, con aria curiosa.
«Chiedilo a loro» rispose Thessa, facendo cenno verso me e Benni.
Io e lei ci guardammo con gli occhi spalancati e un sorrisetto divertito.
No, Thessa non aveva detto a caso di chiedere a noi. Noi, oltre ad altre sue amiche, ci eravamo sorbite tutti i suoi sfoghi dall'inizio dei preparativi fino a quel giorno, e sapevamo benissimo che non era finita lì.
Però infondo i preparativi di un matrimonio non sono tali senza ansia, e Thessa era così carina quando si innervosiva!
«È riuscita a farsi problemi anche sulla sfumatura di verde di cui devono essere le foglie delle composizioni sui tavoli del ricevimento» disse Benni alle ragazze, mentre gli raccontavamo di tutti gli scleri di Thessa.
«Questo non è vero» la smentì però lei.
Io e Benni la guardammo con le sopracciglia alzate.
«Quindi il verde pino ti sarebbe andato bene?» chiesi alzando un sopracciglio.
Thessa aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse, prima di parlare in sua difesa.
«Non stava bene con il mio bouquet» disse a bassa voce.
Io, Benni e le ragazze facemmo una risatina.
Che bella la mia amica!
E che belle tutte quelle ragazze con cui ci stavamo divertendo e scambiando opinioni con così tanta tranquillità!
«Amore, vuoi?» mi chiese in quel momento la voce di Matteo, che si materializzò al mio fianco con in mano un calice di vino bianco.
Io lo guardai un attimo spaesata, poi annuii.
«Grazie» dissi poi, prendendo il calice e portandomelo alla bocca per un primo sorso.
«Lo sai che Cecilia ha detto che vuole una bambina?» chiese Benni a Matteo, guardandolo con un sorrisetto innocente che poi fece anche a me, non appena la fulminai con lo sguardo.
Ma cosa stava dicendo?!
Non lo avevo mai detto!
Matteo spalancò gli occhi, e sentii la mano che aveva appoggiato sulla mia schiena irrigidirsi.
«Non è vero» dissi allora io «Stavamo parlando delle bambine innamorate del loro papà, e io ho semplicemente detto che sarebbe bello avere una bimba innamorata del suo papà» spiegai «Mi sembra decisamente presto per avere bambini» aggiunsi «Vero?» chiesi poi a Matteo per conferma.
Lui arricciò un po' il naso e fece oscillare la testa.
«Teo» dissi io, guardandolo male.
Tra l'altro credevo di essere diventata parecchio pallida.
«Sto scherzando» disse infatti immediatamente Matteo «Ceciu, tranquilla» aggiunse, allungando una mano per stringere la mia «Non posso diventare papà prima di Loca, altrimenti chi lo sente!» esclamò poi, facendo ridere tutte, mentre Thessa annuiva per confermare.
Quanto era stupido!
Comunque, detto quello, e lasciatomi il vino, tornò dai suoi amici, mentre io tornavo alla mia conversazione con le ragazze.
«Com'è che ti ha chiamata?» mi chiese Cat, aggrottando le sopracciglia.
«Ceciu» risposi io «È il soprannome che usa sempre per me» aggiunsi.
«Ma che carino!» esclamò Cat.
Io sorrisi.
Sì, era molto carino.
«A pensarci una delle prime cose che abbiamo fatto è stata darci dei soprannomi» dissi io pensierosa «E non so neanche come gli è venuto "Ceciu" in realtà» ammisi.
«E tu come lo chiami?» mi chiese Francesca.
«"Teo"» risposi «Banale in confronto a "Ceciu", ma è l'unico diminutivo carino che mi è venuto in mente» dissi poi, alzando le spalle con innocenza.
«Io invece lo trovo molto tenero» disse Francesca con un sorriso.
«Tenero quasi quanto voi» confermò Federica annuendo.
Io feci un sorriso di gratitudine a entrambe.
Che carine che erano!
Stavano rendendo quella serata ancora più bella di quanto mi aspettassi.
~~~
«Cosa ci fai qui tutta sola?» mi chiese verso fine serata una voce, mentre Jorginho prendeva posto sulla sedia accanto a me.
Io gli feci un sorriso.
«Il mio bellissimo ragazzo è andato a prendermi da bere, e le mie amiche sono laggiù con i loro ragazzi» risposi, facendo cenno verso Thessa e Benedetta, che erano poco più lontane e, insieme a Loca e Fede, stavano parlando con Verratti e sua moglie «Tu? Cosa ci fai tu tutto solo?» chiesi poi a Jorginho.
«Jax ha avuto un attacco di mammite, quindi Cat è dovuta correre a videochiamare sua mamma per calmarlo» rispose.
Io feci una risatina.
Che belli i bambini!
«Come va?» mi chiese Jorginho dopo attimi di silenzio.
«Bene» risposi.
«Con Pess intendo» specificò lui.
Io a quel punto lo guardai confusa.
Perché me lo chiedeva?
«Sappiamo tutti che eravate in crisi, e sappiamo anche che quando ci siamo trovati per i play-off non vi parlavate da un bel po' ormai» mi spiegò allora Jorginho.
Io annuii leggermente, ricordandomi della mia conversazione con Loca, in cui mi aveva detto di aver dovuto spiegare ai ragazzi cosa avesse Matteo.
«Beh, direi che ora va bene» iniziai a rispondere io «Abbiamo avuto un momento di crisi abbastanza importante, come sapete già, ma siamo tornati più forti di prima» spiegai meglio.
«Direi che siete tornati davvero. Mi ricordo gli occhi di Pess quando ci siamo trovati qualche settimana fa. Erano devastanti. Ora invece brillano più che mai» disse Jorginho «E brillano anche i tuoi» aggiunse con un sorrisetto.
Sorrisi anche io.
Era bello che Jorginho vedesse tutto quell'amore sprigionarsi dagli occhi miei e di Matteo.
«Anche i tuoi occhi brillano molto di più di quando siete saliti sul pullman dopo la partita contro la Svizzera» gli dissi «Sì, ho visto quegli occhioni verdi decisamente spenti quella sera» aggiunsi quando lui mi guardò confuso.
Jorginho abbozzò un sorriso.
«Non è stata la serata migliore della mia vita diciamo» disse «Come non lo è stata quella della partita contro la Macedonia» aggiunse.
Io lo guardai con tenerezza e un po' di pietà.
Potevo solo immaginare come si sentissero quei ragazzi, grazie anche agli sfoghi di Matteo di quelle ultime settimane, che mi aveva confessato tutto quello che provava dopo quel fallimento della Nazionale.
«Immagino» dissi infatti a Jorginho «Ma non buttarti giù. Nonostante tutti i commenti negativi che puoi aver ricevuto, gli italiani ti amano comunque» gli dissi per rincuorarlo.
Jorginho fece un mezzo sorriso.
«E io ti voglio bene lo stesso» aggiunsi, abbassando la voce come se fosse un segreto.
A quel punto Jorginho scoppiò a ridere contagiando anche me, e poi mi fece un occhiolino di ringraziamento.
Che carino che era!
Proprio in quel momento ci raggiunse Cat, a cui Jorginho chiese in inglese se a casa fosse tutto a posto.
«Non ancora» rispose lei, sempre in inglese «Jax vuole vedere anche te» spiegò, porgendo poi il suo cellulare a Jorginho.
Lui allora si alzò e si allontanò, mentre Cat prendeva il suo posto.
«Succede spesso che dobbiate chiamarlo perché vuole vedervi?» le chiesi.
«Tutte le volte che siamo via» rispose Cat «Però sinceramente speravo che stasera non succedesse, perché volevo passare una serata tranquilla» ammise.
«Quanto ha Jax?» chiesi.
«Quasi due anni» rispose lei «È identico a suo padre, in tutto e per tutto» aggiunse.
«Sì, però lui i rigori li segna tutti» disse Jorginho, aggiungendosi alla conversazione mentre riporgeva il telefono a Cat.
Io e Cat lo guardammo con tenerezza e un goccio di rimprovero, poi io decisi di lasciarli per raggiungere Matteo al bancone del bar.
Quando lo raggiunsi mi appoggiai al suo braccio, intrecciandolo con il mio, e gli feci un sorriso tenero quando si girò a guardarmi.
Lui mi lasciò un bacio in fronte.
«Cosa mi hai preso?» gli chiesi, indicando verso il barista che schakerava qualcosa.
«Niente, perché questo barista è un po' lento» rispose Matteo a bassa voce, in modo che potessi sentirlo solo io.
Io feci una risatina.
«Allora... cosa hai intenzione di prendermi?» gli chiesi poi divertita.
Fece una risatina anche Matteo.
«Japane Ice Tea» rispose lui.
«Quello con cui Loca ha provato a comprare un mio sorriso alla festa di Thessa» dissi.
«Veramente... veramente gli avevo detto io di portartelo» ammise Matteo, guardandomi leggermente imbarazzato.
Io invece lo guardai sorpresa e confusa allo stesso tempo.
Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?
«Perché vedere i tuoi occhi spenti quando ci siamo salutati mi ha devastato, e allora ho chiesto a Loca di portarti da bere e di chiederti di sorridere, perché non avrei sopportato di vederti così spenta per tutta la sera» rispose Matteo quando glielo chiesi.
Io lo guardai con tenerezza e gratitudine.
Che carino!
Però decisi di fare la finta scettica, per farlo ridere un po'.
«Ammettilo, volevi che mi ubriacassi in modo che corressi tra le tua braccia e potessi essere di nuovo tua» dissi, guardandolo con aria di sfida.
Matteo mi guardò dapprima stranito, poi fece una risatina.
«Mi hai sgamato» disse divertito «Lo sai che mi piace approfittare delle innocenti ragazze ubriache» aggiunse.
A quel punto scoppiai a ridere, seguita anche da Matteo.
Che stupido che era!
Spazio autrice:
Heyyy! Un nuovo capitolo per voi!
Scusate se ho tirato ancora fuori l'argomento poco piacevole della Nazionale, ma mi sembrava giusto dargli un altro piccolo spazio in questa storia. Tra l'altro mi piace pensare che i ragazzi si siano incontrati davvero per una cena tutti insieme, e che abbiano cercato di consolarsi a vicenda.
Detto questo... cosa ne pensate della storia? Vi sta piacendo?
Bacioniii 🤍❤🤍❤
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top